Una Pasqua da desiderare

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Una delle cose più belle che ho trovato negli scritti dei santi – come dei grandi teologi – è che noi non saremo premiati nel cielo per le cose che avremo fatto in questa terra, ma per quelle che abbiamo sinceramente desiderato. Se guardiamo questo nostro tempo, stretto tra la coda velenosa della pandemia e la bocca di drago della guerra, lo vediamo appesantito proprio da grande mutismo del desiderio. Abbiamo  orizzonti di fiato corto, ci avventiamo come animaletti affamati,scodinzolando ingenui,sul primo pezzo di cibo che la vita ci offre, perché “è già così triste il mondo, che è meglio addolcirlo quando si può”. Siamo un po’ tutti sul Titanic della postmodernità a strizzarci l’occhio al suono delle allegre canzoni del complessino ingaggiato a bordo, come per dirci l’un altro: “speriamo di affondare il più tardi possibile, ma intanto stiamo allegri però!”. Provate a chiedere a qualcuno se desidera la vita eterna: vi risponderà che a lui basta vivere bene qua… poi “speriamo”, dicono i nostri anziani, i nostri adulti nella fede. In questo tempo preoccupato, allegro e disperato, arriva la Pasqua del 2022. Saremo in chiesa con le mascherine a pensare che è già una fortuna che sia finito il distanziamento “però la gente appena gli togli le regole eccola che non capisce più la prudenza!”. Saremo lì di fronte alla sorgente della vita eterna col cuore impantanato in questa vita, solo in questa vita, in questa vita sola. Poi d’improvviso la Liturgia mostrerà dei piedi, un pane bianco, una croce tinta di rosso, un cero che illumina la notte e d’improvviso forse filtrerà un po’ di luce anche dentro i nostri giorni frettolosi e abitudinari. Filtrerà dalle crepe dei nostri pensieri, dalla stanchezza dei nostri peccati, dalla fragilità delle nostre relazioni. Il Signore troverà spazio: con uno scossone improvviso sposterà la pietra, e ci troveremo a dare rugiada finalmente a nostri sogni migliori. La vita sembra toglierci ogni giorno il sogno di un mondo giusto, di una pace possibile, di un amore disinteressato, di un tempo di grazia, di relazioni vere, sane profonde, di un mondo profumato di primavera, di una luce che non tramonti sulle nostre tristezze. Dalle ombre della morte il mattino di Pasqua risorge Cristo, bagnato di luce, lavato di tutto il peso delle paure e delle cattiverie umana. Lo guardiamo ancora con le ferite fresche del venerdì santo, che ora sono così luminose da lasciarci interdetti: possibile che il nostro male sia stato distrutto al punto che da dove prima entrava rabbia ora esce tenerezza? Si, è tempo di tornare a desiderare. Di credere che ogni gesto impacciato d’amicizia splenderà di verità, che ogni goffo tentativo di pace diventerà una montagna di giustizia, che ogni scatto di allegria degli occhi diventerà un canto di felicità. Siamo qui Signore ad attenderti, a dare fiato ai nostri desideri, a risorgere con te, perché il mondo intero si riposi nella tua gioia senza più ombre. Buona s. Pasqua 2022!

don Andrea Franceschini

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