Accoglienza migranti, situazione delicata a Serra de’ Conti: a rischio la tenuta sociale

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L'ex hotel de' Conti in via Santa Lucia a Serra de' Conti potrebbe trasformarsi in un centro di accoglienza straordinario per migranti
L’ex hotel de’ Conti in via Santa Lucia a Serra de’ Conti potrebbe trasformarsi in un centro di accoglienza straordinario per migranti

Situazione difficile e complessa a Serra de’ Conti dove, oltre alla questione migranti che da qualche settimana sta tenendo banco, si aggiunge anche l’aspetto sanitario e amministrativo legato alla “partenza” del dottor Vinicio Costarelli. Proprio quest’ultimo, con un pubblico avviso affisso nei locali del poliambulatorio, ha voluto informare che «dopo 7 mesi di regolare presenza e attività svolta a fronte di appena 350 pazienti diventa ovvio ragionare sulla reale necessità della mia presenza a Serra de’ Conti. Il resto è storia recente e comunque ho provveduto, affinché nessuno rimanesse ‘a piedi’, a chiamare la collega Dr.ssa Sarah Galassi al subentro sempre nella sede del distretto».

«Una decisione sofferta quanto necessaria» continua Costarelli che precisa come «l’interruzione della mia attività professionale a Serra de’ Conti [sia] dettata dallo scarso interesse della popolazione che migrata ad Arcevia, Barbara, Ostra Vetere ha preferito questa soluzione itinerante rispetto alla presenza di un medico in loco. Della questione ho portato a conoscenza il sindaco Letizia Perticaroli che è rimasta alquanto meravigliata, in quanto mia sostenitrice, delle numerose richieste di assistenza ricevute che poi si sono dimostrate fittizie». Un vero e proprio sfogo quello del dr Costarelli. Senza di lui, rimangono dunque in servizio a Serra de’ Conti solo la dr.ssa Jamila Panza, a tempo pieno, e la dr.ssa Sarah Galassi, quest’ultima solo il lunedì dalle ore 16:30 alle ore 19 e il venerdì dalle ore 10 a alle ore 12:30. Per quanto riguarda i pediatri, si registra invece l’arrivo della dr.ssa Riccarda Tesse che sarà presente nel poliambulatorio tutti i mercoledì, dalle ore 9:30 alle ore 12:30.

Per ciò che concerne invece la questione migranti è il “Comitato 13 Marzo” a raccogliere le preoccupazioni della comunità e a farsi promotore di un dialogo, in primis, con l’amministrazione comunale e, in secundis, con tutte le autorità che intervengono nello stabilire la destinazione di chi arriva in Italia fuggendo da altri paesi. «La notizia della futura destinazione dell’Hotel de’ Conti quale Centro di Accoglienza Straordinaria per migranti (CAS) sta destando non poca sorpresa e preoccupazione nell’intera comunità» si legge in una nota stampa. L’avvio di una trattativa già da febbraio 2022 per la compravendita della struttura in via Santa Lucia, proseguita con un preliminare di vendita a dicembre scorso ma senza che ancora sia conclusa, ha fatto il paio con la notizia della partecipazione della società acquirente al bando prefettizio per l’accoglienza, in scadenza il 15 dicembre 2022, di stranieri per una capienza fino a 50 persone e un secondo bando da 51 a 100 ospiti. 

«Pur ritenendo doverosa ogni azione solidale verso popolazioni in estrema difficoltà che cercano di fuggire da guerre e carestie, e ricordando che Serra de’ Conti ha già offerto prova, in molte occasioni, di generosità e accoglienza (popolazioni balcaniche, rifugiati ucraini, migranti attualmente ospiti in frazione Osteria con il progetto SAI)», dal Comitato 13 Marzo si ritiene giusto che i residenti e le attività economiche nelle immediate vicinanze dovessero essere avvertiti. Famiglie ed esercizi commerciali «subiranno un inevitabile deprezzamento del valore economico delle loro proprietà e attività e questi “effetti collaterali” non possono essere sacrificati a vantaggio del solo “business”». 

La comunità è preoccupata per i rischi che l’inevitabile senso di diffidenza e timore produrrà: condizionamenti nelle abitudini anche per via del numero così concentrato di persone provenienti da altri paesi con altri stili di vita e altri valori, ma anche limitazioni per possibili e spiacevoli fatti di cronaca. Episodi che inducono i cittadini a pensare che «la dislocazione di questo CAS nel centro abitato» sia «del tutto inidonea per tale struttura e per la sicurezza della collettività». Da qui l’appello a ridistribuire le presenze per non gravare troppo sulla comunità serrana che si ribadisce solidale ma che non vuole rinunciare alla sicurezza.

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