Un campus di socialità giovane – e non solo – nello spazio dell’ex Ciare

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Lo storico capannone della nota azienda Ciare di Senigallia

Abbiamo raggiunto Tommaso Rossi, presidente della Fondazione Onlus Maria Grazia Balducci Rossi. Quest’ultima ha proposto la realizzazione di un centro di aggregazione presso l’ex sede della Ciare.

Qual è la storia dello stabilimento della nota azienda Ciare?

Conosco molto poco la storia. È stato un grande stabilimento di produzione di altoparlanti nel campo della musica. Sicuramente è stato uno dei pilastri dell’industria senigalliese degli ultimi decenni del secolo scorso, che poi è incappato, come altre realtà industriali, nei problemi derivanti dalla globalizzazione. Si è cominciato a costruire a prezzi sempre più bassi, senza badare troppo al dove e al come e a scapito di che cosa. Molte fabbriche sono state trasferite, non è il caso della Ciare, in Paesi in via di sviluppo, ottenendo dei costi molto più bassi e quindi penalizzando grandi realtà locali.

Quali sono gli obiettivi del vostro progetto?

La Fondazione ha uno scopo che è quello di aiutare i più bisognosi. Ognuno di noi lo è. Non povero ma bisognoso. Tutti nella propria vita o nella propria attività hanno bisogno di qualcosa. Tanti hanno i soldi ma hanno necessità di un conforto, di una vicinanza per problemi personali. Per questo noi siamo andati in un posto dell’Africa, la Costa d’Avorio, dove abbiamo realizzato una realtà, una piccola missione con delle attività sanitarie e di altro tipo. Adesso abbiamo raggiunto l’obiettivo che ci eravamo posti e quindi stavamo pensando di aiutare in altre parti gente bisognosa, che c’è anche in Italia. Ci siamo chiesti chi oggi avesse bisogno di un intervento. Tutti parlano dei problemi dei giovani, ragazzi e ragazze di ogni provenienza, del loro futuro. La maggior parte si limita a parlarne senza far nulla per affrontare le loro difficoltà. Abbiamo riflettuto per capire cosa noi potevamo fare per dare una mano a questa categoria. I giovani oggi sembrano molto forti e spigliati ma in realtà sono soli, soprattutto in alcuni momenti. Così abbiamo pensato di realizzare un posto per loro, un luogo di aggregazione, dove si possano ritrovare con delle motivazioni. Un grande campus dove i possano stare insieme e iniziare a riflettere sul loro futuro. È fondamentale avere uno spazio dove poter coltivare la propria passione, che va dallo sport in primis alla musica. C’è anche l’idea di individuare delle stanze per fare della didattica scolastica, per fare ripetizioni ai giovani che vengono a praticare lo sport, una sorta di doposcuola, un luogo dove si possa riassaporare la bellezza del tempo e dello stare insieme senza ritmi frenetici. Ci sarà uno spazio ludico ricreativo per la condivisione di giovani e meno giovani, in modo che i ragazzi possano prepararsi ad avere un ruolo da protagonisti nel futuro, attraverso la conoscenza delle proprie attitudini, per affrontare la vita lavorativa che presto si presenterà loro davanti. Per realizzare questo progetto sarà necessario mantenere alcune strutture del vecchio stabilimento e azzerane altre per far posto a queste attività. È un progetto che abbiamo iniziato e che sicuramente potrà proseguire, dipende dalle risorse economiche disponibili. Un’altra proposta potrebbe essere quella di creare un settore per le sperimentazioni in campo agricolo. Il programma crescerà nel tempo a seconda delle decisioni e dei pensieri che i ragazzi stessi porteranno all’interno di questa realtà. Stiamo studiando anche il nome da dare. Non ho sentito la necessità di lasciare il nome “Ciare”, ma ancora non ce n’è uno specifico. Tengo ad aggiungere che siamo sostenuti dalla Caritas e che siamo propensi a collaborazioni di altri sostenitori.

a cura di Barbara Fioravanti

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