Escavo del fiume Misa, il “monte” depositato a Ostra preoccupa i cittadini

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Il "monte" di terra e altri materiali provenienti dall'escavo del fiume Misa e depositato temporaneamente a Ostra

Centinaia di migliaia di metri cubi di sedimenti sono stati asportati dall’alveo del fiume Misa – ma il discorso vale anche per il Nevola – per ridurre il rischio di nuove esondazioni dopo quelle del 2014 e del 2022. Lavori che erano ampiamente richiesti da una bella fetta di popolazione, così come dalle associazioni e dai comitati degli alluvionati di Senigallia e dell’entroterra, senza però che venisse specificata la destinazione di tali materiali, i depositi temporanei, costi e responsabilità. Così alcuni residenti di Ostra – il comune alluvionato che più ha pagato in termini di vite umane durante la tragedia del 15 settembre 2022 – si sono ritrovati un monte di terra in zona Zipa, il che ha suscitato fin da subito più d’una perplessità.

Sul quel deposito di materiali vari, che comprende quindi fanghi, terra, detriti legnosi, ghiaia e sabbia proveniente dal fiume Misa ma anche dall’avanporto (ex canale) non ci sono al momento molte informazioni, tranne quella per cui ci sarebbe il riutilizzo come sabbie per il ripascimento della spiaggia di Senigallia nei tratti dove l’erosione si manifesta con maggiore intensità e frequenza. L’aveva detto il vicecommissario all’emergenza alluvione Stefano Babini, senza però aggiungere altri dettagli.

E proprio questa assenza di informazioni preoccupa l’entroterra senigalliese, visto a volte come deposito a cielo aperto di materiali di cui poco si sa e che potrebbero avere anche conseguenze ambientali. Il dubbio lo solleva il gruppo consiliare Vivere Ostra, che ha raccolto le domande di alcuni cittadini preoccupati. In primo piano la questione della sicurezza di tali materiali, di cui non si sa nemmeno se siano stati caratterizzati, cioè analizzati prima del prelievo e del temporaneo deposito a Ostra, precisamente alla Zipa di Casine dopo che l’area di stoccaggio a Senigallia si era riempita.

«Il materiale – spiegano da Vivere Ostra – sembra essere depositato a terra, senza alcuna protezione dal percolamento in falda, è regolare? Si può fare? Il “monte” è del tutto disomogeneo (ghiaia, sabbia, limi, argille e scarti vegetali) per cui viene naturale domandarsi, qualora venga riusato per il ripascimento se, oltre alle analisi chimico-fisiche per valutarne la compatibilità con il tratto di litorale da ripascere, sia necessario vagliare ovvero separare soprattutto i limi e le argille e i resti vegetali del “monte di terra” poiché inadatte per ripascere le nostre spiagge e quindi viene da chiedersi che fine faranno questi depositi artificiali».

L’auspicio della minoranza ostrense è che l’amministrazione comunale abbia avuto rassicurazioni o garanzie circa il destino del monte artificiale, nella speranza che venga rimosso completamente, ovviamente a spese del soggetto conferente, e il prima possibile per evitare che sorgano problemi di natura ambientale.

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