Dopo il fango, la fatica di ripartire

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I lavori di pulizia delle strade in zona stadio dopo l’alluvione che ha colpito Senigallia

Sono passate tre settimane da quella terribile notte in cui tutto è cambiato. Tre settimane dal disastro che ha provocato 12 morti e lasciato ancora una famiglia a piangere perché venga ritrovata l’ultima persona dispersa, la mamma 56enne Brunella Chiù della quale, oltre all’auto, è stata rinvenuta anche la borsa coi documenti. Tre settimane in cui dal fango le comunità stanno provando a rialzarsi, lentamente ma con tenacia.

Se si guarda l’aspetto esteriore, molte zone son tornate pulite e vivibili, le strade transitabili, alcune senza neanche una macchia che faccia dedurre cosa sia accaduto. Ma è dentro che l’alluvione ha colpito più duramente: dentro i borghi, dentro le case e i negozi, dentro i cuori.

Chi passa fuori dai centri abitati, può scorgere una parvenza di normalità, seppure con qualche rifiuto in più lungo le strade o qualche macchina ancora sporca di fango; solo fermandosi e addentrandosi nei passi privati, invece, dove ancora si cammina a fatica, o nei capannoni industriali dove sono tuttora in corso le operazioni di risistemazione delle aziende, oppure infine nelle abitazioni dove ancora si vede il segno dell’altezza raggiunta dall’acqua e il numero di oggetti da gettare in discarica, solo allora si capisce l’impatto devastante e terribile che l’alluvione ha portato con sé. E che si mostra ancora oggi in tutta la sua durezza. Certo, le realtà economiche che potevano sono ripartite, i negozi che hanno subito danni minori hanno sistemato tutto e hanno rialzato le serrande.

Contestualmente ai lavori…

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