Ennesima conta dei danni nelle Marche dopo l’ondata di maltempo che il 16 maggio scorso ha messo in ginocchio varie zone della regione, così come ha devastato l’Emilia Romagna. E mentre parte la richiesta per il riconoscimento dello stato di emergenza, Confartigianato inizia a conteggiare le prime stime dei danni subiti dagli imprenditori.
Dunque torna l’incubo alluvione, torna il dissesto idrogeologico (e all’orizzonte si profila una calda e torrida estate, con elevato rischio di siccità) e si torna a contare i danni. Secondo l’associazione di categoria, nelle Marche sono 11.937 le imprese a rischio alluvione medio-elevato e 5.846 imprese a rischio frane. I danni economici per disastri naturali in Italia sono ingenti: tra il 1980 e il 2020 superano i 90 miliardi di euro.
Sulle carenze nella prevenzione del rischio idrogeologico e la bassa protezione nella crisi idrica influisce il decennio buio (2008-2018) di caduta degli investimenti pubblici. Il successivo recupero, nel 2022 ha visto una pericolosa battuta di arresto. Serve attuare presto e bene il PNRR, il potenziamento e l’adeguamento delle infrastrutture idriche.
Serve perché, spiegano dal centro regionale di Ancona, «è urgente accelerare con la manutenzione delle aree a rischio frane e alluvioni, gestire la manutenzione delle opere pubbliche necessarie per difendere famiglie, imprese e territorio. E’ indispensabile agire sulla messa in sicurezza del territorio: non si può vivere nella paura. I nostri imprenditori hanno subito perdite ingenti con la passata alluvione, sono tornati ad investire ed ora si trovano nuovamente a dover fare la conta di altri danni».
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