Primaria in Anestesia e Rianimazione, tra Covid e progetti futuri

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Cristina Scala, primaria dell’Unità operativa di Anestesia e rianimazione a Senigallia

Cristina Scala è la nuova Primaria di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale Civile di Senigallia. Ci parla di queste sue prime settimane di incarico, nella fatica della pandemia e nel desiderio di guardare avanti con fiducia e determinazione.

Qual è stato il suo percorso prima di arrivare a rivestire questo ruolo nella sua città?

Io sono di Senigallia e ho studiato e mi sono formata nelle scuole pubbliche della città e, dopo una laurea presa all’Università di Ancona, sono volata in Francia. Qui mi sono specializzata e ho iniziato a lavorare per i primi 4-5 anni della mia professione. Questo è stato molto utile perché mi ha consentito di approfondire degli aspetti specifici dell’anestesia e rianimazione e di portare poi questo bagaglio di competenze in Italia. Per la precisione in Romagna, negli ospedali di Riccione e Cattolica, dove ho lavorato fino a un mese fa. Tali esperienze sono state molto formative e utili e a queste ho avuto la possibilità di affiancarne altre tre umanitarie in Africa, che hanno altrettanto contribuito ad arricchirmi.

Come è stato diventare primario in piena pandemia, in un ospedale già impiegato per i ricoveri Covid?

È stato un inizio un po’ in salita perché siamo stati chiamati a convertire la Rianimazione in Rianimazione Covid e ad aprire una semintensiva ex novo di 15 posti. Quindi è stata una situazione che effettivamente ha richiesto tutto il mio bagaglio di esperienza e anche una forte concentrazione, nonché fiducia in un nosocomio che non conoscevo. Però, nonostante questo, fino ad ora abbiamo avuto dei buoni risultati e soprattutto siamo riusciti a fare un lavoro di squadra anche con gli altri professionisti dell’ospedale, sapendo che comunque in questa realtà, come in molte altre in Italia, c’è una mancanza di personale medico infermieristico che di certo non facilita le cose. È stata ed è ancora presente la pandemia, ci sono tutti i reparti Covid aperti, speriamo che nei prossimi giorni, nelle prossime settimane si riuscirà a tornare alla normalità.

Quali sono i suoi obiettivi una volta usciti da questa emergenza sanitaria?

Sono numerosi e sono soprattutto mirati a riorganizzare, perché è questo che mi è stato chiesto, le attività della mia Unità Operativa, già molto laboriosa e ricca di servizi settimanali e mensili. L’altro mio obiettivo sarà quello di riportare un po’ di visibilità buona e positiva per tutto ciò che esattamente in ospedale si realizza. Nello specifico abbiamo un ambulatorio di terapia del dolore per cinque giorni alla settimana, prescrizione di farmaci antidolorifici oppiodi e di cannabinoidi. Abbiamo tutto un percorso di presa in carico del paziente oncologico per gli accessi vascolari fondamentali alla chemioterapia, gli accessi vascolari periferici per i pazienti anche a domicilio, nonché tutta l’attività chirurgica affiancata all’Ostetricia e Ginecologia, all’Ortopedia e alla Chirurgia, che effettivamente hanno bisogno di implementazione, seppur già svolgono dei numeri interessanti. Specialistiche queste che siamo riusciti a mantenere parzialmente operative anche in questo periodo di Covid, con grande soddisfazione di tutti quanti, me compresa.

a cura di Barbara Fioravanti

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