Ripristino alvei fiumi, consolidamento argini e dragaggio le prime opere per la sicurezza delle valli Misa e Nevola

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L'evidente erosione degli argini del fiume Misa a Senigallia
L’evidente erosione degli argini del fiume Misa a Senigallia

Pulire e dragare i fiumi Misa e Nevola. Questa la prima emergenza secondo il “Comitato tra due fiumi – le imprese per il territorio” che torna a pressare le istituzioni perché dopo otto mesi dai gravi eventi alluvionali che hanno sconvolto le province di Ancona e Pesaro Urbino si concretizzino le promesse.

Dopo comunicazioni, diffide, esposti, accessi nei fiumi, reportage foto e video al fine di sensibilizzare gli enti preposti, il raggruppamento – nato per riunire gli imprenditori della zona zipa di Casine, a Ostra – vede oggi al suo interno una molteplicità di soggetti tra cui anche commercianti, agricoltori e semplici cittadini. 

Secondo il comitato la «prima e prodromica essenziale attività è quella di ripulitura ed estrazione dei cumuli, isole e penisole, delle vere e proprie spiagge di breccia all’interno dei fiumi, tra l’altro assolutamente irrisoria nei costi rispetto alle grandi progettazioni. Occorre che le acque tornino a scorrere in alvei della larghezza e profondità originaria, che si sarebbe potuta conservare semplicemente effettuando l’ordinaria manutenzione dei corsi d’acqua. Si è detto in lungo ed in largo, anche nelle sedi istituzionali locali nei mesi trascorsi che esistessero divieti agli interventi estrattivi, ma così non è». Il commissario delegato all’emergenza potrebbe agire derogando normative e burocrazia ma per il comitato “Tra due fiumi” si sta perdendo tempo sprecando le possibilità date dalla dichiarazione dello stato di emergenza.

Da qui la necessità di un documento redatto e sottoscritto dal Comitato in occasione dell’ultima riunione e del coinvolgimento dei ministri competenti. Lo stato di emergenza dovrà essere prorogato ma comunque si rischierà di non aver risolto i problemi, nemmeno la questione del dragaggio dei fiumi. Per non parlare poi delle vasche di espansione di cui si parla da decenni. Una deve essere ancora completata, altre due sono in fase di progettazione mentre una quarta e una quinta sono solo in fase di studio.

Ma il territorio non può aspettare tutto questo tempo: intanto si potrebbe agire con la «prima opera essenziale per diminuire grandemente il pericolo per persone e cose nel bacino dei due corsi d’acqua (martoriato non solo dai due disastri ma anche dalle continue allerte in caso di pioggia), quella di ripristino degli alvei fluviali in larghezza e profondità. Non si può attendere l’ennesima tragedia».

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