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Tag: chiesa universale

Striscia di Gaza: colpita la parrocchia latina, due morti e 11 feriti. Il cordoglio del Papa

“Questa mattina, intorno alle 10.10, la parrocchia latina della Sacra Famiglia, l’unica cattolica di Gaza, che ospita al suo interno circa 500 sfollati cristiani che hanno perso tutto a causa della guerra, è stata colpita da un tank israeliano causando due morti, un uomo e una donna, 11 feriti. Panico tra i rifugiati per l’esplosione avvenuta vicino alla croce posta sul tetto della chiesa, con schegge e detriti caduti sul cortile”. A raccontare le fasi del bombardamento che ha colpito la parrocchia cattolica di Gaza è Anton Asfar, direttore di Caritas Jerusalem. Poco prima a dare la notizia al Sir era stato lo stesso patriarca latino di Gerusalemme, card, Pierbattista Pizzaballa, con una dichiarazione stringata: “Questa mattina è stata colpita la parrocchia latina della sacra Famiglia di Gaza. Ci sono 2 morti e 6 feriti, anche gravi. Lievemente ferito il parroco, padre Gabriel Romanelli, curato in ospedale”. Dichiarazione aggiornata con il passare delle ore. La parrocchia attualmente ospita circa 500 sfollati cristiani. I morti accertati sono Saad Salameh, di anni 60 e Fumayya Ayyad, 84 anni. Il primo era il custode della parrocchia e al momento dell’attacco si trovava nel cortile, la seconda vittima, era una donna che si trovava nella tenda Caritas adibita al supporto psicosociale.

Il racconto dell’attacco. “Stiamo seguendo gli sviluppi minuto per minuto – spiegano dalla Caritas -. Le persone all’interno del compound parrocchiale sono terrorizzate e sono rintanate nelle loro camere, ricavate da aule scolastiche. Nel momento dello scoppio, alcune persone si trovavano all’esterno dell’edificio principale, tra cui due donne anziane sedute all’interno della nostra tenda di supporto psicosociale Caritas. Entrambe sono rimaste gravemente ferite e sono state trasportate in ambulanza all’ospedale Al-Ahli. Altri tre giovani – continua Asfar – che si trovavano all’ingresso della chiesa sono rimasti gravemente feriti e trasportati in ospedale con mezzi privati a causa dell’urgenza della situazione”.

Altri feriti da vetri e schegge sono stati curati con punti di sutura. La scorsa settimana, ricorda il direttore della Caritas, “padre Romanelli aveva esortato la gente a rimanere nelle proprie stanze, poiché gli intensi bombardamenti e le operazioni militari nelle vicinanze avevano reso la zona sempre più pericolosa. Ieri, la minaccia è diventata particolarmente grave a causa della presenza di carri armati israeliani vicino al complesso della chiesa e dei continui attacchi nelle immediate vicinanze”. Significative le parole di un operatore di Caritas Jerusalem riportate da Asfar: “Se padre Gabriel non ci avesse chiesto di rimanere in casa, oggi ci sarebbe stato un massacro di almeno 50, 60 morti”. Da Caritas Jerusalem l’impegno a restare in contatto con il proprio team a Gaza per avere aggiornamenti sulle condizioni dei feriti. Infine, l’appello: “invitiamo tutte le parti a rispettare e proteggere i luoghi di culto e gli alloggi umanitari. Colpire o mettere in pericolo i civili in cerca di rifugio costituisce una grave violazione del diritto internazionale umanitario e una diretta violazione della dignità umana”.

Il messaggio del Papa. Papa Leone XIV ha inviato un telegramma di cordoglio, a firma del card. Pietro Parolin, segretario di Stato, al parroco padre Gabriel Romanelli e all’intera comunità parrocchiale dove si dice “profondamente rattristato nell’apprendere della perdita di vite umane e dei feriti causati dall’attacco militare alla chiesa cattolica della Sacra Famiglia a Gaza”. Assicurando “la sua vicinanza spirituale” e preghiera per i defunti e “per la guarigione dei feriti”, il Pontefice rinnova “il suo appello per un cessate-il-fuoco immediato” ed esprime “la profonda speranza in un dialogo, una riconciliazione e una pace duratura nella regione”.

Cei e Comece. “Apprendiamo con sgomento – scrive la Presidenza della Cei – dell’inaccettabile attacco alla chiesa della Sacra Famiglia di Gaza. Esprimiamo vicinanza alla comunità della parrocchia colpita, con un particolare pensiero a coloro che soffrono e ai feriti, tra i quali padre Gabriel Romanelli”. “Nel condannare fermamente le violenze che continuano a seminare distruzione e morte tra la popolazione della Striscia, duramente provata da mesi di guerra – prosegue la nota –, rivolgiamo un appello alle parti coinvolte e alla comunità internazionale affinché tacciano le armi e si avvii un negoziato, unica strada possibile per giungere alla pace”. La Presidenza ringrazia, infine, “la Presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, per il suo messaggio di solidarietà e quanti, in queste ore, stanno manifestando la loro prossimità alla Chiesa cattolica”.

Daniele Rocchi

(Photo by Jack GUEZ / AFP)

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Due date che chiedono attenzione: la Giornata mondiale dei poveri e la Giornata contro gli abusi

Si celebra Domenica 17 novembre 2024 la VIII Giornata Mondiale dei Poveri. Papa Francesco ha scelto per la VIII Giornata Mondiale dei Poveri un motto particolarmente significativo per quest’anno dedicato alla preghiera, in prossimità dell’inizio del Giubileo Ordinario 2025: «La preghiera del povero sale fino a Dio» (cfr. Sir 21,5). Questa espressione, che proviene dall’antico autore sacro Ben Sira, diventa immediata e facilmente comprensibile. Il Papa ribadisce che i poveri hanno un posto privilegiato nel cuore di Dio, che è attento e vicino a ognuno di loro. Dio ascolta la preghiera dei poveri e, davanti alla sofferenza, diventa “impaziente” fino a quando non ha reso loro giustizia. Infatti, attesta ancora il libro del Siracide, «il giudizio di Dio sarà a favore del povero» (cfr. 21,5). Nel suo Messaggio, Papa Francesco invita ciascuno a imparare a pregare per i poveri e a pregare insieme a loro, con umiltà e fiducia. La Giornata Mondiale dei Poveri è un’opportunità per prendere coscienza della presenza dei poveri nelle nostre città e comunità e per comprendere le loro necessità. Come sempre, il Papa fa cenno anche ai «nuovi poveri», che sorgono dalla violenza delle guerre, dalla «cattiva politica fatta con le armi» (n. 4), che provoca tante vittime innocenti. Qui approfondimenti e iniziative: https://www.diocesisenigallia.it/viii-giornata-mondiale-dei-poveri-domenica-17-novembre-2024/

Il 18 novembre 2024 ricorre la IV Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusiRitessere fiducia è il tema scelto per il 2024. «Al cuore di ogni relazione umana, personale o comunitaria, vi è un atto di fiducia. Affidarsi è anche il movimento che anima la fede di ogni uomo e donna credente» scrive la presidentessa del Servizio Nazionale tutela minori e adulti vulnerabili, Chiara Griffini. «In ogni forma di abuso sappiamo esserci invece un tradimento e una rottura nella fiducia, che investe non solo vittima e abusante, ma tutto il contesto in cui ciò accade». Nella diocesi di Senigallia esiste il Servizio diocesano per la tutela dei minori e in questo sito si possono trovare approfondimenti, riflessioni e tracce per la preghiera: https://www.diocesisenigallia.it/iv-giornata-nazionale-di-preghiera-per-le-vittime-e-i-sopravvissuti-agli-abusi-ritessere-fiducia-18-novembre-2024/

a cura di L.M.

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Papa Francesco ha aperto l’ “Anno della preghiera”, in vista del Giubileo 2025

L’annuncio del Pontefice giunge al termine dell’Angelus di domenica, 21 gennaio, quinta Domenica della Parola di Dio. Dopo la catechesi, il Papa ricorda infatti ai 20 mila fedeli presenti in Piazza San Pietro che “i prossimi mesi ci condurranno all’apertura della Porta Santa con cui daremo inizio al Giubileo: “Vi chiedo di intensificare la preghiera per vivere questo tempo di grazia e sperimentarvi la forza della speranza di Dio“.

Per farlo Papa Francesco dà, appunto, il via a questo anno speciale – che segue quello dedicato alla riflessione sui documenti e allo studio dei frutti del Concilio Vaticano II – durante il quale nelle diocesi del mondo ci si impegnerà per riscoprire la centralità della preghiera. “Saremo aiutati anche dai sussidi che il Dicastero per l’Evangelizzazione metterà a disposizione”, dice il Papa.

In preparazione all’Anno Santo del 2025, le Diocesi sono invitate a promuovere momenti di orazione individuale e comunitaria. La proposta è di “pellegrinaggi di preghiera” verso il Giubileo oppure percorsi di scuola di preghiera con tappe mensili o settimanali, presiedute dai vescovi, in cui coinvolgere tutto il Popolo di Dio.

V.N.

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La “Lettera al popolo di Dio”: la Chiesa ha assolutamente bisogno di ascoltare tutti

Il testo integrale del documento indirizzato dall’assemblea sinodale a tutta la Chiesa, a conclusione della prima sessione del Sinodo dei vescovi, in Vaticano.

Care sorelle, cari fratelli,
mentre si avviano alla conclusione i lavori della prima sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, vogliamo, con tutti voi, rendere grazie a Dio per la bella e ricca esperienza che abbiamo appena vissuto. Questo tempo benedetto lo abbiamo vissuto in profonda comunione con tutti voi. Siamo stati sostenuti dalle vostre preghiere, portando con noi le vostre aspettative, le vostre domande e anche le vostre paure. Sono già trascorsi due anni da quando, su richiesta di Papa Francesco, è iniziato un lungo processo di ascolto e discernimento, aperto a tutto il popolo di Dio, nessuno escluso, per “camminare insieme”, sotto la guida dello Spirito Santo, discepoli missionari alla sequela di Cristo Gesù.

La sessione che ci ha riuniti a Roma dal 30 settembre costituisce una tappa importante in questo processo. Per molti versi, è stata un’esperienza senza precedenti. Per la prima volta, su invito di Papa Francesco, uomini e donne sono stati invitati, in virtù del loro battesimo, a sedersi allo stesso tavolo per prendere parte non solo alle discussioni ma anche alle votazioni di questa Assemblea del Sinodo dei Vescovi. Insieme, nella complementarità delle nostre vocazioni, dei nostri carismi e dei nostri ministeri, abbiamo ascoltato intensamente la Parola di Dio e l’esperienza degli altri. Utilizzando il metodo della conversazione nello Spirito, abbiamo condiviso con umiltà le ricchezze e le povertà delle nostre comunità in tutti i continenti, cercando di discernere ciò che lo Spirito Santo vuole dire alla Chiesa oggi. Abbiamo così sperimentato anche l’importanza di favorire scambi reciproci tra la tradizione latina e le tradizioni dell’Oriente cristiano. La partecipazione di delegati fraterni di altre Chiese e Comunità ecclesiali ha arricchito profondamente i nostri dibattiti.

La nostra assemblea si è svolta nel contesto di un mondo in crisi, le cui ferite e scandalose disuguaglianze hanno risuonato dolorosamente nei nostri cuori e hanno dato ai nostri lavori una peculiare gravità, tanto più che alcuni di noi venivano da paesi dove la guerra infuria. Abbiamo pregato per le vittime della violenza omicida, senza dimenticare tutti coloro che la miseria e la corruzione hanno gettato sulle strade pericolose della migrazione. Abbiamo assicurato la nostra solidarietà e il nostro impegno a fianco delle donne e degli uomini che in ogni luogo del mondo si adoperano come artigiani di giustizia e di pace.

Su invito del Santo Padre, abbiamo dato uno spazio importante al silenzio, per favorire tra noi l’ascolto rispettoso e il desiderio di comunione nello Spirito. Durante la veglia ecumenica di apertura, abbiamo sperimentato come la sete di unità cresca nella contemplazione silenziosa di Cristo crocifisso. “La croce è, infatti, l’unica cattedra di Colui che, dando la vita per la salvezza del mondo, ha affidato i suoi discepoli al Padre, perché ‘tutti siano una sola cosa’ (Gv 17,21). Saldamente uniti nella speranza che ci dona la Sua risurrezione, Gli abbiamo affidato la nostra Casa comune dove risuonano sempre più urgenti il clamore della terra e il clamore dei poveri: ‘Laudate Deum!’ ”, ha ricordato Papa Francesco proprio all’inizio dei nostri lavori.

Giorno dopo giorno, abbiamo sentito pressante l’appello alla conversione pastorale e missionaria. Perché la vocazione della Chiesa è annunciare il Vangelo non concentrandosi su se stessa, ma ponendosi al servizio dell’amore infinito con cui Dio ama il mondo (cfr Gv 3,16). Di fronte alla domanda fatta a loro, su ciò che essi si aspettano dalla Chiesa in occasione di questo sinodo, alcune persone senzatetto che vivono nei pressi di Piazza San Pietro hanno risposto: “Amore!”. Questo amore deve rimanere sempre il cuore ardente della Chiesa, amore trinitario ed eucaristico, come ha ricordato il Papa evocando il 15 ottobre, a metà del cammino della nostra assemblea, il messaggio di Santa Teresa di Gesù Bambino. È la “fiducia” che ci dà l’audacia e la libertà interiore che abbiamo sperimentato, non esitando a esprimere le nostre convergenze e le nostre differenze, i nostri desideri e le nostre domande, liberamente e umilmente.

E adesso? Ci auguriamo che i mesi che ci separano dalla seconda sessione, nell’ottobre 2024, permettano a ognuno di partecipare concretamente al dinamismo della comunione missionaria indicata dalla parola “sinodo”. Non si tratta di un’ideologia ma di un’esperienza radicata nella Tradizione Apostolica. Come ci ha ricordato il Papa all’inizio di questo processo: «Comunione e missione rischiano di restare termini un po’ astratti se non si coltiva una prassi ecclesiale che esprima la concretezza della sinodalità (…), promuovendo il reale coinvolgimento di tutti» (9 ottobre 2021). Le sfide sono molteplici e le domande numerose: la relazione di sintesi della prima sessione chiarirà i punti di accordo raggiunti, evidenzierà le questioni aperte e indicherà come proseguire il lavoro.

Per progredire nel suo discernimento, la Chiesa ha assolutamente bisogno di ascoltare tutti, a cominciare dai più poveri. Ciò richiede da parte sua un cammino di conversione, che è anche cammino di lode: «Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli» ( Lc 10,21)! Si tratta di ascoltare coloro che non hanno diritto di parola nella società o che si sentono esclusi, anche dalla Chiesa. Ascoltare le persone vittime del razzismo in tutte le sue forme, in particolare, in alcune regioni, dei popoli indigeni le cui culture sono state schernite. Soprattutto, la Chiesa del nostro tempo ha il dovere di ascoltare, in spirito di conversione, coloro che sono stati vittime di abusi commessi da membri del corpo ecclesiale, e di impegnarsi concretamente e strutturalmente affinché ciò non accada più.

La Chiesa ha anche bisogno di ascoltare i laici, donne e uomini, tutti chiamati alla santità in virtù della loro vocazione battesimale: la testimonianza dei catechisti, che in molte situazioni sono i primi ad annunciare il Vangelo; la semplicità e la vivacità dei bambini, l’entusiasmo dei giovani, le loro domande e i loro richiami; i sogni degli anziani, la loro saggezza e la loro memoria. La Chiesa ha bisogno di mettersi in ascolto delle famiglie, delle loro preoccupazioni educative, della testimonianza cristiana che offrono nel mondo di oggi. Ha bisogno di accogliere le voci di coloro che desiderano essere coinvolti in ministeri laicali o in organismi partecipativi di discernimento e di decisione.

La Chiesa ha particolarmente bisogno, per progredire nel discernimento sinodale, di raccogliere ancora di più le parole e l’esperienza dei ministri ordinati: i sacerdoti, primi collaboratori dei vescovi, il cui ministero sacramentale è indispensabile alla vita di tutto il corpo; i diaconi, che attraverso il loro ministero significano la sollecitudine di tutta la Chiesa al servizio dei più vulnerabili. Deve anche lasciarsi interpellare dalla voce profetica della vita consacrata, sentinella vigile delle chiamate dello Spirito. E deve anche essere attenta a coloro che non condividono la sua fede ma cercano la verità, e nei quali è presente e attivo lo Spirito, Lui che dà “a tutti la possibilità di venire associati, nel modo che Dio conosce, al mistero pasquale” (Gaudium et spes 22).

“Il mondo in cui viviamo, e che siamo chiamati ad amare e servire anche nelle sue contraddizioni, esige dalla Chiesa il potenziamento delle sinergie in tutti gli ambiti della sua missione. Proprio il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio” (Papa Francesco, 17 ottobre 2015). Non dobbiamo avere paura di rispondere a questa chiamata. La Vergine Maria, prima nel cammino, ci accompagna nel nostro pellegrinaggio. Nelle gioie e nei dolori Ella ci mostra suo Figlio e ci invita alla fiducia. È Lui, Gesù, la nostra unica speranza!

Città del Vaticano, 25 ottobre 2023 

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Papa Francesco annuncia un Concistoro il 30 settembre per la creazione di 21 nuovi cardinali

30 settembre 2023 si terrà un Concistoro per la nomina di 21 nuovi cardinali. Lo ha annunciato il Papa dopo la recita dell’Angelus, domenica 9 luglio scorso: “La loro provenienza esprime l’universalità della Chiesa, che continua ad annunciare l’amore misericordioso di Dio a tutti gli uomini della Terra. L’inserimento dei nuovi cardinali nella diocesi di Roma, inoltre, manifesta l’inscindibile legame tra la Sede di Pietro e le Chiese particolari diffuse nel mondo”.

Ecco i nomi dei nuovi cardinali: mons. Robert Francis Prevost, prefetto del Dicastero per i Vescovi; mons. Claudio Gugerotti, prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali; mons. Víctor Manuel Fernández, prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede; mons. Emil Paul Tscherrig, nunzio apostolico; mons. Christophe Louis Yves Georges Pierre, nunzio apostolico; Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme; mons. Stephen Brislin, arcivescovo di Città del Capo (Kaapstad); mons. Ángel Sixto Rossi, arcivescovo di Córdoba; mons. Luis José Rueda Aparicio, arcivescovo di Bogotá; mons. Grzegorz Ryś, arcivescovo di Łódź; mons. Stephen Ameyu Martin Mulla, arcivescovo di Juba; mons. José Cobo Cano, arcivescovo di Madrid; mons. Protase Rugambwa, arcivescovo coadiutore di Tabora; mons. Sebastian Francis, vescovo di Penang; mons. Stephen Chow Sau-Yan, vescovo di Hong Kong; mons. François-Xavier Bustillo, vescovo di Ajaccio; mons. Américo Manuel Alves Aguiar, vescovo ausiliare di Lisbona; don Ángel Fernández Artime, rettor maggiore dei Salesiani; mons. Agostino Marchetto, nunzio apostolico; mons. Diego Rafael Padrón Sánchez, arcivescovo emerito di Cumaná; padre Luis Pascual Dri, confessore nel Santuario di Nostra Signora di Pompei, Buenos Aires.

A.S.

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Sinodo della Chiesa cattolica: dopo la prima fase, ecco i temi: abusi, divorzi, donne

Chiusa la prima tappa del Sinodo della Chiesa cattolica. E’ stato pubblicato l’Instrumentum laboris, “strumento operativo” redatto sulla base di tutto il materiale raccolto durante la fase dell’ascolto, e in particolare dei Documenti finali delle Assemblee svoltesi in tutto il mondo. E’ diviso in due le sezioni: la sezione A, intitolata “Per una Chiesa sinodale”, prova a raccogliere i frutti della rilettura del cammino percorso, mentre la sezione B, intitolata “Comunione, missione, partecipazione”, esprime in forma di interrogativo le tre priorità che con maggiore forza emergono dal lavoro di tutti i continenti, sottoponendole al discernimento dell’Assemblea. Cinque le schede di lavoro che consentono di affrontare altrettanti temi, a partire da prospettive diverse.

Abusi e divorziati risposati. “In molte regioni le Chiese sono profondamente colpite dalla crisi degli abusi”, si denuncia nel testo: ”la cultura del clericalismo e le diverse forme di abuso – sessuale, finanziario, spirituale e di potere erodono la credibilità della Chiesa compromettendo l’efficacia della sua missione”. Nel documento, inoltre, si auspicano “passi concreti per andare incontro alle persone che si sentono escluse dalla Chiesa in ragione della loro affettività e sessualità”, come “divorziati risposati, persone in matrimonio poligamico, persone LGBTQ+”. Altro interrogativo da porsi, “come possiamo essere più aperti e accoglienti verso migranti e rifugiati, minoranze etniche e culturali, comunità indigene che da lungo tempo sono parte della Chiesa ma sono spesso ai margini”, in modo da “testimoniare che la loro presenza è un dono”.

Autorità e primato. Il documento finale dà ampio risalto al tema del primato petrino e alla necessità di un “ripensamento dei processi decisionali”, all’insegna di una “sana decentralizzazione” all’interno della Chiesa. “La diversità dei carismi senza l’autorità diventa anarchia, così come il rigore dell’autorità senza la ricchezza dei carismi, dei ministeri, delle vocazioni diventa dittatura”, il monito del documento. “Come sono chiamati a evolvere, in una Chiesa sinodale, il ruolo del vescovo di Roma e l’esercizio del primato?”, una delle sfide da affrontare, tenendo presente che “autorità, responsabilità e ruoli di governo – talvolta indicati sinteticamente con il termine inglese leadership – si declinano in una varietà di forme all’interno della Chiesa”. Di qui la necessità di una formazione specifica a tali competenze “per chi occupa posizioni di responsabilità e autorità, oltre che sull’attivazione di procedure di selezione più partecipative, in particolare per i vescovi”.

Laici e donne. “Dare nuovo slancio alla partecipazione peculiare dei laici all’evangelizzazione nei vari ambiti della vita sociale, culturale, economica, politica”. Anche il tema dei “nuovi ministeri” al servizio della Chiesa trova ampio spazio nel testo: l’obiettivo è quello di “una reale ed effettiva corresponsabilità”, coinvolgendo anche quei fedeli che, “per diverse ragioni, sono ai margini della vita della comunità”. In particolare, nell’Instrumentum laboris si dà voce all’istanza di “un maggiore riconoscimento e promozione della dignità battesimale delle donne”, affinché la “pari dignità” possa “trovare una realizzazione sempre più concreta nella vita della Chiesa anche attraverso relazioni di mutualità, reciprocità e complementarità tra uomini e donne”, combattendo “tutte le forme di discriminazione ed esclusione” e garantendo alle donne “posti di responsabilità e  di governo”.

Preti sposati e ambiente digitale. “È possibile aprire una riflessione sulla possibilità di rivedere, almeno in alcune aree, la disciplina sull’accesso al Presbiterato di uomini sposati?”, ci si chiede nel testo, in cui a proposito dei candidati al sacerdozio si auspica “una riforma dei curricula di formazione nei seminari e nelle scuole di teologia”. “L’ambiente digitale ormai modella la vita della società”, si afferma nel documento, in cui si auspica un aggiornamento dei linguaggi e dell’”accompagnamento” in questo ambiente, attraverso percorsi adeguati.

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a cura di L.M.

Cipro e Grecia: viaggio nel Mediterraneo, alle fonti della civiltà occidentale

Cipro: chiesa di Ayia – Napa

Il trentacinquesimo viaggio apostolico che porta papa Francesco ad attraversare il Mare Nostrum per raggiungere l’isola di Cipro e la Grecia, è carico di valenza simbolica ed ecumenica. Un viaggio agli albori della Chiesa nascente, soprattutto – come dichiarato dal Papa stesso – una risalita alle sorgenti: della fede apostolica, dell’unità tra cristiani di diverse confessioni, della fraternità, alle sorgenti della civiltà nei luoghi che sono culla della cultura dell’Occidente e dunque fonti “antiche dell’Europa”. E in questi luoghi dove si radica la memoria della cultura occidentale, della storia, della spiritualità e della civiltà si avvicinerà a «un’umanità ferita nella carne di tanti migranti in cerca di speranza» come ha detto alla vigilia della partenza.

Per conoscere il programma del viaggio https://www.osservatoreromano.va/it/news/2021-11/quo-259/il-programma-del-viaggio-del-papa-a-cipro-e-in-grecia.html

Beate Gilles, nuova segretario generale dei vescovi tedeschi

Beate Gilles

Beate Gilles è stata nominata nuovo segretario generale della Conferenza episcopale tedesca (Dbk) nel corso dell’assemblea plenaria in forma digitale iniziata oggi. Gilles, prima donna ad assumere l’incarico, succede al gesuita Hans Langendörfer dimessosi dopo 24 anni. Precedentemente capo dipartimento per i bambini, i giovani e la famiglia nell’Ordinariato episcopale di Limburg, Gilles è stata eletta dall’assemblea con la maggioranza richiesta. Come il suo predecessore, assume anche la direzione dell’Associazione delle diocesi della Germania. Il presidente della Dbk, il vescovo del Limburgo, mons. Georg Bätzing, nel corso della conferenza stampa di apertura dell’assemblea online, ha reso omaggio a Gilles ricordando che “è considerata una profonda teologa, fortemente inserita nelle diverse strutture della Chiesa cattolica e dotata delle migliori capacità organizzative”. Per Bätzing l’elezione di Gilles è un “segnale forte che i vescovi stanno mantenendo la promessa di promuovere le donne in posizioni di leadership”.
Presentandosi nel corso della conferenza stampa, Beate Gilles si è detta pronta al nuovo impegno: “Non vedo l’ora di iniziare il nuovo lavoro. Dopo più di dieci anni nel Limburgo e in precedenza a Stoccarda, spero di essere in grado di soddisfare pienamente le esigenze di questo ruolo. Ho stima del successo del mio predecessore, padre Hans Langendörfer, che ha contribuito a formare il segretariato e l’associazione per più di due decenni”. “Questa è una fase impegnativa ma anche entusiasmante per la Chiesa cattolica in Germania. Qualcosa di nuovo è iniziato con il Cammino sinodale”. Esperta in comunicazione religiosa televisiva e in problemi sociali e del lavoro, Gilles assumerà il suo nuovo incarico il 1° luglio.

A.S.