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Tag: Cinema Gabbiano

Luce in sala, ritratti di comunità. Una mostra fotografica racconta tanti cinema di prossimità

Un fermo immagine per raccontare vite di cinema, al cinema. Margherita Mirabella ha messo il naso nella quotidiana esistenza di tante sale della comunità, associate all’Acec, per catturare storie di impegno e passione, volti e progetti. Tutto racchiuso in una mostra fotografica, “Sale della Comunità: lo spazio in vita” che parla molto più di mille parole. La immaginiamo tra sipari, poltroncine, dietro la cassa, seduta in ultima fila a cogliere la luce migliore per i suoi scatti, i soggetti più eloquenti, tutte e tutti incorniciati in un avvincente percorso iconografico che ci fa entrare in posti speciali. Mostra di grande qualità, appoggiata a pannelli ‘vivi’, anche per lasciare traccia ai posteri di storie bellissime, parte di una grande storia.

Un emozionante assaggio della mostra ha trovato posto al cinema Kinemax di Gorizia, in occasione degli Incontri del Cinema d’essai 2025, all’inizio di ottobre, organizzati come ogni anno dalla Fice e quest’anno inseriti tra le iniziative di GO!, Gorizia e Nova Gorica, capitali europee della cultura. L’abbiamo incontrata.

Quale punto di vista hai scelto per questo reportage?
Ho cominciato questo lavoro il giorno in cui è morto Papa Francesco: i miei colleghi fotografi andavano in Vaticano, io ho preso la macchina e sono andata invece in Val Policella a fotografare la prima sala della serie. Quando mi sono trovata davanti ai volontari di quel cinema, ho capito che la chiave di lettura di questo racconto doveva essere il lavoro di conservazione delle sale, perché la sala ha una vita propria che non necessariamente contempla il pubblico. Nelle fotografie ho voluto raccontare la luce naturale che entra lì dentro, ho avvertito che hanno un respiro tutto loro. Sale che sono la memoria delle persone che le vivono, un incubatore di esistenze che proprio lì si sono sedute, hanno mangiato pop corn, hanno visto film, si sono amate, innamorate, hanno litigato, si sono annoiate, o divertite. Basterebbe soltanto fermarsi ad ammirare le sedie per cogliere questa abbondanza di vite, che eloquenza! Da questo approccio è nata l’idea di dividere il mio lavoro in tre parti: quella umana, con i ritratti alle persone che animano le sale, fotografate sullo sfondo di tende di velluto, marchio di fabbrica di ogni luogo di cultura teatrale e cinematografica. Poi la sala vuota, perché ha tanto da raccontare di se stessa soltanto per come è; infine ho catturato il momento in cui ero fisicamente presente in proposte e serate, cogliendo ad esempio la gente in attesa di entrare, o durante un dibattito con i protagonisti di film, o in altre iniziative create attorno alla proiezione.

Giro d’Italia in 26 sale: cosa ti porti dietro?
L’aver toccato con mano una dimensione autenticamente umana: non ci sono telefoni cellulari a comandare e a dare il ritmo al tempo insieme, non c’è distrazione, c’è invece tanta condivisione. È stato molto bello vedere come le persone si ritrovino nelle sale, veri e propri poli di comunicazione sana, finalmente, senza social, senza Instagram, senza Facebook, senza tutto quello che è fuori dal relazionarsi in carne ed ossa. Sono davvero occasioni di ritrovo, di compagnia, di critica e circolazione di idee. Si guarda insieme il film, si discute, si capisce qual è il punto di vista dell’altro. Cultura che nutre, la bellezza di un’opera d’arte che diventa patrimonio comune, perché il cinema è arte!

Sala e comunità, connubio vincente…
Si parla di sale della comunità, ma per me è la comunità per la sala, possiamo ribaltare tranquillamente la prospettiva. Le comunità servono a tenere vivo uno spazio, lo spazio serve a tenere vive le persone e insieme.

Nelle tue fotografie è la sala stessa ad essere un personaggio da ritrarre …
È bellissimo questo approccio, è vero: la sala è protagonista perché è un luogo che accoglie e lo fa con una sua forte personalità. Ci sono elementi che sono apparentemente tutti uguali, le sedie, lo schermo, la toilette, la cassa, il popcorn… ma ognuna di queste sale ha la sua identità. Se avessi evitato di mettere le didascalie sotto le fotografie, avremmo potuto immaginare una un’unica sala che si racconta in tanti modi e posti. A me, alla fine, non interessa identificare il singolo edificio. Sono sostanzialmente ritratti di comunità che trovano il loro profilo peculiare ed unico, per accogliere e dare casa ai film.

Ogni luogo uno spazio vivo e originale…
Esatto. Pensiamo a Marc Augé, quando parlava del non luogo. Tutto il contrario: questi sono luoghi che nulla hanno a che fare con l’omologazione, ad esempio, dei centro commerciali, tutti identici negli Stati Uniti, come in Cina, come a Roma. La sala di ogni piccola o grande città dove sono stata è riconoscibile e non replicabile. Ho conosciuto una realtà molto, molto affascinante. Ho scoperto tanto lavoro che precede e segue la proiezione di un film, tante persone che fanno sì che tu possa vedere quel film e vederlo al meglio. Che lo scelgono, lo selezionano pensando se possa essere adatto a quel pubblico, che hanno a cuore la bellezza della fruizione… Siamo lontanissimi dall’omologazione commerciale. Qui si hanno presenti i volti, i gusti, i percorsi dalla lunga storia. Tutti dovremmo avere la possibilità di fruire in questo modo dell’opera d’arte che è il cinema. Il cinema, se ci pensi, è un’unica parola che si usa sia per l’arte cinematografica, sia per il luogo. Un tutt’uno, creatività e spazio in cui esercitare bellezza.

Sale che ci fai conoscere grazie ad immagini stampate e non viste in uno schermo luminoso. È un’Italia che non urla, non finisce sulle prime pagine ma è tessuto connettivo delle nostre comunità. Assolutamente. Vado a vedere mostre in continuazione, ma la mostra è un’esperienza solitaria, anche quando magari ci si organizza per andare in più persone. Il film al cinema, anche se non parlerai necessariamente col tuo vicino di poltrona, è vissuto contemporaneamente da tante persone intorno a te, con i respiri, le risate, le reazioni… sappiamo che le emozioni sono contagiose e crescono nel momento in cui vengono condivise, anche se si tratta di perfetti sconosciuti, ma che sono lì per la stessa ragione per cui ci sei tu. Il cinema visto in sala, inoltre, attiva anche la cosiddetta comunicazione ‘a caldo’, orami quasi persa. Piuttosto la gente fa un post su Instagram per dire ho visto questo film, sono qui, con tanto di selfie all’entrata di identici edifici. No, andiamo controcorrente, parliamo, condividiamo, viviamo insieme. Decentriamoci e la sala della comunità è un bel posto per farlo.

Cosa ti auguri che susciti questa mostra che poi toccherà diverse località del nostro Paese?
Mi piacerebbe che le persone, guardando queste foto, si sentissero a casa, riconoscessero un ambiente accogliente dove hai voglia di andare e tornare, che magari ti riporti alla memoria tanta tua vita intensa. Ci sono delle foto che a me fanno pensare alla mia infanzia, a mia madre che mi ha portata a vedere L’albero degli Zoccoli a quattro anni. Andavo al cinema con lei tutte le settimane, esperienze indelebili che mi hanno formata ed educato lo sguardo. Vorrei che queste fotografie facessero sentire la sala come un luogo dell’anima, quasi a prescindere dal titolo proposto. La sala che conosci e che sa di casa, sei lì, c’è la tua abitudine, la tua sicurezza, il tuo sentirti parte. Mentre attendi con trepidazione di vedere un film che ti possa emozionare e sorprendere ancora una volta.

a cura di Laura Mandolini

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Uno sguardo diverso sui senzatetto: a Senigallia il regista Sassoli con il film ‘San Damiano’

L’estate del cinema ‘Gabbiano’ di Senigallia si è arricchita lo scorso 28 luglio della proiezione di ‘San Damiano’, un’opera che racconta l’incontro tra persone senzatetto segnate dalla violenza e dalla solitudine, che parla di chi vive ai margini. In questo caso si tratta dei senza dimora stanziati attorno alla stazione Termini di Roma. Erano presenti per l’occasione, Gregorio Sassoli, uno dei due registi; Alessandro Carta, presidente della Fiopsd – Federazione italiana degli organismi per le persone senza dimora; e Chiara Mondaini, responsabile dell’area inclusione e pari opportunità della cooperativa sociale Polo9. L’evento è nato grazie alla collaborazione con la stessa cooperativa Polo9, Caritas Senigallia, Free Woman, On the road, La Tenda di Abramo, Cnca e RiBò: sigle che a diverso titolo nel nostro territorio sono impegnate in questo ambito.

Durante l’intervista, Sassoli ha detto che “San Damiano” è nato casualmente, dall’incontro con il senzatetto Damiano mentre registravano un altro film. «Volevamo una storia immersiva, non un’opera giornalistica o di classico stile documentario ed in effetti la chiave di tutto è l’emotività, che attraversa ogni scena, rendendo l’esperienza profonda e coinvolgente. Il significato della pellicola si concentra proprio su questo: raccontare quanto sia difficile sopravvivere alle proprie ferite, ma anche come, attraverso l’arte e i legami umani, si possa lentamente tornare a respirare».

Un film che mostra la violenza e la brutalità che si addensano nella quotidianità delle persone in strada. De-umanizzate, etichettate. Un messaggio forte, che spesso ignoriamo. «Non è un film da vedere a cuor leggero – spiega una delle giovani giurate del cinema Gabbiano – non è facile da digerire ed è a tratti destabilizzante. È un racconto che non cerca di commuovere, bensì di scuotere tramite le sue storie di emarginazione e disagi sociali».

Mercoledì 6 agosto 2025 sarà presente in arena l’attrice del film “Coppia aperta, quasi spalancata”, Chiara Francini.

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Nel film “San Damiano” le persone senza dimora viste da vicino, tra realtà e sprazzi di poesia

C’è un film che apre uno squarcio su una realtà che, pur essendo all’altezza dei nostri occhi, è invisibile.
San Damiano“, pensato e diretto da Gregorio Sassoli e Alejandro Cifuentes, ci porta dove difficilmente avremmo voglia di andare: il mondo dei senza dimora. Potremo entrarci almeno un po’, lunedì 28 luglio p.v., alle ore 21.30, all’arena cinematografica ‘Gabbiano’ di Senigallia (per chi vuole, alle ore 20.00, c’è l’apericinema, con prenotazione alla mail gabbiano@cinemagabbiano.it), dove sarà presente il regista Gregorio Sassoli.

Gregorio Sassoli e Alejandro Cifuentes hanno svolto volontariato in attività di sostegno per gli homeless che gravitano attorno alla Stazione Termini di Roma. Hanno poi deciso di trasferire una parte di questa esperienza dentro le immagini del loro film, inedito nella sua grammatica registica, capace di rompere gli schemi del classico linguaggio documentaristico e attraversando con maestria e autorevolezza tanti generi diversi. Immagini crude e poetiche al contempo sulla vita dei senza tetto, spesso assai più vicina di quanto immaginiamo, seppure così lontana dai nostri sguardi.

La proiezione sarà inoltre arricchita da un confronto a più voci, dopo la proiezione, sul tema ‘Senza casa’. Il regista Sassoli dialogherà con Alessandro Carta, Presidente nazionale Fio.Psd – Federazione italiana organismi per le persone senza dimora, Luca Corinaldesi della Cooperativa Polo9 di Ancona, anche lui nella direzione nazionale Fio.Psd e Chiara Mondaini, che in Polo9 coordina l’area Pari opportunità ed inclusione sociale. Prevista, inoltre, la partecipazione di soggetti che nel nostro territorio si impegnano in questo ambito: Caritas Senigallia, Freewoman, Cnca, Ribò, La Tenda di Abramo e On the road.

Laura Mandolini

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Ciné. Alle Giornate nazionali di Cinema 2025 anche il cinema ‘Gabbiano’ di Senigallia

Ci sarà anche il cinema ‘Gabbiano di Senigallia’ a questo importante appuntamento, dove si incontreranno quasi 200 esercenti, dipendenti e collaboratori delle Sale della Comunità: si tratta di Ciné – Giornate di Cinema 2025, l’appuntamento annuale dell’industria cinematografica italiana in programma a Riccione da oggi fino a venerdì. L’Acec (Associazione cattolica esercenti cinema) partecipa come partner insieme ad Anica e Anec e organizza un panel intitolato “Proiezioni future: tre idee – tra AI e creatività umana – per guardare con ottimismo allo sviluppo dell’esercizio cinematografico”. L’incontro si terrà mercoledì 2 luglio alle 14.30 al Palazzo dei Congressi e affronterà, spiega Acec, “le trasformazioni della creatività secondo una prospettiva di ottimismo non ingenuo, ma concreto, per governare il cambiamento”. Il presidente don Gianluca Bernardini guiderà gli interventi: Giulio Base, regista e direttore del Torino Film Festival, rifletterà sulla sala cinematografica come spazio di incontro e comunità, evidenziando il valore umano di chi vi lavora; Lucia Cereda, head of development di Medusa Film, parlerà della forza delle storie capaci di incidere sulla società oltre l’escapismo; Carlo Rodomonti, head of marketing & innovation Rai Cinema e presidente Unione editori e creators digitali Anica, analizzerà l’impatto dell’intelligenza artificiale sul cinema e sul lavoro creativo. “L’invito dell’Acec a tutta la filiera – conclude la nota – è di usare le nuove tecnologie affinché diventino strumenti per raccontare e valorizzare ancora di più l’umano”.

Riccardo Benotti

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Lo sgurado del fotografo brasiliano Salgado nel film ‘Il sale della terra’, capolavoro da vedere

Per celebrare la memoria del grande fotografo brasiliano Sebastião Salgado, scomparso il 23 maggio scorso all’età di 81 anni, torna al cinema Il Sale della Terra, un grande film diretto nel 2014 da Wim Wenders assieme a Juliano Ribeiro Salgado. Questo capolavoro, assolutamente da non perdere, sarà riproposto al Cinema ‘Gabbiano’ di Senigallia dove Il sale della terra verrà proiettato in un evento unico, alle ore 21.15 di martedì 3 giugno prossimo.

Ispirato dalla potenza lirica della fotografia del grande maestro brasiliano, il film fu candidato agli Oscar nel 2015 come miglior documentario e ricevette il Premio speciale della Giuria al Festival di Cannes, nella sezione Un Certain Regard. Si tratta di un lavoro straordinario con il quale viene tracciato l’itinerario artistico e umano del fotografo brasiliano attraverso gli sguardi incrociati di Wim Wenders – anch’egli fotografo, non solo regista – e del figlio Juliano, che lo ha accompagnato nei suoi ultimi viaggi. Viaggiatore irriducibile – ha esplorato oltre 40 paesi – Salgado può essere considerato un vero eroe del nostro tempo: con un uso magistrale del bianco e nero ha saputo condensare tutta l’umanità e l’anima del nostro mondo attraverso storie di lavoratori, migrazioni e povertà. I suoi scatti narrano il rapporto tra uomo e l’ambiente, proponendo uno sguardo straordinario sulla bellezza della natura e ciò che ne rimane oggi, tra distruzioni e degrado, sconvolgimenti e cambiamento climatico. Per questo motivo, tra l’altro, nel 2016 l’Accademia Francese delle Belle Arti elesse Salgado “grande testimone della condizione umana e dello stato del pianeta”. Nel documentario, interrogato dallo sguardo fuori campo di Wenders, Salgado alterna la sua storia personale con le riflessioni sul mestiere di fotografo, raccontandosi per mezzo dei vari reportage con cui ha omaggiato la bellezza della Terra, il suo sale, appunto.

Per evitare file all’ingresso ricordiamo che i biglietti sono già acquistabili in qualsiasi momento anche online sul sito www.cinemagabbiano.it

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Al cinema ‘Gabbiano’ di Senigallia il film dedicato al prete romagnolo don Oreste Benzi

Il cinema ‘Gabbiano’ di Senigallia propone per venerdì 6 dicembre 2024, alle ore 21.45, la proiezione del film “Il pazzo di Dio” che racconta la vita e le battaglie di don Oreste Benzi, il “parroco dalla tonaca lisa”, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII. Grazie alla forza della sua fede, al suo coraggio e all’incrollabile convinzione che ogni vita ha il diritto di esistere, è riuscito a cambiare la storia di migliaia di persone.

Nel lavoro del regista Kristian Gianfreda, già autore del film “Solo cose belle”, delizioso affresco di ciò che avviene nelle case-famiglia di don Benzi, filmati d’epoca e testimoni di oggi si alternano nel raccontare il don Oreste di tutti i giorni e di tutte le notti, quello che non dormiva mai (si appisolava ogni tanto) «perché guai a lasciare indietro qualcuno, può darsi che non tornerà più». Con questo spirito prima di salutare, ad esempio, le ragazze costrette alla prostituzione in strada, lascia loro il numero di cellulare e in Comunità l’ordine è di rispondere a qualsiasi ora, «chi mi ha cercato potrebbe non richiamare». E con lo stesso spirito, mentre corre in macchina verso Roma con un suo stretto collaboratore per incontrare un ministro, pretende di uscire dall’autostrada e tornare a Rimini, dove a un senzatetto aveva detto di ripassare la sera.

Il documentario è prodotto dalla “Coffee Time Film” di Rimini, una casa di produzione cinematografica indipendente nella quale lavorano persone cresciute accanto a don Oreste. “Il pazzo di Dio” è una storia che merita di essere raccontata e conosciuta, perché nella sua semplicità fa una cosa importantissima: ci insegna a voler bene, a non avere paura del diverso e ci indica la via per costruire ogni giorno, nel nostro piccolo, una società giusta in cui ci sia posto per tutti. 

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“Enrico Berlinguer. La grande ambizione”. A Senigallia il regista Segre in un vivace pomeriggio

Andrea Segre sarà al cinema ‘Gabbiano’ di Senigallia lunedì 11 novembre prossimo insieme al suo film ‘Enrico Berliguer. La grande ambizione’. Una grande sfida anche la sua, se non proprio un’ambizione, quella del voler rimettere in gioco nel più ampio dibattito italiano una delle figure politiche e di pensiero più significative della nostra storia repubblicana.

Il racconto filmico della vita privata e pubblica di Berlinguer sarà l’occasione per dar vita ad una conversazione che in sintesi vorrebbe rispondere alla domanda: “Perché ancora Berlinguer?” e per questo parleranno voci di generazioni ed esperienze diverse, in un confronto sull’uomo, il politico e la sua eredità. Alle 18.15 il palco del ‘Gabbiano’ farà spazio, insieme a Segre, a Rinaldo Fanesi (Istituto Gramsci di Ancona), Giovanni Margiotta (studente), Francesco Favi (docente e amministratore). Poi, alle 19.00, video collegata in diretta, l’intervento di Bianca Berlinguer, giornalista, figlia del segretario del Pci, ad arricchire ulteriormente l’approfondimento.

Prendiamo in prestito le parole del prof. Giorgio Simonelli – Professore associato di Giornalismo radiofonico e televisivo, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – che di recente sulla rivista Pagina21 scrive: “Segre è riuscito a evitare i rischi più grossi in un lavoro assai difficile. Ha evitato retorica e nostalgia, giudizi sommari, santificazioni e populismo di sinistra, ma soprattutto non è caduto nella trappola di quella che si definiva un tempo noschesizzazione, citando il più famoso degli imitatori televisivi, oggi si potrebbe dire crozzizzazione”.

Sarà infine lo stesso Andrea Segre ad introdurre la proiezione del suo film, alle 19.30.
Biglietti per l’evento disponibili in cassa o sul sito www.cinemagabbiano.it.

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Enzo D’Alò e i colori più belli del cinema: all’arena Gabbiano il suo film di animazione

Esistono altri effetti speciali. Toccano l’anima e parlano al cuore, fanno stare in religioso silenzio un’intera arena, popolata principalmente da bambine e bambini, con gli occhi sgranati sul grande schermo per prendere parte ad una storia dal sapore antico, mentre dice tanto di noi oggi.

Enzo D’Alò ha portato al ‘Gabbiano’ il suo ultimo film di animazione ‘Mary e lo spirito di mezzanotte’, meraviglioso ed avvincente viaggio di una bambina alle prese con i suoi desideri più belli, mentre la sua amatissima nonna, gravemente malata, lasciava questo mondo. Con lui il disegnatore Marco Zanone, la scenografa di animazione Alessia Cordini e la doppiatrice Maricla Affatato.

C’è un altro modo di raccontare la vita. Senza entrare in rotta di collisione con le fantasmagorie dell’animazione contemporanea, eventi come questi hanno il potere di riportarci a casa. Nello scorrere delle immagini, nelle parole, nella delicatezza avvincente dei tratti. Ci permettiamo il lusso di fermarci sul dettaglio, di camminare con calma accanto ai personaggi, anche quando sono alle prese con le loro paure ed incertezze, di ammirare luoghi e paesaggi riconsegnati con rara efficacia. Perfino i mostri, ci sono anche loro, fanno meno paura: in bianco e nero si dimenano in mezzo ai colori, ma alla fine si fanno da parte e sanno stare al loro posto.

È eroica la volontà di D’Alò e della sua ciurma di non spuntare le matite per regalarci un’ora e mezza di Bellezza animata. La loro è una fatica immane, devono nuotare controcorrente in mercati e industrie culturali, specialmente quelle a misura di più piccoli, che non lasciano spazio ad opere fatte così. Nemmeno il servizio pubblico, quello di tutti noi, ha il coraggio di scommettere su linguaggi e proposte di questa qualità e poesia.

L’arte di D’Alò è terapeutica, per piccoli e grandi. Abbiamo diritto di concederci questa leggera intensità. Il cinema può e sa fare anche questo, spezzare ritmi forsennati, donarci colori aggraziati, restituire parole che risuonano familiari e aprono riflessioni autenticamente umane. Significa scommettere sulla parte più bella di ogni persona, donarle la possibilità di connettersi con le dimensioni più profonde.
Per stordirci abbiamo l’imbarazzo della scelta. Anche al cinema, dove pullulano tempi incalzanti, colori fluo, dialoghi sincopati, montaggio serrato, la stessa frenesia di fuori la ritroviamo in sala. Non si tratta di rallentare, ma di sintonizzarci con i battiti che più ci appartengono. Quelli che scandiscono il tempo dell’ascolto, per capirci meglio ed accogliere con più gratitudine i flussi e gli eventi della vita.

Nell’album dei ricordi del ‘Gabbiano’, pagine così speciali sono da custodire con cura.

Laura Mandolini

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Dove c’è un progetto artistico, lì c’è il cinema di qualità. INTERVISTA a Giancarlo Basili, famoso scenografo marchigiano – AUDIO

Giancarlo Basili, famoso scenografo marchigiano, recentemente protagonista di uno degli incontri con proiezione dell'arena Gabbiano di Senigallia

Nuova puntata di “Venti minuti da leone” e nuovo ospite: Giancarlo Basili, famoso scenografo marchigiano, recentemente protagonista di uno degli incontri con proiezione dell’arena Gabbiano di Senigallia. Un personaggio con una lunga carriera alle spalle, diversi riconoscimenti e premi, ma soprattutto che ha collaborato con i più grandi registi italiani, praticamente con lui si ha uno spaccato del cinema degli ultimi 40 anni. L’intervista è in onda venerdì 5 luglio, alle ore 13:10 e alle 20; sabato 6 agli stessi orari e domenica 7 come terza di tre interviste a partire dalle 16:50. Dove? Sempre su Radio Duomo Senigallia-InBlu, ovviamente, sui 95.2 FM. Una versione testuale è presente qui sotto, assieme al player multimediale per ascoltarsi l’intervista in tutta comodità, anche dal cellulare.

Nato nel 1952 a Montefiore dell’Aso, piccolissimo centro in provincia di Ascoli Piceno, Basili si dedica subito all’arte prima all’istituto di Fermo poi all’accademia di Bologna. Dalle prime collaborazioni negli anni ’70 come aiuto scenografo poi passa a firmare le scene per balletti di celebri ballerini e grandi teatri; la carriera poi si sposta sulla direzione della scenografia per vari teatri italiani fino alle collaborazioni con importanti musicisti per i loro videoclip. Parallelamente il lavoro con grandi registi si consolida annoverando nell’elenco di nomi “qualcuno” come Pupi Avati; Marco Bellocchio; Carlo Mazzacurati; Daniele Luchetti; Nanni Moretti; Gabriele Salvatores; Sandro Baldoni; Giuseppe Piccioni; Gianni Amelio; Marco Tullio Giordana; Fabrizio Bentivoglio; Ferzan Özpetek; Giorgio Diritti.

Lei è scenografo di tanti film di successo, ma soprattutto uno dei lavoratori, uno di quelli che rendono davvero possibile la realizzazione dei film e che a volte non vengono nemmeno menzionati, lasciando grandissimo spazio all’attore o attrice di successo, o al regista o al produttore. Ci spiega il legame che c’è che intercorre all’interno di questa filiera cinematografica?
Quando un regista decide di fare il suo film, la prima cosa che fa è procurarsi una troupe cinematografica che collabori con lui. Il gruppo di lavoro è fondamentale, senza un gruppo affiatato che possa recepire il significato artistico di un’opera cinematografica, non si potrebbe fare il film. E’ molto importante. Una delle prime persone con cui ci si confronta è lo scenografo, il production designer che comincia a impostare il film.

Anche quando il luogo in cui vengono effettuate le riprese esiste già?
Il luogo, per esistere, dev’essere scelto. Quindi si fanno ampi sopralluoghi dove si decide di ambientare il film, ma se si deve ricostruire è sempre lo scenografo che propone al regista la strada da percorrere. 

Qual è la tendenza oggi?
Nel nostro panorama, nel nostro cinema italiano, oggi la maggior parte lavora in location, cioè si cercano i luoghi ma è un lavoro molto complesso. Anche perché il luogo è fondamentale, soprattutto per alcuni film come quelli in costume. Quindi va fatta una ricerca importante che parte anche sei mesi o un anno prima di incominciare le riprese del film.

Qualche aneddoto?
Mi ricordo con Nanni Moretti, in “Palombella rossa”, prima di decidere la piscina dove si sarebbe girato il film, ne ho viste quasi 300 in tutta Italia e, una volta scelta, l’abbiamo completamente modificata per il racconto. E c’è un lavoro dietro enorme. La stessa cosa per “L’amica geniale”: abbiamo deciso di ricostruire tutto il quartiere Luzzati in una location abbandonata, una vecchia fabbrica in cui abbiamo costruito il nostro set da zero.

Qui viene fuori il suo mestiere: lei è urbanista, architetto, falegname, muratore: immagino che si incrocino tutti questi aspetti, queste abilità…
Io ho una mia squadra, dove ognuno fa il suo lavoro: c’è l’arredatore, l’attrezzista di scena, i costruttori, i pittori di scena. E’ un lavoro di grande équipe, ma tutto sta nel progetto artistico: è ciò che determina il luogo in cui si girerà un’opera cinematografica. Quando io e Saverio abbiamo deciso di ricostruire tutto il quartiere Luzzati, oltre 20mila metri quadri, praticamente il set più grande d’Europa, ci siamo detti che così avremmo potuto inventare un mondo e far capire al pubblico visivamente il passaggio di 50 anni di storia italiana, con le sue trasformazioni. Quando siamo partiti nel 2017 ci siamo posti molte volte questo problema, se girare dal vero in location o ricostruire il luogo, così come in tanti film che ho fatto.

Ce ne dice qualcuno? Sono talmente tanti…
Palombella Rossa, La stanza del figlio, Il caimano di Moretti, Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana, i film di Gianni Amelio, o i film di Giorgio Diritti, l’ultimo è Lubo tutto girato in location con un lavoro di ricerca che è durato quattro anni.

Possiamo dire che lei dà realtà a una visione…
Questo è quello che vorrei far capire al pubblico: dietro un’opera cinematografica c’è un lavoro enorme. Tutti i film di qualità si possono fare se hai davanti un regista che pensa molto a questi aspetti, io non potrei fare film in cui dietro non ci sia una grande preparazione. Ho una visione molto personale: faccio fatica a fare televisione, L’amica geniale ha dietro HBO e quindi una casa produttrice molto importante a livello mondiale che ha voluto fare un grande lavoro, vendendola poi a 200 paesi nel mondo. Molti racconti emergono perché c’è qualità e cura visiva.

Un’ultima domanda: quando lei vede sul grande schermo il frutto di tutto questo bellissimo faticoso ma soprattutto entusiasmante lavoro, che effetto le fa?
Ci chiediamo cosa siamo riusciti a fare, spesso è qualcosa che sembrava impensabile quando si discutevano le prime idee. Però quando partiamo, vuol dire che siamo convinti del progetto e diamo il massimo. E non abbiamo dietro una grande pressione produttiva, la qualità viene fuori allora. Dove non c’è un gruppo di lavoro che pensa ai dettagli, la qualità fatica a emergere. L’artista va da solo, mentre il cinema è lavoro di gruppo. E ti circondi di persone di qualità.

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Il regista Milani al cinema Gabbiano di Senigallia: l’eredità più bella della commedia italiana

Gli orsi al cinema c’erano la sera, all’arena ‘Gabbiano’ e anche la mattina, nella sala interna per l’appuntamento con il film a sorpresa che ha animato ancora una volta l’alba di molti senigalliesi e turisti, con relativa gustosa colazione. Riccardo Milani sembra avere una predilezione per il grande mammifero, specie se marsicano, tra i simboli di quell’Abruzzo in cui si sente a casa, tanto da dedicargli il suo ultimo film ‘Un mondo a parte’, presentato dallo stesso autore romano in arena la sera di mercoledì 26 giugno. Ore piccole in arena e sveglia più che mattutina, il giorno dopo, per accompagnare un altro suo lungometraggio, ‘Il posto dell’anima’, vecchio di venti anni ma più brillante e più contemporaneo che mai nei temi, nelle riflessioni e nelle denunce di un’impresa che scarta le persone e uccide la loro dignità.

Milani è uno di quei registi che, mentre narra con sapienza la realtà, i volti e le relazioni, ha il coraggio della leggerezza, non teme di far ridere e commuovere nello stesso testo immaginifico. Commedia drammatica è stato definito il suo cinema, che fa convivere denuncia e ironia, l’umanità più varia e la potente natura, originali personaggi sfidati, nella loro eccentricità, a non rassegnarsi e vivere davvero. “Perché tutti siamo naturali – dice in sala il regista –, tutti abbiamo in noi una sacca di eticità profonda da cui poter attingere e ripartire, sempre”. Il suo è uno sguardo fiducioso! Ama il nostro Paese, lo gira in lungo e in largo per incontrare il pubblico e farsi provocare da come guarda le sue opere. Il suo cinema dialoga, si interessa di noi, diventa esigente nel porre domande, sollecita e non giudica, lascia aperta più di una porta per andare oltre la palude. Per dirci che quel ‘mondo a parte’ sperduto sui monti, come nella grande industria, o nelle nostre strade è da rianimare e custodire, è fatto anche di noi; tutti siamo un mondo a parte, parte di un tutto, donne e uomini che vogliono scegliere e fare la differenza. E se siamo causa e problema di troppe storture, possiamo esserne anche la soluzione, molto più di quanto pensiamo.

Laura Mandolini

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Arena ‘Gabbiano’: il cinema più bello si inaugura con Frangipane, Scalera, Gili e Benvenuto

Atteso e sorprendente il cartellone cinematografico sotto le stelle dell’arena cinematografica ‘Gabbiano’ di Senigallia. Film visti, mai visti e da rivedere nel primo dei tre segmenti che animeranno l’intera estate, con spazio ad opere prime, anteprime e titoli per bambini e famiglie. E con la bellissima novità di ‘Cinema revolution’ che, per l’intera estate, prevede il biglietto di ingresso a 3,50 € per i film italiani ed europei.

L’inaugurazione di domenica 23 giugno prossimo, alle 21.30, apre un programma sorprendente e che conferma lo spessore della programmazione del ‘Gabbiano’.  Testimonial di questo nuovo capitolo cinematografico, alcuni dei protagonisti della pellicola di esordio del regista Francesco Frangipane, ‘Dall’alto di una fredda torre’. Con lui saranno presenti a Senigallia lo sceneggiatore Filippo Gili, l’attrice Vanessa Scalera e l’attore Massimiliano Benvenuto.  L’opera prima di Frangipane ci propone sei persone – un padre e una madre, un figlio e una figlia, due medici – ed una malattia che stravolge la quiete di una famiglia. Dopo la visione del film, la viva voce dei protagonisti commenterà il denso contenuto di una storia nata a teatro e che, trasferita sul grande schermo, è stata presentata in anteprima alla scorsa Festa del cinema di Roma.

Apertura entusiasmante, per poi ospitare  nelle settimane seguenti Riccardo Milani, Giancarlo Basili, Irene Dorigotti, Gianluca Santoni, Andrea Lattanzi, Francesco Lombardi, Carlo Sironi,  Enrico Maria Artale, Enzo d’Alò, Marco Zanoni, Igor Righetti Fioretta Mari, Damiano Giacomelli. Ed altri nomi animeranno la seconda parte della programmazione sotto le stelle.

A Senigallia cresce l’attesa per questa inaugurazione alla presenza di una delle attrici più amate dal pubblico italiano, Vanessa Scalera, capace di emozionare a teatro, in televisione e sul grande schermo. E Massimiliano Benvenuto, con la sua interpretazione intensa e misurata di un personaggio per niente facile da far vivere, arricchirà ulteriormente la serata.  Conosceremo da vicino la genialità creativa di Filippo Gili, tra i più originali autori teatrali contemporanei che trasforma la sua opera drammaturgica in una raffinata sceneggiatura interpretata magistralmente da attori di ‘razza’, come  Giorgio Colangeli e Anna Buonaiuto.

Per ogni appuntamento (tranne il film inaugurale), dalle 20.00, apericinema – con posti limitati – insieme agli ospiti e a cui si può partecipare inviando una mail a gabbiano@cinemagabbiano.it

Per questi e tutti gli altri appuntamenti del Gabbiano ricordiamo, a chi voglia evitare file, che il biglietto è acquistabile in qualsiasi momento anche online attraverso il sito www.cinemagabbiano.it

Laura Mandolini

Neri Marcorè al cinema ‘Gabbiano’ di Senigallia per presentare il suo film ‘Zamora’

La Fondazione Gabbiano di Senigallia in collaborazione con 01 Distribution e Fondazione Marche Cultura – Marche Film Commission presentano una straordinaria iniziativa in programma mercoledì 10 aprile 2024 presso alcune delle principali sale della Comunità della nostra regione. Neri Marcorèarriva nelle Marche per presentare il suo esordio alla regia con il film “Zamora”, una storia diretta e interpretata dall’attore marchigiano che si ispira all’omonimo romanzo di Roberto Perrone per raccontare con originalità le esperienze di un giovane di provincia catapultato nella Milano del boom economico.

Il film racconta la storia di formazione di un giovane partito dalla provincia per approdare in una grande azienda milanese, dove si troverà a fare i conti con i propri limiti fisici e personali. Walter, questo il nome del protagonista interpretato da Alberto Paradossi, è costretto per assecondare il proprietario dell’azienda entrando nella squadra di calcio aziendale come portiere, pur odiando il calcio. Neri Marcorè sarà il suo allenatore, Giorgio Cavazzoni nel film, ex portiere che lo guiderà fino a portarlo ad affrontare la personale sfida con se stesso. Una storia che unisce comicità, delicatezza e intelligenza, finendo per somigliare immancabilmente al suo regista.

Per promuovere la sua prima volta dietro la macchina da presa Neri Marcorè sarà in tre sale ACEC marchigiane dove incontrerà gli spettatori per confrontarsi con loro sulla sua prima esperienza dietro la macchina da presa. Questi gli appuntamenti organizzati alla presenza del regista in programma mercoledì 10 aprile nelle Marche:

  • Cinema Gabbiano di Senigallia: presentazione del film in sala e proiezione ore 18.15;
  • Cinema Gabbiano di Senigallia: dibattito con il registadopo la proiezione delle 21.00;
  • Cinema Solaris di Pesaro: presentazione del film in sala e proiezione ore 20.30;
  • Cinema Masetti di Fano: presentazione del film in sala e proiezione ore 17.30 e 21.15.