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Tag: Dario Perticaroli

«Il mio sogno? Un grande Comune tra Arcevia, Barbara e Serra de’ Conti. Ma ci vuole coraggio» – L’INTERVISTA

Panorama di Arcevia. Foto da Turismo Marche.it
Panorama di Arcevia. Foto da Turismo Marche.it

«Il mio sogno è quello di un comune unico tra Arcevia, Barbara e Serra de’ Conti, per superare le difficoltà che hanno i piccoli comuni oggi. Certo non sarebbe comunque facile perché dobbiamo smetterla di pensare che ogni comune possa avere tutti i servizi al suo interno ma se lo Stato continuerà a garantire le contribuzioni agli enti che si fondono insieme, di certo sarebbe la strada ottimale da percorrere». Sono le parole del sindaco, ancora per pochi giorni, di Arcevia, Dario Perticaroli che traccia un bilancio del suo mandato da primo cittadino ai microfoni di Radio Duomo Senigallia-In Blu. L’intervista sarà in onda oggi, venerdì 7 giugno, alle ore 13:10 e alle 20; domani, sabato 6, agli stessi orari; e domenica 9 a partire dalle 17:15, sempre alla frequenza 95.2 FM. Ma è anche disponibile qui grazie al lettore multimediale, mentre chi vorrà potrà proseguire con la lettura dell’intervista.

Tracciamo un bilancio: aspetti positivi e negativi di questi cinque anni
L’idea iniziale è stata quella di ammodernare la macchina comunale, riorganizzando assessorati e uffici per poter essere più efficaci. 

Poi è arrivato il covid…
Ci ha bloccato su tanti lavori e percorsi intrapresi, ci abbiamo messo un po’ per ritornare alla cosiddetta normalità. E dopo alcuni mesi è arrivata l’alluvione.

Tante cose negative
Sì ma non solo. Abbiamo per esempio dato vita alla scuola dell’infanzia progettata dalla precedente amministrazione. E poi l’efficientamento energetico, le ristrutturazioni e i potenziamenti degli uffici comunali… Nel turismo ci siamo distinti per aver ottenuto la bandiera dei borghi più belli d’Italia, mentre il paese è divenuto il comune con la presidenza dell’unione dei comuni Le terre della marca senone, il che ha portato benefici al nostro territorio.

Di cosa va più fiero?
Di aver vinto il ricorso contro il piano cave della provincia. Abbiamo ricorso al Tar prima e poi al consiglio di Stato non per ragioni ideologiche ma perché non era calato sul contesto socio-economico attuale che si basa sul turismo, sul paesaggio, sull’enogastronomia, sulla storia. Serviva solo buon senso nell’amministrare il territorio: io non ho guardato le bandiere partitiche, ma il futuro e il benessere di Arcevia.

Quali le difficoltà dei piccoli comuni?
Beh, non ci sono risorse economiche e la demografia è in calo: condividere i servizi e potenziare le unioni dei comuni per creare sinergie è l’unica strada percorribile. Non ci possiamo più permettere di avere tutti i servizi all’interno di ogni comune, ma deve essere garantito il servizio magari con gestioni unificate o aggregate, senza campanilismi.

L’unione dei comuni unica strada possibile?
L’unione dei comuni Le terre della marca senone è molto utile per poter risparmiare sulle posizioni apicali e poter assumere quiindi dipendenti e impiegati per essere più efficaci. Ma serve anche una strategia condivisa e non conferire all’unione servizi che poi vengono ritirati. Il mio sogno è quello di un comune unico tra Arcevia, Barbara e Serra de’ Conti, ma ci vuole coraggio e che lo Stato mantenga le contribuzioni.

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(Dis)continuità assistenziale: mancano i medici alla postazione di Arcevia – L’INTERVISTA

La postazione ospedaliera ad Arcevia

Ancora problemi per la continuità assistenziale di Arcevia, che viene temporaneamente accorpata a Corinaldo e Ostra Vetere. Per la giornata del 4 novembre sono previsti ancora disagi alla popolazione data l’impossibilità da parte dell’Ast Ancona – l’azienda sanitaria territoriale – di trovare medici che possano coprire alcuni turni nella postazione medica nella “perla dei monti”.

A darne l’annuncio è l’amministrazione comunale di Arcevia che, informata dal direttore del distretto sanitario di Senigallia Alessandro Marini ha potuto inoltrare alcune comunicazioni ai propri cittadini.
La direzione amministrativa e territoriale dell’Ast ha infatti reso noto che i turni di domani, sabato 4 novembre, non potranno essere coperti dalla postazione medica arceviese, motivo per cui dalle ore 8 alle ore 20 verrà coperto dalla postazione di Corinaldo, mentre dalle ore 20 alle ore 8 sarà coperto dalla postazione di Ostra Vetere).

Una situazione che comporta disagi alla popolazione, sempre più anziana e con difficoltà deambulatorie, costretta a spostarsi di vari chilometri prima di raggiungere il medico. Non è la prima volta che accade e sicuramente non sarà l’ultima in cui Arcevia viene accorpata a livello di continuità assistenziale ad altri comuni: ma dal territorio arrivano forti segnali di stanchezza e contrarietà a queste decisioni, dettate però dalla carenza di personale medico.

A fare il punto è il sindaco Dario Perticaroli che abbiamo intervistato per approfondire la situazione. Potete ascoltare l’INTERVISTA cliccando sul player.

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Alluvione 2022, 14 persone indagate: scossone tra i sindaci delle valli Misa e Nevola

Sono quattordici le persone indagate per le morti e i danni legati all’alluvione del 2022 che sconvolse le valli Misa e Nevola da Arcevia fino a Senigallia, oltre che alcuni comuni dell’area Cesano e della provincia di Pesaro Urbino. Le notifiche degli avvisi di garanzia da parte della Procura de L’Aquila sono in corso in queste ore ma la notizia, uscita già sulla stampa locale, ha destato scalpore, in primis proprio agli indagati che parlano di “fulmine a ciel sereno”.

Tra i coinvolti nelle indagini della procura aquilana ci sono sei sindaci del territorio diocesano: Dario Perticaroli di Arcevia, Riccardo Pasqualini di Barbara, Carlo Manfredi di Castelleone di Suasa, Letizia Perticaroli di Serra de’ Conti, Federica Fanesi di Ostra e Marco Sebastianelli di Trecastelli. Poca la voglia di parlare. Assieme a loro, coinvolti a vario titolo anche due funzionari dei Vigili del fuoco e sei tra funzionari, operatori e responsabili della Protezione Civile. Varie le accuse mosse per condotte colpose commissive e omissive fino alla cooperazione in omicidio colposo plurimo.

«Ho letto questa mattina il giornale e sulla locandina c’era già scritto che erano indagate 14 persone – spiega Carlo Manfredi, sindaco di Castelleone di Suasa -: ne sono venuto a conoscenza in quel momento e nessuno di noi sindaci ne sapeva niente di niente». Il coinvolgimento di Manfredi, come primo cittadino di Castelleone di Suasa, è da ricondursi al fatto che proprio nel territorio comunale sono state travolte dalla piena del fiume Nevola la mamma e il piccolo Mattia Luconi, appena 8 anni: quest’ultimo poi rinvenuto senza vita vari chilometri più a valle, nel territorio di Trecastelli, mentre la donna è riuscita a salvarsi. Sul mancato allertamento ipotizzato dalla Procura aquilana, Manfredi ci va cauto: «Quella sera c’era solo un’allerta gialla e solo per le zone montane settentrionali. Non s’è ancora capita bene la questione per cui ci ritroviamo indagati: io ho ricevuto la comunicazione della Protezione civile alle 23 quando era già successo tutto, e questo è quello che ho detto ai carabinieri quando siamo stati interrogati nei giorni successivi. Nel momento in cui siamo venuti a conoscenza del fatto, eravamo alla ricerca delle persone, già era successo tutto nel pomeriggio. Io alle 20:30 ho chiamato Olivetti (sindaco di Senigallia, Ndr) che da noi il fiume aveva esondato per cui era presumibile una piena a Senigallia e così è stato. Io sono tranquillo: ho fatto, secondo me, di coscienza quello che andava fatto». 

Nemmeno a Dario Perticaroli, primo cittadino di Arcevia, è stato ancora notificato l’atto ma è questione di ore: «Non me l’aspettavo e di certo non in questo modo, venendo a saperlo dai giornali. Mi sento a posto per quello che ho fatto: più di così che dovevo fare? Non so quali siano i miei capi d’imputazione ma sono stato il primo a chiamare la Sala operativa provinciale, la Regione, Olivetti che stava a Senigallia, la protezione civile locale, gli operai del Comune, i carabinieri e i carabinieri forestali, il telefono suonava all’impazzata: in mezz’ora ho messo in moto il mondo intero». Poi è andata via la corrente, non c’era la linea internet e le comunicazioni sono divenute molto difficoltose se non impossibili. «Ora se mi vogliono mettere sulla croce mi ci mettessero pure, ma io ero solo quella sera». E la stoccata finale: «Sindaci in prima linea, col rischio di essere messi al palo: così finirà col non volerlo fare più nessuno, forse solo qualche sfrontato».

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Il Consiglio di Stato dice “no” al piano cave provinciale, la cava a Monte S.Angelo di Arcevia rimane chiusa

L'area estrattiva di Monte Sant’Angelo, ad Arcevia
L’area estrattiva di Monte Sant’Angelo, ad Arcevia

Completamente al sicuro da nuovi tentativi di utilizzare la cava, forse Arcevia non lo sarà mai. Per il momento, però, è stata messa una pietra tombale sul piano provinciale delle attività estrattive con cui l’ente dorico prevedeva la riattivazione del sito di Monte S.Angelo, dove avvenne il 4 maggio 1944 l’eccidio a opera dei nazifascisti che trucidarono anche civili inermi. Fatti di storia e celebrazioni annuali, il turismo legato al paesaggio e alla natura, iniziative culturali e artistiche che si promuovono in quei luoghi, dunque sono tutti fattori si intrecciano con le questioni ambientali, economiche e amministrative nel ricorso che il Comune di Arcevia ha presentato al Consiglio di Stato e vinto con sentenza resa nota proprio ieri, venerdì 12 maggio.

Nelle motivazioni i giudici romani tengono conto però soltanto della mancata revisione delle stime sul fabbisogno estrattivo contenute nel Ppae (piano provinciale attività estrattive)  e della mancata considerazione degli impatti cumulativi con altri siti limitrofi. Ma tanto basta per dare lo stop definitivo a quanto la Provincia di Ancona ha adottato nel 2021. E per il momento il sindaco di Arcevia Dario Perticaroli esulta perché gli sforzi sono stati ripagati. «Il “no” del Comune di Arcevia – ha riferito – non era detto a prescindere ma si fondava su analisi che ci dicevano che il piano provinciale delle attività estrattive era ormai fuori luogo e fuori tempo. Vi sono contenute stime errate sui fabbisogni estrattivi e non tenevano conto di altri bacini così come dell’impatto complessivo». Ma c’è di più.

Dal piano regionale del 2005 a quello provinciale del 2021 sono passati tanti, troppi anni. Il territorio e il tessuto economico arceviese sono cambiati: la crisi dell’edilizia poi estesa agli altri settori economici, la riconversione del territorio al turismo naturalistico e culturale; la memoria della Resistenza e della Liberazione, l’eccidio di Monte S. Angelo: questioni da tenere da conto per qualsiasi valutazione. Il territorio fu teatro di episodi che costituiscono l’identità collettiva e la memoria di una comunità. Da valorizzare ora e ancora di più nel futuro, nell’ottica del contrasto a quella continua rivisitazione e al negazionismo che hanno permeato anche alcuni ambienti politici e istituzionali. Anche l’Anpi nazionale era intervenuto sul tema.

La cava è tuttora sotto sequestro per la vicenda dei traffici illeciti di rifiuti speciali, scoppiata nel marzo 2020. Ci sono tonnellate di materiali che non dovrebbero esserci: rifiuti speciali da demolizione e terrosi, anche contaminati; plastiche e metalli; ma anche rifiuti organici che rischiano di inquinare un lago di falda limitrofo. Anche per questo è necessario un supplemento di tutele e valutazioni in più che il Consiglio di Stato ha espressamente richiamato. Per fortuna.

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Pioggia e neve, il maltempo porta ad Arcevia ancora smottamenti e allagamenti

L'ondata di maltempo del 23 gennaio 2023 ha portato ad Arcevia ancora smottamenti e allagamenti
L’ondata di maltempo del 23 gennaio 2023 ha portato ad Arcevia ancora smottamenti e allagamenti

Arcevia è ancora costretta a fare i conti con l’instabilità del meteo che, di fatto, la divide in due parti: una, quella più a est, interessata da pioggia e vento; l’altra, più a ovest, coperta da una coltre bianca di neve che ha richiamato diversi turisti dal senigalliese. Eccezion fatta per lunedì 23 gennaio quando una nuova perturbazione ha portato le vallate del Misa e Nevola (e stavolta anche del Cesano, in maniera altrettanto decisa) a rivivere l’incubo del 15 settembre scorso.

«Abbiamo fin da domenica cercato di gestire al meglio la situazione – afferma il sindaco Dario Perticaroli – e fatto passare immediatamente i mezzi spazzaneve per rendere più facilmente transitabile le strade anche forti del fatto che molti turisti, soprattutto dal senigalliese, erano venuti ad Arcevia per la neve. Non c’è stato bisogno di mobilitare la Protezione civile che tuttavia era disponibile e in preallerta».

L'ondata di maltempo del 23 gennaio 2023 ha portato ad Arcevia ancora smottamenti e allagamenti
L’ondata di maltempo del 23 gennaio 2023 ha portato ad Arcevia ancora smottamenti e allagamenti

Poi c’era da gestire l’emergenza meteo con l’allerta arancione: da qui la scelta di sospendere le attività didattiche. «La mattina successiva – spiega ancora Perticaroli – ho aperto il centro operativo comunale e già alle 9 c’era un vertice con carabinieri, carabinieri forestali, ufficio tecnico, polizia locale e protezione civile per ottenere il miglior dispiegamento sul territorio e quindi un monitoraggio degli eventi».

Le problematiche più importanti si sono avute in frazione San Pietro, al confine con Pergola, dove è straripato il fiume Nevola all’altezza circa del vivaio Casavecchia: «sono intervenuti subito i vigili del fuoco e ora è tutto ripristinato» conferma il sindaco; altri disagi si sono vissuti nella stessa area per un’auto impantanata tra le provinciali 14 e 72, dove è stata anche chiusa la strada.

La Perla dei monti dunque di nuovo alle prese con la fragilità del territorio: il dissesto idrogeologico registrato pochi mesi fa è tornato a farsi notare con smottamenti diffusi, a causa delle abbondanti piogge del 23 gennaio, e con alcuni allagamenti, limitati a qualche laboratorio artigianale. Problematiche non nuove per Arcevia per cui il primo cittadino si è già lamentato nei confronti degli enti sovraordinati che hanno competenze e fondi, come Regione, Anas e ministeri: «Le situazioni continuano a peggiorare ma a noi non sono arrivate né risorse post alluvione del 15 settembre né rinforzi richiesti per gestire il tutto. E l’Anas ancora non è intervenuta per cui siamo messi come prima, se non peggio».

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Milioni di danni da affrontare ad Arcevia e le difficoltà già prima del disastro di settembre

I danni del maltempo del 15 settembre 2022 ad Arcevia
I danni del maltempo del 15 settembre 2022 ad Arcevia

Sono passati tre mesi ormai dal quel terribile 15 settembre, quando la pioggia sull’entroterra causò enormi dissesti idrogeologici in tutta la vallata e una grave alluvione con 13 morti e miliardi di euro di danni. Tre mesi in cui ancora il territorio non è stato messo in sicurezza, con tanto di disagi crescenti per amministratori e popolazione per il gran numero di strade chiuse, di infrastrutture danneggiate e per la scarsezza di risorse, umane ed economiche, a disposizione.

A denunciare tutto questo è il sindaco di Arcevia Dario Perticaroli: «Abbiamo una ventina di strade chiuse sul nostro territorio comunale, dieci ponti crollati e altrettanti con danni. Una situazione di enorme e straordinaria criticità che non riusciamo ad affrontare perché non abbiamo i mezzi, le persone e i soldi per farlo». Già i piccoli comuni come la “perla dei monti” erano in difficoltà anche solo per gestire l’ordinaria amministrazione, figuriamoci ora dopo un dissesto idrogeologico di portata secolare. «Noi stiamo procedendo pian piano alla riapertura delle strade di nostra competenza ma tante altre rimangono ancora inaccessibili con gravi disagi ai cittadini» spiega ancora Perticaroli. Solo per il patrimonio comunale ci sono danni e interventi per una stima di circa 1,5 milioni di euro; a ciò vanno aggiunti ben 36 milioni di euro di danni a ponti e infrastrutture provinciali o gestite dall’Anas. Una situazione insostenibile per qualsiasi comune…

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I sindaci dei comuni alluvionati in Regione

L'incontro tra Regione Marche e sindaci dei Comuni colpiti dall'alluvione  del 15 saettembre 2022
L’incontro tra Regione Marche e sindaci dei Comuni colpiti dall’alluvione del 15 settembre 2022

Si è svolto venerdì 7 ottobre in Regione l’incontro con i sindaci dei comuni che hanno subito danni dall’ondata di maltempo del 15 e 16 settembre scorsi. Davanti al presidente regionale Francesco Acquaroli, all’assessore alla protezione civile Stefano Aguzzi, al vicecommissario Stefano Babini e al dirigente della protezione civile Stefano Stefoni, era presente una cinquantina di persone tra sindaci, assessori e tecnici comunali. L’incontro, richiesto proprio dai primi cittadini della vallata del Misa, nasceva con lo scopo di fare il punto della situazione, approfondendo i dettagli più tecnici ed operativi della gestione dell’emergenza a partire dal ristoro dei danni, dall’assistenza alle famiglie che non hanno più un’abitazione per arrivare al sostegno amministrativo e al potenziamento del personale negli uffici comunali.

«Fondamentale – ha detto Acquaroli – per dare una risposta concreta, sia in termini di rifinanziamento delle attività legate all’emergenza che in termini di ristoro dei danni a imprese e cittadini, è avere una ricognizione dei danni attendibile. Per fare questo e velocizzare le procedure laddove possibile, sono necessari criteri condivisi, sussidiarietà e massima collaborazione tra istituzioni. Nel frattempo stiamo mettendo in campo tutte le misure di sicurezza che come Regione siamo in grado di sostenere, fermo restando che serve un piano straordinario nazionale di messa in sicurezza del territorio».

L'incontro tra Regione Marche e sindaci dei Comuni colpiti dall'alluvione del 15 saettembre 2022: l'intervento del governatore Acquaroli
L’incontro tra Regione Marche e sindaci dei Comuni colpiti dall’alluvione del 15 settembre 2022: l’intervento del governatore Acquaroli

I sindaci, dal canto loro, hanno chiesto chiarezza sulle azioni da intraprendere, minore burocrazia per gli enti, personale per poter operare e risorse economiche. «Ma abbiamo chiesto anche che chi gestisce e coordina gli interventi venga sui territori effettivamente colpiti per conoscere concretamente le situazioni». A parlare è il sindaco di Arcevia, nonché presidente dell’Unione dei Comuni “Le terre della marca senone” Dario Perticaroli: è lui a spiegare che i vari comuni sono stati….

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Danni ingenti nella vallata del Misa e Nevola. Perticaroli: «Un disastro. O ci aiutano o siamo morti»

Una delle aree allluvionate dalla piena del fiume Misa e Nevola
Una delle aree allluvionate dalla piena del fiume Misa e Nevola. Foto: Vigili del fuoco

Tra i più colpiti dall’alluvione del 15 settembre scorso, ci sono i territori di Arcevia, Serra de’ Conti, Barbara e Castelleone di Suasa. Comuni alla ribalta normalmente per piccoli fatti di cronaca, oggi al centro di notiziari e servizi televisivi.

«Per la popolazione si è trattato di un’apocalisse» spiega Carlo Manfredi, sindaco suasano. Oltre alle 12 vittime e alla donna ancora dispersa, il lato umano, ci sono anche ettari ed ettari di terreni, case, garage e cantine invasi da acqua e fango con danni per milioni di euro. «A fondo valle la situazione è molto più grave che in paese – racconta il primo cittadino. Oltre ai campi allagati, con danni alle aziende agricole, ci sono diversi problemi alle pertinenze delle abitazioni, alle strade dissestate dalla forza del fiume che ha invaso tutto. L’acqua ha creato un muro di oltre un metro e mezzo, una cosa impressionante».

Lo scenario apocalittico è simile nei vari comuni coinvolti. La Perla dei monti ha dovuto fare i conti con strade interrotte, famiglie senza acqua né elettricità, allagamenti, frane. Il sindaco di Arcevia Dario Perticaroli: «Qui è un disastro. Abbiamo un territorio di 124 kmq dove si sono verificati smottamenti un po’ ovunque, dove le strade non sono percorribili, dove sono saltati tutti i ponti e ponticini che rendono anche inaccessibili le abitazioni private». In alcune zone, il manto stradale si è staccato. I detriti si sono sparsi per i campi, danneggiando le imprese. Come se li avessero “lanciati”. Non cartacce, ma tronchi, rami, mezzi agricoli. «Al premier Draghi ho prospettato tutte le difficoltà degli enti locali: se non ci danno una mano, una grande mano, siamo morti».