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Tag: Maria Letizia Gardoni

Dopo l’alluvione: dal decreto “Legna” maggior sicurezza per l’asta fluviale del Misa – L’intervista

A Senigallia il convegno sulla manutenzione e gestione del fiume Misa

Rimuovere e valorizzare la legna del fiume Misa; pulire l’alveo e le sponde per una maggiore sicurezza e tornare al ruolo di presidio che gli agricoltori e gli allevatori svolgevano un tempo. Questi gli obiettivi del progetto “Raccogliere per contenere, promuovere, prevenire” che Coldiretti, Federforeste, Consorzio di Bonifica e aziende agricole del territorio hanno presentato oggi 1° dicembre alla rotonda a mare di Senigallia.

Lo scopo del progetto è il seguente: i soggetti interessati – finora una decina di aziende agricole del territorio che sono già all’opera ma altre si spera possano aggiungersi – coopereranno per la raccolta e il riutilizzo della legna che si deposita negli alvei, sulle sponde dei fiumi e sulla battigia del litorale. La raccolta della legna si concentrerà tra maggio e settembre. Tutto il materiale sarà accatastato in punti designati per la raccolta di biomasse, vagliato e messo a disposizione delle stesse aziende agricole e dei cittadini per autoconsumo. La zona di raccolta è stata individuata nel territorio dei 32 Comuni compresi nei 1.100 chilometri quadrati del bacino idrico del Misa. Un’area che, secondo gli archivi, dal 1400 a oggi, è stata teatro di ben 44 eventi alluvionali gravi.

Del progetto hanno parlato ai nostri microfoni la presidente di Coldiretti Marche, Maria Letizia Gardoni, e l’onorevole Mirco Carloni, presidente della commissione agricoltura della Camera dei Deputati. Ecco cosa ci hanno detto.

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Maria Letizia Gardoni all’unanimità: Coldiretti Ancona conferma la presidente uscente

Maria Letizia Gardoni confermata all’unanimità presidente di Coldiretti Ancona per il prossimo quinquennio. È questo il responso dell’assemblea provinciale che si è tenuta nella sede della Baraccola per il rinnovo delle cariche associative.

La Gardoni, presidente uscente di Ancona e di Coldiretti Marche, sarà affiancata da un direttivo composto da Claudio Ottaviani, Massimo Maffeo, Mario Turchi, Emanuele Befanucci, Marco Moroder, Adriano Galluzzi, Massimo Michelini, David Governatori e Giuliano Ricciotti. “Sono stati anni problematici questi – ha detto la presidente Gardoni – ma siamo riusciti ad affrontare le varie situazioni che ci si sono presentate di fronte con puntualità, riuscendo ad aiutare gli agricoltori nel corso della pandemia oltre alle crisi climatica, ambientale ed economica. I prossimi anni ci vedranno impegnati nell’interpretare al meglio la nuova pac e sono convinta che il modello agricolo marchigiano saprà sfruttare meglio, rispetto ad altre regioni, la nuova programmazione comunitaria”.

Tra i temi trattati, in una provincia che solo pochi mesi viveva il dramma che oggi ha colpito l’Emilia Romagna, anche il tema delle coperture assicurative per le coltivazioni. Ancora poco diffuse (appena il 13% della superficie agricola regionale) ma sempre più necessarie per salvaguardare il reddito delle aziende agricole dalle incertezze di un clima sempre estremo nella sua mutevolezza. “Dovremo spingere per trovare soluzioni sempre più adatte alle aziende agricole” conclude la presidente. Per quanto riguarda la provincia di Ancona, si è trattato dell’ultimo rinnovo dopo l’elezione di Davide Conti alla guida di Giovani Impresa e le conferme di Francesca Gironi e Antonio Carletti come responsabili rispettivamente di Donne Impresa e Federpensionati. Il 19 giugno si riunirà, invece, l’assemblea regionale per eleggere il presidente di Coldiretti Marche.

M.C.

Le etichette contro il buon cibo marchigiano

Maria Letizia Gardoni
Maria Letizia Gardoni

Continua a crescere il valore delle produzioni di qualità marchigiane ma olio extravergine di oliva di pregio o salumi e altri prodotti dop sono messi ingiustamente dietro la lavagna dall’etichetta a colori ‘Nutriscore’ che rischia di affermarsi in Europa. Lo denuncia Coldiretti Marche alla lettura del Rapporto Ismea – Qualivita 2022 che vede le Marche raggiungere quota 132 milioni di euro per l’agroalimentare certificato.

La nostra Dop Economy annovera 35 denominazioni tra cibo e vino. Ed è proprio quest’ultimo a tirare di più con ben 106 milioni, in crescita di quasi il 6% rispetto all’anno precedente (2021 su 2020) mentre il cibo vale 26 milioni (+11%).

“Le etichettature a colori danno risultati distorti – spiega Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche (in FOTO) – : considerano zuccheri, grassi e sali senza tenere conto delle proporzioni quando invece l’equilibrio nutrizionale andrebbe ricercato tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera. Le etichette a semaforo danno messaggi allarmistici e fuorvianti bocciando ad esempio un elisir di lunga vita come l’olio extravergine di oliva e dando luce verde, ad esempio, a bevande light o “zero zuccheri” ma di cui si ignora la ricetta. La demonizzazione di questi prodotti…

Continua a leggere sull’edizione digitale del 24 novembre, cliccando QUI.
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Coldiretti bio, aziende di qualità

Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche
Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche

Nasce Coldiretti Bio, la task force di aziende ed esperti per un settore che a livello nazionale vale 7,5 miliardi di euro tra consumi interni ed export. E’ quanto annuncia la Coldiretti in riferimento alla nuova associazione guidata dalla presidente di Coldiretti Marche e membro della giunta nazionale di Coldiretti, nonché giovane imprenditrice essa stessa, Maria Letizia Gardoni. «Con 70mila produttori siamo il Paese leader in Europa per numero di imprese impegnate nel biologico e che vanta ancora ampie opportunità di crescita economica ed occupazionale».

Con quasi due italiani su tre (64%) che mettono prodotti bio nel carrello, occorre difendere i consumatori e garantire la trasparenza degli acquisti, sottolinea la Coldiretti, con anche l’introduzione di un marchio per il bio italiano per contrassegnare come 100% Made in Italy solo i prodotti biologici ottenuti da materia prima nazionale, per una piena informazione circa la provenienza, la qualità e la tracciabilità dei prodotti…

Continua a leggere nell’edizione digitale di giovedì 17 febbraio, cliccando qui.
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Crisi dell’export agroalimentare marchigiano

Battuta d’arresto per l’export dell’agroalimentare marchigiano, una delle eccellenze della nostra regione, in controtendenza rispetto al dato positivo nazionale. Abbiamo raggiunto Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche e di Coldiretti Ancona, che ci ha illustrato la problematica e le possibili soluzioni alla crisi del settore.

Il 2020 e la relativa emergenza sanitaria hanno avuto indubbiamente un impatto negativo sull’attività di export del nostro agroalimentare marchigiano. Abbiamo registrato un calo di circa 13 milioni di euro rispetto all’anno precedente, quindi rispetto al 2019. Un dato che sicuramente ci aspettavamo perché dovuto alla chiusura dei mercati commerciali, degli scambi e ovviamente alla chiusura di tutto il canale horeca a livello europeo ed internazionale, che ha compromesso di fatto la possibilità di vendere all’estero i prodotti di eccellenza della nostra regione. Parliamo di vini, olii extravergine di oliva e ortofrutta conservata e lavorata. Sicuramente il piano vaccinale, che ci auguriamo possa avere un’accelerazione nei prossimi mesi, sicuramente ci potrà aiutare per tornare presto ad una normalità non solo sociale ma anche economica e commerciale. Speriamo inoltre che nella nostra regione possano anche affrontarsi tutti quei temi urgenti relativi al miglioramento delle infrastrutture, che permetta alle aziende agricole del territorio di poter essere maggiormente e più facilmente connesse con i mercati al di fuori dei nostri confini. Ci auguriamo poi una ripresa di tutta l’attività turistica del nostro Paese e dell’Unione Europea ma non solo, che possa permettere e riconcedere nuova linfa vitale alle aziende agricole che sono strettamente legate al settore turistico e di accoglienza.

a cura di Barbara Fioravanti

Biologico: nelle Marche ottimi riscontri

Un’indagine della Coldiretti dimostra come molti marchigiani scelgono il biologico nonostante il prezzo sia più caro rispetto ai cibi tradizionali.

I prodotti biologici sono sempre più nelle tavole degli italiani e soprattutto dei marchigiani. Questo è quanto emerso dall’intervista a Maria Letizia Gardoni, presidente provinciale e regionale Coldiretti.

Qual è lo stato di salute del biologico nelle Marche?
Lo stato di salute del biologico nelle Marche è molto buono. La nostra regione da oltre un decennio sta continuando ad investire in questo comparto con una crescita esponenziale non solo delle superfici impegnate a coltivazione biologica ma anche delle aziende coinvolte protagoniste di questo percorso di trasformazione ed anche di tanti operatori, botteghe, punti vendita che commercializzano un prodotto certificato. Le marche ad oggi sono la prima regione in Italia per quanto riguarda il rapporto di incidenza tra superficie investita al biologico e numero di abitanti, un dato molto importante per la nostra regione perché rappresenta un comparto economico molto interessante che sta portando ricchezza alle aziende, agli operatori coinvolti e tutto il territorio. L’esperienza Marchigiana è un’esperienza che riflette quello che è il percorso che tutto il nostro paese a livello nazionale sta affrontando perché l’Italia è il primo paese in Europa per superfici coltivate a biologico, sono circa 2 milioni gli ettari e anche il primo paese in Europa per numero di aziende agricole certificate. Credo che sia insito nella capacità imprenditoriale dei nostri agricoltori ma non solo, dei nostri stessi cittadini che scelgono di acquistare sempre di più prodotto certificato biologico, la scelta di un’agricoltura rispettosa dell’ambiente e di un prodotto sicuramente più sano, più tracciato e quindi anche più sicuro dal punto di vista alimentare.

Nonostante la crisi economica le persone scelgono il biologico nonostante il costa sia maggiore, come mai?
Come Coldiretti pochi mesi fa abbiamo presentato a livello nazionale un rapporto dei dati che testimoniavano il fatto che soprattutto in tempo di crisi pandemica, economica e sanitaria i consumi dei prodotti biologici sono aumentati di circa il 10/11% e sono dati molto importanti perché ci fanno capire che nonostante il prezzo di acquisto sia maggiore rispetto ad altri prodotti i cittadini anche in difficoltà economica continuano a scegliere questi prodotti, perché nel prodotto biologico vedono più sicurezza, più certezza, più sostenibilità e decidono di premiare questo tipo di coltivazione, di produzione e credo che sia un dato da tenere d’occhio con la consapevolezza di rendere nel prossimo futuro il prodotto biologico sempre più accessibile. Il cibo deve essere un diritto di tutti. Su questo c’è un grande lavoro ancora da fare perché ad oggi il prodotto biologico costa di più perché dietro c’è un tipo di lavorazione maggiore, è richiesta maggiore manodopera, sono molto più cari i prodotti che vengono utilizzati per la produzione in campo, questo costo poi si riversa sul prodotto finale. Bisogna investire sempre più nella ricerca, in modo tale che ci siano sempre più prodotti accessibili da parte degli imprenditori agricoli e quindi costino meno all’imprenditore poi di conseguenza costino meno anche al consumatore finale.