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Tag: natura

Specie aliene o invasive nelle Marche: a chi o cosa dobbiamo prestare attenzione?

Liberare le tartarughine comprate alla fiera (dove ancora è possibile acquistarle) è un gesto “naturale” o rischia di mettere a repentaglio l’ecosistema locale? Il granchio blu da dove arriva? E’ una specie “aliena”? E perché dobbiamo occuparci del gambero rosso della Louisiana o del lupo, rivolgendoci a personale esperto? Sono queste alcune delle domande che abbiamo posto alla dottoressa Noemi Pollonara, educatrice ambientale alla riserva naturale Ripa Bianca di Jesi, reduce da un recente incontro a Marina di Montemarciano che si è tenuto lo scorso 17 gennaio in collaborazione con WWF e Regione Marche, per parlare appunto di specie esotiche invasive nelle Marche. Ecco l’audio integrale dell’intervista insieme a un estratto testuale.

Che cosa si intende per specie invasive? Di che cosa parliamo?
Parliamo di specie esotiche o anche specie aliene che sono tutte quelle specie che sono state spostate diciamo dal loro areale di origine e portate in Italia, nel caso nostro, dall’uomo. Quindi c’è sempre un’azione dell’uomo alla base, volontariamente o accidentalmente. Tra queste specie esotiche o aliene, quindi che sono originarie di un altro posto, vi rientrano anche alcune che per noi sono molto familiari, come per esempio il pomodoro, le patate, che sono americane. Però ce ne sono alcune che quando arrivano in Italia poi diventano invasive: significa che creano dei problemi alla biodiversità autoctona, quindi alle specie sia animali che vegetali che già erano presenti nel nostro territorio, agli ecosistemi, e possono anche creare dei problemi alla salute umana, quindi magari trasmetterci delle malattie, e alla fine poi tirando le somme comunque creano anche un danno economico abbastanza rilevante. 

Ed è un grande problema…
È importante che le persone conoscano questo problema perché in realtà molte persone nemmeno nemmeno lo sanno, perché a volte con dei semplici comportamenti noi possiamo evitare magari la diffusione di alcune specie, ecco, oppure l’introduzione di specie nuove.

Parliamo quindi di importazioni degli animali legate alla vendita, al commercio?
Alcuni animali sono stati portati volontariamente per il mercato alimentare, come il gambero rosso della Louisiana, che è un gambero d’acqua dolce e viene dall’America, è stato portato per essere allevato e poi per essere mangiato banalmente. Un altro esempio sono le nutrie, portate in Italia per essere allevate e per fare la pelliccia, quella che si chiamava di castorino. E poi ci sono tante altre specie che invece sono state portate accidentalmente, cioè sono state portate senza accorgersi sostanzialmente. Degli esempi sono il punteruolo rosso, di cui si parlava tanto magari qualche anno fa, che è quell’insettino rosso parassita delle palme arrivato proprio con il commercio delle palme; un altro esempio è la zanzara tigre che è arrivata in questo modo involontariamente, facendo le uova e le larve nell’acqua trasportando dell’acqua stagnante. Oppure il granchio blu, un granchio di mare che ormai è abbastanza famoso, arrivato involontariamente dall’America, cioè le uova e le larve sono state trasportate con le acque di zavorra delle navi. 

Noemi Pollonara
Noemi Pollonara

E le piante? Anche quelle sono arrivate involontariamente?
Vale lo stesso discorso. Alcune piante sono arrivate involontariamente, perché magari i semi contaminavano la lana delle pecore, quindi commerciando la lana non era perfettamente pulita, alcune piante sono arrivate e sono diventate invasive, tipo il senecione sudafricano che è una margheritina contaminante e può creare dei problemi quando diventa invasiva per esempio nei pascoli perché è tossica. 

C’è un rischio per l’uomo?
Potrebbe esserci un rischio per l’uomo, diciamo che comunque queste specie creano dei danni nei vari servizi ecosistemici, quindi comunque alla fine l’uomo ne riceve un danno indiretto. Il rischio diretto di infezione da animale all’uomo è molto basso, non è quello diciamo il problema principale, non è una minaccia diretta all’uomo, si parla di altri tipi di danni insomma. 

Perché diventano invasive queste specie?
Hanno un vantaggio nell’ambiente in cui arrivano e sulle specie autoctone, riescono a diffondersi e a riprodursi velocemente e ad occupare il territorio.

Che soluzioni?
L’Unione Europea ha stabilito appunto attraverso questi regolamenti una lista delle specie più pericolose, di cui ha vietato il commercio, l’allevamento, la liberazione. Queste leggi poi sono state recepite dall’Italia che le ha applicate. Per esempio a ripabianca abbiamo fatto l’anno scorso, nel 2024, un monitoraggio e delle attività di controllo di principalmente due specie che sono presenti qua nella riserva, che sono la testuggine palustre dalle orecchie rosse e il gambero rosso della Louisiana. Abbiamo fatto proprio delle attività di cattura, perché sono delle specie appunto che troviamo ovunque e che minacciano la fauna, soprattutto in questo caso la fauna autoctona.

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Alluvione, difesa del territorio, gestione dell’ambiente: tre incontri a Senigallia

Sono almeno tre gli incontri sulle tematiche ambientali che si terranno in questi giorni a Senigallia. Incontri in cui non si parlerà solo dell’alluvione che ha messo in ginocchio un intero territorio vallivo ma anche della gestione delle sue risorse – certamente il fiume su tutti ma non solo – e della loro valorizzazione.

Mercoledì 30 novembre, alle ore 19:30 presso la sede di via Nazario Sauro 18, prenderà il via un’iniziativa promossa dall’organizzazione di volontariato “Brigate Volontarie per l’Emergenza Marche” e dall’associazione “Factory Zero Zero”, in collaborazione con “Reseda Onlus” e “Riforestiamo Marche”. Sarà la presentazione del nuovo progetto “Riforestiamo Senigallia”, un’occasione molto utile per riflettere sui continui cambiamenti climatici che stanno riguardando la nostra contemporaneità. Sarà anche di fatto la prima “puntata” di un corso sulla cura del territorio e del patrimonio ecologico attraverso la spiegazione di varie pratiche di riforestazione. In totale le lezioni saranno 8, una volta alla settimana. L’iscrizione è totalmente gratuita. «L’obiettivo è – spiegano gli organizzatori – chiaramente quello di creare un progetto di comunità partecipato, così da sensibilizzare e formare chiunque fosse interessato». Per iscriversi basterà presentarsi in sede, oppure mandare un messaggio ai seguenti numeri: 353 418 3476 / 334 326 8591. 

Duplice iniziativa per giovedì 1° dicembre: a partire dalle ore 16, all’auditorium san Rocco in piazza Garibaldi, si terrà una conferenza nell’ambito della Settimana della terra (decima edizione) sui pericoli geologici nella media e bassa valle del fiume Misa e la pianificazione territoriale. Tra gli ospiti e relatori anche il sindaco di Senigallia, Massimo Olivetti, l’assessore regionale alla difesa del suolo e alla pianificazione urbanistica e territoriale, Stefano Aguzzi, e l’assessore all’ambiente del Comune di Serra de’ Conti, Pieramelio Baldelli. La prima parte si concentrerà sui pericoli che riguardano il territorio senigalliese, dall’alluvione alla siccità passando per i piani di adattamento delle città rivierasche ai cambiamenti climatici fino alla riduzione del rischio idrogeologico nella vallata Misa Nevola, alla sismicità dell’area e dei centri storici per toccare anche la sequenza di terremoti che ancora oggi stanno causando preoccupazione tra le persone.
La seconda parte si concentrerà invece sulle risorse naturali e sulla loro valorizzazione attraverso due proposte: il parco fluviale e l’oasi di san Gaudenzio.

Sempre di ambiente ma dal punto di vista amministrativo e gestionale parlerà il primo di una serie di incontri promossi dall’amministrazione comunale, in particolare dall’assessorato all’ambiente. Tra i temi, spiega la referente di settore per la giunta Elena Campagnolo, la gestione degli alberi nelle città, il progetto dune per quanto riguarda la spiaggia e la tutela del litorale, il ciclo dei rifiuti, l’uso e la corretta gestione dell’acqua e delle risorse idriche per non soccombere di fronte a situazioni di siccità sempre più frequenti, api e apicoltura. L’iniziativa si terrà come accennato sempre giovedì 1° dicembre, ma alle ore 18, alla rotonda a mare di Senigallia (ingresso libero): interverranno Alberto Minelli (ricercatore nel campo della progettazione del verde all’università di Bologna – dipartimento di scienze e tecnologie agro alimentari) e Valeria Vignoli dell’ufficio verde del Comune di Senigallia per parlare della gestione delle alberature tra scienza, ricerca e sostenibilità.

Passerà per Arcevia la nuova ciclovia dei parchi e dei castelli finanziata dalla Regione Marche

Mobilità green e sostenibile grazie ai nuovi percorsi ciclabili nella natura e tra i comuni dell'alta valle del Misa
Mobilità green e sostenibile grazie ai nuovi percorsi ciclabili nella natura e tra i comuni dell’alta valle del Misa

ARCEVIA – Aumentano le risorse che la Regione messe a disposizione della “ciclovia dei parchi e dei castelli”. Dopo l’iniziativa di aprile scorso, con cui erano stati stanziati oltre 45 mila euro, ecco arrivarne per il progetto di mobilità sostenibile altri 127 mila, per un totale che supera i 172 mila euro. Soldi che interesseranno un territorio esteso tra l’alta valle del Misa e l’alta vallesina.

La ciclovia dei parchi e dei castelli è infatti un progetto che mira a unire i comuni di Arcevia, Sassoferrato, Genga, Cerreto d’Esi e Serra San Quirico, in modo da fare un simbolico giro del parco regionale Gola della Rossa e di Frasassi che possa poi ricollegarsi con la Vallesina e con la sua rete di ciclabili.

Una bella novità per gli amanti delle due ruote che potranno quindi cimentarsi in una serie di percorsi nuovi o già esistenti ma riqualificati. Tra i primi, c’è appunto quello che tocca la perla dei monti con i suoi dieci castelli: sarà inserita all’interno del più vasto comparto denominato “Distretto cicloturistico della Vallesina”, senza contare inoltre i collegamenti con l’area di Senigallia (e quindi la ciclovia Adriatica) e con la ciclovia del Cesano, anch’essa recentemente finanziata da palazzo Raffaello con circa 240 degli 800 mila euro previsti.

Quest’ultima, di cui sono partiti i lavori di realizzazione, si snoderà dalla costa ai monti passando tra i comuni di Mondolfo, Trecastelli, Corinaldo (che sta lavorando anche a un “Archeo-percorso” da poter effettuare in bicicletta, a piedi o a cavallo, tra storia, cultura e natura), San Lorenzo in Campo, Pergola e Serra Sant’Abbondio, rendendo comodo e piacevole fare il giro dei comuni. Una strategia per attrarre cicloturisti, una fetta di quei visitatori e turisti che cercano esperienze e chiedono infrastrutture nei sempre più ricercati territori marchigiani.

Lupi ‘in città’, la parola all’esperto

Altra segnalazione di lupi nei pressi delle frazioni di Senigallia. In
zona Grottino, a pochi chilometri dal comune di Morro d’Alba, dove decine di pecore sarebbero state uccise secondo l’imprenditore dai lupi. Non è il primo caso nel senigalliese: a giugno scorso nella zona poco più a sud verso Morro d’Alba, un altro allevamento era stato attaccato pur in presenza del pastore.

L’ultimo allevamento finito nel mirino degli animali selvatici tra giovedì e sabato scorsi è posizionato in via del Grottino: il titolare ha segnalato ai carabinieri forestali l’uccisione di diversi ovini nel terreno adiacente la sua
abitazione, lungo la provinciale Sirolo-Senigallia. Dei lupi però non è stata registrata la presenza, non più almeno. La precedente comunicazione sui lupi in zona risale a giugno scorso: riguarda un allevamento nel comune di Morro d’Alba in via del Mare, la strada provinciale che porta proprio al Grottino di Senigallia.

Su Radio Duomo è intervenuto il giornalista ambientale Lorenzo Brenna con cui abbiamo approfondito l’argomento. “L’attacco dei lupi, per quanto non ci siano prove che lo dimostrino, è possibile in quanto la specie è presente e si sta espandendo. Quello che bisogna chiarire quando si parla
di questi animali è che il lupo non è mai stato introdotto in Italia e dunque si sta semplicemente espandendo. La specie è in crescita naturalmente grazie a una serie di cause quali le misure di tutela nazionale e internazionale, lo spopolamento delle aree montane e pedemontane che hanno consentito all’animale di riappropriarsi di alcuni spazi che erano stati persi in passato e al conseguente aumento delle prede selvatiche come caprioli, cinghiali e cervi. Il lupo è un animale molto adattabile in grado di vivere in diversi tipi di ambienti, non disdegna neanche avvicinarsi a centri abitati, tuttavia l’allarmismo non è giustificabile perché non ci sono casi di attacchi all’uomo da da più di un secolo.
Naturalmente il conflitto con gli allevatori di bestiame è reale ed è un problema da non sottovalutare assolutamente: giusto tutelare gli
interessi degli allevatori che però a loro volta hanno la responsabilità
di proteggere il bestiame secondo i dettami previsti.
Siamo stati disabituati a convivere con i predatori perché erano praticamente estinti a causa della caccia indiscriminata effettuata in questi anni, ma tuttavia in questi ambienti ci sono sempre stati e i nostri avi erano abituati a conviverci.
Esistono misure che permettono di ridurre drasticamente i danni e le predazioni come l’utilizzo di recensioni, cani da guardiania, dunque è auspicabile imparare nuovamente a convivere con questo. La presenza dei lupi è un buon segnale poiché si tratta di un predatore al vertice della catena alimentare portando effetti benefici a cascata su tutte le varie fasi dell’ecosistema regolando le popolazioni di erbivori aiutando indirettamente la vegetazione e le altre specie animali. Concludendo il lupo è un animale assolutamente affascinante che al di là del suo valore ntrinseco ecosistemico ha il diretto a tornare a abitare dove è stato cacciato via con la forza”.

a cura di Antonio Marco Vitale

Libri da leggere: ‘Abita la terra e vivi con fede’

«Abita la terra e vivi con fede». Il versetto del salmo 37 che dà il titolo a questo libro racchiude un progetto di vita per ogni cristiano: il proposito di uno sviluppo umano integrale per migliorare il mondo che Dio ci ha affidato. Viviamo in un’epoca segnata dal disorientamento, dai timori suscitati dall’incertezza economica e lavorativa, dalla preoccupazione per le catastrofi ecologiche. Massimo Camisasca però in questo testo ci invita a leggere questo tempo come l’occasione per un nuovo slancio umanistico che impegni in primo luogo i credenti, ovvero coloro che sono capaci di sperare, e quindi di operare. Nelle sue riflessioni, il vescovo affronta le sfide più impegnative che toccano i singoli e le comunità: l’esperienza della fragilità e della malattia; le difficoltà dell’educare; la disumanizzazione del lavoro, asservito al profitto e al consumo; la povertà della proposta politica; l’accoglienza e l’integrazione dei migranti; il rapporto dell’uomo con l’ambiente. E mostra come soltanto aprendo il cuore alla trascendenza, a Dio che è Padre di tutti, è possibile costruire una città per l’uomo.

Libreria ‘Mastai’ – Senigallia

La pista ciclabile che aspettavamo

Gli Amici della foce accolgono con piacere la notizia della realizzazione di una pista ciclabile lungo la costa adriatica con annesso ponte sul fiume Cesano.Una importante occasione offerta dalla Comunità Europea, dalla Regione Marche e dalle Amministrazioni locali. Ovviamente le decisioni deliberative compiute dagli amministratori degli Enti locali richiedono, oltre alle indicazioni tecniche di massima prodotti a tavolino, un serio confronto con i residenti sul territorio, per esaminare la concreta realizzazione del tracciato ed evitaredisagio e controversie. Un fatto politico e amministrativo cioè,anche se è sempre più raro di questi tempi, non a caso sorgono comitati contro…come funghi.

“Questo progetto ci riempie di gioia,” ha dichiarato il presidente dell’Associazione Marco Giardini, “anche perché il sottoscritto presentò un’interrogazione in sede di Consiglio provinciale, oltre dieci anni fa, proprio per unire la costa di Ancona nord a quella di Pesaro sud (Marina di Montemarciano con Torrette di Fano), a seguito della quale venne eseguito anche un sopralluogo (settembre 2008) presso la foce del Cesano, con la partecipazione di alcuni assessori e tecnici del Comune di Senigallia, di Mondolfo e della Provincia di Ancona, proprio per valutare la fattibilità e la realizzazione  di un eventuale ponte ad hoc”. Sicuramente un’idea molto meno ambiziosa, che si limitava alla realizzazione di un ponte per dare continuità a strade, stradine e piste ciclabili già esistenti.

Ma il motivo di questa nota non riguarda chi sia stato il primo a pensare il progetto, piuttosto lanecessità di arricchire ulteriormente la ciclabile,man mano che procede, spesso a costo zero,soprattutto dal punto di vista naturalistico, ambientale e paesaggistico.

Presso la foce del Cesano, ad esempio, c’è un habitat naturale di fauna e flora ideale per una sosta alla scoperta di alcune specie vegetazionali spontanee marine. Questo luogo, che si estende dalla stradina verso il mare fin quasi alla battigia per tutto il tratto che va dalle Piramidi alla foce, necessita riguardo, conservazione e valorizzazione, come proposero gli Amici della foce oltre vent’anni fa, chiamandolo “orto botanico”. Una proposta che ha affascinato e interessato decine di alunni: ogni anno a fine primavera da oltre vent’anni, gli Amici della Foce accompagnano in questi luoghi, in quel giardino, la terza e la quarta classe della Scuola primaria di Cesano, nonché alcune scolaresche provenienti anche da Comuni lontani. Tra le principali specie vegetazionali spontanee marine, presenti in quel lembo di terra e ghiaia, si ricordano: Papavero delle spiagge (Glauciumflavum), Costolina annuale (Hypochoerisachyrophorus), Medica dei litorali (Medicagolitoralis), Cardogna (Scolymushispanicus), Tribolo (Tribulusterrestris), Verbasco sinuoso (Verbascumsinuatum) e tante altre ancora, che sarebbe troppo lungo elencare in questa sede.  

Marco Giardini

Le ‘Bandiere verdi’ sventolano sulle Marche

Il logo delle bandiere per le spiagge a misura di bambini

Sono dodici le spiagge marchigiane insignite della Bandiera Verde 2020, una in più rispetto allo scorso anno. La regione si piazza al quarto posto nella classifica nazionale, con ben 12 bandiere, preceduta da Calabria (prima con 18 spiagge), Sicilia e Sardegna (seconde a pari merito con 16 vessilli) e Puglia (terza con 13 bandiere).

Il riconoscimento della Bandiera Verde, ideato dal pediatra Italo Farnetani, viene conferito alle spiagge a misura di bambino. Ogni anno infatti, i comuni italiani e spagnoli (quest’anno anche quelli romeni), vengono selezionati in base a un’indagine condotta tra un ampio numero di pediatri.

Acqua limpida e bassa vicino alla riva, attrezzature di salvataggio, giochi e sabbia per costruire castelli e torri, spazi adatto per cambiare il pannolino o allattare e la vicinanza a locali di ristorazione; sono queste le principali caratteristiche in base alle quali vengono selezionate, e premiate, le spiagge italiane.

La presentazione delle 144 Bandiere Verdi assegnate nel 2020 è avvenuta nei giorni scorsi ad Alba Adriatica dove, il 27 giugno, si terrà anche la cerimonia ufficiale di consegna dei vessilli.

New entry per le Marche la spiaggia di Cupra Marittima (Ascoli Piceno). Si confermano poi Numana Alta-Bassa Marcelli Nord (Ancona), Senigallia (Ancona) Sirolo (Ancona), Grottammare (Ascoli Piceno), San Benedetto del Tronto (Ascoli), Porto San Giorgio (Fermo), Civitanova Marche (Macerata), Porto Recanati (Macerata), Fano-Nord-Sassonia-Torrette/Marotta (Pesaro-Urbino), Gabicce Mare (Pesaro-Urbino) e Pesaro (Pesaro-Urbino).

Grande soddisfazione per l’assessore regionale al turismo Moreno Pieroni. «Credo sia un ulteriore bel messaggio per il nostro turismo perché al di là del riconoscimento che qualifica e arricchisce le Marche, che già vantano una grande quantità di Bandiere Blu e Arancioni, si dimostra l’attenzione per i più piccoli e per le loro famiglie. Una notizia che continua a far riconoscere le Marche come una regione attrattiva per i nuclei familiari e proprio su questo dobbiamo puntare, differenziandoci dalle altre offerte perché tutto va poi a beneficio degli operatori del settore. In termini di turismo, dal 24 agosto del 2016, ci siamo dovuti tutti, dalla costa all’entroterra, rimboccare le maniche; credo che oggi ci sia stata una grande ripresa grazie sia agli enti privati sia alla Regione. Su questa strada dobbiamo continuare a lavorare e investire».