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Tag: Pio IX

Una ricca collezione di medaglie dedicate a Pio IX donate dalla Fondazione Carisj a Palazzo Mastai

La Casa Museo – Palazzo Mastai di Senigallia arricchisce le sue proposte espositive grazie ad una consistente raccolta di medaglie pontificie coniate durante il lungo pontificato di Papa Pio IX: si tratta di un’importante donazione da parte della Fondazione Carisj alla Diocesi di Senigallia, circa 1200 medaglie e monete legate al papa senigalliese che ora è in deposito in una sala della casa museo. Durante il suo lungo pontificato, quasi 32 anni, il più duraturo della storia dei papi, sono innumerevoli le medaglie e l’oggettistica prodotta. Argento e bronzo dorato, questi i materiali principali della collezione costituita da medaglie celebrative; la raccolta è stata realizzata dall’appassionato Franco Pieroni (deceduto qualche anno fa) nell’arco di tutta la sua vita, assieme a busti e dipinti del pontefice di Senigallia.

Nella conferenza stampa di presentazione della raccolta ilpresidente della Fondazione Carisj Paolo Morosetti ha confermata la vicinanza sociale e culturale dell’ente verso la realtà senigalliese, come già dimostrato anche nel post alluvione 2022. Ha affermato che si è trattato non di un favore ma, di fatto, di «un‘operazione salvataggio della collezione Pieroni che rischiava di essere dispersa in mille rivoli, di finire sulle bancarelle dei mercatini dell’antiquariato».

Soddisfatto il vescovo di Senigallia, Franco Manenti, che ha parlato di una «preziosa rete tra enti e istituzioni diverse, con finalità diverse, ma che camminano insieme. Realtà che vogliono creare le condizioni perché le comunità e i territori possano beneficiare dei notevoli beni, che ora possono essere apprezzati perché messi a disposizione delle persone. Un gesto da imitare e incoraggiare».

«Le Medaglie hanno un importante valore storico e culturale – ha detto in questa occasione il direttore di Palazzo Mastai don Alfredo Pasquali perché non sono semplici oggetti da collezionare, ma importanti documenti visivi, considerato che offrono informazioni dirette su eventi, personaggi e la cultura dell’epoca in cui sono state coniate. Possiamo dire che le Medaglie come anche le monete affidateci in deposito, come le altre della nostra collezione, sono storia impressa sul metallo e da tenere in conto perché sono documenti durevoli che trasmettono la sollecitudine del Papa nel campo spirituale e in quello del vivere quotidiano. Nel loro insieme costituiscono il più valido monumento alla memoria di Papa Mastai».

«Franco Pieroni ha dedicato una vita intera alla figura di Pio IX – ha ricordato Matteo Mancini, vicepresidente e consigliere della Fondazione –. Questo progetto era nei programmi da anni, ma non è stato semplice: Pieroni faceva fatica a separarsi da una collezione così preziosa. Ora, dopo la sua scomparsa questo patrimonio viene tutelato, valorizzato e reso fruibile. Le medaglie non sono solo oggetti, ma raccontano la storia e aggiungono valore alla comunità, arricchendo profondamente il territorio».

Oggi è visibile al pubblico una selezione che permette in questa prima fase di apprezzare un po’ tutto il ricco patrimonio prodotto durante l’arco temporale di oltre 30 anni di pontificato. In una seconda e successiva fase verranno poi esposte altre selezioni in base a periodi e temi specifici, sempre a palazzo Mastai (orario estivo: 9-14 dal lunedì al giovedì e 15-20 il venerdì e il sabato, chiuso la domenica. Info: www.papapionono.it).

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Santi, beati, venerabili: l’esperienza di fede nella diocesi di Senigallia

Santi, beati, venerabili, servi di Dio. A quali modelli si può ispirare la propria vita, quali esperienze possiamo fare nostre? E quali testimonianze offre la diocesi di Senigallia, intesa come territorio caratterizzato da un profondo credo religioso? Di questo si è parlato durante la puntata di “Santi della porta accanto” trasmessa da Radio Vaticana il 23 febbraio 2025 e dedicata proprio alla Diocesi di Senigallia. Ne riportiamo l’audio andato in onda anche su Radio Duomo Senigallia nei giorni scorsi e ascoltabile grazie al lettore multimediale integrato, accompagnato da un breve testo.

La più conosciuta, probabilmente, è santa Maria Goretti, nata a Corinaldo il 16 ottobre 1890, morta a Nettuno il 6 luglio 1902. La racconta in radio don Aldo Piergiovanni, vicario generale della Diocesi senigalliese. «Tutti conosciamo la realtà della purezza e anche del suo opporsi al male, ma forse un po’ meno conosciamo il messaggio più profondo, che è quello del perdono. Santa Maria Goretti ha perdonato il suo assassino. C’è questo episodio bellissimo del 1928, dove la mamma Assunta accoglie Alessandro Serenelli, dicendogli: “Ti ha perdonata Maria, ti ha perdonato Dio, ti perdono anch’io” e sono andati insieme alla messa la notte di Natale. È un messaggio forte di perdono». 

Sempre don Aldo Piergiovanni ha elencato a Radio Vaticana e a Radio Duomo le altre testimonianze di fede tra cui quella di «beato Pio IX, con il suo lungo pontificato durato 31 anni, 7 mesi e 23 giorni, il papa dell’Immacolata e della costituzione di diocesi in tutto il mondo. Poi abbiamo la beata Maria Crocifissa Satellico, nata a Venezia nel 1706, ma morta a Ostra Vetere, nella nostra diocesi. Monaca, clarissa, badessa, con fenomeni mistici in realtà anche molto simpatici e molto belli. Poi abbiamo il venerabile Enrico Medi, professore laico, padre di famiglia. Poi abbiamo la serva di Dio, Maria Giuseppina Benvenuti, una schiava venuta dall’Africa e diventata badessa in un nostro monastero. Abbiamo anche il venerabile padre Alfredo Berta Morganti, dell’ordine dei frati minori, nato e morto nella nostra diocesi, e che riposa dal 2007 nel santuario di santa Maria Apparve a Ostra. Abbiamo anche il beato Gherardo, parroco a Serra de’ Conti, patrono di questa bella comunità. E anche altri due beati, il beato Benvenuto da Felice e Simone da Ripalta, che sono due discepoli di san Silvestro abate e dei monaci benedettini silvestrini di Fabriano».

Nell’audio disponibile cliccando il tasto “play” o “riproduci” del lettore multimediale si possono ripercorrere la storia ma soprattutto il percorso di fede di suor Maria Giuseppina, che da schiava sudanese è divenuta badessa a Serra de’ Conti, la cui vita ci viene raccontata da Morena Torreggiani; e quella di Enrico Medi, nelle parole di don Davide Barazzoni, vice postulatore della causa di beatificazione dell’uomo, vissuto in gioventù a Belvedere Ostrense che divenne professore, scienziato, politico ma che mantenne in tutte le sue attività un fortissimo legame segnato dalla fede.

Enrico Medi, il bene comune, l’intelligenza artificiale – INTERVISTA di Radio Duomo al vicepostulatore della causa di beatificazione don Davide Barazzoni

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Ultimi giorni a Senigallia per la mostra sugli orologi da tavolo e da torre legati a papa Pio IX

Continua ancora per pochi giorni la mostraIl tempo dei Papi. Antichi orologi della collezione di palazzo Mastai e l’orologio di Pio IX dal Torrino del Quirinale”. L’esposizione, inaugurata lo scorso giugno a palazzo Mastai, casa museo Pio IX, rimarrà aperta fino al prossimo 6 gennaio 2025 e si lega al ritorno di quattro preziosi orologi antichi appartenuti a papa Pio IX nel periodo del suo lungo pontificato. Ne parliamo con l’operatrice museale Lorenza Zampa, già intervistata in occasione dell’apertura della mostra. L’audio servizio sarà disponibile grazie al lettore multimediale in questo articolo ma sarà in onda su Radio Duomo Senigallia (95.2 FM) lunedì 30 e martedì 31 dicembre alle ore 13:10 e alle ore 20, mentre domenica 5 gennaio a partire dalle ore 16:50.

Com’è andata in questi sei mesi? È tempo di bilanci…
Posso esprimere a nome di tutta la diocesi la piena soddisfazione per il risultato e per il successo che questa piccola mostra ha riscontrato, sia tra i senigalliesi che tra i turisti. La mostra già di per sé ha costituito l’evento, nel senso che è stata veramente di richiamo anche per chi già conosceva il museo. Abbiamo visto che c’è un grande interesse per la materia, con persone da ogni parte d’Italia. Già la serata inaugurale è stata molto partecipata, quindi abbiamo iniziato veramente nel migliore dei modi e in questi mesi le presenze qui al museo sono continuamente aumentate.

C’è un profilo del turista “medio” venuto qui a palazzo Mastai?
A parte i tanti turisti d’estate, abbiamo avuto anche visitatori argentini o irlandesi nel periodo settembre-ottobre, tanti appassionati di orologeria, recentemente abbiamo ospitato alcune associazioni del territorio, oltre a istituti scolastici che sono quelli che hanno dimostrato maggiore interesse per questa nostra iniziativa culturale così prolungata nel tempo. Poi l’Archeoclub di Senigallia, l’associazione Andos, tante realtà con cui abbiamo fatto visite guidate molto interessanti e approfondimenti. Abbiamo visto che anche tra i giovani c’è stato un grande interesse, anche i bambini, le famiglie, quindi è stata veramente una grande partecipazione. 

Che cosa possiamo vedere in mostra? 
Il percorso della mostra è abbastanza articolato perché appena si entra e si accede alle due rampe di scale che permettono di arrivare al piano nobile si vedono subito degli esempi di meccanismi di orologi da torre, quindi si viene introdotti un po’ alla volta in questo percorso e c’è addirittura un orologio a foliot che è uno dei meccanismi più elementari in uso dal Medioevo. Ad arricchire ulteriormente il percorso di visita nel museo e all’interno della mostra c’è il pezzo forte che troneggia al centro del salone d’onore, è il meccanismo dell’orologio del torrino del palazzo del Quirinale che all’epoca di Pio IX era la residenza ufficiale dei papi. Si tratta di un orologio a pendolo abbastanza monumentale con un sistema di ruote dentate, pesi, contrappesi, quindi è interessante anche per chi se ne intende di meccanica poter visionare questo meccanismo che fu voluto da Pio IX nel 1858 e rimase in uso fino al 1961. E poi, attorno a questo meccanismo, ci sono quattro pregevoli esempi di orologi da tavolo o parigine, orologi realizzati in vari materiali, ottone dorato, bronzo dorato, legno intagliato, sono tutti orologi che Pio IX ha collezionato nel corso del suo lungo pontificato e sono anche orologi che testimoniano il suo raffinato ed eclettico gusto artistico.

Hanno ancora un valore?
Indubbiamente sì, tutto ciò che è legato a papa Pio IX ha valore. Questi sono tutti orologi tornati recentemente da un restauro molto consistente, ma comunque sono sempre stati qui a palazzo Mastai. Sappiamo che sono stati collezionati dal papa. Inoltre Pio IX ha attuato una rivoluzione importante tra le altre, quella di modificare la computazione del tempo, introducendo la misurazione delle ore che è in uso ancora oggi, l’ora cosiddetta astronomica o alla francese con il calcolo delle ore attuali, quindi la giornata suddivisa in 24 ore che si calcolano dalla mezzanotte alla mezzanotte. Prima di questo sistema vigeva il sistema all’italiana cosiddetto, che era più impreciso perché la giornata era suddivisa sempre in 24 ore, però il nuovo giorno cominciava un’ora dopo il tramonto. Tutto questo era chiaramente soggetto alla variazione delle stagioni, poteva andare bene in tempi in cui non c’era l’elettricità, ancora si era principalmente dediti alle attività agricole, però avviandosi invece nel XIX secolo, verso la modernizzazione.

Cosa bisogna fare per visitare l’esposizione a palazzo Mastai?
In generale è consigliata la prenotazione solo per i gruppi numerosi. I contatti sul sito della Diocesi e sulle pagine social. L’ingresso è gratuito. Gli orari e i giorni sono questi: dal lunedì al giovedì l’orario è 9-14. Il venerdì e il sabato invece l’orario è pomeridiano dalle 15 alle 20. Sabato 4, domenica 5 e lunedì 6 gennaio saranno garantite aperture straordinarie. In particolare sabato 4 gennaio il museo sarà aperto la mattina ore 9-12 e il pomeriggio 15-20. Domenica 5 e lunedì 6 gennaio la mattina 9-12 e il pomeriggio 16-19. Ulteriore novità: è disponibile una piccola pubblicazione che sarà disponibile sia qua a palazzo Mastai che in libreria. Una pubblicazione, un piccolo quaderno come ne erano usciti anche con l’esposizione “Omaggio a Perugino. Misericordiae Vultus”, contenente schede curate dalla restauratrice, la professoressa Raffaella Marotti dell’Università di Urbino che assieme ad una sua collaboratrice la professoressa Laura Valentini hanno curato le varie indagini diagnostiche e proprio il restauro di questi preziosissimi manufatti.

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Nella festa liturgica di Pio IX, parole per conoscere la sua azione pastorale

In occasione della sua festa liturgica, si propone la rilettura di parte di una relazione sulla pastoralità di Pio IX, del Prof. Danilo Veneruso  dell’Università di Genova.

 “ Con Pio IX, la teologia si lega indissolubilmente all’ecclesiologia. La Chiesa di Pio IX, proiettata dall’interno verso l’esterno, predilige i predicatori, i confessori, i missionari. Per questo la sua preferenza, anche come pontefice, va ai gesuiti, che incarnano la vocazione di cospicui  esponenti di una grande scuola teologica, di riformatori e di missionari. I gesuiti piacciono a Pio IX perché la teologia e la cultura da essi elaborata non si chiude nei chiostri ma si aprono, coinvolgendoli, anche al clero e al laicato….Nato e formato nello spartiacque di tormentose e tormentate lotte teologiche e politiche, egli considera come un grave pericolo, per la vita della Chiesa, la presenza di partiti teologici che ne possano incrinare l’unità. Troppo lo hanno allarmato nella sua giovinezza, le lotte tra giansenisti ed antigiansenisti, e più ancora il coinvolgimento di molti vescovi, di molti sacerdoti e di molti religiosi nelle lotte politiche del tempo. Perché ciò non si verifichi più, intende integrare tutti nell’unità religiosa da riconoscersi anche visibilmente nella concentrazione nella sede di Pietro di ogni potere relativo alla direzione universale della Chiesa. Non più la teologia soltanto, ma anche l’ecclesiologia deve assicurare e fondare l’ortodossia: questo è il senso primo della proclamazione dell’infallibilità pontificia… Che sia in questione l’intera tradizione del Concilio tridentino, egli è il primo ad esserne convinto, tanto è vero che la supera con la stessa indizione del Concilio Vaticano. Egli avverte che, in tempi così difficili, la distinzione tra materia di competenza del Concilio, costituente il patrimonio dogmatico, e materia di competenza del Papa, costituente l’ordinaria amministrazione ecclesiastica, è superata.  Perciò egli, con la proclamazione del dogma dell’infallibilità pontificia dona (scrive il Martina) alla Chiesa “una serena e feconda riaffermazione dei valori soprannaturali, pur nel rispetto della natura e della ragione umana (Ineffabilis Deu, Dei Filius); incitamento verso una pietà sostanziale antigiansenistica  (con una lunga paziente opera, che trascende largamente il Concilio Vaticano); accentuazione del ruolo del magistero nella teologia ( Tuas libenter); consolidamento della struttura e dell’autorità della Chiesa (Pastor Aeternus)…..In questo modo Pio IX, che aveva cominciato la sua vita episcopale come strenuo sostenitore del Concilio tridentino è in realtà uno dei formidabili suoi superatori”.

don Alfredo Pasquali

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San Paolino vi attende in Pinacoteca

Dall’estate 2021 con l’esposizione “Episcopus Senogalliensis – Ritratti restaurati dei Vescovi di Senigallia”, allestita all’interno della Sala del Trono, accanto ai due grandi stendardi processionali realizzati dalla mano e dalla bottega di Claudio Ridolfi, è un dipinto di San Paolino, il Patrono di Senigallia che la città festeggia il 4 maggio, ad accogliere i visitatori della Pinacoteca Diocesana d’Arte Sacra.

San Paolino da Nola, olio su tela, secolo XVIII (1740 – 1760), Pinacoteca Diocesana d’Arte Sacra

L’opera, recentemente restaurata, è stata dipinta da un artista locale, purtroppo a noi oggi ignoto, nel XVIII secolo ed è particolarmente interessante soprattutto quale documento della devozione cittadina del Santo nolano a cui, il 4 maggio 1271, il vescovo Filippo, appartenente all’Ordine mendicante degli Eremitani di Sant’Agostino, consacrò la nuova cattedrale di Senigallia.

L’olio su tela ci mostra il Santo, rappresentato a mezza figura, vestito con un piviale dorato, l’ampia veste liturgica di stoffa pregiata, chiuso all’altezza del petto da un fermaglio con gemme, detto pectorale. Il Santo è inoltre raffigurato con tutti gli oggetti simbolici del suo ruolo di vescovo: la mitra, il copricapo alto e rigido di forma pentagonale utilizzato durante le celebrazioni, il pastorale, o vincastro, il bastone dall’estremità ricurva e riccamente decorata usato dal vescovo nelle celebrazioni più solenni, la croce pettorale e l’anello vescovile o anello episcopale, indossato sopra i guanti della stessa tinta della cappa.
Il dipinto, che ci mostra la figura del San Paolino in una posa quasi innaturale data dalla torsione del capo in contrapposizione a quella del busto, termina in basso con un cartiglio in cui è riportata l’iscrizione “S.Pavlino/Vescovo di Nola./È/protetore di Sinigaglia.

Ma come mai la scelta di questo Santo come patrono della città?
Prima del Santo nolano, nato a Bordeaux, in Aquitania, nel 352 circa e morto nella cittadina campana il 22 giugno 431, il patrono di Senigallia e titolare dell’antica cattedrale della città era un altro Paolino, meno noto, San Paolino I vescovo.
Le ragioni di questa sostituzione, avvenuta nella seconda metà del XIII secolo per volontà dell’allora vescovo Filippo, posso essere molteplici.
Oltre a essere uno dei santi più venerati nel mondo cristiano per le coraggiose scelte di rinuncia fatte in vita – prima tra tutte la decisione, presa assieme alla moglie Terasia dopo la conversione avvenuta nel 389, di vendere tutti i suoi beni per dare il ricavato ai poveri e di ritirarsi presso la tomba di San Felice a Cimitile, vicino Nola, a condurre una vita in perpetua castità -, San Paolino era allora, come oggi, anche un esempio per ogni singolo cristiano pronto a intraprendere un cammino di perfezione.

Reliquiario di San Paolino da Nola, Lang Franz Rupert, argento sbalzato, cesellato e inciso, secolo XVIII (1741), Pinacoteca Diocesana d’Arte Sacra

All’interno della Pinacoteca diocesana, un’altra opera raffigurante il Patrono di Senigallia e che cattura immancabilmente l’attenzione dei visitatori è lo splendido busto reliquiario di San Paolino, posto nella teca accanto alla grande pala d’altare di Federico Barocci.
Il busto, in argento sbalzato e parzialmente dorato, realizzato tra il 1730 e il 1740 dall’argentiere tedesco Franz Rupert Lang, venne donato il 26 maggio 1857 alla cattedrale di Senigallia da Papa Pio IX, in occasione della visita compiuta alla sua città natale nel corso del viaggio intrapreso in quell’anno attraverso lo Stato Pontificio.
A quanto pare il soggetto originario rappresentato da Franz Rupert Lang era in realtà un Sant’Agostino ma, un secolo dopo, Giovanni Maria Mastai-Ferretti lo fece modificare in un San Paolino prima di donarlo alla città di Senigallia.
L’opera venne inoltre posizionata sopra un basamento in legno di ebano intagliato contenente le reliquie del Santo, sul quale fu poi fissata una cartella d’argento, delineata nei suoi contorni da un tripudio di volute e conchiglie, con al centro inciso lo stemma di Papa Mastai-Ferretti.

Marco Pettinari

Palazzo Mastai: la casa museo Pio IX di Senigallia aperta per le feste di Natale 2021

Senigallia: veduta di palazzo Mastai - Casa Museo Pio IX
Senigallia: veduta di palazzo Mastai – Casa Museo Pio IX

Sarà aperto tutti i giorni feriali, dal lunedì al sabato, sino all’8 gennaio col consueto orario 9-12 e 16-18 Palazzo Mastai – Casa Museo Pio IX di Senigallia anche in questo periodo delle festività natalizie 2021. Ad ingresso gratuito si potrà visitare uno dei musei più antichi delle Marche, aperto al pubblico sin dal 1892.

Il piano nobile del palazzo si presenta nelle sue sale che ricordano la vita di una famiglia della nobiltà di provincia che diede alla Chiesa anche il noto pontefice Papa Pio IX, al secolo Giovanni Maria Mastai Ferretti. E, proprio dei Mastai Ferretti, un emblematico ritratto è ancora in queste settimane esposto nel salone delle feste. Il ritratto, datato 9 settembre 1741 e restaurato – sotto la direzione della Soprintendenza – dal Prof. Michele Papi di Urbino, rispecchia in pieno lo spirito di un secolo complesso come il XVIII, epoca che si “respira”, anche, visitando Palazzo Mastai, la grande Casa Museo.

Il Museo, così come la Pinacoteca diocesana senigalliese, aderisce all’Associazione Musei Ecclesiastici Italiani.
Info: www.diocesisenigallia.itwww.pionono.it – tel. 071.60649 – 071.7920709.

Ziegler abita in pinacoteca

Si trova a Senigallia l’unica opera italiana dell’artista Jules Claude Ziegler?

Per ammirare un’opera di Jules Claude Ziegler potete prendere un volo low cost da Bologna per Lione o un aereo dall’Aeroporto internazionale di Ancona per Parigi Charles de Gaulle oppure recarvi alla Pinacoteca Diocesana d’Arte Sacra di Senigallia, dove è conservata una meravigliosa Madonna col Bambino realizzata dal pittore francese nel 1841.

A Lione, presso il Museo di Belle Arti, il principale museo della città e uno dei più importanti della Francia dopo il Louvre, aperto nel 1801, è conservato l’olio su tela raffigurante Giuditta alle porte di Betulia, intitolato Judith, mentre proprio a Parigi troviamo il lavoro più prestigioso di Ziegler, ossia l’affresco della cupola della chiesa de La Madeleine, realizzato tra il 1835 e il 1838. Allievo di Jean Auguste Dominique Ingres, considerato uno dei maggiori esponenti della pittura neoclassica francese, Ziegler raggiunse una certa notorietà a seguito della propria partecipazione al Salon del 1831, l’esposizione periodica di pittura e scultura che si svolgeva al Louvre di Parigi, dove riscosse un notevole interesse, tanto che lo Stato francese gli commissionò la rappresentazione dell’Assunzione di Santa Maria Maddalena. L’artista però fece molto di più e partendo da “La disputa del Sacramento” di Raffaello Sanzio tracciò l’intera storia del Cristianesimo, inserendo tra i personaggi rappresentati nel dipinto anche lo stesso Raffaello, Michelangelo e Dante Alighieri.

Jules Claude Ziegler (1804-1856) oltre che pittore, ceramista e fotografo è stato direttore della Scuola delle Belle Arti di Digione e curatore del Museo delle Belle Arti, il principale museo di Digione, ospitato nell’ex-Palazzo dei Duchi di Borgogna, che espone oggi al suo interno importanti opere di Tiziano, Lorenzo Lotto, Veronese, Giovanni Battista Tiepolo, Édouard Manet e Claude Monet.

Madonna col Bambino di Jules Claude Ziegler, 1841, olio su tela, Pinacoteca Diocesana di Senigallia

In Francia possiamo trovare conservati i suoi lavori in buona parte del territorio nazionale, da Nantes a Bordeaux, dalla Reggia di Versailles al Palazzo del Lussemburgo all’interno delle collezioni del Senato, invece poche sembrano essere le opere di Ziegler in Italia. Verificando, regione per regione, la presenza di beni artistici a lui attribuiti attraverso il BeWeB, il portale web dei Beni Ecclesiastici che fa riferimento all’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della CEI, risulta che l’unico lavoro di Jules Claude Ziegler oggi in Italia sia il dipinto collocato presso la Pinacoteca Diocesana di Senigallia.

L’opera senigalliese ci mostra un momento di grande intimità tra la Vergine Maria e suo figlio, un’intimità marcata anche dal fatto che nessuno dei due protagonisti stia ponendo attenzione a chi osserva la scena. La Madonna, caratterizzata dal tradizionale manto blu che avvolge l’abito rosso e con l’aureola sopra il capo velato, abbraccia un Gesù Bambino, intento a giocare con il dolce e ovale volto della madre, dipinto dall’artista come un infante la cui divinità è rappresentata da una serie di raggi dorati che partono dai biondi capelli. Il tutto si svolge all’interno di un ambiente chiuso nel quale si apre una finestra su un paesaggio montuoso in cui, dietro un albero dal fusto lungo e sottile, si possono notare cinque torri in stile arabeggiante.

Prima di essere esposta all’interno dei locali della Pinacoteca Diocesana la Madonna col Bambino di Jules Claude Ziegler era collocata, assieme agli altri importanti e preziosi cimeli di Papa Pio IX, a Palazzo Mastai.  

Marco Pettinari