Anno scolastico agli sgoccioli e come da tradizione la S. Messa, alla Chiesa dei Cancelli, martedì 3 giugno dedicata ai e alle docenti delle scuole del territorio diocesano. Presieduta dal vescovo Franco e concelatrata da don Davide Barazzoni e don Stefano Basili, la celebrazione è stata l’occasione per salutarsi, dirsi grazie reciprocamente e condividere un po’ del proprio lavoro in classe, sempre più interpellato da urgenze educative che chiedono ascolto, impegno ed un di più di professionalità.
In diverse occasioni il vescovo Franco ha incoraggiato chi vive in prima persona la scuola: “Tra giovani e adulti occorre trovare una forma di rapporto giusto. Ed è un’urgenza che interessa anche la scuola; specificamente gli adulti della scuola, cioè gli insegnanti. Essi dovrebbero interrogarsi su quale sia il modo giusto per ristabilire un rapporto tra i due mondi e fare in modo che la condizione giovanile venga percepita come un’iniziazione alla vera condizione umana, cioè quella dell’adulto. Al di la della propria disciplina insegnata, il docente è un «adulto» ed in quanto tale ha la responsabilità d’essere il punto di traino per fare posto alla nuova generazione, schiudendo le porte del mondo ai giovani”.
Non si tratta di un pianeta a parte, continua Manenti: “Perché la condizione umana è una, tutti quelli che si occupano di educazione debbono lavorare per ricostituire un rapporto dialettico e positivo tra le generazioni, per ristabilire l’unità della condizione umana. Ma tocca agli adulti fare la prima mossa: offrire la possibilità che ogni nuova generazione porti al mondo la propria carica di novità e sostenerla in questo”.
Contro l’accorpamento in un’unica scuola dei due istituti comprensivi chiaravallesi, il “Rita Levi-Montalcini” e il “Maria Montessori”, si moltiplicano le voci di dissenso. Da un lato c’è l’amministrazione comunale di Chiaravalle che ha «appreso con stupore e disappunto la scelta della giunta regionale (ratificata con deliberazione n. 2052 del 30/12/2024)» di accorparli per «ottemperare alle direttive ministeriali sul dimensionamento scolastico e sui tagli alle autonomie». Dall’altro ci sono familiari, educatori e sostenitori dell’istituto IC Montessori e molti cittadini che hanno lanciato una petizione on line per chiedere lo stop al provvedimento da parte della Regione.
Secondo l’amministrazione comunale di Chiaravalle «anzitutto va rilevata l’estemporaneità di un provvedimento preso ad appena un giorno dalla fine del 2024 e dalla scadenza dei termini per le delibere sugli accorpamenti, peraltro in contraddizione rispetto a una precedente bozza del 23 dicembre in cui non si faceva menzione delle scuole di Chiaravalle. Nell’atto definitivo invece l’accorpamento di queste ultime va a sostituire quello degli istituti comprensivi di Piandimeleto e Macerata Feltria, che era stato deliberato in precedenza e che è stato così scongiurato in extremis. Non sfugge l’evidenza di qualche pressione e aggiustamento “last minute”. Tutto ciò è accaduto inoltre senza un chiarimento sulle ragioni di una scelta tanto drastica e delicata e senza alcun confronto né con il Comune di Chiaravalle né con gli istituti interessati. Comune e istituti che invece, negli ultimi anni e in particolare dal settembre 2023, hanno espresso e motivato la loro contrarietà all’ipotesi, più volte prospettata, di accorpamento sia nelle riunioni sul dimensionamento scolastico convocate dalla Provincia di Ancona sia con una serie di atti formali quali una delibera della giunta municipale, un ordine del giorno del consiglio comunale (approvato dalla sola maggioranza, con l’astensione dei gruppi di opposizione Insieme per Chiaravalle e Pronti per Chiaravalle) nonché varie delibere dei collegi dei docenti e dei consigli d’istituto sia del “Rita Levi-Montalcini” che del “Maria Montessori”».
“No” all’ipotesi di accorpamento ribadito dalla sindaca di Chiaravalle Cristina Amicucci anche in precedenti occasioni come il convegno “Lo sviluppo del pensiero montessoriano” dello scorso 21 novembre. Anche perché proprio il passaggio a ordinamento di legge, dopo la fase sperimentale, della scuola secondaria di primo grado a indirizzo montessoriano sembra andare di pari passo con l’esigenza di mantenere l’autonomia dell’istituto Montalcini. «È chiaro che la scelta della Regione dipende e discende da criteri meramente numerici ed economici, che finiscono per contraddire quanto affermato nella deliberazione del consiglio regionale n. 39/2022, in cui si sottolineava come “per accrescere la qualità didattica e la preparazione degli studenti, sia indispensabile che i docenti possano agire in classi di dimensioni più ridotte, dove il rapporto allievi/insegnante possa consentire un approccio il più personalizzato possibile, soprattutto in relazione a studenti con bisogni educativi speciali”: obiettivi che non sarà facile perseguire in unico istituto comprensivo con circa 1300 iscritti» concludono dal Comune chiavallese.
Dicevamo di una petizione on line. Sulla piattaforma Change.org è stata infatti lanciata questa richiesta alla giunta regionale e al presidente Acquaroli: «Come familiari, educatori e sostenitori dell’Istituto IC Montessori e cittadini, scriviamo chiedendo che venga urgentemente presa in considerazione l’opportunità di rettifica della delibera in oggetto, in merito alla decisione di accorpamento tra i due istituti comprensivi di Chiaravalle: nella programmazione della rete scolastica 2025/2026 sarebbe auspicabile infatti che si tenesse in considerazione il fatto che riunire sotto un unico istituto un totale di 1400 ragazzi a Chiaravalle peggiori la qualità del servizio, e soprattutto si perda l’identità di una scuola interamente montessoriana, unica in Italia, che costituisce motivo di vanto per il comune e l’intera regione.
Questo accorpamento fra l’IC Montessori e l’IC Levi Montalcini, al di là di quanto indicato nella delibera regionale, pur creando un istituto con il nome Montessori fa diventare la nostra scuola una scuola “mista”, con un collegio docenti in maggioranza senza abilitazione montessoriana, che facilmente perderà il suo “status” acquisito nel tempo e faticosamente mantenuto. Appare infatti poco incisivo richiamare nella delibera la necessità di salvaguardare l’identità montessoriana: per legge è il collegio docenti e non una delibera regionale a determinare l’offerta formativa di un istituto scolastico. Non è dunque tutelata in modo adeguato l’offerta formativa montessoriana, contrariamente a quanto indicato nella delibera. noltre la delibera, così come formulata, non chiarisce a quale direzione verrà affidato il nuovo maxi istituto.
Ricordiamo che una scuola pubblica interamente montessoriana (non sarebbe più così) costituisce un caso unico in Italia e ammirato da tutto il mondo vista la fama di Maria Montessori, nata a Chiaravalle, come una tra le più grandi pedagogiste del Novecento: l’istituto comprensivo Montessori Chiaravalle infatti ad oggi è l’unico istituto scolastico italiano con sole classi (dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria di primo grado) con docenti abilitati all’insegnamento montessoriano e con classi interamente montessoriane. Aggiungendo a questo il fatto che la legge 150 del 1 ottobre 2024 ha istituito a ordinamento la scuola secondaria ad indirizzo montessoriano che consente a tutti gli alunni di avere una didattica interamente montessoriana presso l’istituto comprensivo Montessori Chiaravalle dai 3 ai 13 anni, con tale accorpamento non sarà più così. Non a caso il comune di Chiaravalle è frequentemente meta di viaggi da parte di docenti e studenti provenienti da tutto il mondo, di cui il nostro istituto è, insieme alla Casa Museo di Maria Montessori, tra le principali tappe visitate.
In merito alla delibera, l’intervento normativo cade proprio all’intenro della finestra temporale dedicata alle iscrizioni per l’a.s.25/26: già plurime attività di orientamento sono state effettuate e in nessun modo era stato paventato l’accorpamento dei due istituti chiaravallesi. Prova ne sia la proposta di delibera regionale del 23/12 poi sconfessata in data 30/12 (non era previsto l’accorpamento fra Montessori e Levi Montalcini). Infine, si deduce che in nessun modo sono state tenute in considerazione tutte le motivazioni contrarie all’accorpamento delle due scuole ed indicate nelle delibere di collegio docenti e consiglio di istituto a Voi comunicate per tempo, sia dall’IC Montessori che dall’IC Levi Montalcini. Formalmente come genitori e familiari dei ragazzi frequentanti l’istituto chiediamo, con tale petizione, la modifica della delibera regionale che definisce l’accorpamento dei due istituti comprensivi del comune di Chiaravalle».
Buone notizie per la comunità scolastica senigalliese e in particolare per personale e alunni della Fagnani, in centro storico. Sono infatti terminati i lavori di miglioramento sismico ed adeguamento impiantistico della scuola, anche se con due anni circa di ritardo sulla tabella di marcia.
Dopo l’inaugurazione della scuola primaria di via Botticelli, zona Cesanella, l’amministrazione ha tagliato il nastro di un ulteriore istituto cittadino, proseguendo in quell’opera di recupero del patrimonio scolastico comunale su cui tanto si è impegnata prima con gli annunci e poi con gli interventi.
Nello specifico, l’intervento alla Fagnani ha avuto un costo complessivo di 4,73 milioni di euro. Di questi, rende noto proprio l’amministrazione Olivetti, ben 3,8 mln di euro erano finanziati dall’ufficio speciale ricostruzione delle Marche con due contributi, uno del 2020 e l’altro del 2023.
Inizialmente il cronoprogramma prevedeva la fine dei lavori per la primavera 2022. In seguito al fallimento della ditta aggiudicataria, il termine è poi slittato, cosa avvenuta in seguito anche per le ulteriori opere per 1,9 milioni di euro deliberate dalla giunta a maggio 2023.
Nel frattempo però si era provveduto a far spostare la sede delle associazioni combattentistiche che occupavano il piano terra della scuola: accadeva nel giugno 2022, di concerto con le realtà sociali senigalliesi. Gli spazi sono stati poi recuperati per destinarli ad aule didattiche.
Valorizzazione del centro storico, con le sue bellezze architettoniche e le sue mura urbiche, ma anche alta attenzione all’edilizia scolastica e all’intercettazione dei fondi extracomunali disponibili grazie ai bandi ministeriali ed europei. Queste le linee guida dell’amministrazione Fanesi a Ostra che abbiamo intervistato nell’ultima puntata di Venti minuti da Leone in onda lunedì 30 settembre e martedì 1° ottobre alle ore 13:10 e alle ore 20 su Radio Duomo Senigallia. Un’ulteriore replica sarà in onda domenica 6 ottobre alle 16:50, mentre sarà sempre disponibile l’audio dell’intervista in questo articolo con un estratto testuale.
Partiamo subito con la vicenda di palazzo Censi. Poco più di una settimana fa è implosa, quindi è crollata all’interno, non ci sono state macerie all’esterno dell’edificio, il tetto di una pertinenza di palazzo Censi, quindi non l’edificio principale. Chiaramente un tetto ammalorato per mancanza di manutenzione ordinaria. È un edificio di proprietà dell’azienda sanitaria: siamo assolutamente consapevoli che nelle priorità di intervento e di investimento dell’azienda certamente non c’è palazzo Censi di Ostra. È totalmente inutilizzato. Questi interventi tampone non risolvono il problema, spero sia possibile trovare un percorso condiviso per poterlo recuperare e riutilizzare.
Quali prospettive future? È talmente grande, è talmente bello che può essere, anzi a mio avviso, deve essere destinato ad usi diversi. Possono esserci spazi per la rappresentanza a piano terra, spazi destinati alle abitazioni nei piani superiori, ma può ospitare una struttura ricettiva. È stato fatto in passato uno studio per una ipotetica destinazione dell’edificio, ma su iniziativa dell’amministrazione di Ostra, non è stato condiviso con l’AST; l’intervento sarà dell’ordine economico almeno di una decina di milioni di euro.
Nel prossimo futuro toccherà alla nuova scuola media Menchetti… Assolutamente sì. Questa già è una buona notizia. La nostra comunità aspetta da circa 40 anni la nuova scuola media. Siamo veramente, profondamente, lieti di poter dire ai nostri cittadini che adesso sta diventando una realtà. Il cantiere è partito già da qualche giorno. Adesso stanno facendo lo scasso per le fondazioni. L’abbiamo voluta come una scuola modulare, quindi che possa in futuro crescere: ci sono due ettari di terreno, quindi ci potranno essere tutti gli sviluppi possibili e immaginabili. La nuova scuola sorge nell’area ex fornace, quindi è una zona baricentrica rispetto a chi vive nel centro storico o nelle frazioni. I tempi di lavoro saranno molto stretti e per l’anno scolastico 2026-27 i ragazzi potranno trasferirsi nella nuova scuola.
Di quella zona già ne parlava la precedente amministrazione: che cosa è cambiato? Di quell’area se ne parla da anni, era già stata individuata come area di destinazione per la nuova scuola più o meno 40 anni fa. Nel settembre 2019 abbiamo partecipato a un bando, il sisma 120, e il progetto è stato finanziato a marzo 2021. Poi è stato tutto fermo per un lunghissimo periodo ed è stato pubblicato sulla gazzetta ufficiale solo a inizio 2023 perché nel frattempo è passato da finanziamento del ministero, quindi italiano, all’interno dei fondi PNRR.
Servirà solo la Manchetti? Sì, si tratta di una delocalizzazione perché non era conveniente, né dal punto di vista logistico né economico, fare questo tipo di intervento sulla scuola di corso Matteotti con le sue criticità. MA quando ci siamo insediati avevamo le scuole tutte con delle gravissime criticità dal punto di vista della vulnerabilità sismica, tant’è che abbiamo sempre detto che una priorità della nostra amministrazione sarebbe stata quella di rendere sicuri tutti gli edifici scolastici. Questo abbiamo fatto. In questo momento, le scuole sono tutte sicure, sono tutte rispondenti alle prescrizioni della norma, sono tutte rinnovate e riqualificate. Abbiamo voluto anche lasciare le altre scuole come servizio di prossimità, un’attenzione che c’è anche a livello nazionale di non andare più a mettere tutti insieme in un unico polo scolastico tutti i servizi scolastici, ma lasciarli di prossimità soprattutto quelli per i bambini più piccoli.
L’edificio già esistente in corso Matteotti che fine farà? Sicuramente l’ala perpendicolare alla strada sarà abbattuta, probabilmente sarà abbattuto tutto. Una parte sarà sicuramente al servizio del palazzo come zona parcheggio, perché via Matteotti è sofferente da questo punto di vista. Per il resto ancora non sappiamo con certezza: probabilmente ci saranno delle strutture sportive da affiancare al palazzetto. In questo momento stiamo pensando a questo, ma vediamo.
Per quanto riguarda le altre scuole? La crocioni ha una primaria normale e una primaria a tempo pieno. Abbiamo mantenuto la scuola Morganti a Pianello perché riteniamo che una scuola sia un centro nevralgico per una frazione, quindi abbiamo ritenuto opportuno non solo riaprirla, ma investire su quella scuola. E’ stata messa a norma dal punto di vista sismico, è stata alleggerita da tutta una parte in cemento armato che gravava sulla struttura rendendola non sicura. Abbiamo partecipato a un bando e stato approvato il nostro progetto e in questo momento c’è un cantiere aperto per realizzare una palestra ad uso della scuola, che risponde anche a tutti i requisiti indicati dal pai, trattandosi di un’area alluvionale e alluvionata; questa è sollevata da serra, sotto ci sarà una specie di portico che servirà come aula verde per i ragazzi. Questo intervento ci ha dato la possibilità anche di abbattere un rudere che insisteva nell’area della scuola da decenni non utilizzato. Quindi lo spazio che viene tolto al giardino dalla nuova palestra è rimpiazzato da quello ottenuto dall’abbattimento del rudere.
Altre iniziative in questo nuovo mandato? Al momento abbiamo cinque cantieri aperti, a pioggia uno dietro l’altro: abbiamo il cantiere della nuova scuola Menchetti, c’è il cantiere della palestra della Morganti, c’è il cantiere del marciapiedi che unirà la frazione di Casine e Pianello, c’è il cantiere di uno spazio di accoglienza e ricettività per giovani, quindi una specie di ostello con anche una sala insonorizzata per esperienze musicali. Tra le progettazioni a cui stiamo lavorando c’è la pavimentazione nuova per piazza dei Martiri; la riqualificazione di tutta la cinta muraria; la riqualificazione di due accessi al paese.
La torre civica sarà a fruizione turistica? È possibile fruirne fino al primo livello di merli. Ci sono da fare degli interventi rispetto alla scala per arrivare su alla sommità ma è un intervento che si può mettere in conto.
La valorizzazione turistica e l’edilizia scolastica sono argomenti su cui la comunità ha delle grosse aspettative…. Assolutamente sì, ma ci siamo dati due linee di intervento. Da una parte è quella di conservare, prenderci cura e mantenere il più possibile, valorizzandolo, tutto il patrimonio storico-artistico che abbiamo. Dall’altra parte però cercare di avere un paese e un comune che sia al passo con i tempi e quindi capace di rispondere alle esigenze ma anche alle provocazioni della contemporaneità, quindi utilizzare gli strumenti, anche digitali, per poter rendere più accessibili i servizi e per creare anche nuovi servizi.
Si parla di scuola su Venti Minuti da Leone, anzi, di una scuola, l’istituto d’istruzione superiore Panzini di Senigallia, al centro di una visita da parte di alunni e alunne dell’istituto comprensivo Mario Giacomelli, in particolare dei tre classi della Puccini di Senigallia. Una visita con la quale i bambini si sono messi in gioco in prima persona nella scoperta di tutto ciò che è possibile fare al Panzini, oltre quindi al laboratorio di cucina, forse il settore più rinomato. Tante attività su cui abbiamo potuto sentire le parole del dirigente scolastico dell’istituto Panzini di Senigallia, Alessandro Impoco, che abbiamo come ospite di questa puntata. L’intervista sarà in onda oggi, venerdì 27 settembre, e domani, sabato 28, alle 13:10 e alle 20, ma un’ulteriore replica andrà in onda domenica 29 a partire dalle 16:50, la terza di tre interviste. Sempre su Radio Duomo Senigallia (95.2 FM). L’audio è disponibile anche in questo articolo.
Spieghiamo quale è stata l’iniziativa di mercoledì 25 settembre, che cosa è successo al Panzini. Tre classi di terza elementare della Puccini, parte dell’istituto Mario Giacomelli, sono state protagoniste del progetto che si chiama Scopri…amo Senigallia, con cui i bambini scoprono il proprio territorio. Maestre e dirigente scolastica hanno pensato che il Panzini è una bellissima realtà del nostro territorio, una scuola fantastica ricca di opportunità che merita al pari di un foro annonario, al pari di altre bellezze della nostra città di essere visitata e conosciuta. Così è diventato Scopri…amo il Panzini: queste tre classi sono venute a fare una giornata intera didattica presso la scuola Panzini.
Quanti bambini e che cosa hanno fatto? Quali attività? Due classi da 15 bambini e una da 16, accompagnati da due maestre, hanno, in tre turni differenti quindi con una merenda e anche un pasto offerto dal Panzini, fatto diverse attività. Ad esempio sono stati a fare psicomotricità nel parco avventura, tra esercizi e orienteering fino al ponte tibetano. Poi sono stati nel giardino della biodiversità. Al Panzini abbiamo 13 piante uniche, autoctone, marchigiane tipo la mela rosa dei Sibillini. I ragazzi hanno anche piantato la curcuma, hanno raccolto il prezzemolo e il basilico da mettere nella pizza, quindi hanno lavorato per un’ora la terra. Poi hanno fatto un viaggio: noi abbiamo un aereo all’interno della scuola quindi hanno fatto tutto un percorso passando dall’aula della costituzione, dove hanno fatto gli approfondimenti, dall’aula di matematica dove hanno costruito dei cubi, fino ad arrivare all’aeroporto. Hanno fatto un check-in in lingua, hanno presentato il loro passaporto, il controllo dei bagagli come si fa in tutti i aeroporti, sono stati portati nel velivolo, si sono seduti, hanno fatto praticamente un’esperienza di viaggio a tutti gli effetti, con tanto di servizi in volo. Un altro turno l’hanno passato all’interno delle cucine del Panzini a fare pizze e biscotti che hanno portato a casa.
Tante attività, molto ricche, ma innanzitutto come mai il Panzini si è dotato di aule così particolari? Qual è lo scopo? Sicuramente gli scopi sono molteplici: l’orientamento verticale, la letteratura pedagogica su questo è chiaro, non si fa in terza media, quando ormai il ragazzo è grande e magari non ha coltivato le conservazioni e non è stato stimolato da piccolo: il vero orientamento è fatto nel momento in cui si stimola ragazzi e ragazze a conoscere – con una serie di attività – le loro passioni: la cucina, i viaggi, il volo, i numeri, la matematica eccetera e quindi sicuramente l’orientamento. Dal punto di vista strettamente del Panzini, il vero interesse è l’esperienza che fanno i miei studenti: siamo abituati a gestire grandi eventi con adulti e una cosa che era un po’ carente era gestire gli eventi con i bambini: si deve imparare un linguaggio più semplice e deve fare un servizio di attenzione maggiore, quindi noi abbiamo arricchito la nostra offerta formativa. Ma l’esperienza è stata utile anche per riprogettare alcune attività interne. Poi abbiamo trovato una passione, una gioia infinita in questi ragazzini nella voglia di crescere e io personalmente, come dirigente scolastico, ho visto una gioia infinita nel mio personale nel ricevere dei bambini.
Da quanto il Panzini si è rivisitato anche nelle aule quindi anche nell’aspetto estetico della didattica? Diciamo che il covid ha rappresentato un segno indelebile in tutta la comunità e c’è stata tanta voglia di ripresa, tanta voglia di ricominciare quindi abbiamo avuto la fortuna di avere tantissime energie. Dall’altra parte il ministero dell’istruzione, la regione hanno messo a disposizione risorse per ristrutturare gli ambienti e riorganizzare gli spazi. Beh, negli ultimi tre anni abbiamo reso il Panzini qualcosa di incredibile, un gioiello internazionale, tant’è che stanno venendo a studiarci aziende e pedagogisti. Abbiamo riprodotto fedelmente all’interno della scuola in vari padiglioni tutti i mondi professionali della scuola: c’è un hotel, un aereo, un centro commerciale e così via. Ma abbiamo anche l’aula per il dibattito, abbiamo aggiornato anche le aule per le lezioni tradizionali, in quella di matematica ci sono le formule e giochi matematici stampati sui banchi, aule fatte a isole per il cooperative learning. E si può visitare tutto perché abbiamo studenti e studentesse che fanno accoglienza e fanno fare il giro della scuola, oltre che on line con il tour virtuale. Veramente è un villaggio delle fiabe.
Di istituto all’avanguardia e didattica innovativa ha parlato l’assessora regionale all’istruzione Chiara Biondi. Innanzitutto è bellissimo vedere tutti questi bimbi che oggi sono qui a provare l’orientamento come giustamente ricordava il dirigente. Io ringrazio tutti i dirigenti e tutto il corpo docente perché senza di loro sicuramente questo non sarebbe stato possibile e quindi li ringrazio soprattutto perché spesso rispondono in maniera positiva agli stimoli che noi come regione cerchiamo di dare. Chissà magari oggi sono venuti qui, hanno toccato con mano le attività che vengono fatte al Panzini e quindi magari poi quando devono fare la loro scelta per l’istituto superiore possono magari venire appunto qui perché comunque è un’eccellenza . L’istituto Panzini, soprattutto per noi come regione Marche, è assolutamente un vanto perché è un istituto all’avanguardia, uno stimolo per i ragazzi che vengono qui e li prepara molto al lavoro successivo. Questa attività di oggi penso che sia molto, molto positiva perché avvicina i nostri ragazzi sin da piccoli alle attività. Questa è un po’ una forma di didattica innovativa: oggi i ragazzi non vogliono più lezioni frontali, vogliono sporcarsi le mani, ed è giusto così.
Taglio del nastro della risistemata sede alla scuola primaria di Cesanella, a Senigallia. Tante famiglie, bambini e studenti hanno assistito all’inaugurazione fatta dal sindaco insieme agli assessori e alla dirigente scolastica.
Dopo il temporaneo trasferimento in un edificio in via Cimabue, preso in affitto dal Comune proprio per poter realizzare i lavori nell’edificio di via Botticelli, i giovanissimi alunni dell’istituto comprensivo Senigallia nord – Mario Giacomelli sono potuti quindi rientrare in nuovi spazi, colorati, luminosi, efficienti a livello energetico e soprattutto sicuri.
L’intervento è costato 1,43 milioni di euro, con la stragrande maggioranza di fondi provenienti dal Pnrr e circa 100mila euro di risorse comunali. Nel servizio audio che vi proponiamo maggiori informazioni sull’intervento appena concluso e i commenti della dirigente scolastica Ioletta Martelli, del sindaco Massimo Olivetti e dell’assessore ai lavori pubblici Nicola Regine.
L’aria gioiosa che si respira è quella di una grande e coloratissima famiglia: studenti immigrati e insegnanti da Bari, Bologna, Brescia, Castel Volturno, Faenza, Fara Sabina, Fidenza, Forlì, Frascati, Lanciano, Latina, Manziana, Milano, Monterotondo, Napoli, Padova, Parma, Pinerolo, Sassari, Settimo Torinese, Siena, Torino, Trento, Viterbo, Trieste. Circa 200 i partecipanti alla settima assemblea annuale della Penny Wirton, scuola di italiano gratuita per migranti, che si è svolta lo scorso 15 giugno nella sede romana di Casal Bertone: 130 in presenza e oltre una cinquantina collegati da remoto, anche da Senigallia. Una grande famiglia che si riunisce festosa nell’ampio locale adibito a scuola dove ogni particolare – dai libri ai materiali didattici, dai giochi linguistici ai pelouche per i bambini che accompagnano le mamme a lezione – parla di cura e attenzione per l’altro. “Sentiamoci parte di una famiglia”, esordiscono Eraldo Affinati e Anna Luce Lenzi, marito e moglie che 16 anni fa hanno fondato la prima Penny Wirton in un locale della parrocchia di San Saba, partendo con tre insegnanti. Da allora le scuole si sono moltiplicate in tutta Italia; ad oggi sono oltre 60 “ed ogni volontario che viene ci arricchisce. Noi puntiamo tutto sulla qualità della relazione umana”, sottolinea Eraldo, prima di dare la parola ad alcuni alunni che si presentano mostrando la velocità con la quale apprendono la nostra lingua.
Quindi prendono il via quattro tavoli tematici. “Stile didattico alla Penny Wirton” – perché qui non si parla di metodo, ma di stile – il primo. Senza nascondersi le difficoltà di insegnare anche a chi non è scolarizzato nella propria lingua madre, i docenti – tutti volontari – parlano di insegnamento destrutturato e assenza di voti e si soffermano su quattro parole d’ordine: persona, empatia, accoglienza, inclusione.
“Testimonianze migranti” il secondo tavolo, molto partecipato e che ha dato voce agli studenti: tra loro Baili, 35 anni, della Guinea; la nigeriana Vivian che ha lasciato i suoi bambini nel villaggio ma sogna di portarli un giorno in Italia; Jessica, brasiliana; altri in fuga da guerre o situazioni difficili. “Che cosa sto imparando dalla Penny Wirton”, il terzo tavolo. Parola ancora agli insegnanti che ricordano come “momenti più belli” il sorriso degli alunni al momento della merenda, il ballo con gli allievi, l’emozione di spiegare capolavori della letteratura italiana come il Cantico delle creature a giovani pakistani o egiziani che devono affrontare l’esame di terza media, la “solita allegra confusione”, il saluto affettuoso tra ragazzi che si riconoscono. Unanime la “riconoscenza nei confronti di Anna Luce ed Eraldo che hanno messo in piedi questo miracolo: una scuola che accoglie tutti e permette ad ognuno di noi di resettarci come davanti ad uno specchio”. C’è chi dice di avere scoperto il vero senso dell’insegnamento, chi ha imparato ad entrare in contatto con l’alunno che ti sta di fronte. “Vedere i ragazzi dei licei che si rapportano ai ragazzi africani, e viceversa, è bello e dà speranza”, aggiunge un altro. Suor Loredana Corazza, salesiana di Milano, afferma che la Penny Wirton l’ha fortificata nella sua vocazione e le ha insegnato ad accogliere e valorizzare le persone: “Don Bosco voleva che le Figlie di Maria Ausiliatrice si prendessero cura dei ragazzi più poveri”. La gioia più grande? “Il sorriso, il grazie, l’abbraccio dell’alunno”. Padre Filippo, missionario comboniano dell’associazione Black & White di Castel Volturno e amico della Penny Wirton di Roma, spiega che l’incontro personale abbatte la paura e il pregiudizio: “Di fronte non ho un immigrato, ma un fratello o una sorella con un nome e una storia”. “Se vogliamo abbattere ancora di più le barriere la strategia è invitarci a casa a mangiare.
“Se per te una persona è importante vai a trovarla a casa e ci mangi insieme”.Eraldo sottolinea che è strategico “passare il testimone per proseguire la corsa”. E il riferimento è ad Emily, quindicenne liceale di Latina che, insieme ad altri, ha di recente fondato nella sua città la Penny Wirton, dopo aver visto il film “Io Capitano di Matteo Garrone. “Lì – spiega dopo avere partecipato al quarto tavolo, “Ho fatto un sogno che vorrei trasformare in progetto” – è nato il sogno di creare un progetto capace di rendere i miei coetanei più consapevoli riguardo alla migrazione, molti sono indottrinati dagli stereotipi. Credo che l’educazione nelle scuole, a partire dalle elementari, sia fondamentale per creare una società più inclusiva”. Ma c’è anche chi sogna di insegnare nelle carceri “creando collegamenti con educatori che già operano al loro interno”, oppure di “creare una mappa dei bisogni collegata con un centro di volontariato territoriale di riferimento per rispondere alle domande di logistica o di tipo burocratico poste dagli studenti”. “Siamo una potenza – dice Eraldo -; in tutta Italia coinvolgiamo migliaia di persone. Dipende da noi realizzare i sogni”. “Ciao! Come ti chiami? Come stai? Bene grazie”. Anna Luce suggerisce di “imparare dai nostri allievi queste semplici frasi di saluto” e di avviarne la trascrizione fonetica in più lingue del mondo per facilitare l’avvicinamento tra insegnanti e studenti. Numerosi i contributi dalle scuole di Modena, Milano, Torino, Ghilarza, Parma, Siena, Udine, Messina, Faenza, Bari e di molte altre. Tra le sfide “vinte”, essere riusciti ad insegnare a leggere e a scrivere in italiano ad un trentenne ucraino sordo, ma non muto, con l’aiuto di alcuni tirocinanti in Lis. “Siamo qui perché l’umanità non è morta”, conclude una volontaria a corollario della giornata.
Si moltiplicano i casi di aggressione verbale e fisica nei confronti del personale delle scuole di tutta Italia: presidi e docenti sono nel mirino non solo di studenti ripresi durante l’anno scolastico o bocciati, ma anche dei loro familiari che non gradiscono magari un voto o una sospensione stabilita verso il proprio figlio o parente. Sono oltre 30 gli episodi denunciati nei soli primi tre mesi del 2024, un numero in crescita rispetto all’anno precedente, e a cui si deve aggiungere una cifra ancora più alta di casi avvenuti ma non denunciati. Ma il nostro territorio è al sicuro? Abbiamo fatto il punto della situazione locale con il dirigente scolastico dell’istituto d’istruzione superiore Padovano-Corinaldesi di Senigallia Simone Ceresoni. L’audio è disponibile cliccando il tasto play del lettore multimediale mentre il testo dell’intervista è subito sotto, per chi volesse proseguire invece con la lettura dell’articolo.
Che situazione nel nostro territorio? Finora nella nostra area vasta da Senigallia ad Arcevia non si sono verificati episodi gravi, quindi direi che c’è una situazione più tranquilla rispetto ad altre zone dal punto di vista apicale, insomma dei fatti più eclatanti. Tuttavia la scuola recepisce un disagio notevole nelle comunità di questo paese, ma credo che sia una situazione diffusa un po’ ovunque, non solo in Italia. C’è sempre meno dialogo, meno inclusione, si perde un po’ la speranza e questo rischia di convogliare verso diverbi violenti o anche aggressioni. Segnali così ce ne sono un po’ dappertutto, anche da noi.
Ma quali sono le cause? Sostanzialmente i modelli culturali che la fanno da padrone oggi. Innanzitutto quello del profitto, del guadagno facile, il pensare che il dio denaro sia quello che muove tutto secondo una logica del tutto subito e tutto facile. Ma siccome il “tutto qui e ora” non c’è, ecco che si scardidano le interconnessioni di dialogo che possono prevenire la violenza. Altro tema è l’individualismo esasperato anche da una digitalizzazione estrema, per cui si pensa di essere soli davanti alle difficoltà, senza cuscinetti di relazioni, di aiuto, di interscambio, per cui si preferisce la via della violenza a quella del dialogo, del recupero, della speranza.
Di fronte a queste concause, come vengono manifestati i disagi e come i giovani vengono in qualche modo protetti o giustificati dalle loro famiglie? Nella nostra realtà, la percentuale di studenti particolarmente fragili è ridotta, ma ha un peso specifico molto alto. Non sono tanti ma le loro difficoltà pesano sull’intero sistema. Vengono manifestate attraverso il bullismo, si prende di mira il più fragile, ci si aggrega per colpire, ci si vede meno per la convivialità e più per la sfida, per l’esaltazione. E poi c’è la dispersione scolastica: aumenta la percentuale di chi abbandona la scuola, pur essendo ancora nella fascia dell’obbligo scolastico, ma al contempo non lavora. Molto spesso rimane a casa, solo col proprio smartphone, e quindi la sfida è data da una grande potenza digitale, fisica, di velocità , di prestazioni, ma gestita con strumenti estremamente fragili come l’incapacità di gestire le proprie emozioni, un’incapacità di leggere e scegliere tra bene e male. Paradossalmente però le famiglie ci sono, i genitori li trovi, pur nelle difficoltà economiche o socio-culturali.
Qual è il ruolo della scuola? La scuola torna a essere un elemento centrale,come lo è stata nel periodo covid, un presidio. Grazie ai fondi pnrr le scuole stanno mettendo in piedi strumenti di sostegno e mutuo aiuto per intercettare le fragilità. Se la scuola è attenta, alcuni segnali di malessere possono essere captati prima che sfocino in episodi di bullismo, di violenza, di femminicidio. Il fatto eclatante è solitamente l’ultima goccia di un percorso maturato prima.
Quindi il lavoro da fare è di tipo culturale? Sì, dobbiamo tentare di coinvolgere tutti i ragazzi e tutte le ragazze sia nell’accoglienza delle fragilità perché la scuola è il luogo dove ognuno può trovare il proprio posto, sia nel rigore del rispetto degli altri, del diritto allo studio, delle cose, della propria vita. Accogliere ma anche rispettare: ci sono delle regole che sono alla base di ogni libertà: siamo liberi fino a che rispettiamo regole condivise. Così possiamo aiutare gli studenti fragili che hanno bisogno di prossimità, di sentirsi accolti ma anche guidati attraverso proposte pluraliste. La scuola deve essere un interlocutore credibile, solido e solidale.
Sono ancora attivi gli sportelli psicologici attivati durante la fase covid? Sì, la nostra scuola l’ha mantenuto con professionisti selezionati attraverso bandi pubblici. Fanno lezioni sia collettive attraverso i gruppi-classe, sia azioni individuali con alunni e famiglie. Non parliamo di psicoterapia, ci vorrebbero altre risorse, strutture e tempi, ma solo di strumenti di sostegno. Valgono anche per il personale scolastico che potrebbe essere anche stressato magari da alcuni episodi, permettendo quindi di ripartire.
Perché ci sono questi disagi, questo stress, queste difficoltà? In questo momento stiamo pagando gli effetti immediati della pandemia. Ne siamo usciti come si poteva con tutte le criticità, ma oggi le generazioni che sono state a casa per uno o due anni scolastici stanno dimostrando gli effetti negativi di quella decisione che era urgente prendere. Non è in discussione quella misura, ma ecco il prezzo da pagare, tra alta dispersione scolastica, aggressività per mancanza di capacità nel dialogare, frustrazione molto elevata.
La rete con famiglie e agenzie educative è l’unica riposta? Una delle risposte principali: la convivialità, collaborazione e cooperazione possono contrastare la competitività e l’individualismo dei modelli predominanti oggi.
Che progetti avete attivato in tal senso? Questo è un istituto molto complesso, con 1400 studenti in due comuni, tre sedi, cinque indirizzi tecnici e quattro professionali. Ma oltre alla didattica potenziata con nuovi ambienti e laboratori, abbiamo tre progetti di sostegno alle fragilità. Uno è la didattica dell’orientamento per tutte le classi e figura del tutor associato ad ogni studente: non solo per la scelta della scuola in futuro ma per un percorso di conoscenza di se stessi. Il secondo è un progetto biennale di tutoraggio con professionisti che affrontano con incontri e attività periodici le difficoltà ma lo fanno assieme ai ragazzi e alle ragazze. Infine, il miglioramento di quelle competenze per essere compresi e inclusi nel mondo esterno, da quelle scientifiche, tecnologiche e matematiche a quelle linguistiche. Sono la chiave per sviluppare talenti e divenire buoni cittadini o comunque persone felici e realizzate.
Partiti i lavori per la realizzazione del nuovo polo scolastico e sportivo alle Saline di Senigallia. L’intervento – decisamente oneroso per le casse comunali perché si parla di ben 13 milioni di euro – prevede però la realizzazione anche di due scuole e di una palestra che sarà ad uso non solo dei due plessi ma di tutta la comunità senigalliese.
L’area è con precisione quella tra via Podesti (statale adriatica sud, la pista di pattinaggio Stefanelli, la pista di atletica e la pista ciclabile di via Cartesio, in zona Ciarnin. Il nuovo complesso scolastico potrà usufruire dei parcheggi già presenti sulla statale e in prossimità della piscina delle Saline, così come dal retro dagli stalli di via Cartesio. Gli ingressi ciclopedonali saranno tre: uno dalla statale, uno limitrofo alla piscina e uno dalla pista ciclabile di via Cartesio.
I lavori sono iniziati qualche giorno fa con la predisposizione del fondo e del terreno su cui sorgeranno la nuova scuola secondaria di primo grado Marchetti con 5 sezioni per ciascuna delle tre classi; la nuova scuola dell’infanzia Arcobaleno, oggi situata in via delle Rose, con 4 sezioni; e la nuova palestra a servizio della città, con una superficie utile di 900 mq e con servizi dimensionati come da norme Coni, in grado di ospitare campi di pallavolo e pallacanestro, in presenza di pubblico fino a 200 unità.
Nascerà quindi, all’interno del parco delle Saline e a fianco della cittadella dello sport, un nuovo polo scolastico di eccellenza per vari motivi. Da un punto di vista prettamente edilizio, si va a rinnovare il “parco macchine”, in questo caso le scuole, cosa che non accade tutti i giorni. Con ovvie ripercussioni soprattutto sulla sicurezza per gli studenti e sull’efficientamento energetico. I tre edifici saranno in legno e garantiranno prestazioni elevate: si punta alla categoria Nzeb, acronimo di “nearly zero energy building” che sta a significare un impatto prossimo allo zero per quanto riguarda il consumo di energia.
Dall’altro si va a intervenire sul miglioramento degli spazi, più funzionali, luminosi, stimolanti, attrezzati, meglio collegati tra loro ed efficaci, il che agevola non solo la permanenza dei ragazzi e delle ragazze che frequentano quella scuola o del personale scolastico ma facilita anche l’utilizzo di nuovi strumenti e quindi stimola l’apprendimento.
Il costo di oltre 13 milioni di euro è così suddiviso: ai 3 milioni di euro di cofinanziamento del ministero dell’istruzione e agli altri 2 milioni di euro da parte del gestore del servizio energetico si aggiungerà un notevole impegno da parte del Comune che contrarrà un mutuo ventennale con rate semestrali da 250 mila euro.
Lungo però l’intervento, che dopo 490 giorni vedrà la fine dei lavori solo prima dell’estate 2025 – o perlomeno questo è l’auspicio, maggio 2025 – appena in tempo per l’avvio delle lezioni dell’anno scolastico 2025/2026.
La scelta della scuola secondaria di II grado, cioè le superiori, è ancora un passo molto importante per la definizione del proprio percorso di studi ma anche per il futuro occupazionale. Dall’analisi delle iscrizioni on line che si sono chiuse lo scorso 10 febbraio, anche nelle Marche si evidenzia la preferenza per i licei, anche se istituti tecnici e professionali non hanno più quel ruolo marginale ma, anzi, sono in crescita tra le opzioni dei giovani.
I dati regionali – relativi alle iscrizioni online all’anno scolastico 2024/2025 e registrate sulla piattaforma unica.istruzione.gov.it – sono stati forniti dal ministero dell’istruzione e del merito. Nelle Marche la scelta è per il 55% degli studenti e delle studentesse che nel 2024-25 frequenteranno gli istituti secondari di II grado rivolta ai licei, con lo scientifico che la fa da padrone (12,89%), seguito da linguistico (8,78%), scienze umane (7,21%), artistico (5,33%) e classico (5%).
In aumento le iscrizioni agli istituti tecnici (31,92%): in questo caso le strade didattiche e formative sono molteplici. Per quanto riguarda il settore economico (11,41% delle iscrizioni totali) si predilige il percorso “amministrazione, finanza e marketing” (8,69%) e, in misura minore, il turismo (2,72%). Meglio va per il settore tecnologico (20,51%) che viene scelto per lo più per l’indirizzo informatico (4,92%), chimico (3,86%), meccanico (3,06%) e agrario (2,79%).
Infine, si registra una crescita anche delle iscrizioni dei giovani agli istituti professionali (13,16% delle iscrizioni totali): su tutti vengono scelti gli indirizzi alberghiero (4,14%), tecnico-manutentivo (2,14%) e assistenziale in campo sanitario e sociale (1,31%).
Da un veloce sguardo ai dati relativi agli istituti superiori della provincia di Ancona, il divario tra liceo scientifico e classico aumenta ulteriormente (13,5% contro 4,1%), così come tra istituti tecnici (34,9% delle preferenze, di cui 13,6% al settore economico e 21,3% a quello tecnologico) e istituti professionali (11,3%).
Facile farsi belli quando, anziché essere obbligati a sacrifici per via dei tagli alle risorse, si hanno milioni di euro a disposizione. E’ questo il senso dell’intervento del capogruppo Pd in consiglio comunale Dario Romano che replica al vicesindaco e assessore all’istruzione Riccardo Pizzi sul tema dell’edilizia scolastica. Alla base del botta e risposta la numerosa serie di interventi pubblici a Senigallia, finanziata in gran parte con fondi europei derivanti dal Pnrr.
Sul “piatto” anche la questione dell’eredità della precedente amministrazione, con i vari progetti elaborati o avviati negli anni di mandato Mangialardi e poi portati a termine o quanto meno cantierizzati dall’attuale amministrazione Olivetti. Temi su cui non manca l’attacco dunque del Dem Romano al neo meloniano Pizzi, come è possibile ascoltare dalle sue stesse parole: basterà cliccare sul tasto play.
I lavori alla scuola primaria di via Botticelli, zona Cesanella di Senigallia
Per un intervento che si conclude, un altro viene avviato. La situazione delle scuole di Senigallia è un continuo cantiere. Da un lato è rassicurante sapere che si sta cercando di sanare tutte le criticità: a volte sono solo problemi marginali, in altri casi ci sono pratiche burocratiche da risolvere, in altre ancora i problemi sono sostanziali e onerosi; dall’altro lato però si ha l’impressione che qualcosa non sia stato possibile realizzarlo negli anni precedenti o che sia proprio sfuggito.
Se parliamo di manutenzione ordinaria o di piccoli lavori sono terminati, per esempio, il consolidamento della pavimentazione alla scuola dell’infanzia Collodi, zona ex piano regolatore; la tinteggiatura e risanamento dalla muffa all’infanzia S.Gaudenzio, a Borgo Bicchia; la sistemazione del plesso nella frazione di Montignano; la manutenzione di infanzia e primaria a Cesano e Scapezzano, oltre all’installazione di una scala anticendio alla sede provvisoria della primaria della Cesanella spostata all’ex Edra in via Cimabue.
Tutto questo mentre è in corso l’intervento di risanamento e miglioramento sismico alla scuola secondaria di primo grado Fagnani, in centro storico a Senigallia; i lavori alla primaria della Cesanella di via Botticelli (FOTO in alto); alla scuola primaria Puccini, zona Vivere Verde; davanti la scuola primaria Leopardi in via Marche.
Il cantiere per la nuova scuola dell’infanzia Girotondo alla Cesanella di Senigallia
E se guardiamo nel prossimo futuro dobbiamo citare la ricostruzione ex novo della Puccini; la nuova scuola dell’infanzia Girotondo, zona Cesanella, per un polo 0-6 anni (FOTO a destra); l’asilo a Marzocca di cui a breve verrà espletata la gara d’appalto; e l’intervento più costoso alle Saline, dove verranno realizzati tre edifici: la nuova scuola dell’infanzia Arcobaleno, la nuova secondaria di primo grado Marchetti e una nuova palestra a servizio di scuole e cittadinanza.
Lavori per una cifra milionaria, circa 25 milioni di euro di interventi, in gran parte finanziati dal Pnrr ma non solo: a tal proposito abbiamo intervistato il vicesindaco e assessore alla cultura e istruzione Riccardo Pizzi: si possono ascoltare le sue parole cliccando sul player che accompagna questo articolo.
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