«Se la politica locale vuole riconquistare la fiducia dei cittadini, deve uscire dalla logica del consenso a tutti i costi e della rissa permanente». È un’analisi netta quella di Stefania Pagani, capogruppo di Vola Senigallia, intervenuta ai microfoni di Radio Duomo Senigallia per discutere dello scollamento tra politica e cittadini, tema evidenziato dal crescente astensionismo. L’intervista AUDIO, andata in onda nei giorni scorsi sulla frequenza 95.2 FM, è disponibile in questo articolo grazie al lettore multimediale. Articolo in cui vi proponiamo una sintesi degli argomenti trattati.
Secondo Pagani, la politica cittadina è troppo spesso ridotta a «siparietti» e «giochi delle parti» che allontanano l’elettorato. La consigliera non risparmia critiche a entrambi gli schieramenti del consiglio comunale. «C’è una scarsa propensione da entrambe le parti a fare autocritica, prima ancora di rivendicare i meriti», ha affermato Pagani. L’esempio citato è quello di opere pubbliche recenti, come la rotatoria della Penna o la riqualificazione della scuola Marchetti: «Quando un’opera pubblica diventa pretesto di battibecchi propagandistici, si trasforma da occasione di progresso condiviso a un terreno di scontro sterile». La ricetta della capogruppo di VS si basa su tre pilastri: verità, sobrietà e spirito di servizio. «Ammettere che un progetto è stato ereditato non è un segnale di debolezza, ma di onestà», ha sottolineato, definendola «un valore rivoluzionario» fondamentale su cui costruire il progetto politico.
L’esperienza in consiglio: il muro contro muro
Tracciando un bilancio della sua esperienza in consiglio comunale a Senigallia, Stefania Pagani parla di un’esperienza che dovrebbero fare tutti per poter capire come funzionano alcuni meccanismi degli enti pubblici, ma nel complesso «non troppo positiva». «È capitato molto spesso che una proposta venisse rigettata subito solo perché proveniente dall’opposizione, anche quando c’era qualcosa di buono». Un raro esempio di collaborazione positiva, ricorda la consigliera, è stato il progetto della casa di comunità, dove una mozione bipartisan ha stimolato la Regione su una struttura necessaria alla città e alla vallata. Cita invece come occasione persa la sua proposta sulla mobilità sostenibile, con una sorta di incentivo economico per chi va al lavoro in bici, «bocciata con un pretesto».
Le critiche all’amministrazione: turismo, giovani e casa
L’intervista ha toccato diversi temi caldi per la città, sui quali Stefania Pagani ha espresso forti critiche all’attuale amministrazione a guida Olivetti. Sulla gestione del turismo: «L’amministrazione spende molto in eventi, ma non ha una vera progettualità né è riuscita a dare un’identità turistica a Senigallia». Secondo la consigliera, servirebbe più attenzione alla «vacanza a tutto tondo», che significa non solo una pluralità di turismi oltre quello balneare ma anche aspetti marginali che completano l’esperienza: pulizia e decoro urbano, cura del verde, piste ciclabili, trasporto pubblico e parcheggi scambiatori. Poi le politiche giovanili, definite «le grandi assenti» di questa giunta. «È stato fatto poco o pochissimo. Penso ai centri di aggregazione giovanile, chiusi in epoca covid e mai riaperti». Per il futuro auspica una regia comune che coinvolga associazionismo e imprese per «restituire ai giovani i propri spazi». Critiche anche per una mancata attenzione all’emergenza abitativa. Pagani denuncia «un’assenza di progettualità nell’edilizia popolare» e un indebolimento del rapporto con l’ERAP (Ente Regionale per l’Abitazione Pubblica delle Marche). Con la proliferazione di affitti brevi e B&B, la situazione per giovani coppie e categorie fragili è peggiorata. Gli interventi a Marzocca e San Silvestro «non sono sufficienti». Da qui nascono allora le sue proposte, semplici ma utili: ripristinare il tavolo con l’Erap Marche, regolamentare gli affitti turistici magari tramite incentivi per chi mette a disposizione appartamenti per il lungo periodo e sperimentare progetti di social housing guardando anche il lavoro fatto oltre i confini regionali.
Il futuro del centrosinistra e il nodo primarie
Partendo innanzitutto dal passato recente, Stefania Pagani ammette la necessità di un’autocritica anche da parte del centrosinistra: «Probabilmente anche noi abbiamo perso in questi ultimi anni un contatto diretto che avevamo con le persone e con alcune associazioni. Da lì dobbiamo ripartire». E poi guardando alle prossime elezioni amministrative, il suo nome è tra quelli compresi nel “toto-nomi” per le primarie assieme a Dario Romano e Domenico Liso. La capogruppo di Vola Senigallia frena bruscamente: «Di certo non c’è ancora nulla. Per come intendo io l’impegno politico, deve partire prima un progetto comune e un confronto sulla visione della città che comprenda almeno quattro o cinque punti su cui costruire un’alleanza. Ogni altro ragionamento è prematuro». L’obiettivo primario, conclude, è «rafforzare la coesione» della coalizione, per poi decidere se puntare su un candidato unico o passare per le primarie. L’importante è che sia un percorso condiviso e partecipato.
Parliamo di rifiuti e precisamente del futuro della proposta di affidamento in house a un gestore unico per il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti per buona parte del territorio provinciale. Un tema importante sia per il servizio in sé, per evitare situazioni disastrose come a Roma, solo per fare un esempio, e per la qualità del servizio che possiamo vedere tutti i giorni sotto casa dopo l’esborso sotto forma di tassa. Ma è anche un appalto su cui si spende la politica, di destra, centro e sinistra. E infine è decisamente importante anche per l’ammontare economico del progetto. Si parla di circa 1 miliardo e 254 milioni di euro di valore. E proprio per questi argomenti il dibattito è più che mai vivo ai piani alti. E allora cerchiamo di tradurre alcuni concetti e renderli alla portata di tutti, anche dei cittadini che non sono tecnici del settore. Questo servizio audio sarà in onda su Radio Duomo Senigallia (95.2 FM) mercoledì 6 e giovedì 7 novembre alle ore 13:10 e alle ore 20, mentre domenica 10 lo sarà a partire dalle ore 16:50 (secondo contributo audio su tre). E’ disponibile anche cliccando sul tasto play del lettore multimediale in questo articolo.
Innanzitutto è una partita che si gioca non solo a livello comunale, ma principalmente a livello di ATA, l’Assemblea Territoriale d’Ambito, cioè la realtà a livello provinciale che da oltre una decina di anni raduna tutti i comuni e la provincia stessa per la gestione dei rifiuti urbani e speciali assimilati agli urbani. E in particolare per l’organizzazione unitaria di governo e del servizio; per il superamento della frammentazione delle gestioni attraverso l’affidamento del servizio di gestione integrata dei rifiuti a livello di ambito territoriale ottimale; per il miglioramento della qualificazione e la razionalizzazione dei servizi; per la garanzia della tutela degli utenti e tra le altre cose infine anche per il raggiungimento di un regime tariffario dei servizi uniforme e equilibrato all’interno dell’ambito territoriale ottimale, quindi per il superamento del concetto di tassa con il più proporzionato “paghi per quanti rifiuti produci”.
AnconaAmbiente ha inviato all’assemblea ATA nel settembre del 2023 la propria candidatura quale affidataria in regime di “in-house providing” dei servizi inerenti al ciclo integrato dei rifiuti, proponendo un processo di concentrazione delle gestioni sin qui svolte da Jesi Servizi, CIS, SOGENUS mediante conferimento dei rispettivi complessi aziendali nel capitale sociale di AnconaAmbiente, mentre si dovrà incorporare per fusione la Ecofon Conero, un’altra società che opera nella zona del Conero, quindi a Numana, Marcelli, ecc. Ma un ulteriore processo è in futuro previsto per concentrare anche i servizi relativi all’igiene pubblica portati avanti da Marche Multiservizi.
Ma che cos’è l’affidamento in-house o in-house providing? Significa che il soggetto, tenuto all’obbligo di una evidenza pubblica, non indice una gara pubblica, quindi con affidamento all’esterno di determinate prestazioni, ma provvede in proprio, ossia in-house, in casa diciamo, ad affidare l’esecuzione di questo appalto o la titolarità del servizio ad una entità giuridica ad esso collegata, quindi senza passare per una gara.
Di questa proposta si parla quindi da oltre un anno, ma già prima erano intervenuti la Corte dei Conti e altri tribunali per dare alcune specifiche, su cui è stata poi elaborato l’atto, di cui si è discusso in un’assemblea dello scorso 27 settembre 2024. Assemblea in cui si è registrato uno stallo perché Senigallia ha espresso voto contrario insieme a Morro d’Alba, unici due comuni, mentre si sono astenuti Belvedere Ostrense, Castelleone di Suasa, Corinaldo, San Marcello, Serra de’ Conti e Trecastelli. Infine erano assenti Arcevia e Montemarciano, quindi diciamo tutti i comuni della parte nord della provincia. Si parla quindi di un 90% di comuni favorevoli al percorso che individua AnconaAmbiente come futuro gestore unico per una quindicina d’anni, mentre una piccola percentuale – anche in termini di quote proprio singole, Senigallia è l’unico con circa l’8,87% ad avere una certa rilevanza – quindi c’è questa spaccatura tra questi due fronti.
Sul voto di Senigallia durante l’assemblea ATA è intervenuto in primis Dario Romano, capogruppo PD in consiglio comunale. «Le perplessità viaggiano su tre fronti, spiega i numeri legati al valore di AnconaAmbiente, la tariffa unificata e il percorso giuridico. La gestione unificata dei costi su tutta la provincia non è altro che il principio di equità e sostenibilità. Olivetti però sembra più preoccupato a confutare questo percorso, guardando situazioni puntuali che possono essere trattate, come ad esempio lo spiaggiamento dei rifiuti, dimenticando che l’obiettivo a medio termine è la tariffa puntuale. Inoltre, la stessa AnconaAmbiente ha dichiarato che i dubbi di Olivetti sono immotivati, snocciolando numeri e normative. Sul fronte assembleare, poi, vale la pena sottolineare che il 90% dei votanti, tra cui Ancona, Falconara e Osimo, quindi tutti a guida centro-destra, hanno espresso voto favorevole. Olivetti con la sua scelta non solo mette Senigallia in una posizione di isolamento, ma entra anche in piena contraddizione con quasi tutto il resto dei comuni della provincia, compreso il capoluogo di regione». Divisione che si ripropone anche all’interno della vallata Misa-Nevola, secondo Romano è un «campanilismo che nel 2024 non ha senso di esistere».
I dubbi che hanno portato Senigallia a decidere per il no a questa proposta di delibera dell’ata sono riassunti, si fa per dire, dal sindaco stesso Massimo Olivetti, che in un lungo comunicato spiega le sue ragioni. «Innanzitutto, per affidamento in house si intende un affidamento del servizio ad un’azienda riconducibile all’ente stesso. Ma AnconaAmbiente può essere considerata una società in house perché è una società pubblica, spiega Olivetti, di cui sono soci solo sei comuni della provincia di Ancona, mentre per tutti gli altri 41, e quindi anche per Senigallia, AnconaAmbiente è una società esterna, che per ora, credo, non possa essere considerata per il servizio in questione come società in house. È vero, continua Olivetti, che nel suo progetto AnconaAmbiente si prefigge di far diventare soci tutti i comuni della provincia, ma al momento della presentazione dell’offerta, e addirittura ancora oggi, ad offerta votata nessun altro comune è entrato in società e non è detto che poi tutti i comuni, come stabilisce la legge per ammettere l’affidamento in house, decideranno di farlo. Sarebbe stato più corretto costituire preliminarmente una nuova società tra tutti i comuni della provincia, o almeno prima di proporre il progetto, condividere con tutti i comuni gli atti fondanti della società. Purtroppo si è scelta la soluzione del prendere o lasciare, senza alcun tipo di discussione nel merito, e questo desta parecchie perplessità».
Ma non è l’unica criticità, spiega Olivetti, «ci si deve chiedere anche se questo progetto sia davvero supportato da una qualificata motivazione che dia espressamente conto delle ragioni del mancato ricorso al mercato. Anche su questi aspetti le perplessità sono enormi, perché per quanto riguarda l’efficiente gestione del servizio, in particolare gli investimenti e la qualità del servizio proposto, è noto che AnconaAmbiente non ha i mezzi sufficienti a coprire l’intero territorio provinciale. Dovrebbe acquistarne molti e la proposta di rinnovo della dotazione contenuta nel progetto sottoposto ai comuni lascia molti dubbi sulla realizzazione e sul peso economico che l’operazione avrà». Anche sui costi di servizio per gli utenti e sull’impatto sulla finanza pubblica ci sono evidenti perplessità. «Non basta, come affermato nelle slides durante l’assemblea o addirittura nelle pagine di quotidiani locali a pagamento acquistati da AnconaAmbiente, che i comuni adottando questo sistema avrebbero il beneficio di non dover mettere più a riserva la quota degli insoluti e quindi poter spendere quei soldi in altre attività. Bisogna tenere conto infatti che il costo delle somme non introitate per il servizio verrebbe così redistribuito tra i cittadini con un conseguente aggravio della tariffa. Peraltro la soglia dei mancati pagamenti che AnconaAmbiente si prefigge di raggiungere in base al quale ha dimostrato la vantaggiosità del progetto è ben inferiore a quella che nella realtà si riesce a raggiungere in ogni comune della provincia». Il sindaco Massimo Olivetti dissente anche su quanto sostenuto da AnconaAmbiente per quanto riguarda i mancati introiti. «L’avanzo di bilancio con cui si fa fronte a queste entrate che non sono state incassate incide indirettamente sui cittadini perché quelle somme vengono sottratte alla spesa per altre opere ma dopo sarà ben diverso e più grave. È vero infatti che il comune potrà spendere in altri settori le somme che deve mettere oggi in riserva per far fronte al mancato pagamento della tari ma è purtroppo altrettanto vero che il mancato incasso della tassa verrà ricaricato direttamente sui cittadini più virtuosi così che quelli che pagano regolarmente le tasse ne pagheranno ancora di più. Ecco perché ho votato no alla proposta, così come votai no sempre con un manipolo di comuni alla proposta di VivaServizi come gestore unico. Anche in quella occasione il consigliere Romano ci accusò di aver scelto l’isolamento ma poi non parlò più quando la magistratura confermò che avevamo fatto bene a non andare dietro il branco tanto che annullò la delibera».
Ora queste erano le parole di Massimo Olivetti, sindaco di Senigallia. Ovviamente dal consigliere Dario Romano c’è stata una controreplica con cui ci si chiede se voglia uscire fondamentalmente dalla gestione dei rifiuti in provincia. «Sulla gestione dei rifiuti il sindaco Olivetti continua a fare, a questo punto ci domandiamo se volutamente, confusione mischiando situazioni e insinuando dubbi di qualsiasi natura pur di non ammettere la realtà politica dei fatti. Serve un ripasso come da lui stesso dichiarato sulle pagine di un noto quotidiano locale che dà spazio spesso alla sua voce. Olivetti parla di possibili aumenti tari con l’affidamento in house ad AnconaAmbiente ma si dimentica di dire che questa cosa, così come un abbassamento della tariffa, potrebbe avvenire sia con una gara rivolta a privati che con un affidamento in house e si arriverà a una tariffa puntuale dove chi produce di più, più paga. Gli insoluti vanno nel fondo crediti di dubbia esigibilità e conseguentemente nel piano economico finanziario del comune senza gravare sui contribuenti nella tari stessa. Per cui la domanda sorge spontanea: perché Olivetti sta portando avanti, sempre più isolato politicamente, la sua Senigalliexit sulla gestione dei rifiuti in provincia? Con questo isolamento rischieremo di vedere aumentata la tari? Perché fra tutti i comuni della provincia di Ancona solo Senigalli e Morro d’Alba si sono espresse contro? Nessuna visione politica su questo punto» conclude Dario Romano, capogruppo PD in Consiglio Comunale».
AnconaAmbiente ha provato a precisare alcuni punti. Il valore economico risulta essere di oltre 9 milioni di euro al 31 dicembre 2023, l’ultimo bilancio approvato. «Il numero delle azioni che i comuni vorranno sottoscrivere è liberamente determinabile e deciso da loro stessi in piena autonomia – spiega AnconaAmbiente. Ogni azione, secondo lo statuto della società, ha un valore nominale di 10 euro. Peraltro il peso politico e decisionale all’interno della società non varia in funzione del numero di azioni possedute perché si vota per teste, cioè conseguentemente la sottoscrizione di azioni può avvenire anche con quote simboliche e non impattanti né sul bilancio comunale né tantomeno sui cittadini». Circa la questione tariffa occorre evidenziare che «il settore rifiuti a partire dal 2020 è regolato dall’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente, ARERA, che da 4 anni è il soggetto che decide quanto far pagare ai cittadini, normando da un lato i costi per i cittadini, dall’altro i ricavi e la remunerazione del capitale investito per i gestori del servizio. L’introduzione della tariffa puntuale corrispettiva d’ambito a partire dal 2027, così come prevista dalla legge nonché dal piano d’ambito d’Ata, approvato qualche anno fa dai sindaci, è una disposizione che prescinde dalla volontà del gestore del servizio e del singolo comune. Questa modalità, come detto, è già vigente e non può variare in funzione del gestore del servizio, pubblico o privato che sia, e delle sue modalità di individuazione, affidamento diretto o gara. Per quanto concerne i costi delle alluvioni, è sempre l’Arera che norma con le sue delibere le modalità di finanziamento dei costi degli eventi climatici calamitosi. Tali componenti, in particolare la componente UR2 della Tari, serviranno a finanziare, attraverso una cassa specifica, tutti i costi degli eventi calamitosi, senza così pesare sui bilanci comunali o sui cittadini. Ovviamente, quanto sopraprecisato sulle modalità di determinazione delle tariffe, vale anche per la gestione dei mancati incassi. Le norme per l’imputazione dei costi derivanti da crediti inesigibili, cioè quelli che non si riesce a riscuotere, rimangono quelle ora in vigore, così come stabilito prima dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e poi dall’ARERA. In esso vengono normate le modalità di imputazione dei costi, compresi i crediti inesigibili e i crediti di dubbia esigibilità. I costi sono imputati per singolo comune nel proprio piano economico-finanziario di riferimento, senza nessun aggravio per i singoli comuni, che anzi beneficeranno dell’effetto dell’economia di scala derivante dalla gestione unica. Si precisa che anche oggi, ovviamente, non tutta la tari è riscossa dai comuni, dove anzi il non riscosso è abbastanza alto perché arriva fino al 20%. In questa ipotesi, il costo del non riscosso si scarica sui cittadini con due modalità. La prima riguarda l’accantonato al fondo crediti di dubbia esigibilità, che ingessa il bilancio dei comuni, vincolando parte dell’avanzo. La seconda riguarda la parte eccedente, che contribuisce comunque alla riduzione dell’avanzo di amministrazione. Tuttavia, i comuni possono legittimamente recuperare parte della tare non riscossa, rendicontandola e inserendola nel piano economico-finanziario, così da incassarla con la tari degli anni successivi. L’auspicio – spiega ancora in conclusione AnconaAmbiente – è che il gestore sia in grado di ridurre gli insoluti delle odierne percentuali dei comuni a valori più bassi e sostenibili per i cittadini. Conseguentemente, la nostra stima di crediti inesigibili e di crediti di dubbia esigibilità, per circa il 6%, è un obiettivo ragionevole che occorre porsi e raggiungere negli interessi dei cittadini. Sembra che quindi i dubbi del sindaco di Senigallia siano immotivati».
Ora veniamo alle altre reazioni. E’ Stefania Pagani a rincarare la dose. La capogruppo di Vola Senigallia è intervenuta sul tema, dichiarando che «se è legittimo il gioco delle parti tra maggioranza e opposizione, questo non deve però nuocere ai cittadini e non deve rischiare di portare Senigallia all’isolamento. Non è difficile quindi comprendere la posizione assunta da Silvetti, sindaco di Ancona, nei confronti della scelta fatta da Olivetti. E ancora una volta ci facciamo distinguere».
Sempre a livello politico cittadino intervengono anche Luigi Rebecchini, consigliere comunale di Forza Italia, e Roberto Paradisi, dirigente provinciale di Forza Italia, nonché portavoce dell’Unione Civici Marche. Intervengono per dire come il voto del sindaco sia «un errore» e per dire pure che deve essere rivista la posizione sull’affidamento ad AnconaAmbiente. I due esponenti politici parlano di «discutibile voto contrario» da parte del comune di Senigallia: «Come Forza Italia non possiamo che dissociarci dalla scelta (non condivisa dal Sindaco con la maggioranza atteso che nemmeno i consiglieri comunali erano stati informati) di votare contro l’affidamento del servizio proposto in sede Ata ad “AnconaAmbiente” e chiediamo al Sindaco di rivedere la sua posizione. L’adesione al progetto “pubblico” che, peraltro (volendo essere puntuali sulle norme di legge), risponde al principio generale di “auto-organizzazione amministrativa” sancito dall’art. 7 del Codice degli appalti, è la strada migliore. Innanzitutto, contrariamente a quanto da alcune parti si è letto, esiste una poderosa istruttoria che attesta i vantaggi e i benefici per la comunità in ordine al possibile affidamento “in house” del servizio, vale a dire affidamento ad una azienda pubblica controllata direttamente dai Comuni. Detta documentazione è composta da una offerta tecnica, l’offerta economica (con un ribasso di oltre il 9%, evidenziandosi già in questo dato un benefico per la collettività), un piano industriale e, soprattutto, uno studio dettagliato della nota fondazione “Utilitatis” che evidenzia come il progetto abbia, in termini di costi, una ricaduta vantaggiosa su Comuni e cittadini. Per questo motivo la stragrande maggioranza dei Comuni in ambito ATA si è espressa favorevolmente con il solo voto contrario di Senigallia e Morro d’Alba. Non solo dunque è pienamente soddisfatto il dettato normativo che impone di valutare i benefici per la comunità, oltre che l’impatto sulla finanza pubblica, ma si impone invece una evidente perplessità: per quale motivo la “ricchezza” pubblica (perché gestire oggi i rifiuti genera evidentemente fatturato importante), nella totale assenza di motivazioni (queste si) convincenti, deve essere concessa ad aziende private? Per quale motivo un Comune (mantenendo evidentemente voce in capitolo e possibilità di controllo dall’interno) non dovrebbe operare per re-investire gli utili a favore della comunità (come farebbe per oltre l’80% degli utili “AnconaAmbiente”)? Cosa evidentemente che non può appartenere alla logica del privato. E’ verissimo che il Comune di Senigallia non è ancora socio di “AnconaAmbiente” (come molti altri Comuni) ma è anche vero che ogni Comune ha la possibilità/opportunità di entrare (attraverso un aumento di capitale già preannunciato da AnconaAmbiente) acquisendo azioni la cui quantità è addirittura rimessa alla volontà di ogni singolo Comune. Paradossalmente, il Comune di Senigallia potrebbe entrare in “AnconaAmbiente” acquistando alcune azioni con poche centinaia di euro mantenendo ovviamente il proprio diritto di voto (non quotato) come Comune. Questa è la strada da percorrere. Le polemiche contro un’azienda pubblica, ad oggi unanimemente considerata efficiente e funzionale, su questioni irrilevanti come l’acquisto di uno spazio su un organo di informazione per spiegare i passaggi di un progetto lasciano il tempo che trovano. Ricordiamo che, legittimamente, lo stesso Sindaco Olivetti rilascia interviste a pagamento su organi di informazione locali in forza di contratti onerosi per la pubblica amministrazione (per qualche migliaia di euro). Ma nessuno si sogna di dire che si tratta di sperpero di risorse pubbliche. Non si devono usare due pesi e due misure. Riteniamo pertanto, mantenendo il livello di comunicazione sobrio e senza polemiche dannose tra pubbliche amministrazioni, che vi siano tutti gli elementi per riconsiderare il ruolo e le scelte di Senigallia».
La politica della giunta Olivetti in campo urbanistico e dal punto di vista dei lavori pubblici, così come sul fronte ambientale e turistico, senza dimenticare il nuovo progetto del ponte Garibaldi, è l’oggetto dell’intervista che abbiamo realizzato a Stefania Pagani, capogruppo di Vola Senigallia in consiglio comunale. L’intervista è in onda venerdì 2 agosto alle ore 20; sabato 3 alle ore 13:10 e alle ore 20 e infine domenica 4 a partire dalle ore 16:50 (la terza di tre interessanti interviste), sempre su Radio Duomo Senigallia /In Blu, (95.2 FM). L’audio è disponibile anche in questo articolo, comprensivo di un estratto testuale dei punti salienti dell’intervista. Buon ascolto e buona lettura.
Partiamo dal ponte Garibaldi, dato l’annuncio del progetto definitivo di pochi giorni fa… Faccio una premessa: il dibattito è stato affrontato perlopiù sulla stampa, svuotando il ruolo delle istituzioni. Finalmente, dopo mesi di proclami, ecco un’idea di questo ponte, ma cosa ne verrà fuori per la città? Che impatto? Tra tutte le soluzioni è stata scelta quella più impattante, senza considerare il contesto, penso alla viabilità: perché non sono state valutate altre soluzioni come i martinetti, un discorso molto valido e forse meno impattante. La sicurezza è prioritaria ma accanto, andrebbe preservata l’estetica e la funzionalità.
Regione, struttura commissariale, Comune e Anas hanno in conferenza stampa motivato questa scelta con il rispetto delle normative che prevedono il franco idraulico, scartando quindi altre soluzioni… Da alcune uscite sulla stampa anche di tecnici, persone più qualificate di me, la soluzione che si può ottenere con le rampe potrebbe non essere l’unica in grado di dare sicurezza alla città. Anche sollevando il ponte con dei martinetti prima che si verifichi la piena potrebbe essere una soluzione che unisce sicurezza con la salvaguardia dell’estetica. Quest’amministrazione si è presentata come quella del dialogo però anche stavolta la città non è stata coinvolta. Tanti proclami, tanti annunci su interventi a breve, ma ancora di fatto nulla.
Questa è l’ultima novità sulla ricostruzione post alluvione: come vanno i lavori finora? Siamo molto indietro. Tanto è stato fatto a valle, come la pulizia dei fiumi, ben venga perché va fatta manutenzione; ma tanti studi ci dicono che devono essere fatti interventi a monte per evitare che l’acqua arrivi a valle, come le vasche di espansione che hanno salvato anche altre zone nel nord Italia. Sul ponte del Vallone, due frazioni sono separate da mesi con conseguenze sull’economia di cittadini e imprese; ancora procediamo a rilento.
Questa giunta può giovarsi di una mole di risorse enorme grazie al Pnrr, milioni e milioni. Che si traducono in tante manutenzioni. Si è innegabile, ben vengano i lavori con il pnrr, significa sicurezza per la città. E’ vero anche però che molti progetti sono stati ripresi dal cassetto e alcuni non sono ancora stati attuati. Non sembra esserci però una strategia dietro. Poi molti progetti sono stati solo annunciati. Mi chiedo: alla fine della legislatura che città avremo davanti?
Stefania Pagani
Siamo in piena estate: c’è stata o non c’è stata una seria programmazione degli eventi estivi? C’è stato coinvolgimento della politica? Le manifestazioni vanno nella direzione giusta? Dopo la tendenza dello scorso anno, emerge anche quest’anno che la politica turistica della giunta Olivetti sia quella di spendere moltissimo, senza badare a spese, per il turismo, con molti eventi, anche costosi, senza un collegamento tra di loro o senza strategia. Sembra che questa proposta stia dando dei risultati positivi, ben vengano, ma è un successo momentaneo, soprattutto legato al weekend. Qual è la funzione turistica della città? La stiamo trasformando in un divertimentificio senza identità? Questa politica, a mio avviso, è miope e senza futuro. Il Summer Jamboree è un modello da prendere a esempio, un evento nato qui da noi, unico in Italia e che identifica una destinazione turistica: andrebbe, oltre che tutelato, anche moltiplicato.
E che giudizio date sul raduno Harley Davidson? E’ stato colto un evento che ha portato turismo in un periodo di bassa stagione, forse un po’ troppo impattante a livello ambientale e per il centro storico. Vedremo con i numeri se ha portato un ritorno, ma la vedo dura che i partecipanti poi tornino da noi.
Il modello turistico familiare è in crisi? A che altri target guardare? Quale strategia? Secondo me la strategia è fondamentale. Anziché prendere di tutto di più, dovremmo guardare a eventi come il Summer Jamboree e far diventare Senigallia riconoscibile per qualcosa. Un altro evento che si svolgeva solo a Senigallia c’era, il CaterRaduno, ma sappiamo com’è andata a finire. Questa amministrazione aveva anche tentato altre strade ma come mai dopo l’entusiasmo iniziale, per esempio, il festival del Fado non ha avuto seguito? Manca una vera strategia. Poi chiaro, una riflessione finale la faremo coi numeri alla mano, così come potremo capire quanti turisti sono giunti dall’America dopo il grande convegno con gli operatori turistici statunitensi.
SENIGALLIA – Una lettera al sindaco Massimo Olivetti e agli assessori Elena Campagnolo e Nicola Regine per ribadire la propria posizione, ma anche rivolta alla cittadinanza per fare chiarezza circa gli abbattimenti di viale Anita Garibaldi e circa la loro sostituzione con altri tipi di piante, a siepe o ad albero.
Il viale, con i suoi alti pini – alcuni pericolanti come si è avuto modo di vedere negli anni – è certamente uno dei più caratteristici di Senigallia e i lavori per il rifacimento della strada hanno evidentemente eliminato questa sua caratteristica; un pregio che afferiva non solo alla dimensione estetica ma anche alla qualità dell’aria della zona e all’ombreggiatura, decisamente importante in queste annate sempre più calde. Di tutto questo se n’era parlato in un incontro di quasi due anni fa tra amministrazione comunale e associazioni ambientaliste, spiega il Gruppo Società e Ambiente, ma senza che si sia arrivati a un accordo. E questo su vari punti della strategia dell’amministrazione Olivetti.
«Nell’incontro i tecnici del Comune presenti hanno dapprima presentato la loro idea progettuale, che consisteva nel mettere a dimora al posto dei pini degli alberetti, quali l’oleandro allevato ad albero ed altre amenità del genere. Tale scelta sarebbe stata giustificata da aspetti tecnici presenti sul viale. Subito si è manifestata la netta contrarietà da parte delle associazioni presenti ad una scelta del genere, ben lontana dal sostituire degnamente ciò che si stava perdendo. Dimostrata successivamente la superabilità dei presunti problemi tecnici, si è iniziato a discutere in merito ad alberi veri».
Dalle perizie, su tutte quella dell’agronomo prof. Alberto Minelli, emergevano suggerimenti per le nuove specie da piantare. Nel dettaglio si elencavano alcune specie che secondo il Gsa potevano andare bene fatta qualche eccezione per la tipologia unita all’ubicazione della pianta. Dopo quel momento c’è stato solo un altro incontro, fanno sapere dal Gsa, giudicandolo «non molto costruttivo». Così come oggi si parla di inserire anche il pitosforo su cui vengono espresse più d’una perplessità, dati i progressi della botanica applicata al giardinaggio.
Altre criticità vengono riscontrate a Marzocca di Senigallia, dove la stessa problematica (l’abbattimento dei pini) è stata affrontata dai cittadini con una netta contrarietà, fatta eccezione per quei casi di alberi pericolanti. «Sono i residenti di via Capri che chiedono dialogo e reclamano di essere ascoltati – spiega Stefania Pagani, capogruppo di Vola Senigallia – come l’amministrazione accoglie sempre le richieste di abbattimento, chiedono che venga accolta la richiesta di non abbattimento, ma di tutela di questi alberi storici». Se è vero che per abbattere un albero esistono motivazioni certe e ben circostanziate, queste dovrebbero essere rese note, rendendo partecipi i cittadini.
«Non si tratta di un servizio a “domanda individuale” perché i pini sono un bene comune della cittadinanza – continua Pagani che poi si rivolge al sindaco Olivetti per chiedere se ci sono altri programmi di abbattimento in corso. «Nel caso dica chiaramente qual è il reale progetto di ripiantumazione. Sindaco, questa volta li vogliamo ascoltare i residenti di via Capri? Vogliamo ascoltare le preoccupazioni e le rimostranze di questi cittadini?».
Le ultime vicende politiche registrate sulla spiaggia di velluto hanno lasciato l’amaro in bocca a più d’una persona. Amarezza per quel calcolo politico che sta dietro a tanti ragionamenti mascherati da utile servizio alla collettività. Con il rischio di aumentare invece il distacco dei cittadini e delle cittadine dalla Politica con la P maiuscola, dalla gestione genuina e disinteressata della “cosa pubblica”.
L’allarme lo lancia Stefania Pagani, consigliera comunale di Vola Senigallia, che bolla l’operato della giunta Olivetti come un «teatrino. Mescolano le carte in giunta: una assessora se ne va nel bel mezzo dell’esame della variazione di bilancio del Comune. Il Sindaco prende la delega e arriva una nuova assessora, di passata area di centro sinistra, pescata infatti fuori dalla casa del centrodestra, perché evidentemente sfornito di competenze. Dalla stampa si legge anche del probabile cambio di casacca del vice Sindaco a FdI. Chissà cosa potrebbe pensarne la Premier che si è espressa contro la diaspora, di cosa sta accadendo in una cittadina di provincia dove FdI è il maggior partito di governo? E ballano tutti davanti ai cittadini che assistono e che invece avrebbero bisogno di essere amministrati. Bene amministrati. Invece, da quel che si capisce da sussurri e spifferi, litigano tra loro, ostaggio delle lobby, per fette di potere. La fanno da padrone il personalismo assoluto e gli equilibri politici pur di mantenersi a galla».
Dopo la prima stoccata al centrodestra, responsabile secondo Pagani di un comportamento che porta alla disaffezione della gente dalla politica, arriva anche quella al centrosinistra: sì perché lo sguardo a chi “porta voti”, a chi offre consenso o vantaggi c’è e c’è stato anche da quest’altra parte del consiglio comunale: «Un invito per il futuro lo vorrei fare a tutti i partiti. Il cambio di casacca è davvero insopportabile. È successo, sta accadendo e fa tanti danni. Si eviti la politica del “porta voti”».
Nessun dossier è stato presentato per proseguire nel sogno di far divenire Senigallia Capitale italiana della cultura 2026. Dopo l’annuncio dei consiglieri di minoranza Dario Romano e Stefania Pagani, arriva anche la risposta del vicesindaco e assessore alla cultura Riccardo Pizzi oltre all’affondo dell’ex sindaco Maurizio Mangialardi.
Senigallia non è tra le città che hanno perfezionato la documentazione per la candidatura, eppure l’iter era iniziato (in sordina) proprio per volontà dell’amministrazione comunale, senza alcuno stimolo dall’esterno. Perché allora non proseguire nel percorso di candidatura? Come unica città delle Marche, avrebbe avuto anche un certo peso, nonostante proprio nel 2024 sia Pesaro a guidare il belpaese per quanto riguarda la cultura.
E mentre dal centrosinistra piovono critiche per questo passo prima in avanti e poi indietro che sembra dare l’idea di una giunta quantomeno in confusione, dalla giunta replica alle accuse il vicesindaco Pizzi. All’origine di questa mossa del gambero ci sarebbero la motivazione che difficilmente due città limitrofe seguono come capitale della cultura a poco tempo di distanza l’una dall’altra e poi la questione di un pacchetto di eventi e iniziative che faccia da sfondo a un progetto ad hoc. Secondo l’assessore questo pacchetto è ancora da costruire, motivo per cui difficilmente Senigallia avrebbe potuto per il momento sognare in grande.
Di certo c’è che quando Senigallia si è proposta come capitale 2026, si sapeva già che Pesaro era la città della cultura nominata per il 2024. Inoltre gli eventi non mancano, i personaggi celebri nemmeno, il background culturale è dinamico, la città può fregiarsi di palazzi e piazze di pregio. Insomma c’erano gli ingredienti per un piatto da chef.
Proprio su questi aspetti insiste il capogruppo Pd in regione Mangialardi, ex sindaco di Senigallia: «Si capisce chiaramente che siamo di fronte all’ennesimo pasticcio amministrativo, inevitabile frutto di quel mix di incompetenza e mancanza di visione che caratterizza l’attuale Amministrazione comunale, capace solo di fare annunci senza mai concretizzare proposte utili alla città e lasciandola così sprofondare nella mediocrità. La verità è che dopo aver presentato la candidatura, nessuno della giunta comunale ha lavorato alla costruzione del dossier che sarebbe dovuto essere trasmesso al Ministero. E’ mancata la capacità di progettazione, ma soprattutto non c’è stato il fondamentale coinvolgimento del tessuto vivo della città e delle comunità vicine, dalle organizzazioni culturali alle associazioni di categoria fino ai Comuni delle vallate. Purtroppo il risultato non poteva essere che questo. Probabilmente, visto che di meglio non sono riusciti a fare, la giunta comunale, anziché rammaricarsi della nomina di Pesaro, avrebbe fatto bene a cogliere l’invito a fare rete avanzato dal sindaco Ricci, così da arricchire il valore di quella designazione e beneficiare a sua volta degli effetti».
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Uno dei concerti a Senigallia per il Summer Jamboree 2022: foto di Beatrice Perticaroli
Una parte della manifestazione Summer Jamboree, quella invernale, trasloca temporaneamente a Parma e a più d’un consigliere comunale scatta un campanello d’allarme. A parlare però ci pensa solo Stefania Pagani, capogruppo di minoranza con Vola Senigallia, la quale teme che sia la prova generale per una fuga del Jamboree dalla spiaggia di velluto.
«Piaccia o meno, il Summer Jamboree è l’evento che meglio ha veicolato la promozione turistica della nostra città in questi due primi decenni degli anni 2000. Nel secondo weekend di dicembre il nostro evento si trasferirà a Parma, e ciò mi ha fatto scattare un campanello di allarme. Non sarà che, dopo il CaterRaduno e Pane Nostrum, Senigallia perderà anche il Summer Jamboree? Gli ingredienti ci sono tutti – continua Pagani: uno spazio espositivo prestigioso (Fiere di Parma), partners istituzionali “di peso” (Fiere di Parma, Comune di Parma, Regione Emilia Romagna), una città, Parma, che investe convintamente su questo evento promozionale».
Se Parma si muove, cosa sta facendo Senigallia per promuovere il suo turismo? «Qualche giorno fa abbiamo avuto modo di leggere il programma eventi del mese di maggio con tante sagre e mercatini – spiega ancora Stefania Pagani – mentre i nostri totem, che dovrebbero pubblicizzare gli eventi estivi, presentano ancora desolatamente la programmazione natalizia 2022! I lunghi weekend di Pasqua, del 25 aprile e del I° maggio potevano ben essere l’occasione (come capitava fino a tre anni fa) per far conoscere gli eventi di accoglienza turistica per la prossima stagione estiva ai numerosi turisti che hanno visitato la nostra città. Invece nulla, silenzio assoluto».
Dall’altro lato, per rassicurare un po’ gli animi c’è da ricordare che gli organizzatori del Summer Jamboree Angelo Di Liberto e Alessandro Piccinini non hanno mai nascosto la volontà di rimanere “a casa”. E questo nonostante da più parti arrivassero offerte prestigiose ed economicamente valide per traslocare baracche e burattini. Un altro segnale è il fatto che a giugno un simile evento viene dagli stessi organizzatori promosso a Lugano in Svizzera, Summer Jamboree on the lake ma ciò non ha scalzato la manifestazione originale, quella senigalliese.
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