Territorio sospeso

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I residui dell'alluvione in un terreno alle Bettolelle di Senigallia
I residui dell’alluvione in un terreno alle Bettolelle di Senigallia

Polvere di fango ancora quasi ovunque, ma soprattutto polvere su tante vite, luoghi e cuori. Perché tutto è come sospeso e finita la doverosa e febbrile mobilitazione dell’immediato dopo alluvione, adesso viviamo come sospesi. La sospensione di cittadini ed imprese che non sanno cosa, se e quanto aspettare; quella delle strade sporche, quella di campi agricoli, giardini e cortili soffocati da una coltre marroncina che toglie il respiro ai semi di raccolti attesi anche quelli e per nulla scontati. Il disorientamento di una viabilità rivoluzionata e di strade secondarie che, fuori uso tanti ponti, diventano artiere inedite per ogni spostamento.

Solo la solidarietà fa sentire forte la sua voce, stimolata dal bisogno di parlare del proprio disagio, della paura che accomuna e chiede accoglienza. C’è bisogno di sentirsi parte, si organizzano iniziative di beneficenza, si lanciano appelli, si creano comitati. E ci auguriamo che nei palazzi della politica ferva un lavoro dietro le quinte costante e competente, capace di dare risposte precise e veloci, pur nella complicazione di questo tempo.

Quando dalla città si procede verso l’interno, cresce la desolazione, lo sconforto. Nonostante il tenere duro, nonostante la caparbia volontà di rimettersi in piedi e la dignità nell’affrontare così tanta fatica. Perché la ‘prossima alluvione’ è diventata più che un’ipotesi aleatoria…

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