Una mamma bisognosa e suo figlio alle prese con la DAD

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Raffaele ha sette anni e frequenta la seconda classe della scuola Pascoli, a Senigallia. Vive con la sua mamma, cha ha difficoltà a trovare lavoro, in una casa in affitto e ogni tanto sta un pò anche con il papà. Come tutti i bimbi della regione non ha ancora ripreso ad andare a scuola e di tanto in tanto passeggia al parco con la mamma e saluta educato guardando con i suoi occhioni sopra la mascherina. Ormai è abituato, visto che ha dovuto indossarla anche a scuola per cinque ore al giorno. Ma i bambini rispettano le regole, sanno che bisogna seguire i consigli dei genitori e delle maestre per il bene di tutti e con diligenza e senza troppe lamentele vestono quella sorta di “accessorio indumento” entrato nella nostra quotidianità. La sua mascherina è colorata e piena di pupazzetti e Raffaele è felice di poter uscire all’aria aperta, dopo i lunghi periodi trascorsi in casa. Non può ancora stare con i suoi amichetti, li saluta quando li incontra per strada, sempre rispettando tutte le norme da seguire per “sconfiggere il mostro” del virus, come le hanno spiegato le maestre, e spera che un giorno potrà anche tornare a seguire le lezioni di judo. La sua mamma racconta che, come tante altre mamme in questo periodo, deve impegnarsi ad aiutarlo con la didattica a distanza e purtroppo, a causa delle difficoltà economiche non può fargli seguire le lezioni dal computer. Manca una webcam al vecchio pc e, siccome è un articolo molto ricercato sul mercato, è difficile anche reperirne una di seconda mano che non costi troppo. Allora, con grande pazienza e premura, per far sì che il suo bimbo non rimanga indietro con il programma, si organizza per fargli seguire le lezioni dal suo cellulare. “E’ scomodo con quello schermo piccolo, stiamo molto tempo e gli occhi dopo un po’ danno fastidio. Dobbiamo fare attenzione anche nel dosare i consumi della connessione”, ha detto, ma, così facendo permette a Raffaele di stare al passo con i suoi compagni e di non sentirsi diverso. Sì, perché l’amore di una madre a volte può colmare anche le diversità.

di Barbara Fioravanti

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