Una mensa che profuma di bene

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Il prezioso servizio delle parrocchie

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E sono venti gli anni di mensa domenicale alla Caritas. A settembre, infatti, l’esperienza iniziata al Centro di solidarietà grazie al generoso servizio delle parrocchie ha compiuto 20 anni, anni in cui gli ospiti alla tavola sono cambiati e aumentati, anni in cui l’unica cosa mantenuta intatta è stata la cura e la cucina amorevole di chi di domenica sceglie di cucinare per i poveri. La mensa della domenica a Caritas nasce per aprire le porte del Centro a tutti, senza limitazioni di posti e di ospitalità, quindi si pone come massima apertura, come tavolata lunga e numerosa, ricca e variopinta, di persone vulnerabili. Come espresso da papa Francesco nel messaggio per la terza Giornata mondiale dei poveri: “I poveri si avvicinano a noi anche perché stiamo distribuendo loro il cibo, ma ciò di cui hanno veramente bisogno va oltre il piatto caldo che offriamo. I poveri hanno bisogno delle nostre mani per essere risollevati, dei nostri cuori per sentire di nuovo il calore dell’affetto, della nostra presenza per superare la solitudine. Hanno bisogno di amore, semplicemente”.

La novità dei diaconi

E sono precisamente queste le parole che usa il diacono Gianni Cercamondi, a nome della famiglia diaconale della diocesi di Senigallia che da quest’estate ogni domenica accompagna il prezioso servizio delle parrocchie alla mensa: “L’esperienza della mensa dei poveri risalta il sacramento dell’ordine che abbiamo ricevuto come diaconi. L’importanza dell’accogliere è fondamentale e racchiude tanti gesti, dalla stretta di mano all’abbraccio, dalla carezza al sorriso:

Il piatto caldo è necessario, ma molto di più lo sono le relazioni che si costruiscono attorno al tavolo

tutto questo è emozionante e cerca di far sperimentare la dignità di chi è disperato e vive situazioni difficili. Il ruolo del diacono consiste nel portare fuori l’amore di Dio, nel cingersi il grembiule, sapersi inginocchiare e mettersi a servire: siamo dei ponti e cerchiamo di portare la vicinanza e la solidarietà laddove non è sempre facile arrivare. Alla mensa ho incontrato persone sole, sofferenti, angosciate, persone fragili che hanno bisogno di essere accompagnate.

Più che un aiuto materiale molti poveri cercano l’ascolto, la vicinanza, il cuore”.

La mensa della domenica negli anni Per questi motivi la presenza dei diaconi alla mensa ha dato luce a un giorno speciale come la domenica. Grazie a loro infatti è tornata una spiritualità una che negli anni si era un po’ persa tra incombenze e quotidianità. Alla mensa della domenica, aperta a molte più persone a differenza del servizio mensa che tutti i giorni, a pranzo e a cena, è aperto a chi ha bisogno, infatti vengono accolte 50-60 persone.

I cancelli aprono alle 12.30, e poco prima dell’una le tavolate sono piene e vocianti. I cuochi e i camerieri in cucina e in sala sono volontari delle parrocchie, che si dividono il servizio in un calendario annuale. Oltre a loro si susseguono, talvolta, gruppi spontanei, per esempio gli scout o altri

gruppi parrocchiali, oppure i ragazzi del corso prematrimoniale di Montignano, coordinati da Giordano Panni.

Si tratta di fare un’esperienza tangibile e toccante, che tutti dovrebbero sperimentare una volta, perché nel salone del pranzo c’è un’umanità variegata e molto vera, che spesso non vediamo attorno a noi. “Negli anni gli ospiti della nostra mensa” spiega Emanuele Mancinelli, referente della mensa della domenica “sono cambiati. Nel numero, perché sono aumentati molto, e nella tipologia. Un tempo c’erano molti senzatetto, tossicodipendenti, persone con disagi mentali. Oggi invece ci sono tante persone della città, persone residenti nel nostro territorio che hanno perso il lavoro, gli affetti e la speranza, uomini divorziati, ex persone senza problemi che per i motivi più diversi ora sono fragili e indifese”. Vedere queste persone alla mensa della domenica è uno schiaffo al nostro benessere. Alcuni di loro ammettono che durante la settimana riescono a sopravvivere, ma la domenica hanno bisogno di affetto, di un pranzo completo, pieno di attenzione e amore, quello che i volontari in cucina regalano spontaneamente. Tra gli ospiti storici della mensa un signore disoccupato che viene a Caritas da anni e ogni volta, a pranzo finito, prende la scopa e lo straccio e inizia a pulire la sala. Un gesto di una dolcezza che colpisce e ci manifesta in pieno le parole di papa Francesca: “Il povero ci salva perché ci permette di incontrare il volto di Gesù Cristo”.

a cura di Chiara Michelon

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