Circolo Acli San Silvestro, 30 anni vissuti intensamente

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La presentazione del libro del trentennale del Circolo

Domenica 5 settembre scorso il Circolo A.C.L.I. di San Silvestro ha celebrato i suoi primi 30 anni di vita. Un trentennio intenso e partecipato, dedito alla convivialità, ad attività socio-culturali ed alla sentita applicazione dello spirito aclistico; un insieme di movimentazioni che li ha sempre distinti. E che è stato raccontato in un voluminoso libro. Abbiamo incontrato il presidente del Circolo Mauro Marcellini.

San Silvestro, sulle colline di Senigallia: come descriveresti questa realtà?
Una frazione a pochi chilometri dalla città appoggiata ad un crinale dove a detta di alcuni architetti sono presenti i piu’ begli affacci delle Marche. E’ possibile ammirare l’alba sul mare al largo di Ancona e semplicemente girando la testa meravigliarsi del profilo degli appennini. San Silvestro non ha un centro, o un agglomerato di case che possa definirsi tale ma sono tre chilometri circa di strada provinciale in cui sono sorte nel tempo delle abitazioni prima rurali poi diventate civili abitazioni con le ristrutturazioni. La realtà è che non ci sono servizi essenziali (c’era un asilo e poi scuola che ora non ci sono più) non c’è l’ufficio postale e in sostanza per qualsiasi necessità si sale in auto. Questo però non ha determinato un isolamento ed una chiusura ma come nelle piccole realtà si vive una specie di sodalizio che permette ancora un vivere tutto sommato tranquillo. L’unico centro di aggregazione, a parte i due ristoranti, è la parrocchia con annesso il circolo Acli. Realtà che vivono in uno stretto legame di collaborazione e solidarietà e dove gli anziani ma non solo si incontrano, informano e si informano sugli ultimi avvenimenti al suono degli sfottò delle bocce o delle carte. Le Acli vorrebbero essere anche altro e più volte hanno sollecitato le amministrazioni a prendere atto della disponibilità dei soci a partecipare più vivamente alla vita politico-amministrativa ma al pari di altre frazioni questo stenta a partire.

Scorrendo il libro che celebra i 30 anni di vita del Circolo, si rimane impressionati dalla vivacità e dal numero delle proposte aggregative organizzate: cosa ha fatto maggiormente storia?
I 30 anni come si evince dal libro sono costellati di iniziative che sotto una parvenza di esteriorità racchiudono invece rapporti umani profondi. Nel tempo troviamo i carnevali che hanno visto sarte, truccatori, falegnami, pittori e fabbri lavorare per la riuscita della sfilata (ne abbiamo anche vinte alcune edizioni). Troviamo le innumerevoli formazioni di quadre di calcio e boccetta che si sono cimentate nei vari tornei; ovviamente le cene finali hanno avuto la funzione aggregativa. Ci sono le partecipazioni insieme alle altre frazioni a cucine di borgo da cui sono nate collaborazioni con altre iniziative e quindi con altre persone: festa castellana a Scapezzano, sagra paesana di S.Angelo ecc. Annoveriamo le iniziative a favore dei circoli terremotati, la prima distribuzione di mascherine in tempo di covid, le passeggiate della solidarietà, la distribuzione dei buoni spesa, la raccolta di vestiti per giovani e giovanissimi nonché rileviamo una nutrita schiera di volontari AVOM (associazione volontari Marche) che a cavallo del pulmino ACLI svolgono diversi servizi. Ma non possiamo tralasciare le gite sociali, le puntate sciistiche invernali nei luoghi piu’ suggestivi ed i pellegrinaggi fatti in collaborazione con la parrocchia a cui hanno partecipato giovani ma anche meno giovani che per un giorno si sono ritrovati insieme. In ultimo, ma forse è l’iniziativa che piu’ impegna gran parte della frazione, è la “Festa sul Prato” dove circa 90 persone prestano gratuitamente il loro servizio e che permette al circolo di sopravvivere economicamente viste le scarse entrate. La storia è stato un susseguirsi di entusiasmi messi in comune per le diverse attività. Guardando tutte queste iniziative insieme e come vedessimo un mosaico le cui tessere sono visibili da vicino ma nell’insieme si fondono in un unico disegno.


Si celebra un traguardo, mentre si guarda avanti: cosa avete in cantiere, su quali risorse umane puntare maggiormente?
Il traguardo della pubblicazione è stata una iniezione vitale alle attività. Con questa raccolta abbiamo anche noi preso coscienza di quanto avvenuto nel tempo e con cio’ rinverdito il proposito di fare ancora qualcosa. E sebbene non dichiarato è stato anche raggiunto uno scopo importante che è quello di mantenere vive le tradizioni locali di cui il centro è in qualche modo fra i pochi detentori. Non sappiamo bene ancora cosa faremo ma intanto abbiamo allestito una biblioteca con dei libri che ci sono statui donati. Il pulmino Avom si è rimesso in moto per portare dei viveri alla mensa di padre Guido in Ancona. Abbiamo contattato delle associazioni per la distribuzione degli indumenti. In questo mese di Settembre tireremo le somme delle attività estive e cominceremo a pensare all’inverno Covid permettendo. Il burraco, la castagnata della vigilia, il campionato di boccetta, la biblioteca sono argomenti di cui prendere visione. Come già detto vista la situazione demografica, le risorse umane non sono in crescita ma le Acli possono contrare su un direttivo formato da giovani che hanno fama di impegnarsi seriamente e poi da persone di spiccata esperienza che non sono abituare a mollare alle prime difficoltà. Le risorse umane sono quindi ancora i volontari che tengono aperto il bar, che si riuniscono regolarmente che credono che la frazione vada tenuta viva a beneficio di tutti. Confidiamo nelle strutture pubbliche che come ci ha detto il sindaco Massimo Olivetti il giorno della presentazione del libro, sono e dovranno essere sempre piu’ sentinelle del territorio a cui rivolgersi per una corretta gestione della frazione. Questo potrebbe essere un nuovo stimolo per tutti giovani e meno giovani. Vorrei concludere questo argomento ringraziando il compianto Don Adelelmo Santini e Don Domenico Pasquini che hanno dato inizio e incoraggiato in ogni momento spiritualmente ma anche concretamente l’attività del circolo. E in ultimo l’incoraggiamento del nostro vescovo Franco che nell’introduzione del libro scrive: “Il mio augurio è che raccontare in un libro i momenti ed i gesti di questi 30 anni di storia non sia solo un nostalgico ricordo di un passato apprezzato per quanto è stato fatto , né solo l’occasione per ringraziare i protagonisti di questa storia, ma anche e soprattutto un rinnovato impegno a proseguire il cammino intrapreso, con lo stile di collaborazione e generosa dedizione coltivato in questi anni, perché le persone che abitano a s.silvestro possono continuare a beneficiare della presenza del circolo, che nella propria attività si rifà al patrimonio di valori a cui si ispirano le ACLI.”

La presentazione del libro alla presenza del Consigliere regionale Maurizio Mangialardi


Il mondo cambia in fretta, cosa significa per un Circolo di campagna, cosa rende più facile incontrarsi, cosa invece complica la socialità?
Il mondo cambia in fretta ma per un circolo di campagna rimane fondamentale accogliere i soci nel solito modo, nel senso che la possibilità di quattro chiacchiere in tranquillità, un ambiente accogliente, una smazzata di carte e un caffè in santa pace sono ancora le cose piu’ ricercate.  L’incontro può essere facilitato dalla voglia di vedersi dopo una settimana (il circolo è infatti aperto il sabato e la domenica), dal passare del tempo in pace e tranquillità, a volte dalla voglia di raccontare e raccontarsi vicende condivise con i presenti. E’ piu’ facile incontrarsi la domenica mattina dopo la messa delle 8,30 e delle 10. E’ piu’ facile incontrarsi quando don Domenico scende anche lui per un caffè e scambia quattro chiacchiere che non siano confessione. E’ piu’ facile incontrarsi in un ambiente sereno e in un locale accuratamente custodito e valorizzato. Il rovescio della medaglia sono invece le crescenti difficoltà che i cambiamenti impongono. Il covid ci ha costretti ad uno stop prolungato e sappiamo bene che per gli anziani due anni di solitudine hanno modificato profondamente le abitudini, infatti pur riaprendo abbiamo notato una minor frequenza nei nostri locali. Alcuni che erano autosufficienti si fanno ora accompagnare dai figli, altri manifestano ancora una certa diffidenza con il virus e seppur nella piu’ totale osservanza dei distanziamenti notiamo una certa remora. Ma cio’ che rende forse piu’ complicata socialità e anche la diminuzione di abitanti della frazione. Da circa 750 abitanti di qualche anno fa siamo intorno alle 600 anime. Ovviamente le famiglie giovani con figli preferiscono avere dei servizi a portata di mano anche se a discapito dell’aria piu’ salutare e una quiete corroborante. Dobbiamo anche rilevare che la gestione di un circolo, per via delle nuove normative del terzo settore e per responsabilità che a volte ci equiparano ad una attività, scoraggia l’impegno e fiacca gli entusiasmi.

a cura di L.M.

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