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Tag: economia

Marche, allarme Cgil: crescono i disoccupati, aumenta il lavoro autonomo

Il tema del lavoro sarà per tanto tempo campo di battaglia o scontro politico. Tra chi parla di aumento dell’occupazione e chi si occupa di salario minimo, interviene nuovamente la Cgil delle Marche per segnalare la crescita dei disoccupati (di circa 41 mila unità, pari al +10%) nella regione che tra pochi giorni andrà al voto.

Dai dati che la Cgil commenta, dati Istat sul mercato del lavoro nelle Marche poi elaborati dall’Ires Cgil Marche, emerge che, nel secondo trimestre 2025, la stima degli occupati nelle Marche si attesta a 653 mila unità. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, il valore subisce un incremento di 4 mila unità (+0,6%), meno marcato rispetto a quello avvenuto nel centro Italia (+0,8%) e in Italia (+0,9%). Cala dello 0,5% il tasso di occupazione delle persone tra i 15 e i 64 anni e si attesta al 67,1%.

Eleonora Fontana, della segreteria della Cgil Marche
Eleonora Fontana, segreteria Cgil Marche

A segnare il crollo maggiore è la diminuzione dei lavoratori dipendenti, meno otto mila unità, in particolare nell’agricoltura e nei servizi, esclusi commercio, alberghi e ristoranti. Ma allora da dove arriva tutta questa stabilità dell’occupazione nelle Marche? Secondo la Cgil è ascrivibile interamente all’aumento dei lavoratori autonomi (+12 mila). Insomma, cala il lavoro stabile, aumentano le partite iva, anche se spesso nascondono un rapporto di dipendenza lavorativa mascherato da lavoro autonomo.

Anche a livello di genere si manifestano alcune differenze: l’incremento occupazionale è sostanzialmente imputabile alla componente femminile (+1,2%). Il tasso di occupazione subisce un calo per gli occupati mentre aumenta per le donne occupate, sebbene ancora tra le due componenti ci sia un divario di 8,5% a discapito delle donne. Motivo per cui la Cgil ha proposto un patto sul lavoro ai candidati alla presidenza della Regione, con lo scopo – sottolinea Eleonora Fontana (in FOTO) della segreteria regionale della Cgil Marche – di «non peggiorare ulteriormente le condizioni economiche e lavorative dei lavoratori e delle lavoratrici marchigiane». Quest’ultime scese di 6 mila unità, fino a toccare quota + 32,5% nell’aumento della disoccupazione.

Marche, il turismo tiene ma c’è ancora molto da fare

E’ un quadro fatto di luci e ombre quello sul turismo nelle Marche. Da un lato, dopo un buon giugno, il mese di luglio si è chiuso con un bilancio complessivamente positivo, con alcune località che registrano il tutto esaurito e altre zone più in difficoltà; dall’altro emergono criticità strutturali e la necessità di un cambio di passo per valorizzare appieno le potenzialità del territorio. Questo è quanto emerso da un recente convegno organizzato a Senigallia dall’associazione “Augusto Bellanca”, che ha riunito esperti, docenti universitari e rappresentanti di categoria per un confronto sul futuro del turismo regionale. A parlarcene è il presidente dell’associazione, Pasquale Bencivenga: l’intervista è in onda mercoledì 6 e giovedì 7 agosto alle ore 13:10 e alle ore 20, ma sarà in replica anche domenica 10 alle ore 17 circa. Si può ascoltare anche dal proprio pc o telefono cliccando sul tasto play del lettore multimediale.

Marche a due velocità: bene Senigallia e Conero, soffre il fermano

Secondo alcuni dati diffusi recentemente dalle associazioni di categoria, luglio ha visto un’ottima performance per alcune aree della regione. Senigallia e la Riviera del Conero, in particolare, hanno registrato il tutto esaurito grazie a un’offerta turistica che punta molto sugli eventi come leva di attrazione. «Il turismo balneare da solo non basta più», ha spiegato Pasquale Bencivenga, presidente dell’Associazione Bellanca, sottolineando come iniziative come il Summer Jamboree abbiano un ruolo cruciale nel convogliare un flusso di turisti da tutta Europa. La situazione è meno rosea, invece, per altre zone come la costa fermana, che soffre di un turismo più “mordi e fuggi”, concentrato nei fine settimana.

Cresce il turismo straniero, le famiglie italiane faticano

Un dato incoraggiante è la crescita del turismo straniero, in particolare dall’Olanda, che dimostra di apprezzare molto i paesaggi marchigiani. Tuttavia, le famiglie italiane faticano a sostenere i costi delle vacanze, a causa di una minore capacità di spesa dovuta a inflazione e rincari. Questo si traduce in vacanze più brevi.

Le sfide di Senigallia: più eventi, meno alberghi

Nonostante Senigallia si confermi come la prima località turistica delle Marche, Pasquale Bencivenga ha evidenziato alcune criticità. «Purtroppo, ogni anno Senigallia perde un albergo», ha dichiarato il presidente della Bellanca rivelando che il numero di strutture ricettive è sceso sotto le 80 unità, un dato «totalmente diverso e inferiore» rispetto a località limitrofe come Riccione e Cattolica. Un campanello d’allarme che evidenzia un cambiamento nel settore, dove si registra però un aumento di B&B e appartamenti.

Il futuro: sinergia e valorizzazione del territorio

Dalle riflessioni emerse dal convegno, a cui hanno partecipato anche esperti come i professori universitari Tonino Pencarelli (Urbino) e Gianluca Goffi (Hong Kong) e il direttore del centro studi CNA Marche, Giovanni Dini, è emersa una chiara direzione per il futuro: è fondamentale puntare sulla diversificazione dell’offerta. Non solo turismo balneare, ma anche valorizzazione del patrimonio artistico, culturale ed enogastronomico del territorio. Tra le proposte, quella di lavorare in sinergia con i comuni limitrofi, non solo quelli della vallata Misa Nevola, e di estendere la promozione turistica a livello regionale e non solo a livello di unione dei comuni. Gli imprenditori presenti all’evento, dal canto loro, hanno sottolineato la necessità di un maggiore impegno delle istituzioni pubbliche nella promozione del “brand Marche”, attraverso investimenti pubblicitari mirati e una pianificazione più efficace degli eventi, con meno testimonial di cui è difficile capire l’impatto positivo per l’economia marchigiana.

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Dazi Usa-Ue: l’accordo che fa male alle Marche

L’accordo commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea sui dazi al 15% è stato l’argomento al centro di un’intervista con Massimiliano Santini, direttore della CNA di Ancona, che ha analizzato l’impatto del nuovo sistema tariffario, nonostante ancora i punti non noti, sul sistema produttivo ed economico marchigiano. L’intervista, in onda su Radio Duomo Senigallia (95.2 FM), è disponibile anche in questo articolo grazie al lettore multimediale.

I punti chiave dell’accordo

Tra le tariffe doganali viene introdotta un’aliquota del 15% sulla maggior parte delle esportazioni europee verso gli Stati Uniti. Sebbene sia inferiore al 30% inizialmente minacciato da Trump, rappresenta comunque un forte aumento rispetto al precedente valore medio dei dazi che si attestava sul 4,8%. Tra i settori coinvolti ci sono auto, semiconduttori, prodotti agroalimentari e farmaceutici, ma sono previste esenzioni per alcuni comparti specifici, tra cui farmaci generici, microprocessori, aeronautica, alcuni prodotti chimici e materie prime. Non basta: l’Ue si è impegnata all’acquisto di 750 miliardi di dollari di forniture militari e a investire circa 600 miliardi di dollari in beni e servizi americani, come gas e petrolio.

Le conseguenze economiche per l’Italia

Secondo Santini, l’accordo sui dazi rappresenta un compromesso necessario per evitare una guerra commerciale, ma le conseguenze per le imprese italiane saranno significative, anche se ancora siamo nella fase delle stime. Si ipotizza una contrazione delle vendite di prodotti Made in Italy negli Stati Uniti, un mercato fondamentale, che potrebbe toccare i 21 miliardi di euro. C’è poi il rischio che la tariffa del 15%, se trasferita sul prezzo finale, potrebbe rendere i prodotti originali italiani meno competitivi, favorendo la diffusione di prodotti “Italian Sounding” di qualità inferiore.

La richiesta della CNA al governo italiano

Il direttore della CNA ha espresso la necessità di un intervento immediato del governo Meloni per supportare le imprese di fronte all’introduzione di dazi così gravosi per l’Europa e per il nostro sistema economico. La richiesta principale è quella di introdurre misure compensative e alleggerire il carico che le aziende già affrontano, come l’eccessiva burocrazia e gli elevati costi energetici.

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Vertice internazionale per l’Adriatico: ad Ancona si parla di un nuovo modello per la blue economy

Italia, Albania, Croazia, Montenegro e Slovenia – i paesi che si affacciano sul mare Adriatico – si sono riuniti con i loro ministri e rappresentanti per discutere d’un nuovo modello di gestione per la blue economy. La filiera che mira a bilanciare lo sviluppo economico con la conservazione delle risorse marine e costiere deve basarsi non solo su un approccio numerico per quanto riguarda la sostenibilità, ma deve sfruttare le leve più innovative e parlare di più di cooperazione tra le realtà adriatiche.

Questo punto è stato al centro del vertice interministeriale che si è svolto oggi ad Ancona: un evento che aveva l’obiettivo di affrontare le sfide ambientali, economiche e sociali che interessano l’area. Tra i temi sono stati discussi i criteri attuali di gestione della pesca, ritenuti inadeguati rispetto alla reale situazione delle flotte e quindi in vari modi penalizzanti per le economie adriatiche. Altro tema è stato il fare fronte comune contro ulteriori tagli ai giorni di pesca, chiedendo che sia riconosciuta la forte riduzione già avvenuta nella capacità di pesca. 

Su tutti pesa però – ovviamente – la questione degli effetti dei cambiamenti climatici, che per molti esperti è già una crisi in atto da tempo: argomento fonte di numerosi dibattiti ma certamente da inserire nella valutazione degli stock ittici, insieme all’innalzamento del mare. Un approccio che vuole coniugare la tutela ambientale con la sicurezza alimentare e la coesione sociale delle comunità marittime.

Ma cambiamenti climatici significano anche invasione dell’Adriatico da parte di specie aliene, come il granchio blu che danneggia poi la molluschicoltura, e il surriscaldamento delle acque, che favorisce fenomeni come le mucillagini. Su questo fronte, si è evidenziata l’urgenza di interventi gestionali tempestivi e coordinati, per proteggere un comparto strategico per la blue economy dell’area.

L’incontro – che non ha di fatto visto la sigla di alcun patto ma che è stato una vetrina per molti esponenti politici nostrani – ha quindi solo sviluppato l’idea di una diplomazia congiunta e stabile tra i paesi dell’Adriatico – interni ed esterni all’unione europea – in grado di avere peso nei tavoli internazionali. L’idea è di fare dell’Adriatico un modello di governance cooperativa, in cui lo sviluppo economico non sia in contrasto con la sostenibilità, ma guidato da politiche comuni fondate su evidenze scientifiche.

All’evento dorico sulla blue economy hanno partecipato i ministri di Albania, Anila Denaj; Croazia, David Vlajčić; Montenegro, Vladimir Joković; Slovenia, Mateja Čalušić e Italia, Francesco Lollobrigida, affiancato dal sottosegretario del ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf) Patrizio La Pietra e dal direttore generale per la pesca e l’acquacoltura Francesco Saverio Abate, dal presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, e dal Rettore dell’Università Politecnica delle Marche, Gian Luca Gregori.

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Lavoro sempre più precario nelle Marche: è record

Lavoro sempre più precario e povero. Le Marche si confermano – in una netta tendenza al precariato – come una delle regioni meno virtuose, con un record del 2025: essere la prima regione d’Italia per incidenza dei contratti intermittenti e la penultima per quelli a tempo indeterminato. A sottolinearlo è la Cgil delle Marche che parla di fenomeno in crescita non solo nelle fabbriche ma anche in ufficio, basandosi sull’ultima indagine Inps.

I primi tre mesi dell’anno hanno infatti visto un notevole incremento dei contratti in somministrazione (+5,2%) e un crollo significativo dei contratti a tempo indeterminato (-9,9%). Le aziende marchigiane hanno effettuato 47.260 assunzioni, il 6,1% in meno rispetto allo stesso periodo del 2024 e il 4,3% in meno rispetto al 2023. 

Nel confronto 2025-2024, le assunzioni totali registrano nelle Marche flessione più marcata rispetto al Centro Italia (-5,5%) e in linea con quella osservata nell’intero Paese (-6,5%). Sul totale delle nuove assunzioni, quelle a tempo indeterminato sono una quota molto ridotta (14,2%) e in costante flessione; la tipologia contrattuale maggiormente presente è il contratto a termine (42,1%), seguita dal contratto intermittente (16%).

Nelle Marche, la quota di contratti a tempo indeterminato sul totale di quelli attivati è nettamente sotto la media del Paese (19,8%): la regione è penultima per incidenza di contratti a tempo indeterminato sui nuovi rapporti di lavoro. Anche l’incidenza dei contratti a termine sul totale è inferiore alla media nazionale (46,1%). In riferimento alle attivazioni di contratti in somministrazione, il valore regionale è superiore alla media nazionale (15,7% contro 12,4%). In particolare, le Marche sono la seconda regione (dietro al Molise) per aumento delle nuove assunzioni in somministrazione tra il 2024 e il 2025. La regione risulta altresì essere la prima in Italia per la più alta incidenza dei contratti intermittenti (16% contro la media nazionale del 9,4%).

Infine, analizzando le cessazioni per tipologia di motivazione, escludendo la risoluzione consensuale, rispetto al 2024 emerge un calo pressappoco omogeneo in tutte le motivazioni. Nei confronti del 2023, invece, si osserva un aumento marcato dei licenziamenti di natura economica (+18,5%).

Leggi il report

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Morro d’Alba, al Green loop festival focus su moda, acqua, plastica, comunità energetiche

Tutto pronto per l’edizione 2025 del Green Loop Festival, che torna a Morro d’Alba dopo alcune tappe in altre località. Ne abbiamo approfittato per fare qualche domanda al direttore Marco Cardinaletti. Il festival, che si terrà dal 9 all’11 maggio, affronterà temi cruciali come la moda “fast fashion”, la plastica e le comunità energetiche. L’intervista è disponibile anche cliccando sul tasto play o riproduci del lettore multimediale.

Venerdì 9 si inizia con un’iniziativa sull’acqua pubblica, focalizzata sul riciclo idrico e sul consumo consapevole, con l’obiettivo di ridurre l’uso di bottiglie di plastica e promuovere il refill delle borracce grazie a una rete di esercizi convenzionati.

Sabato 10 sarà la giornata principale, ricca di eventi dalla mattina alla notte. Tra questi, una mostra intitolata “Archeoplastica” presenterà reperti plastici anche di 80 anni fa per sensibilizzare sul problema della durabilità della plastica e promuovere la riduzione, il riuso e il riciclo.
Affrontato anche il tema della fast fashion, con la proiezione del documentario “Junk” e un aperitivo con esperti per discutere l’impatto di questo modello di consumo e le iniziative per una moda più sostenibile. Verrà anche presentato un laboratorio sui RAEE (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche) in collaborazione con il brand Byludo, che realizza gioielli con materiali di recupero elettronico.

Domenica 11, giornata conclusiva, prevede una raccolta rifiuti ecologica e un focus sulle comunità energetiche rinnovabili (CER). Verrà presentata la CER nata a Morro d’Alba, con la collaborazione tra pubblico e privato per la produzione e il consumo di energia rinnovabile a livello locale. Esperti del settore illustreranno i vantaggi delle CER in termini di condivisione, efficienza delle risorse e autonomia energetica. 

Per maggiori informazioni, è possibile consultare il sito www.greenloopfestival.com o le pagine social del festival.

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Lavori, sport, irpef, emergenza abitativa: le proposte bocciate dal centrodestra a Senigallia

Approvato in consiglio comunale il rendiconto della gestione dell’esercizio finanziario 2024. L’atto, nella seduta dello scorso 30 aprile, ha visto i voti favorevoli della maggioranza e contrari dell’opposizione che però si era spesa in quattro importanti risoluzioni bocciate dal centrodestra. Il sindaco Massimo Olivetti ha illustrato i dati principali dell’esercizio finanziario 2024, con un risultato di amministrazione positivo di circa 48 milioni di euro, di cui 24 milioni accantonati, 16 milioni vincolati per investimenti e un avanzo disponibile di 6 milioni. Proprio sull’utilizzo di parte di quei 6 milioni si concentravano le proposte politiche lanciate da Partito Democratico, Vivi Senigallia, Vola Senigallia e Diritti al Futuro AVS.

La prima risoluzione chiedeva la realizzazione di un parcheggio pubblico nella frazione di Sant’Angelo. L’amministrazione ha respinto la proposta, ritenendo prioritario, in caso di via libera da Viva Servizi, il rifacimento della strada che attraversa il borgo, anche per risolvere problemi di sottoservizi.

La seconda risoluzione si concentrava sulla riqualificazione della piscina del Molinello. L’opposizione ha criticato la lentezza dell’amministrazione nel risolvere i problemi impiantistici, mentre la maggioranza – tramite il vicesindaco e assessore allo sport Pizzi – ha riconosciuto la vetustà della struttura. Una ricostruzione ex novo sarebbe troppo onerosa e non ci sono le risorse adesso nemmeno utilizzando tutto l’avanzo disponibile. Nel frattempo verranno sistemate le docce. La proposta è stata respinta.

La terza risoluzione proponeva l’aumento della fascia di esenzione dell’addizionale comunale IRPEF da 13 mila a 15 mila euro per il 2026. Il sindaco ha spiegato che l’avanzo di amministrazione può essere destinato solo al primo anno del bilancio pluriennale (2025-2027), rendendo la proposta inaccoglibile per il 2026. Dati gli stimoli in tal senso provenienti anche da Forza Italia, con il consigliere Rebecchini pronto a pungolare la giunta in aula e il segretario Roberto Paradisi che ha detto chiaramente la sua ai microfoni di Radio Duomo Senigallia, Olivetti ha tra le righe annunciato un più ampio provvedimento sul taglio dell’addizionale nel contesto del bilancio 2026-2028. La risoluzione nel frattempo è stata respinta.

L’ultima risoluzione affrontava l’emergenza abitativa legata agli affitti brevi che mettono in difficoltà famiglie e cittadini di Senigallia costretti a lasciare l’abitazione per far posto ai turisti disponibili a pagare cifre importanti per pochi giorni di villeggiatura. La proposta del centrosinistra è quella di prevedere incentivi per favorire gli affitti di lungo periodo. La maggioranza ha riconosciuto il problema, ma ha sottolineato la sacralità della proprietà privata e la necessità di una normativa nazionale o regionale per affrontare efficacemente la questione, pur evidenziando gli sforzi comunali per aiutare le giovani coppie attraverso bandi e punteggi. Anche questa risoluzione è stata respinta.

Infine, il rendiconto dell’esercizio finanziario 2024 è stato approvato a maggioranza dal consiglio comunale.

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Senigallia, verso le elezioni: centrodestra in affanno su sanità, tasse, sport e ponte Garibaldi

Roberto Paradisi, segretario di Forza Italia a Senigallia, non le manda certo a dire. Ai nostri microfroni traccia un bilancio della politica cittadina e regionale in vista degli appuntamenti elettorali del prossimo autunno 2025 per le regionali e della primavera 2026 per le comunali. Bilancio in cui non risparmia elogi né critiche, soprattutto su alcuni temi di fondamentale importanza per la cittadinanza, come la sanità pubblica e il progetto del nuovo ponte Garibaldi. Ma segnali chiari al centrodestra senigalliese arrivano anche su economia, tasse, sport e cultura. Questo breve testo è accompagnato da un lettore multimediale per riascoltarsi l’audio dell’intervista a Paradisi, andata in onda nei giorni scorsi su Radio Duomo Senigallia (95.2 FM).

Uno dei temi su cui la posizione di Paradisi è in contrasto con quella della struttura commissariale (e quindi anche con l’amministrazione Olivetti che l’ha avallata) è il progetto per la ricostruzione di ponte Garibaldi. Tema caldo a Senigallia, che sta tenendo banco da mesi, su cui gli animi non accennano a calmarsi. Paradisi lo definisce una «oscenità» che «sventrerà il prospetto architettonico neoclassico» di Senigallia. «Quel ponte Senigallia non lo vuole», ha affermato con decisione all’assessore regionale Aguzzi, facendo eco alle quasi 10 mila firme di cittadini contrari raccolte da alcune associazioni di Senigallia. Nonostante la volontà politica espressa dal commissario Babini, Paradisi si chiede: «Ma si può veramente lasciare che un ponte in una città con un contesto neoclassico sia progettato da un tecnico dell’Anas?».

Altro fronte di battaglia è la sanità. Paradisi riconosce gli sforzi della giunta Acquaroli, ma denuncia la situazione insostenibile per le liste di attesa e soprattutto la «carenza incredibile di medici», soprattutto al pronto soccorso. «Non si può tenere due medici in pronto soccorso a fronte di una richiesta altissima», afferma. Critica inoltre il ritardo nell’attivazione dell’ospedale e della casa di comunità, finalmente previsti anche a Senigallia dopo un’iniziale dimenticanza, ma di cui si attende ancora la realizzazione concreta.

Non mancano le critiche all’amministrazione Olivetti sui temi di sua competenza. Paradisi chiede la revoca delle deleghe a Liverani e Pizzi, il primo per la nota vicenda giudiziaria; e accusando il secondo di aver «penalizzato lo sport in modo pesantissimo». In particolare, contesta l’aumento delle tariffe per le attività sportive, definendo «gravi» alcune dichiarazioni dell’assessore e vicesindaco “nato” con la lista La Civica e ora in forza a Fratelli d’Italia per questioni di equilibri interni alla maggioranza.

Sull’economia, Paradisi contesta come non sia stato osservato sinora quanto annunciato nel programma elettorale. Chiede una revisione delle tasse, in particolare dell’addizionale IRPEF, e l’innalzamento della “no tax area”. «Non è stata abbassata di un solo centesimo nessuna tassa», sottolinea.

Paradisi conclude ribadendo che la priorità di Forza Italia è certamente il centrodestra, ma lancia un avvertimento: «Se le altre forze del centrodestra a livello locale non ci ascoltano, ci snobbano o addirittura ci vogliono isolare, noi ne prenderemo atto e ci guarderemo intorno». Un segnale chiaro, che potrebbe ridisegnare gli equilibri politici, almeno a Senigallia.

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Dazi USA, terremoto per l’export delle Marche: imprese in crisi ma non mancano le opportunità

Tra annunci e pause, tra sparate e passi indietro, la politica di Trump con i suoi dazi imposti in modo unilaterale a tutto il mondo, sta avendo effetti negativi sull’economia e sta spaventando le imprese, anche quelle della nostra regione Marche. Molte, in attesa di capire cosa succederà, hanno fermato gli investimenti e bloccato anche metà delle produzioni data l’incertezza per quanto riguarda l’export verso gli Stati Uniti, uno dei principali mercati in cui le Marche esportano beni e prodotti. A che punto siamo e come se ne esce da questa situazione? Lo abbiamo chiesto a Massimiliano Santini, direttore Cna Ancona. L’intervista è in onda venerdì 11 aprile, alle ore 13:10 e alle 20; sabato 12, alle ore 20 e poi domenica 13 a partire dalle ore 16:50 (il terzo di tre contributi audio). Audio integrale che è disponibile anche qui, in questo articolo – basterà cliccare sul tasto play – assieme a un breve testo.

Un mercato cruciale in difficoltà

L’export marchigiano verso gli USA è sceso a 1,2 miliardi nel 2024. Un calo drastico che mette in ginocchio numerose piccole e medie imprese, cuore pulsante dell’economia locale. Settori chiave come l’automotive, con 90 aziende e 6.000 dipendenti solo nella provincia di Ancona, sono particolarmente vulnerabili. Altri settori che esportano negli States sono il manifatturiero, il farmaceutico, la meccanica, la moda e, ovviamente, l’agroalimentare.

Incertezza e nuove rotte

L’altalena di annunci e ripensamenti di Trump ha generato un clima di forte incertezza, rendendo difficile per le imprese pianificare il futuro. Di fronte a questo scenario, la CNA di Ancona lancia un appello alla diplomazia e alla negoziazione, ma invita anche le imprese a esplorare nuovi mercati. L’Africa, il Medio Oriente, l’India e il Sud America rappresentano potenziali sbocchi per l’export marchigiano.

Massimiliano Santini, direttore Cna Ancona
Massimiliano Santini, direttore Cna Ancona

Le proposte della CNA per sostenere le imprese

Per superare la crisi, c’è una serie di misure concrete che va dalla semplificazione burocratica agli incentivi agli investimenti e al sostegno all’export. Ma soprattutto bisogna guardare a questa crisi come a un’opportunità, diversificando i mercati e rafforzando la competitività del sistema produttivo regionale.

L’Europa come mercato catalizzatore di capitali

In questo scenario, l’Europa deve rafforzare la sua voce e porsi come un polo attrattivo per i capitali, promuovendo le transazioni in euro e adottando politiche comuni in materia di energia, immigrazione, demografia, infrastrutture e digitalizzazione.

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Confindustria, Gabbianelli: «Senigallia e vallate possono e devono attrarre giovani e investitori»

Il comitato territoriale di Confindustria di Senigallia e delle valli Misa e Nevola ha visto un recente cambiamento alla sua guida. Dopo anni di impegno da parte di Renato Mandolini, al suo posto è stata eletta presidente Anna Gabbianelli. Ne abbiamo approfittato per porle qualche domanda dando così uno sguardo alle imprese del territorio locale ma senza perdere di vista il contesto produttivo, economico e geopolitico, sia nazionale che internazionale. Scenario che presenta certamente sfide complesse ma anche opportunità di crescita. L’intervista è andata in onda su Radio Duomo Senigallia (95.2 FM) nei giorni scorsi ma l’audio integrale della nostra chiacchierata con la referente locale di Confindustria accompagna questo articolo grazie al lettore multimediale. Buon ascolto.

L’instabilità internazionale

Il mondo dell’economia, sia a livello nazionale che internazionale, sta attraversando un periodo di grande incertezza. Le tensioni geopolitiche – come la guerra in Ucraina e i conflitti in Medio Oriente, che ognuno spera si possano concludere velocemente, ma anche le nuove politiche commerciali aggressive di alcuni paesi leggasi Stati Uniti, stanno creando un clima di instabilità che si ripercuote anche sulle imprese italiane e, a cascata, su quelle locali.

Le sfide da affrontare

Le aziende italiane, in particolare quelle del settore manifatturiero, si trovano ad affrontare diverse sfide, tra cui la difficoltà nel reperire materie prime, l’aumento dei costi energetici e la concorrenza internazionale. A livello interno, la burocrazia eccessiva e la mancanza di fiducia nel futuro rappresentano ulteriori ostacoli alla crescita.

Il territorio Misa e Nevola

Nonostante le difficoltà, comprese quellle causate dall’alluvione del 2022, il territorio di Senigallia e delle valli Misa e Nevola si distingue per la sua dinamicità e resilienza. Le 62 aziende associate a Confindustria, che spaziano dalla meccanica alla cartotecnica, dall’energia ai servizi, rappresentano un tessuto imprenditoriale variegato e innovativo.

Le priorità di Confindustria

Il nuovo direttivo, guidato dalla presidente Anna Gabbianelli, ha individuato alcune priorità per sostenere le imprese del territorio. Tra queste, la creazione di filiere tra le aziende, per favorire la collaborazione e la condivisione di risorse, e l’attenzione alla formazione dei giovani, per garantire il ricambio generazionale e la disponibilità di manodopera qualificata. Ma puntando sulla qualità della vita, sulla ricchezza del patrimonio culturale e sulla vivacità del tessuto sociale si possono attrarre investitori.

Uno sguardo al futuro

Nonostante le mille incognite, le imprese del territorio hanno dimostrato una grande capacità di ripresa. La capacità di innovazione è indicata da molti imprenditori come l’unica chiave per continuare a crescere, mentre le progettualità con il mondo della scuola sono ormai la base per ridare slancio all’intero territorio.

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Industria e commercio ancora in difficoltà: terzo trimestre 2024 negativo

Il terzo trimestre dell’anno non porta con sé buone notizie per quanto riguarda la produzione industriale e l’attività commerciale. Dati in calo che, secondo Confindustria Marche, confermano  il permanere di un clima congiunturale ancora debole, che sembra peggiorare di anno in anno.

L’ultimo rapporto presentato dagli industriali marchigiani parla di un consuntivo sul terzo trimestre 2024 negativo. Non è però una novità: il dato era ampiamente atteso, anzi anticipato da uno studio svolto alla fine del primo semestre sulle prospettive per la chiusura dell’anno. Di più: nel trimestre luglio-settembre 2024, l’industria manifatturiera regionale non solo registra attività produttiva e commerciale in calo rispetto ai primi mesi dell’anno, ma mostra un andamento sottotono anche rispetto ai livelli rilevati nello stesso periodo del 2023.

Secondo i risultati dell’indagine del centro studi “Giuseppe Guzzini” di Confindustria Marche, la produzione industriale ha registrato una flessione del 3,0% nel terzo trimestre 2024 su base tendenziale (-3,8% nel secondo trimestre). Un dato ancora peggiore di quello nazionale che si attesta al -2,6%.

Meno peggio l’attività commerciale: nel complesso è in calo dello 0,4% rispetto al periodo luglio-settembre 2023, con una contrazione sul mercato interno e un aumento sul mercato estero. Le vendite sul mercato interno hanno registrato una diminuzione dell’1,6%, mentre le vendite sull’estero hanno registrato una crescita pari al 2,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Unica nota positiva sembra essere quella occupazionale: nella media del trimestre luglio-settembre 2023, i livelli occupazionali sono cresciuti dello 0,8%.

Di debolezza del mercato interno parla il presidente di Confindustria Marche Roberto Cardinali quale causa che influenza il report sul terzo trimestre 2024, anche se accompagnato da timidi segnali di ripresa nel mercato estero. «Pesa sull’economia regionale l’incertezza derivante dal debole andamento dell’economia tedesca, dall’acuirsi delle tensioni internazionali e dalle elezioni USA». 

Se il contesto internazionale non è favorevole alla produzione industriale marchigiana, qualche beneficio nel contenere la negatività è data dalle «decisioni di riduzione dei tassi prese dalle banche centrali per sostenere l’economia e contenere l’inflazione» spiega ancora Cardinali che guarda al futuro con un cauto ottimismo: «In questo scenario – ha concluso – il miglioramento delle attività di esportazione, seppur ancora contenuto, è un buon segnale. Le aziende marchigiane stanno cercando di superare il momento difficile puntando sui mercati esteri, mantenendo allo stesso tempo un presidio significativo sui mercati più maturi e competitivi».

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Economia, le Marche arrancano: aumenta il ricorso alla cassa integrazione

Arranca l’economia marchigiana. Fatte salve alcune eccezioni legate soprattutto a grandi e consolidati gruppi rivolti al mercato internazionale, la nostra regione non sta vivendo un periodo di buone prestazioni economiche. A suggerirlo, tra gli altri indicatori, c’è anche il massiccio ricorso alla cassa integrazione.

Nel periodo gennaio-settembre 2024, sottolinea la Cgil regionale, sono state richieste e autorizzate complessivamente 15,2 milioni di ore di Cassa integrazione, FIS e altri fondi di solidarietà. In particolare, la CIG (ordinaria, straordinaria e in deroga) si attesta a 15 milioni di ore, mentre il ricorso a FIS e altri fondi arriva a circa 200 mila ore. 

Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, nelle Marche la CIG registra un aumento di 4,6 milioni ore (+45%). La tendenza risulta essere molto più accentuata rispetto al valore medio italiano (+20%) e a quella del Centro Italia nel complesso (+4,4%).

Dati che spaventano. A beneficiare di più di queste ore di Cig e delle altre misure di solidarietà sono le province di Ascoli Piceno e Fermo (+111,5%) e Pesaro Urbino (+48,5%), che evidenziano un aumento superiore alla media regionale; Macerata registra un +40% mentre ad  Ancona si osserva l’aumento più contenuto (+14,8%) ma pur sempre un incremento.

Per quanto riguarda i settori, l’industria assorbe la maggior parte delle ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni (14,6 milioni) e fa registrare un aumento di +4,9 milioni di ore (+51,2%). Scendendo ancora nel dettaglio, i comparti che osservano l’incremento maggiore sono pelli, cuoio e calzature (+178,2%), tessile e abbigliamento (+231,2%), Chimica, gomma, plastica (+52,4%). La meccanica e metallurgia segna +39,3%, che in termini assoluti ammonta ad un aumento di 1,8 milioni di ore.

Per ciò che concerne il terziario, le ore di Cig registrate sono 88 mila: c’è un calo di quasi 123 mila ore (-58,1%), riscontrabile in maniera più o meno accentuata in tutti i comparti. Nell’edilizia sono 276 mila, con un calo di 180 mila ore (-39,4%).

«La crisi nelle Marche avanza – dichiara Eleonora Fontana, segretaria regionale Cgil Marche – e questi dati confermano quanto si prevedeva già nel precedente trimestre. L’industria nella regione sta attraversando una fase di crisi preoccupante che rischia di aggravare la situazione occupazionale regionale. Vanno rilanciati gli investimenti in innovazione, occorre un piano di politiche industriali e sostenere la domanda interna di aumento dei salari».

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