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Tag: migrazioni

Migrazioni: viaggio nella rotta balcanica. L’accoglienza che non ti aspetti (in Italia)

Il "silos" a Trieste, dove si radunano centinaia di migranti che vivono in condizioni disumane
Il “silos” a Trieste, dove si radunano centinaia di migranti che vivono in condizioni disumane

E’ Laura Mandolini, giornalista e direttrice de La Voce Misena e Radio Duomo, l’ospite dell’ultima intervista realizzata per Venti Minuti da Leone. Di recente è stata in viaggio in alcuni paesi dell’est Europa attraverso i quali si snoda la cosiddetta “rotta balcanica”, uno dei lunghissimi percorsi che vedono passare ogni anno centinaia di migliaia di migranti. In alcuni punti sono assistiti da associazioni di volontariato che preparano cibo e posti letto per i migranti in fuga dai propri paesi in guerra o dalla povertà, in altri trovano dei centri di accoglienza più o meno attrezzati ma si trovano anche numerosi rifugi di fortuna, dove le condizioni igienico sanitarie ma anche umane sono vergognose. Uno di questi è a Trieste ma è proprio la nostra direttrice a raccontarcelo.

L’intervista sarà in onda oggi, venerdì 14 giugno, alle ore 13:10 e alle 20; domani – sabato 15 giugno – agli stessi orari e infine domenica 16 a partire dalle 17:15 sempre su Radio Duomo Senigallia/In Blu (95.2FM). Per ascoltarla qui basterà cliccare sul tasto play del lettore multimediale; chi vorrà potrà anche proseguire con la lettura.

Partiamo dalle basi: cos’è la rotta balcanica?
La rotta balcanica è quel percorso che viene fatto da migliaia di persone che emigrano da vari paesi per entrare nell’unione europea. Tocca Turchia, Bulgaria, Macedonia, Serbia, Montenegro, Bosnia Erzegovina, Croazia e Italia per poi approdare nei vari paesi nel nord Europa, in particolare la Germania. Sono luoghi che pur essendo vicini fisicamente, sono in realtà molto lontani nell’immaginario collettivo. Al di là del mare Adriatico c’è la Croazia e oltre quella c’è un mondo che non conosciamo se non accade qualcosa di grave che si riverberi su di noi. Come un po’ per l’Africa.

Che viaggio hai fatto?
Assieme a due colleghi giornalisti, al delegato Caritas regionale e al direttore Caritas di Ancona e Osimo abbiamo fatto un viaggio nei luoghi in cui le Caritas di Montenegro e Serbia sono coinvolte nell’accoglienza e assistenza dei migranti. Il progetto Re-map ha portato l’anno scorso alcuni giovani delle diocesi a fare volontariato in un campo profughi in Bosnia Erzegovina dove si sono ritrovati assieme agli operatori Caritas locali. Da lì è nata una collaborazione con la Caritas delle Marche e soprattutto la volontà di raccontare la verità sulle migrazioni, senza strattonare il tema per fini politici, come nelle recenti elezioni europee. Il nostro compito era proprio quello di documentare per poi poter raccontare.

Chi percorre questa rotta balcanica?
Tantissimi sono quelli scappati dalla guerra in Siria, poi ci sono gli iraniani, gli afghani e le afghane che rischiano la propria vita per aver collaborato con i paesi occidentali prima dell’arrivo dei talebani. Ma si devono aggiungere anche coloro che arrivano coi barconi in Turchia e poi proseguono a piedi il loro viaggio dal Maghreb o da altri paesi dell’Africa, e infine anche coloro che fuggono da Ucraina e dalla Russia. C’è veramente tutto il mondo.

Uno dei centri di accoglienza gestiti dall'Unhcr per aiutare i migranti lungo la rotta balcanica
Uno dei centri di accoglienza gestiti dall’Unhcr per accogliere i migranti lungo la rotta balcanica

Lo scopo era quindi documentare e raccontare le migrazioni?
Sì ma anche e soprattutto le azioni che le Caritas di Serbia e Montenegro compiono a supporto dei migranti.

Che situazioni hai potuto toccare con mano?
Ho in mente due ragazzi, uno russo e uno ucraino, entrambi fuggiti dal proprio paese e arrivati nel Montenegro, entrambi vorrebbero vivere in pace, ma conoscono i governanti e sanno di avere poche prospettive. Uno sguardo davvero rassegnato sul loro destino.

Raccontaci cosa hai trovato in Italia
A tre metri dalla stazione centrale di Trieste c’è una struttura, un silos per i cereali dell’impero asburgico, ora abbandonato, dove i migranti trovano rifugio. Ma le condizioni sono disumane, è il posto in assoluto più brutto e degradante del nostro viaggio che non ci saremmo mai aspettati di trovare in Italia e in una società civile (FOTO in alto, Ndr). Topi, rifiuti, fango quando piove, vi lascio immaginare la situazione che si può creare. Solitamente ci rimangono due o tre mesi. Alcuni volontari la sera allestiscono una mensa per un pasto caldo, per un po’ d’acqua. C’è un’associazione, Linea d’Ombra, avviata da una signora di 82 anni e da suo marito che si occupa persino di fare il massaggio ai piedi di queste persone che camminano per chilometri. Il 7 luglio arriverà il papa a Trieste per la settimana dei cattolici italiani e si pensa che verrà ripulito tutto. Speriamo che venga chiuso del tutto, anche perché la Caritas di Trieste sta predisponendo centinaia di posti letto per un’accoglienza dignitosa.

Quando e dove racconterete ciò che avete visto tu e gli altri due giornalisti?
Inizieremo il prossimo 17 giugno a Filottrano (Ancona) con i giovani che hanno preso parte a quel progetto di cui sopra e poi toccheremo varie località delle Marche per raccontare un fenomeno che ha necessità di verità e dati. Incontreremo anche le prefetture, ma non solo per promuovere esperienze e percorsi e parlare così di migrazioni senza strumentalizzazioni.

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Superare i pregiudizi su migranti e accoglienza: il progetto della Caritas Senigallia

Da qualche anno Caritas Senigallia condivide con studenti e studentesse delle classi quinte del liceo Perticari, del liceo Medi e dell’istituto alberghiero Panzini un progetto dal titolo “Migrazioni e accoglienza: cosa ne SAI?”. Un progetto importante perché riesce a scardinare stereotipi e falsi miti sui migranti e a dare informazioni più precise sul complesso fenomeno delle migrazioni, entrando nel vivo del sistema di accoglienza in Italia, in particolare quello del SAI, Sistema Accoglienza Integrazione, che per Senigallia e Ambito Territoriale 8 è gestito appunto da Fondazione Caritas Senigallia.

Mercoledì mattina la classe V A Li del Medi, grazie alle specifiche competenze linguistiche, ha potuto ascoltare la storia diretta di S.S., un nostro beneficiario, in lingua inglese. S.S., che ora vive in Italia insieme alla moglie e due figlie, era un docente universitario in Pakistan ed è dovuto scappare dal suo Paese perché discriminato a livello politico e religioso: è fuggito per riuscire a costruire un futuro per sé e la propria famiglia, attraverso un viaggio drammatico attraverso la rotta balcanica, lasciandosi alle spalle un passato che non vuole ricordare perché adesso è il momento di ricominciare, di superare la “stagione della disperazione” e intraprendere “la stagione della primavera”. S.S. ha ottenuto lo status di rifugiato politico e il conseguente permesso di soggiorno della durata di cinque anni.

Sentire dal vivo le parole sincere ed emozionate di chi ha vissuto violenze, momenti di profondo sconforto e la fuga dal proprio Paese ha un impatto fortissimo su ragazzi e ragazze, che mettono in gioco la loro sensibilità, spesso oscurata dal bombardamento di notizie ripetitive ed allarmistiche. Il percorso che gli operatori del SAI propongono alle classi quinte cerca di sviluppare il senso critico e la capacità di discernere le azioni dell’accoglienza, durante tre incontri: il primo è dedicato alla decostruzione di stereotipi e pregiudizi legati alle migrazioni forzate e alla comunicazione delle stesse, insieme a due operatori dell’accoglienza e a Chiara Michelon, ufficio stampa Caritas Senigallia; il secondo, insieme a due operatori e all’avvocato Lorenzo Pirani, operatore legale per il SAI Senigallia e Ambito, entra nel vivo del sistema di accoglienza dal punto di vista giuridico e si addentra nel tema delle forme di protezione; infine il terzo incontro vede un beneficiario o una beneficiaria del progetto SAI territoriale, richiedente asilo o rifugiato, dialogare con la classe e raccontare apertamente il suo passato. I tre momenti cercano di promuovere anche un orientamento universitario e lavorativo nell’ambito socio-educativo e di descrivere le svariate figure che si impegnano nelle équipe multidisciplinari dei progetti di accoglienza.

Il SAI è un sistema di accoglienza integrata nazionale che a livello territoriale viene gestito da realtà del terzo settore (nel nostro caso Fondazione Caritas Senigallia per il Comune di Senigallia e l’Ambito territoriale 8). Il progetto SAI comprende misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento ai beneficiari, finalizzate all’accesso garantito ai servizi del territorio e alla costruzione di percorsi individuali di riconquista dell’autonomia e inserimento socioeconomico. Nei due progetti SAI ordinari adulti sono accolti principalmente nuclei familiari titolari di protezione internazionale e richiedenti asilo: uno può accogliere un massimo di 70 persone, l’altro fino a 40. I beneficiari attualmente (dati al 14.2.2024) sono 74 e provengono da Pakistan, Iran, Siria, Gabon, Iraq, Bangladesh, Afghanistan, Ucraina, Macedonia, Georgia, Benin, Costa d’Avorio, Camerun e Burkina Faso.

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Caritas/Migrantes: 5 milioni i cittadini stranieri in Italia. In calo i nuovi nati

Sono 5.050.257 i cittadini stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2023. Una cifra in lieve aumento rispetto all’anno precedente (erano 5.030.716) ma tutto sommato stabile. Dopo i picchi di crescita nel primo decennio del 2000 continuano a diminuire i nuovi nati stranieri: erano 80.000 nel 2012, sono diventati meno di 57.000 nel 2021, con un calo del 28,7%. Le donne straniere si stanno dunque adeguando agli stili di vita italiani, per cui invecchiamento e calo del numero di figli saranno le dinamiche del futuro che caratterizzeranno l’Italia. Nel mondo sono invece 281 milioni i migranti (dati 2021), ossia il 3,6% della popolazione mondiale, in aumento rispetto al 2019 (erano 272 milioni). I due terzi si sono spostati per motivi di lavoro. Aumenta anche il numero globale di sfollati interni, anche a causa della guerra in Ucraina, raggiungendo la cifra record di 28,3 milioni, di cui il 60% sono ucraini. Sono alcuni dei dati contenuti nel XXXII Rapporto Immigrazione 2023 curato da Caritas italiana e Fondazione Migrantes.

Nell’Unione europea, su una popolazione di 447 milioni, nel 2021 sono stati rilasciati 2,95 milioni di primi permessi di soggiorno (rispetto ai 2,3 milioni del 2020) e sono 37,5 milioni le persone nate fuori dall’Ue (8,4%). Con la guerra in Ucraina è salito a 108,4 milioni il numero complessivo di profughi e sfollati (di cui il 40% minori). A fine maggio 2023 erano 8,3 milioni gli ucraini fuggiti in Europa: di questi, poco più di 5 milioni hanno ricevuto la protezione temporanea. Quasi un terzo ha ottenuto protezione in Polonia (1,6 milioni, pari al 31% del totale). In Italia, i profughi ucraini sono 175 mila.

In Italia gli immigrati vivono soprattutto al Nord (59,1% dei residenti totali): nelle regioni occidentali risiede il 34,3% e in quelle orientali il 24,8%; seguono Centro (24,5%), Sud (11,7%) e Isole (4,6%). La Lombardia si conferma la regione più attrattiva: da sola conta il 23,1% della popolazione straniera residente in Italia; seguono Lazio (12,2%), Emilia-Romagna (10,9%), Veneto (9,8%) e Piemonte (8,2%).

Sul podio delle nazionalità sono sempre i cittadini rumeni, che rappresentano 1 straniero su 5 fra i residenti in Italia. A seguire marocchini e albanesi (8,4% e 8,3% del totale). Calano tunisini, senegalesi, nigeriani, cinesi e filippini mentre bangladesi e pakistani, arrivati più di recente, stanno consolidando il loro percorso migratorio in Italia. Anche il maggior numero di nuovi nati è rumeno (19,4%), poi marocchini (13,3%) e albanesi (11,8%).

Calano le acquisizioni di cittadinanza. Le acquisizioni di cittadinanza, pur avendo raggiunto la soglia del milione negli ultimi 6 anni, sono in progressiva diminuzione: fra il 2020 e il 2021 sono scese del 7,5%. Un’acquisizione su cinque è appannaggio dell’Albania, seguita dal Marocco. Significativa è la terza posizione occupata dal Bangladesh (il 4,7% delle acquisizioni totali), mentre in quarta e quinta troviamo India e Pakistan.

Lavoro: in un mercato occupazionale in ripresa i lavoratori stranieri non-Ue registrano un tasso di occupazione leggermente inferiore alla media (59,2% contro il 60,1%) mentre il tasso di disoccupazione si allinea, nella flessione, alla media complessiva. L’aumento occupazionale più marcato si è avuto nel settore Turismo e ristorazione (+16,8% e +35,7% per i lavoratori non Ue) e nelle Costruzioni (+8,4%, che sale al +13,8% per i lavoratori non-Ue); la maggiore incidenza di lavoratori stranieri nel 2022 si registra nel settore dell’Agricoltura (39,2% del totale), seguita dalle Costruzioni (30,1%) e dall’Industria (22,1%).

L’87% degli occupati stranieri è un lavoratore dipendente, il 12,9% ha un contratto di lavoro autonomo. Le nazionalità che hanno conosciuto un aumento occupazionale più sostenuto fra il 2021 e il 2022 sono state l’albanese, la marocchina e la cinese (fra il +17,7% e il +7,1%). Il 75,2% degli occupati non-Ue svolge la professione di operaio (contro il 31,6% degli italiani); mentre solo 1 su 10 è un impiegato e appena lo 0,1% è dirigente. Quanto al livello d’istruzione, la forza lavoro straniera risulta mediamente meno istruita rispetto all’autoctona, prevalendo quelli con un livello “secondario inferiore”; mentre i laureati sono appena il 10,6% del relativo totale (è il 25,8% per gli italiani). Nell’anno 2022 il numero di imprese individuali che hanno come titolare un cittadino non comunitario sono diminuite di 3 mila unità (0,8%) rispetto al 2021: sono complessivamente 390.511, pari al 12,8% del totale.

1 milione e 600 mila stranieri residenti in povertà assoluta. In Italia, secondo l’Istat, vivono in uno stato di povertà assoluta 1 milione e 600 mila stranieri residenti, per un totale di oltre 614 mila nuclei familiari. Le famiglie immigrate in povertà costituiscono circa un terzo delle famiglie povere in Italia, pur rappresentando solo il 9% di quelle residenti. La percentuale di chi non ha accesso a un livello di vita dignitoso risulta essere tra gli stranieri cinque volte superiore di quella registrata tra i nuclei di italiani.

L’incidenza della povertà tra le famiglie di stranieri con minorenni è drammatica: il 36,2%, più di 4 volte la media delle famiglie italiane con minori (8,3%). Nel 2022 le persone straniere incontrate nei soli Centri di ascolto e servizi informatizzati Caritas sono state 145.292, su un totale di 255.957 individui), conferma per il 2022 una prevalenza delle difficoltà di ordine materiale.

Scuola: stabili gli alunni stranieri, in aumento nelle università. Il totale degli alunni con cittadinanza non italiana nell’anno scolastico 2021/2022, è di 872.360. Si tratta di poco meno di 7 mila alunni in più rispetto all’anno precedente (+0,8%). Sono soprattutto in Lombardia (222.364), Emilia-Romagna (106.280) e Veneto (96.856). La maggior parte è originaria dell’Europa: 384.333, il 44,1% del totale. Nelle università la percentuale degli studenti con cittadinanza straniera iscritti all’anno accademico 2021/2022 è del 6%. In 10 anni il numero di studenti internazionali è aumentato del +65,5%, mentre quello degli universitari di cittadinanza straniera, ma con diploma conseguito in Italia del +67,5%.

Criminalità e discriminazioni. Nel 2022 la componente straniera è rimasta in linea con il 2021, con 17.683 detenuti stranieri su 56.196, pari al 31,4% della popolazione carceraria complessiva. Di questi 16.961 sono uomini e 722 donne. Il 53% dei detenuti sono africani. In particolare, i nordafricani ingrossano le fila dell’area geografica: Marocco (3.577) e Tunisia (1.797) rappresentano da soli il 56% della componente africana. Spiccano i reati contro il patrimonio (8.951 detenuti) e quelli contro la persona (7.609). A seguire, i reati in materia di stupefacenti (5.811) e quelli contro la pubblica amministrazione (3.466).Rispetto all’anno precedente, si è invece assistito ad un consistente aumento degli ingressi di minori in carcere, sia italiani sia stranieri: 1.016 ingressi nel 2022, di cui 496 italiani e 520 stranieri.

Un fenomeno, almeno in parte, connesso alle gang giovanili. Totalmente assente dal dibattito pubblico la condizione dello straniero come persona offesa da un reato, anche se denunciano decine di migliaia di furti, danneggiamenti, truffe e frodi informatiche, lesioni dolose, minacce, violenza sessuale e discriminazioni di vario genere.

Appartenenza religiosa. Al 1° gennaio 2023 i cristiani confermano la propria posizione di maggioranza assoluta, sono il 53,5% (erano il 53 nel 2022). La componente ortodossa da sola rappresenta il 29,9% del fenomeno migratorio in Italia (era il nel 28,9% ad inizio 2022). Al contrario, i cattolici scendono al 16,8% ad inizio 2023, contro il 17,2% del 1° gennaio 2022.

Tra le altre confessioni religiose, aumentano i musulmani (il 29,8% al 1° gennaio 2023, a fronte del 29,5% nel 2022). Conteggiando anche i minorenni al 1° gennaio 2023 si contano poco più di un milione e mezzo di ortodossi stranieri in Italia e poco meno della medesima cifra di musulmani, seguiti da circa 844 mila cattolici. Vi sono poi 156 mila buddisti, 136 mila evangelici, 126 mila cristiani “altri” (non ortodossi né cattolici né evangelici né copti), 104 mila induisti, 85 mila sikh, 81 mila copti e 20 mila fedeli di altre religioni, oltre a 478 mila atei o agnostici.

Patrizia Caiffa

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Serra de’ Conti e l’accoglienza che vogliamo: quando le migrazioni sollecitano progetti

Un filo rosso lega Serra de’ Conti al convegno nazionale delle Caritas diocesane, in corso a Salerno. All’incontro, fino al prossimo 20 aprile, partecipano 660 delegati in rappresentanza di 173 diocesi. Da Senigallia sono partite Eleonora Api, Denise Beccaceci, Giulia Serfilippi, operatrici della nostra Caritas presso Centro di ascolto diocesano e Centro di pronta accoglienza.

Nei giorni in cui il Governo affronta il tema ‘migrazioni’ e torna forte la polarizzazione del dibattito, nella città campana ha parlato chiaro il cardinale Matteo Zuppi, presidente dei vescovi italiani: «La migrazione non è un’emergenza, non un problema da risolvere, ma una realtà da governare nella sua complessità». Ed il presidente di Caritas italiana, Carlo Redaelli, arcivescovo di Gorizia, aggiunge: «La migrazione non è una emergenza – afferma – ma una realtà con cui fare i conti con lucidità, realismo e capacità innovativa. Non è un problema da risolvere, ma una realtà da governare nella sua complessità, dando attenzione ai diversi valori. Alla vita delle persone, ossia se uno sta morendo va salvato; alla loro dignità, al desiderio di pace, giustizia e di un cammino di vita migliore. Sul tema dell’integrazione vorremmo che i migranti fossero tutelati e non limitati dalle leggi. Serve poi un lungo e paziente lavoro per eliminare le cause delle migrazioni forzate».

Parole nette che fanno pensare al forte dibattito nato a Serra de’ Conti, sollecitato da una paventato arrivo di 100 persone nell’ex Hotel de’ Conti e la cittadinanza da tempo si chiede se sia proprio questo il modello di accoglienza auspicabile, rispettoso dei diritti di tutti. In un affollato incontro pubblico svoltosi nella frazione Osteria ed organizzato dal “Comitato 13 marzo” è stata ribadita l’inopportunità di aprire un Cas (Centro di accoglienza straordinaria) di notevoli dimensioni in un paese di soli 3.650 abitanti, quale è appunto Serra de’ Conti, tanto più senza alcuna progettualità.

Un recente servizio giornalistico de La7 ha dato voce ad alcuni cittadini del luogo: Paolo Ubaldi ha ribadito il concetto che il “Comitato 13 Marzo” non è contrario all’accoglienza ma non deve essere del tipo che si vorrebbe realizzare a Serra de’Conti: “Continuiamo a sostenere il concetto di accoglienza diffusa e andiamo avanti con il nostro lavoro“. Stessi concetti ribaditi da Giovanna Fracascia, già assessore comunale, un lungo impegno nel volontariato sociale.

Due striscioni, posizionati nelle vicinanze dell’ex Hotel de’ Conti, riassumono bene il pensiero dei serrani: “Serra accoglie per solidarietà, non per interesse“ e ancora “No all’accoglienza industriale”.

Laura Mandolini

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Italiani all’estero, gli unici a crescere

viaggi, partenze, migrazioni, trasferte

Su 5,6 milioni di italiani all’estero gli over 65 sono 1.148.000, di cui il 52,2% è donna. Le comunità più numerose di pensionati italiani vivono in Argentina, Brasile, Svizzera e Germania, ma spiccano anche Uruguay, Cile, Perù, Sudafrica, dovuto alla storia dell’emigrazione italiana. «Guardare alla situazione degli anziani è un termometro per misurare lo stato di salute del Paese. Se vanno via anche gli anziani è segno che dobbiamo fare qualcosa di urgente e indifferibile». Lo ha detto Delfina Licata, sociologa delle migrazioni della Fondazione Migrantes, intervenendo a Roma al convegno “Italia, pensioni e mobilità: storia di partenze e di ritorni”, organizzato insieme all’Inps.

Al 1° gennaio 2021, la comunità dei connazionali residenti all’estero è costituita da 5.652.080 unità, il 9,5% degli oltre 59,2 milioni di italiani residenti in Italia. Mentre l’Italia ha perso quasi 384mila residenti sul suo territorio (dato Istat), ha registrato un aumento del 3% nell’ultimo anno di coloro che risiedono stabilmente all’estero. La mobilità degli italiani con la pandemia non si è arrestata, ma ha sicuramente subito un ridimensionamento che non riguarda, però, le nuove nascite all’estero da cittadini italiani, ma piuttosto le vere e proprie partenze: il numero dei connazionali che hanno materialmente lasciato il Paese recandosi all’estero da gennaio a dicembre 2020. In valore assoluto, si tratta di 109.528 italiani, -21.408 persone rispetto all’anno precedente.

Secondo i dati della Fondazione Migrantes, i cittadini italiani residenti oltre confine negli ultimi sedici anni sono aumentati dell’…

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L’integrazione fra noi: storie di vita e di protezione internazionale

T. è una mamma vittima di violenza nigeriana che ha cercato con grande forza di volontà di risollevarsi dalla situazione complicata che vive. La sua bambina, G., aveva un grandissimo sogno, quello di diventare una ballerina, e grazie al progetto siamo riusciti a finanziarle il corso di danza, perché ogni bambino, al di là della famiglia in cui nasce e cresce, ha il diritto di essere felice, di provare a realizzare i suoi sogni e di stare insieme ad altri bambini. Siamo vicini anche alla mamma nel suo percorso di riabilitazione psicologica e oggi possiamo dire che il peggio è passato: T. ha un lavoro, anche se precario, e riesce a guardare al futuro con un po’ di serenità, fondamentale per il suo benessere e quello della sua bambina.

T. è una delle oltre 340 persone rifugiate e titolari di protezione internazionale che hanno intrapreso un percorso verso l’autonomia in Italia grazie al progetto nazionale Fra Noi, finanziato dal Ministero dell’Interno con il Fondo Asilo Migrazione e Integrazione (Fami), che punta a integrare stabilmente persone titolari di protezione internazionali nelle comunità locali, di cui Fondazione Caritas Senigallia fa parte.

Dopo una prima edizione conclusa nel 2018, questaseconda fase, che si concluderà nell’autunno del 2022, è guidata dal Consorzio Communitas, rete no profit formata da 23 realtà locali distribuite su tutto il territorio nazionale, che collabora in sinergia con Caritas italiana e le Caritas diocesane. Il progetto Fra Noi sarà raccontato al pubblicoa Matera in occasione del Festival delle culture mediterranee Sabir: due giorni di laboratori e convegni in cui i protagonisti del progetto, gli enti impegnati, i partner aziendali potranno incontrarsi dal vivo, condividere i primi risultati, condividere le buone prassi messe in atto. Alcuni operatori di Caritas Senigallia sono in partenza per il Sabir, momento importante di formazione e confronto.

L’obiettivo del progettoFra Noiè coinvolgere 450 migranti titolari di protezione internazionaleche hanno portato a termine percorsi di accoglienza presso progetti SPRAR, CAS e altri circuiti di accoglienza come i corridoi umanitari. L’inclusione interviene nel momento in cui il titolare di protezione internazionale esce dal sistema di accoglienza e si trova a dover “entrare” nella comunità locali, coinvolgendo le comunità in cui i migranti abitano e facendo forza su risorse e capacità specifiche di ciascuna persona inserita nel progetto. È una formula efficace perché riducei costi di welfare, non genera nuove spese ma utilizza in modo diverso le risorse già esistenti. Gli interventi si basano su alcuni pilastri: inserimento lavorativo in aziende, accoglienze in famiglia, autonomia abitativa in situazioni di affitto, housing sociale o cohousing, inserimento socialenelle comunità locali.Fondamentale, per la buona riuscita dei percorsi, è il coinvolgimento dei territori, in particolare famiglie e comunità locali, coinvolte nell’accoglienza e nell’accompagnamento della quotidianità e dell’orientamento in un contesto sociale culturale nuovo, e anche aziende, tramite attivazione di tirocini e assunzioni nelle azioni di inserimento lavorativo per tentare di raggiungere l’indipendenza economica.

Chiara Michelon

Report e voci dalla ‘Rotta balcanica’: due incontri promossi da Caritas Marche

Report e voci dalla ‘Rotta balcanica’. Due incontri on line per conoscere i confini ghiacciati del nostro continente,
lunedì 15 e 22 marzo, ore 21.00, in diretta digitale sui social di Caritas Marche. Nel primo dialogheranno il giornalista Nello Scavo, inviato speciale di Avvenire e Laura Stopponi, responsabile dell’Ufficio Europa di Caritas italiana.

L’ultima, drammatica frontiera delle migrazioni verso l’Unione europea si chiama ‘Rotta balcanica’. Migliaia di uomini, donne e bambini alla disperata ricerca di entrare nel territorio comunitario, violati nei loro diritti fondamentali, ‘riconsegnati’ nel nulla, privati della loro umanità. Ammassati in campi informali, nel gelido inverno continentale. Chiedono attenzione, risposte, dignità.

Caritas Marche vuole capire e far conoscere. Lunedì 15 marzo 2021, alle ore 21.00, due autorevoli voci racconteranno l’ennesima puntata di una storia che sembra infinita. Nell’incontro dal titolo ‘Report dalla Rotta balcanica’ parlerà Nello Scavo, inviato speciale del quotidiano ‘Avvenire’, tra i pochi ad aver dato volto e voce a questa umanità migrante che preme alle nostre porte. Con i suoi reportages, premiati dalla stampa italiana ed internazionale, ha permesso di entrare in luoghi e dinamiche di sorprendente drammaticità. Con lui, Laura Stopponi, responsabile dell’Ufficio Europa di Caritas italiana, testimone di azioni, possibilità e strettoie.

Gli incontri saranno visibili in modalità streaming sulla pagina facebook ed il canale youtube di Caritas Marche , sui social de ‘La Voce Misena’, sulle frequenze di Radio Duomo Senigallia inBlu (95.200FM o webradio, dal sito diocesisenigallia.eu). Entrambi saranno moderati da Laura Mandolini, giornalista della Fondazione ‘Gabbiano’ – editore La Voce Misena, Senigallia.

Il diritto di migrare, il diritto di stare nella propria terra

Il Papa dialoga con i giornalisti durante il volo di ritorno dall’Iraq

“La migrazione è un diritto doppio: diritto a non migrare, diritto a migrare”. A ribadirlo è stato il Papa, nella conferenza stampa sul volo di ritorno da Roma a Baghad. “Questa gente – il riferimento agli iracheni – non ha nessuno dei due, perché non possono non migrare, non sanno come farlo. E non possono migrare perché il mondo ancora non ha preso coscienza che la migrazione è un diritto umano”. “L’altra volta – ha raccontato Francesco – mi diceva un sociologo italiano parlando dell’inverno demografico in Italia: entro quarant’anni dovremo ‘importare’ stranieri perché lavorino e paghino le tasse delle nostre pensioni”. “Ma la migrazione la si vive come un’invasione”, la denuncia del Papa: “Ieri ho voluto ricevere dopo la messa, perché lui lo ha chiesto, il papà di Alan Kurdi, questo bambino, che è un simbolo: per questo io ho regalato la scultura alla Fao. È un simbolo che va oltre un bambino morto nella migrazione, un simbolo di civiltà che muoiono, che non possono sopravvivere, un simbolo di umanità. Servono urgenti misure perché la gente abbia lavoro nei propri Paesi e non debba migrare. E poi misure per custodire il diritto di migrazione. È vero che ogni Paese deve studiare bene la capacità di ricevere, perché non è soltanto la capacità di ricevere e lasciarli sulla spiaggia. È riceverli, accompagnarli, farli progredire e integrarli. L’integrazione dei migranti è la chiave”. A questo proposito, Francesco ha ringraziato “i Paesi generosi che ricevono i migranti: il Libano che ha, credo, due milioni di siriani; la Giordania è generosissima: più di un milione e mezzo di migranti. Grazie a questi Paesi generosi! Grazie tante!”.