L’autunno si conferma la stagione dei cantieri a Senigallia, con tutto ciò che ne consegue tra aspettative, migliorie, deviazioni e disagi. Sono finalmente partiti i lavori stradali per il risanamento della storica via Pisacane e procedono speditamente gli interventi per il complesso immobiliare in zona Penna, opere che, pur causando momentanei intoppi al traffico soprattutto mattutino, promettono di risolvere annosi problemi di viabilità in città.
Addio al selciato dissestato di via Pisacane
L’intervento in via Pisacane – l’unica arteria che taglia in due il centro storico collegando il quartiere ex piano regolatore ‘33 con il centro storico e fino al fiume Misa – era decisamente atteso da anni. Da ieri, lunedì 6 ottobre, i mezzi sono al lavoro per il rifacimento del selciato stradale che, a causa dei sampietrini sconnessi, rendeva la percorrenza un vero e proprio calvario per gli automobilisti, ciclisti e scooteristi, spingendo soprattutto queste ultime due categorie di utenti a cambiare percorso per non cadere. In questa prima fase, i lavori si concentreranno nel tratto tra via Maierini e via Portici Ercolani. È prevista la rimozione della vecchia pavimentazione, lo scavo per la sostituzione della condotta dell’acquedotto e la posa di una pavimentazione provvisoria. Ci sarà poi una sospensione del cantiere intorno al 15 novembre per la pausa natalizia, mantenendo aperta la strada in modo da non penalizzare il commercio in centro. La ripresa è fissata per il 7 gennaio, con l’ultimazione entro la primavera del selciato definitivo con i classici sampietrini. Circa 850 mila euro il costo per 5 mesi di lavori stradali.
Rotatoria alla Penna per snellire la statale 16
Prosegue invece il cantiere in zona Penna/viale Leopardi, dove l’abbattimento di vecchi edifici ha lasciato spazio a nuove costruzioni residenziali di cui si intravede lo scheletro. Qui, gli oneri di urbanizzazione garantiranno importanti opere pubbliche, su tutte la tanto agognata nuova rotatoria tra via Podesti, via XXIV Maggio, viale Leopardi, viale Bonopera e viale IV Novembre. Scopo cruciale è quello di snellire l’incrocio oggi regolato dai semafori: un adeguamento necessario per la lunga attesa al rosso, che oltre a paralizzare la viabilità, è fonte di inquinamento ambientale e acustico per le abitazioni circostanti. Sono previsti anche marciapiedi, sottoservizi, il prolungamento del sottopasso, un parcheggio a uso pubblico e nuova illuminazione pubblica.
Nuovo manto stradale al Vivere Verde
Lavori stradali in via Umberto Giordano, al Vivere Verde di Senigallia
Altro cantiere avviato è quello in via Umberto Giordano, zona Vivere Verde: qui i mezzi sono al lavoro da qualche settimana – praticamente dall’inizio dell’anno scolastico – per risanare l’asfalto gravemente compromesso dopo anni di incuria. Parliamo del tratto che va dalla rotatoria con via Pierelli all’incrocio con via Verdi. Finora si è lavorato al taglio delle piante (ne verranno piantumate altre), alla sistemazione dei marciapiedi mentre ora si sta lavorando sul manto stradale. Disagi limitati ancora a un paio di settimane.
L’incognita ponte Garibaldi
Su tutto questo contesto di cantieri e lavori stradali che servono per migliorare la viabilità cittadina pesa però un’incognita: la città è in attesa di una data cruciale, il 5 novembre, in cui potrebbe essere scritta una pagina importante con il via o meno alla ricostruzione del ponte Garibaldi abbattuto con fatica dopo l’alluvione 2022. Il Tar regionale è chiamato a pronunciarsi sul progetto per una nuova infrastruttura aspramente contestata con raccolte firme, petizioni e ricorsi. Qualora arrivasse il “disco verde” dal tribunale amministrativo marchigiano, Senigallia si troverebbe a gestire un terzo, massiccio e impattante cantiere.
Il sindaco di Senigallia Massimo Olivetti è intervenuto a Radio Duomo Senigallia (95.2 FM) per fare il punto della situazione su turismo, disagi legati al clima, unione dei comuni ed elezioni regionali e comunali. L’audio sarà in onda lunedì 4 e martedì 5 agosto (ore 13:10 e ore 20), oltre a una replica domenica 10 (ore 16:50) ma è disponibile anche in questo articolo.
Per quanto riguarda le sfide legate al maltempo che periodicamente mettono in difficoltà la città, Olivetti ha ribadito che quelli che fino a poco tempo fa erano considerati “eventi eccezionali” sono ormai diventati la norma, rendendo necessario un ripensamento dell’intera gestione idraulica senigalliese. Ha spiegato che gli impianti fognari, progettati negli anni ’60 e ’70, non sono più adeguati a gestire la grande quantità d’acqua che cade in brevissimo tempo, come accaduto a Cesano, Cesanella, Saline, Ciarnin e Marzocca. Una soluzione è l’intervento realizzato su via Anita Garibaldi, dove è stata installata una tubazione di dimensioni quasi doppie rispetto a quella precedente. Ma non si potrà rimettere mano a tutta la città e sarà una sfida che impegnerà la collettività anche in futuro.
Il sindaco ha anche parlato di turismo, confermando che i primi dati di giugno sono positivi, pur sottolineando le difficoltà economiche delle famiglie che portano a vacanze più brevi. Olivetti ha sottolineato l’importanza di un turismo “esperienziale” che affianchi l’offerta balneare e valorizzi il patrimonio storico e artistico della città.
Un altro tema caldo è stato il futuro del ponte Garibaldi. A questo proposito, il sindaco ha ribadito di aver incontrato il vice commissario all’emergenza, Babini, che ha assicurato la volontà di procedere con il progetto. Tuttavia, Olivetti ha invitato alla cautela in vista del giudizio pendente presso il TAR a novembre.
Sul fronte politico, Olivetti ha smentito una sua possibile partecipazione alle elezioni regionali, confermando che porterà a termine il suo mandato. Ha anche risposto alle critiche del segretario di Forza Italia, Roberto Paradisi, che aveva chiesto una detassazione e maggiori investimenti per l’impiantistica sportiva.
Parlando dell’Unione dei Comuni, il sindaco ha ribadito la necessità di rafforzarla, risolvendo le problematiche che ne hanno caratterizzato la nascita, su tutte la peculiarità di non avere personale interno.
Ha poi concluso l’intervista esprimendo grande apprezzamento per il percorso di partecipazione “La città che vogliamo“, promosso dalla Diocesi, smentendo categoricamente le voci di una sua opposizione all’iniziativa.
Si torni a parlare il prima possibile, e discutendone nel merito, di ponte Garibaldi. Lo ha ordinato il Consiglio di Stato, con la sentenza della quarta sezione che ha ribaltato quanto espresso invece dal Tar delle Marche lo scorso maggio.
Il tribunale amministrativo regionale non aveva riscontrato elementi necessari per fermare l’avvio a Senigallia di un progetto di ricostruzione del ponte dopo che la precedente struttura era stata demolita a seguito della disastrosa alluvione del 15 settembre 2022. Secondo il massimo organo di giustizia amministrativa invece «i motivi delle associazioni ricorrenti» – Italia Nostra, Confluenze, Gruppo Società e Ambiente, affiancate da Archeoclub d’Italia e Amici della foce del fiume Cesano – «devono essere esaminati nella sede di merito».
Da qui il sollecito al Tar Marche a fissare una nuova udienza.
Soddisfatte le associazioni ambientaliste e culturali di Senigallia. I legali Paolo Pittori e Michela Urbani auspicano che il commissario straordinario all’alluvione 2022 Francesco Acquaroli fermi l’iter e non si assuma alcuna responsabilità sui lavori prima della decisione di merito del TAR. C’è infatti il rischio che ci si possa trovare con un’opera non legittimata.
«E’ evidente – sottolineano – che qualora si arrivasse alla realizzazione del ponte e pervenisse una decisione di accoglimento del Tar, il ponte stesso diverrebbe un’opera abusiva, come illegittima sarebbe anche la condotta degli organi amministrativi, con ogni conseguenza immaginabile».
Alla base del ricorso prima al Tar e poi al Consiglio di Stato c’è un’opera giudicata dalle associazioni ricorrenti molto impattante a livello architettonico, urbanistico, viario ed economico. Su questi aspetti hanno raccolto le firme di oltre 10mila persone contrarie al progetto, secondo le quali non ci sarebbe inoltre alcun vantaggio per quanto riguarda la riduzione del rischio idraulico a Senigallia.
Oltre diecimila firme contro il progetto del nuovo ponte Garibaldi sono state consegnate e protocollate in Comune a Senigallia, ma l’assenza del sindaco Massimo Olivetti all’appuntamento ha scatenato una dura polemica. Le associazioni culturali e ambientaliste, tra cui Italia Nostra, Gruppo Società Ambiente, Confluenze, Archeoclub d’Italia e Amici della foce del fiume Cesano, si sono presentate puntuali alle 10 in municipio, ma nessuno dell’amministrazione comunale si è fatto vivo per ricevere la documentazione.
Marco Lion, presidente della sezione senigalliese di Italia Nostra, ha parlato di «imbarazzante fuga dalle responsabilità» da parte del sindaco, accusando l’amministrazione di non essere in grado di confrontarsi con i propri cittadini. Le associazioni sottolineano come la città sia di fatto «senza una guida», e che la gestione del territorio e dei beni storici sia stata appaltata al vicecommissario per l’emergenza Babini. Le 10.019 firme raccolte, sia in piazza che online, esprimono una netta contrarietà al progetto, giudicato «devastante per l’identità, la vivibilità e la storia urbana di Senigallia».
Le critiche al nuovo ponte sono molteplici: l’elaborazione dei progettisti Anas prevede una struttura ad arco superiore alta e impattante, con rampe di accesso giudicate «tortuose e ingombranti». Il progetto, secondo le associazioni, non tiene conto dell’impatto sul paesaggio urbano del centro storico, impedirà il traffico su via Rossini, creando ulteriore caos alla viabilità cittadina, e costituirà una barriera architettonica per le persone con disabilità, oltre a comportare l’abbattimento dell’ultimo filare di pini rimasti in zona.
Non solo impatto architettonico e paesaggistico, la questione è anche economica: il nuovo ponte costerà circa 6 milioni di euro, a cui si aggiungono i 700 mila euro già spesi per la demolizione della vecchia infrastruttura. Le associazioni, dopo il rigetto del ricorso al Tar delle Marche, hanno annunciato un ricorso al Consiglio di Stato. Ribadiscono, inoltre, che per la riduzione del rischio idrogeologico di Senigallia non serve il ponte, ma «vasche di espansione e laminazione a monte che trattengano almeno 8 milioni di metri cubi di acqua» e «interventi di rinaturalizzazione del territorio».
Il sindaco Massimo Olivetti ha replicato alle accuse, esprimendo il suo dispiacere per la ricostruzione dei fatti. Ha confermato di aver indicato lui stesso il giorno e l’orario per la consegna delle firme, ma di aver poi avuto un impegno improvviso. La sua segreteria avrebbe contattato ieri le associazioni per spostare l’incontro, ma, a suo dire, non c’è stata alcuna comunicazione in tal senso da parte loro. «Se ci fosse stata una maggiore correttezza istituzionale, tutto si sarebbe potuto svolgere nella piena normalità», ha dichiarato Olivetti, aggiungendo di non sapere se la polemica sia stata “strumentale” per dipingerlo in un’altra veste. Il primo cittadino ha sottolineato che le firme verranno trasferite al vicecommissario all’alluvione 2022 Stefano Babini.
Sul progetto, Olivetti ha precisato che la scelta della forma del nuovo ponte Garibaldi non è stata del Comune, ma della struttura commissariale, legata a motivazioni tecniche e di sicurezza. Ha assicurato che il Comune farà presente alla struttura commissariale la volontà dei cittadini di Senigallia, e che continuerà a monitorare l’evoluzione del progetto dal punto di vista tecnico.
La recente sentenza del Tar Marche per il ponte Garibaldi, i lavori pubblici, l’impiantistica sportiva con al centro la situazione delle piscine comunali. E ancora: la stagione turistica e infine le elezioni regionali delle Marche in autunno e le comunali nella primavera 2026. E’ un’intervista a tutto campo quella realizzata al sindaco di Senigallia Massimo Olivetti, in onda venerdì 9 e sabato 10 maggio alle ore 13:10 e alle ore 20 e in replica domenica 11 a partire dalle 16:50, sempre su Radio Duomo Senigallia InBlu (95.2FM). L’audio integrale è disponibile anche in questo articolo grazie al lettore multimediale.
La nostra chiacchierata con il primo cittadino ha toccato temi molto rilevanti e centrali nel dibattito pubblico attuale, a cominciare dalla sentenza del Tar delle Marche sul progetto per il nuovo ponte Garibaldi: il TAR ha respinto la sospensiva, ma la questione non è chiusa. Si attende il giudizio di merito, a meno che i ricorrenti non appellino al Consiglio di Stato. I lavori potrebbero teoricamente iniziare, ma la decisione spetta al vicecommissario e ad Anas.
Sempre legato all’alluvione 2022 è il tema della riperimetrazione PAI: il Comune non era a conoscenza della nuova perimetrazione, simile a ciò che è accaduto nel 2016. Ci sono irregolarità grafiche nella documentazione e non si tiene conto della perimetrazione comunale post-alluvione. Il Comune, spiega Olivetti, chiederà la sospensione e presenterà osservazioni. La zona rossa implica limiti a aumenti di cubatura e carico antropico (es. divisione appartamenti). Sulle delocalizzazioni, si attendono risposte dal commissario sulle promesse di vendita già inviate.
Sui lavori pubblici e sull’impiantistica sportiva, in particolare sulle piscina, la situazione è complessa perché per un intervento che va avanti (come le scuole Puccini e Marchetti, o strada della Passera, viale Anita Garibaldi e strada della Marina) altre situazioni si complicano. La piscina del Molinello di fatto non si può chiudere senza penalizzare ulteriormente l’utenza, mentre per le Saline se la perizia fosse confermata, i lavori di rifacimento della copertura spetterebbero al proprietario (Comune), che si potrebbe rivalere sui progettisti (chiamati in causa). Nell’intervista a Olivetti c’è spazio anche per la riqualificazione del lungomare Marconi, annunciata ma interrotta, palazzo Gherardi e il centro di aggregazione giovanile (cag) Bubamara.
Il sindaco ha affrontato anche il capitolo turismo, annunciando il ritorno del raduno Harley Davidson dal 30 giugno al 3 maggio 2026; il riconoscimento della bandiera blu per spiagge e approdo portuale; e infine l’ingresso ufficiale tra pochi giorni nel G20 Spiagge.
Più cauto invece sul tema elezioni: il sindaco Olivetti esclude una sua partecipazione alle prossime consultazioni regionali. Riguardo invece a un suo secondo mandato alle comunali, afferma che è troppo presto per comunciare la ricandidatura. La conferma è che al momento è concentrato sul Comune. Prima però c’è l’importante appuntamento con i referendum dell’8 e 9 giugno.
Si è tenuta oggi, mercoledì 7 maggio, l’udienza al TAR delle Marche per il ricorso di alcune associazioni ambientaliste di Senigallia che vorrebbe far annullare, previa sospensione, il decreto che ha dato il via libera al progetto del nuovo ponte Garibaldi. L’esito però lo si conoscerà solo più avanti poiché, fanno sapere le ricorrenti, «il collegio si è riservato la decisione che uscirà nei prossimi giorni». Se a breve verrà accolta o meno la sospensiva, comunque il Tar si esprimerà – forse tra alcune settimane – nel merito del ricorso. E quindi mentre dal Tar tutto tace, com’era forse anche prevedibile dato che è stato presentato un controricorso solo due giorni fa, è l’area politica a far sentire la propria voce.
Da un lato ci sono le realtà che hanno promosso l’azione legale e cioè: Italia Nostra (Sezione di Senigallia), Gruppo Società Ambiente (GSA), associazione Confluenze, Archeoclub d’Italia (Sede di Senigallia) e associazione Amici della foce del fiume Cesano, sostenute da circa 10mila firme raccolte per lo più on line e da numerosi cittadini e cittadine che hanno anche contribuito economicamente alla causa. Dall’altro ci sono varie persone, politici e realtà imprenditoriali: temono che la richiesta di annullamento del decreto del Vice-Commissario delegato per gli eventi meteorologici del settembre 2022 n. 7 del 27 gennaio 2025, contenente l’approvazione del progetto per la ricostruzione di ponte Garibaldi a Senigallia, possa fermare tutto il processo di messa in sicurezza del territorio coinvolgendo persino la partita dei ristori agli alluvionati.
Dopo l’annuncio del ricorso al Tar, sono intervenuti in sequenza quanti temono che questo scenario possa pregiudicare il lavoro svolto finora. In particolare ne sono convinti Fratelli d’Italia di Senigallia: «Queste associazioni, alle quali riconosciamo il merito di essersi occupate nel tempo di questioni ambientali e architettoniche della nostra città, nell’intento di fermare la costruzione del ponte Garibaldi, non hanno considerato che stanno mettendo in discussione anche tutti i provvedimenti del Governo che hanno garantito fondi per migliorare la sicurezza idrogeologica del bacino del Misa e Nevola, compresi i relativi ristori agli alluvionati».
Stessa opinione che hanno dal Comitato tra 2 fiumi – Le imprese per il territorio: «II ricorso al TAR delle associazioni ambientaliste rappresenta uno schiaffo al territorio in particolare a quanti hanno subito danni nell’alluvione del 2022 e attendono la messa in sicurezza della vallata. […] Questo ricorso oltre a rigettare nell’angoscia la cittadinanza, ritarderà i lavori programmati e appaltati».
Diffidente anche la sindaca di Arcevia Marisa Abbondanzieri che è intervenuta nel dibattito pubblico, lamentando il fatto di non essere stata coinvolta, lei come gli altri amministratori, su un tema che potrebbe avere conseguenze per l’intera messa in sicurezza del territorio. «Ci coinvolge inevitabilmente e nessuno ci ha interpellato, nessuno ha chiesto il parere degli amministratori, dei cittadini e delle attività dell’area alluvione 2022» spiega. Abbondanzieri va anche oltre, chiedendo con forza che non vi siano ripercussioni al di fuori del progetto di ponte Garibaldi: «Il ricorso riguarda una porzione delle aree alluvionate, un intervento in un Comune, non può e non deve coinvolgere il resto del territorio. Né deve aggiungere ulteriori difficoltà ai Comuni, ai cittadini e alle imprese».
Anche l’ex sindaco Maurizio Mangialardiè voluto intervenire, definendo «vergognosa la strumentalizzazione delle paure», un «terrorismo ingiustificabile e ingiustificato». Roberto Paradisi, segretario di Forza Italia, ha chiesto attraverso i microfoni di Radio Duomo Senigallia di rivedere il progetto del ponte Garibaldi che «nessuno vuole».
Le associazioni ricorrenti al Tar sono invece intervenute per fermare alcune voci e, anzi, per togliersi qualche sassolino dopo essere state messe alla gogna politica e mediatica. «Sono irritualmente intervenuti nel processo gli avvocati del “Comitato tra 2 fiumi” con argomentazioni totalmente estranee rispetto all’oggetto della causa, tipo l’elencazione delle opere realizzate dal commissario all’emergenza. Argomenti completamente non pertinenti che, invero, apparivano più uno spot elettorale per il presidente della Regione che inerenti all’oggetto del nostro ricorso, che, lo ripetiamo per chi ancora non lo avesse capito, è contro il progetto del nuovo ponte Garibaldi. Un progetto sbagliato, incredibilmente costoso, inutile per la sicurezza dalle alluvioni e che comprometterà il sistema della viabilità e la bellezza monumentale del centro storico e dei portici Ercolani. E’ ormai evidente che in quel comitato c’è qualcuno che strumentalmente pensa di costruirsi una base elettorale per le prossime elezioni regionali e/o comunali, ma a noi questo non interessa».
«Ci interessano, e le respingiamo con sdegno, le menzognere affermazioni circa ipotizzati, o assurdi, effetti collaterali di un eventuale accoglimento del ricorso proposto. Tesi palesemente false, ingannevoli e soprattutto giuridicamente infondate, proposte solo per alimentare un clima di incertezza e di paura tra i cittadini. Indecenti forzature della realtà che lucrano sul dolore e i danni subiti dai nostri concittadini alluvionati. Ricordiamo che ci sono alluvionati anche tra i cittadini firmatari della nostra petizione contro il progetto del nuovo ponte Garibaldi. Le nostre associazioni guardano al bene comune e, da sempre, sono impegnate per la salvaguardia del nostro territorio e del suo ambiente. Per questo attendiamo fiduciosi la decisione del giudice e, in ogni caso, continueremo la nostra battaglia per la salvaguardia del nostro territorio, della sua storia e dell’identità della città di Senigallia».
Il ricorso al Tar delle associazioni ambientaliste non bloccherà l’erogazione dei ristori agli alluvionati né altri lavori di messa in sicurezza post alluvione 2022 perché interessa solo il verbale della conferenza dei servizi in cui si è approvato il progetto esecutivo definitivo del nuovo ponte Garibaldi. Lo afferma Marco Lion, presidente della sezione cittadina di Italia Nostra, la cui intervista è in onda su Radio Duomo Senigallia (95.2 FM) lunedì 5 e martedì 6 maggio alle ore 13:10 e alle ore 20. Sarà in replica anche domenica 11 a partire dalle ore 16:50. L’audio integrale è disponibile anche qui grazie al lettore multimediale.
Lion fa il punto sulla ricostruzione di ponte Garibaldi, demolito dopo l’alluvione del 2022. Nel frattempo che è stato presentato il ricorso da parte di Italia Nostra sezione di Senigallia, Gruppo Società Ambiente, associazione Confluenze, Archeoclub d’Italia sezione di Senigallia e associazione Amici della foce del fiume Cesano, il vicecommissario all’alluvione 2022 Stefano Babini ha presentato una nuova ordinanza di approvazione di un progetto esecutivo, con alcune modifiche, tra cui l’inserimento dei due montacarichi ascensori. Il ricorso rimane attuale ma Italia Nostra e le altre realtà ricorrenti hanno già chiesto un accesso agli atti per valutare come muoversi.
Questioni urbanistiche, si mescolano ad aspetti architettonici, viari ed economici. Il conto del nuovo ponte intanto è salito tra 3,4 a 6,1 milioni di euro, a cui aggiungere i circa 800 mila euro per la demolizione della vecchia infrastruttura. Le associazioni si dichiarano inoltre favorevoli ad altri progetti di ponte, come per esempio quelli che prevedano la ricostruzione a raso con l’installazione di martinetti o altri sistemi idraulici che ne permettano il sollevamento o l’apertura prima della piena del fiume Misa.
Marco Lion
Secondo Lion, a Senigallia è in atto un’operazione quasi di “sciacallaggio” per screditare la loro azione legale, e l’applicazione di una sorta di “strategia della paura”: una strumentalizzazione politica della vicenda in vista delle elezioni regionali che si terranno in autunno, con la maggioranza che vorrebbe arrivarci con i lavori avviati. Anche sul fronte economico del tessuto senigalliese, i veri problemi del commercio locale sono altri secondo i ricorrenti, non certo legati alla ricostruzione del ponte.
Nel frattempo il comitato “Tra due fiumi – Le imprese per il territorio” ha annunciato di aver presentato controricorso, di essersi inserito dunque nel procedimento innanzi al tribunale amministrativo delle Marche per evitare che vengano bloccati lavori, risarcimenti e azioni future. Sul legame con il ricorso delle associazioni ambientaliste, Lion afferma che è una «fesseria» perché mira solo ad annullare un verbale e nient’altro.
Continua il dibattito, a Senigallia, sul nuovo ponte Garibaldi. Sono diverse le voci di altrettante associazioni di categoria commerciali ed imprenditoriali che chiedono di far presto nella sua realizzazione, ribadendo come tempi lunghi penalizzino l’economia ed il turismo della città. Lo hanno voluto dire attraverso un comunicato stampa che riporta l’appello alla città e alle istituzioni.
Marco Manfredi, presidente dell’Associazione Alberghi e Turismo di Senigallia: “Rimando i giudizi tecnici a chi ne ha la competenza. Oggi la città è divisa in due e questo crea gravi problemi alle attività del centro che si trovano costrette a migrare altrove. Perdiamo occupazione nel settore turismo e nel commercio che sono connessi tra loro. Sappiamo tutti che si fa turismo dove c’è forte attrazione commerciale. La città non può né morire né diventare un museo, la città va fatta lavorare e per questo occorre attenzione ma soprattutto non c’è più tempo di non decidere”. Giacomo Bramucci, presidente di Confcommercio: “Su ponte Garibaldi serve una soluzione efficace e rapida basandosi sullo scenario normativo attualmente vigente. Sperare di cambiare le regole, con i tempi che questo comporterebbe, è una scelta , che in molti non possono permettersi e le tante attività che stanno soffrendo in quella parte di città ne sono la conferma. Al contrario servirebbe agire subito, definendo organicamente un piano strategico della viabilità del futuro centro storico, ora che si stanno compiendo anche altre importanti scelte urbanistiche in altre aree (in primis l’Ex-Sacelit)”. Giacomo Mugianesi, responsabile di CNA Senigallia: “Non entro nel merito dell’aspetto estetico e dell’impatto architettonico ma sull’importanza della struttura per la viabilità e l’accesso al centro della città. Pur vivendo ormai da tempo questa situazione di disagio, il centro della città ha bisogno di ritrovare vivacità e movimento, soprattutto nei periodi non turistici. Il ponte è inserito in un progetto di revisione della viabilità che tocca il centro, il lungomare e le zone limitrofe, per questo chiediamo di essere tenuti in considerazione a tutela di tutte le aziende in un contesto di riqualificazione di tutta la città”. Egidio Muscellini,presidente del Comitato di Senigallia di Confartigianato: “Non esprimo giudizi sul ponte né estetici né tecnici di alcun tipo ma mi limito a dire che le nostre imprese ed i cittadini del nostro comprensorio hanno sofferto abbastanza per quello che è accaduto nel 2022 e che è giunto il momento di dare un segnale di continuità forte. In un territorio vulnerabile e fragile come il nostro vanno attivate tutte quelle misure che, nel rispetto delle normative, possono essere messe in atto. Sono queste le risposte che concretamente vanno date”. Anna Gabbianelli, presidente del Comitato di Senigallia di Confindustria Ancona: “E’ necessario creare le condizioni adeguate affinchè le imprese operino in un territorio sicuro nel rispetto delle norme previste, perché la sicurezza è sviluppo e la salvaguardia del territorio è un processo di crescita”. Renato Mandolini, presidente del Gruppo imprenditori senigalliese: “Il binomio territorio ed impresa è innegabilmente l’espressione di un legame che gli imprenditori di tutti i settori hanno con il contesto in cui vivono ed operano e soprattutto in cui credono”. Il nostro territorio, per la sua crescita economica, ha bisogno di certezze, di tempi sicuri e di una pianificazione di interventi che vanno oltre il giudizio estetico di un’opera e che si inseriscono in un disegno piu’ ampio e corretto che è alla base della salvaguardia e della incolumità di tutti i cittadini. La nostra città ha bisogno di andare avanti”.
Roberto Paradisi, segretario di Forza Italia a Senigallia, non le manda certo a dire. Ai nostri microfroni traccia un bilancio della politica cittadina e regionale in vista degli appuntamenti elettorali del prossimo autunno 2025 per le regionali e della primavera 2026 per le comunali. Bilancio in cui non risparmia elogi né critiche, soprattutto su alcuni temi di fondamentale importanza per la cittadinanza, come la sanità pubblica e il progetto del nuovo ponte Garibaldi. Ma segnali chiari al centrodestra senigalliese arrivano anche su economia, tasse, sport e cultura. Questo breve testo è accompagnato da un lettore multimediale per riascoltarsi l’audio dell’intervista a Paradisi, andata in onda nei giorni scorsi su Radio Duomo Senigallia (95.2 FM).
Uno dei temi su cui la posizione di Paradisi è in contrasto con quella della struttura commissariale (e quindi anche con l’amministrazione Olivetti che l’ha avallata) è il progetto per la ricostruzione di ponte Garibaldi. Tema caldo a Senigallia, che sta tenendo banco da mesi, su cui gli animi non accennano a calmarsi. Paradisi lo definisce una «oscenità» che «sventrerà il prospetto architettonico neoclassico» di Senigallia. «Quel ponte Senigallia non lo vuole», ha affermato con decisione all’assessore regionale Aguzzi, facendo eco alle quasi 10 mila firme di cittadini contrari raccolte da alcune associazioni di Senigallia. Nonostante la volontà politica espressa dal commissario Babini, Paradisi si chiede: «Ma si può veramente lasciare che un ponte in una città con un contesto neoclassico sia progettato da un tecnico dell’Anas?».
Altro fronte di battaglia è la sanità. Paradisi riconosce gli sforzi della giunta Acquaroli, ma denuncia la situazione insostenibile per le liste di attesa e soprattutto la «carenza incredibile di medici», soprattutto al pronto soccorso. «Non si può tenere due medici in pronto soccorso a fronte di una richiesta altissima», afferma. Critica inoltre il ritardo nell’attivazione dell’ospedale e della casa di comunità, finalmente previsti anche a Senigallia dopo un’iniziale dimenticanza, ma di cui si attende ancora la realizzazione concreta.
Non mancano le critiche all’amministrazione Olivetti sui temi di sua competenza. Paradisi chiede la revoca delle deleghe a Liverani e Pizzi, il primo per la nota vicenda giudiziaria; e accusando il secondo di aver «penalizzato lo sport in modo pesantissimo». In particolare, contesta l’aumento delle tariffe per le attività sportive, definendo «gravi» alcune dichiarazioni dell’assessore e vicesindaco “nato” con la lista La Civica e ora in forza a Fratelli d’Italia per questioni di equilibri interni alla maggioranza.
Sull’economia, Paradisi contesta come non sia stato osservato sinora quanto annunciato nel programma elettorale. Chiede una revisione delle tasse, in particolare dell’addizionale IRPEF, e l’innalzamento della “no tax area”. «Non è stata abbassata di un solo centesimo nessuna tassa», sottolinea.
Paradisi conclude ribadendo che la priorità di Forza Italia è certamente il centrodestra, ma lancia un avvertimento: «Se le altre forze del centrodestra a livello locale non ci ascoltano, ci snobbano o addirittura ci vogliono isolare, noi ne prenderemo atto e ci guarderemo intorno». Un segnale chiaro, che potrebbe ridisegnare gli equilibri politici, almeno a Senigallia.
Da giorni, dopo l’annuncio del ricorso al Tar contro questo progetto di ponte Garibaldi, si parla di possibile restituzione dei soldi che gli alluvionati hanno ricevuto come primo e parziale indennizzo per i danni subiti. Non sembrano essere bastate le rassicurazioni di quanti hanno fatto ricorso: l’accusa lanciata inizialmente dal vicecommissario Babini, a cui hanno replicato le associazioni di Senigallia, e poi ripresa da altri esponenti politici continua a fare il giro della città. Anche l’ex sindaco Maurizio Mangialardi è voluto intervenire, definendo «vergognosa la strumentalizzazione delle paure», un «terrorismo ingiustificabile e ingiustificato».
«Olivetti e Acquaroli dovrebbero al contrario rassicurare i cittadini dicendo la verità, ovvero che nessuno dovrà restituire nulla – spiega ancora Mangialardi – e che se gli alluvionati non hanno ancora ricevuto quanto spetta loro è per i ritardi della “filiera”, non certo per un ricorso al Tar su ponte Garibaldi. Ancora ad oggi molti alluvionati sono costretti a vivere in albergo senza poter tornare nelle proprie case. Cittadini e imprese (diversamente da quanto accade in Emilia Romagna) non avranno il 100% dei ristori, ma solo una parte, per una scelta consapevole e precisa del governo nazionale e giunta regionale. Le infrastrutture su tutta la vallata da Arcevia fino a Senigallia non sono ancora state ripristinate, con interventi a macchia di leopardo, senza alcuna coerenza, e in forte ritardo. Tutta colpa del ricorso al TAR?».
Maurizio Mangialardi
Ma l’ex primo cittadino di Senigallia, attuale vicepresidente dell’assemblea legislativa regionale delle Marche va anche oltre. In particolare, oltre a sottolineare di non aver mai presentato ricorsi o esposti, ritiene «ingiusto e ingeneroso incolpare le associazioni ambientaliste. Al contrario, è proprio il fatto che ci siano ricorsi a rappresentare in modo plastico (purtroppo) il fallimento della politica, dovuto all’incapacità di ascoltare e intessere qualsiasi tipo di dialogo da parte del sindaco Olivetti e del presidente e commissario Acquaroli».
In sintesi: tutta colpa della mancata capacità o volontà della politica di ascoltare la città – quasi diecimila firme raccolte significano un quarto di città mica bruscolini – se siamo arrivati al ricorso contro un «indifendibile progetto di obbrobrioso ponte autostradale». «Escludendo ogni possibilità di modifica, andando avanti per la loro strada senza interloquire con nessuno, avendo liquidato in modo brutale le associazioni e i cittadini, non ci si può stupire adesso se qualcuno ha deciso di ricorrere al TAR» conclude Mangialardi che accusa Olivetti e Acquaroli di aver sbattuto «la porta in faccia» a cittadini e associazioni.
Ripercorriamo il consiglio grande che si è tenuto lo scorso 5 febbraio a Senigallia, focalizzandoci su alcuni aspetti degli interventi succedutisi in aula. Da sottolineare che di fatto c’è e c’è tuttora una spaccatura molto evidente tra chi quel progetto di ponte lo vorrebbe subito e chi invece non lo vorrebbe affatto. Nell’audio, in cui abbiamo “condensato” sei ore di discussione in meno di venti minuti, potrete riascoltare le voci di alcuni dei protagonisti del dibattito. Basterà cliccare sul tasto “riproduci” del lettore multimediale.
Iniziamo con la voce del vicecommissario dell’emergenza alluvione 2022, l’ingegner Stefano Babini. Una delle questioni più ricorrenti è quella della possibilità di rialzare il ponte con dei martinetti o dispositivi elettromeccanici, prima o durante la piena. Cosa che non è più possibile fare dal 2009. Un ponte deve avere le due spalle che reggono l’impalcato al di fuori dell’alveo del fiume, dalle arginature, deve essere superiore con l’intradosso del ponte – quindi con la parte bassa – posto al di sopra del massimo livello delle arginature e deve rispettare il franco idraulico, non può in ogni caso interrompere le arginature. Qui a Senigallia c’è una situazione particolare dove gli argini sono costituiti dai muraglioni che contengono il fiume. Sappiamo purtroppo che quella sezione idraulica non è sufficiente a smaltire le portate in caso di eventi catastrofici. La sezione murata è in grado di smaltire 300 metri cubi al secondo, 600 metri cubi dobbiamo praticamente toglierli dal fiume con le vasche di laminazione. Sono opere complesse, ce ne sono tre in progettazione in questo momento da parte di Sogesid, anche su queste contiamo di non mandarle alle calende greche ma dovrebbero essere pronti i progetti fra un paio di mesi, poi per realizzarle vogliamo essere bravi ci mettiamo due anni, ce ne mettiamo tre per come vanno le opere pubbliche in Italia? Queste opere consentiranno sicuramente di ridurre il franco idraulico ma io lo chiedo alla città, possiamo rischiare di stare tre anni con una piena che potrebbe arrivare e creare ulteriori problemi. Bisogna che questo ponte lo facciamo subito in modo che possa funzionare e che non induca ulteriori situazioni di criticità. Visto che il ponte si dovrà per forza alzare è stato fatto tutto quanto ragionamento con l’amministrazione comunale per vedere come fare per inserirlo nella maniera meno impattante possibile nel tessuto urbano, ovviamente il ponte dovendo essere così rialzato non poteva essere mantenuto nella posizione del vecchio ponte Garibaldi perché avrebbe murato in pratica la vista, impedito la vista dei portici Ercolani. E allora, pur penalizzando la viabilità in qualche modo, si è deciso di spostarlo una cinquantina di metri a monte. Perché non siamo andati ancora più a monte? Prima di tutto perché ci sarebbero stati dei costi d’esproprio molto più importanti: mettendolo nella posizione dove è stato previsto adesso c’è da demolire sostanzialmente quella palazzina dell’associazione cacciatori, e abbiamo già raggiunto una sorta di accordo; la posizione era un po’ un compromesso di tutte le esigenze, metterlo in quel modo lì.
E ora l’intervento di Marco Leon, presidente di Italia Nostra, sezione di Senigallia. Un progetto che sicuramente segnerà la storia di questa città. Un ponte sopraelevato per quasi due metri, sopra i parapetti del fiume, ad arco, di tipo autostradale, con tortuose e ingombranti rampe d’accesso, che non tiene conto dell’impatto devastante sul paesaggio urbano del centro storico e di quello, non meno problematico, sul traffico di via Rossini e di via portici Ercolani. Senza considerare poi la barriera architettonica che la pendenza delle rampe verrebbe a costituire. Lo stile architettonico del manufatto contrasta violentemente con l’architettura storica della lungofiume, uno dei più importanti organismi identitari di Senigallia. Già ad agosto abbiamo deciso di lanciare una petizione in cui si chiede di ritirare il progetto presentato e di lavorare a nuove soluzioni. Ad oggi stiamo arrivando a 10.000 adesioni. E’ stata suggerita da professionisti la proposta del sollevamento della struttura con i martinetti, già sperimentata altrove, ma nessuno pensa di sollevare i ponti durante la piena. Comunque è evidente che non si sono voluti cercare altre soluzioni.
Apre invece alla possibilità di un progetto più importante uno dei referenti del coordinamento dei comitati alluvionati del 2014, Marco Bellagamba. Qui bisogna parlare di un progetto globale. C’è un contratto di fiume in piedi che di questa storia non ne ha parlato, nonostante le lettere fatte. E questo è un problema a monte. Dall’altra però, ovviamente, bisogna che gli enti si assumano la propria responsabilità.
Paolo Landi, invece, per l’associazione Novum, ha sottolineato invece la differenza tra le varie altezze in alcuni punti lungo l’asta fluviale. In corrispondenza di ponte Garibaldi noi abbiamo un’altezza di 5 metri, in corrispondenza delle sponde del ponte degli Angeli abbiamo 2 metri. Significa che il livello liquido della piena praticamente andrebbe a fuoriuscire in corrispondenza delle sponde del ponte degli Angeli. Praticamente le sponde degradano da 5 a 2 metri. La situazione è ulteriormente più critica se si pensa che il ponte degli Angeli è incastonato tra le sponde, per cui l’altezza di 3 metri del livello idrometrico di quel punto si abbassa ulteriormente di un altro metro, quindi l’effetto diga è sicuro. Noi dobbiamo risolvere prima il problema del ponte degli Angeli.
A seguire è stata la volta del presidente di Confluenze, Luciano Montesi. Non sono state fatte verifiche, non ci sono relazioni ufficiali circa questa demolizione di ponte Garibaldi. Per costruire il famoso ponte del fiaton’ si è usato questo ponte come base per il grosso macchinario che ha montato l’altro ponte, però si è avuta fretta, fretta di demolire quel ponte. Se già chi ha dato l’ordine di demolire quel ponte, avesse preso visione, perché qui si pasticcia un po’ troppo forse, su quella che è la normativa vigente e quindi su quelle che sarebbero state le condizioni per ricostruire, forse ripensare a recuperare questo e restaurarlo sarebbe stata la scelta più saggia. Sarà realizzato in sicurezza. In effetti un ponte a quell’altezza è chi se lo porta via, però concedetemi che ci sia quel ponte o che non ci sia, nulla cambia per quello che è la sicurezza della città.
L’aspetto economico è stato sollevato dal Presidente di Confcommercio Marche Centrali, Giacomo Bramucci. Devo fare una sottolineatura su quello che è il dato stringente economico e che è un dato fortemente negativo degli effetti che la carenza di questo ponte, la mancanza di questo ponte, sta portando alla nostra città. In termini di economie che insistono proprio in prossimità del ponte, molte attività hanno smesso di investire, questo è drammatico, molte attività hanno chiuso e molte attività si sono spostate da quella zona. Il tempo è un lusso che le attività non possono concedersi.
Chi ha parlato invece delle ripercussioni legali e giudiziarie dietro ad alcune vicende legate all’alluvione è stato l’avvocato Corrado Canafoglia. Voi sapete che cinque tecnici che hanno progettato il ponte degli Angeli sono sotto processo? Ma sapete perché? Perché il progetto per realizzarlo non rispettava la normativa che imponeva un franco idraulico di un metro e mezzo. Le interpretazioni in una situazione come questa sono problematiche, perché laddove poi arriva la Procura in caso di alluvione, il tecnico ha paura. E la soluzione alternativa è stata questa, quella che oggi voi vedete, che con tutto rispetto è un ponte bello, è un plasticone che tra l’altro ha fatto la diga. Questo è quello che dice la Procura. Ma quale tecnico serio può mettere una firma andando sull’interpretazione dei martinetti, ma voi sapete cosa sono i martinetti? Sono dei sistemi idraulici che hanno una manutenzione pazzesca, tant’è vero che la normativa dice fermi, non vi muovete. La cultura, la bellezza, tutti questi acculturati che girano per questa città possono imporre a un tecnico di mettere una firma secondo i vostri desiderata e poi rischiare di andare sotto processo? Ma voi siete pazzi. Ricordatevi che noi siamo in una situazione tremendamente seria. Giustamente chi mi ha preso ha detto progetto globale, vasche d’espansione, tutto, dobbiamo far tutto e non dobbiamo cercare di farci prendere soprattutto dalla fazione politica.
Poi è stata la volta del direttivo dell’Anpi di Senigallia, con Roberto Primavera. Dobbiamo ringraziare l’associazionismo ambientalista senigallese per averci portato a questo dibattito, che sarebbe stato doveroso averlo fatto molto prima da parte di chi ci amministra. Non si sta parlando semplicemente di un manufatto, qui si sta parlando di un ponte che è stato distrutto – e non siamo proprio convinti che lo sia stato fatto con oculatezza – un ponte che verrà sostituito da un manufatto che andrà ad incidere però in un contesto urbano pesantemente, modificandolo. Ha molta importanza il dato di come viene gestita amministrativamente e politicamente questa partita. Questa cosa perché viene fatta oggi? Perché non è stata fatta mesi prima? Cioè questo consiglio grande è stato concesso, usiamo questo termine, poi dopo due giorni si viene a sapere ma già è tutto deciso, allora questo consiglio grande diventa una farsa. Qual è la fretta di rifare questo ponte senza ascoltare la città e senza aver in qualche modo dichiarato un progetto più ampio di visione del traffico del centro, per esempio, non c’è nulla.
Ha sottolineato invece l’aspetto della responsabilità verso le famiglie, verso le imprese alluvionate il referente del comitato “Tra due fiumi, le imprese per il territorio”, Andrea Morsucci. Io credo che ridurre tutto a Ponte Garibaldi sia solamente una propaganda politica. Con l’alluvione del 2022 sono crollati 30 ponti. Noi dobbiamo portare una risposta a quelle famiglie che purtroppo oggi piangono, ma anche a molti imprenditori, non solo a Senigallia, in tutta la vallata del Misa e del Nevola. Negli ultimi 50 anni, perdonatemi, prima dell’amministrazione Acquaroli cosa avete fatto? Cosa è stata fatta nell’asta del Misa e del Nevola? I ponti sono stati ristrutturati, alcuni, cito ponte del Coppetto dieci volte, dieci ristrutturazioni e non vi dico quanto sono costate, è caduto a pezzi. E voi, qui qualcuno si è permesso di dire che non rispettiamo il franco idraulico. Io devo andare a dire alla famiglia di Barbara che ha perso la madre e una ragazza di 17 anni, che ha preso l’acqua in due secondi perché il ponte ha fatto da diga, io gli devo dire guarda che non hai chances, vi dovete vergognare. Ci sono imprenditori che vanno in psichiatria; ci sono bambini che non vanno più a fare la pipì da soli alle tre di notte perché hanno paura che arrivi l’acqua. Qui è ora di cambiare cultura cari signori.
Terminata la fase dell’ascolto della città, delle associazioni portatrici di interessi, si è poi virati sui gruppi consiliari comunali. Per prima, ha parlato la consigliera Alessandra Barucca di Forza Italia-La Civica. Mi aspettavo che al centro del dibattito ci fossero la sicurezza e la legalità. Non c’è nulla di più importante della messa in sicurezza della città. Non dobbiamo fare un grosso sforzo di memoria per capire quanto puntare tutto sull’estetica ci abbia portato a tragici risultati. Il ponte degli Angeli, fortemente evoluto proprio per questo, oltre ad essere non a norma, è stato una delle cause della vasta inondazione del centro storico nel 2022. Perché dunque, a mio avviso, il ponte è necessario? Per due motivi ben chiari, il primo perché una parte della città è in grande sofferenza e non parliamo solo delle attività, ma anche dei residenti; in secondo luogo, dato che il ponte degli Angeli deve essere abbattuto urgentemente, è consequenziale che il ponte Garibaldi debba essere realizzato il primo possibile.
Alle sue parole hanno fatto seguito quelle di Stefania Pagani, capogruppo di Vola Senigallia. Ricordo che esiste un piano particolareggiato del centro storico e che per centro storico sono comprese anche le mura perimetrali e le aree a ridosso. Per non parlare della criticità oggettiva del traffico cittadino. Mentre le città moderne vanno verso la pedalizzazione e la mobilità sostenibile, qui si va in controtendenza. Il ponte proposto non è urbanisticamente strategico, risolverà il problema di far passare la piena sotto di sé, rinviandolo però ad altri tre ponti in direzione mare, poco più avanti a circa 200 metri, quindi non credo che risolverà il problema.
Sul tema è intervenuto anche Dario Romano, capogruppo del Partito Democratico. È un’infrastruttura che per come è stata concepita, commissario, rischia di diventare il simbolo non di una rinascita di Senigallia, ma della sua sconfitta culturale e soprattutto urbanistica, e inutile alla mobilità delle auto, il cui transito aggraverà ulteriormente la zona interessata, e non aumenterà commercio e turismo, anzi i dati empirici su questo parlano dell’esatto contrario sulle pedalizzazioni e citando anche le visioni che sono apparse sui giornali di carta e online. Mi rivolgo anche a lei sindaco, sa quanto abbiamo discusso di questo ponte e delle tematiche legate al fiume: lei è il primo cittadino ed è il garante di quel dialogo che la popolazione deve avere con le istituzioni e purtroppo è stato uno dei propulsori di questa frattura.
Torna sul tema dei martinetti e sull’eventuale gestione in emergenza il consigliere Filippo Crivellini della Lega. Non è così facile, non è stato mai così facile prevedere puntualmente come si alzerà la piena e come bisognerebbe gestire una struttura del genere, per cui dal nostro punto di vista bisogna favorire una struttura che sia stabile all’interno di quello che è la norma prevista, quindi il rispetto pieno del franco idraulico.
Appassionato e a tratti veemente l’intervento del sindaco di Senigallia Massimo Olivetti che ha citato più volte il tema di ponte degli Angeli e ne trae le conseguenti riflessioni per il nuovo ponte Garibaldi. Sembra che non abbiamo imparato niente e ogni volta ci dimentichiamo di quello che alcuni degli alluvionati oggi ci hanno detto. Io vi dico che questa è una città strana e che questo dibattito, soprattutto fatto da persone che sono cittadini sì, ma che hanno rivestito negli ultimi anni funzioni politiche a livello nazionale; a livello provinciale, sono stati amministratori della provincia quando la provincia gestiva il fiume; dirigenti regionali che conoscevano quella situazione e ancora di più rappresentanti lo stesso politici provinciali. La prima domanda che vi chiedo è, ma dove eravate? Secondo: ci si chiedono le deroghe a norme di sicurezza. Ma una città che è stata ferita più e più volte può chiedere le deroghe a norme di sicurezza? E allora la domanda è, ci serve questo ponte oppure no? Perché il secondo ponte tanto lo dovremo rifare, quel ponte va tolto, perché quando è stato concepito è stato concepito non rispettando una norma che il politico poteva non sapere, e quindi non do nessuna responsabilità a chi mi ha preceduto, ma un ingegnere doveva e deve conoscere. Qui c’è solo una decisione: prendere o lasciare, non lo facciamo questo ponte? Benissimo, potremmo non farlo? Io l’unica cosa che vi chiedo, ed è una sola, il ponte va fatto rispettando la norma!
Ha chiuso la sessione straordinaria del consiglio comunale allargato alla cittadinanza, infine, il presidente della giunta regionale nonché commissario all’emergenza 2022, Francesco Acquaroli. Non mi sono mai sottratto al confronto in questi anni, sono venuto altre volte. A due anni e cinque mesi da quel giorno si stanno per attuare una serie di progettazioni che daranno maggiore sicurezza in questo territorio. Il rischio non sarà mai zero. Possiamo fare la manutenzione; il dragaggio anche al centro di Senigallia; la realizzazione di infrastrutture che possono mitigare il rischio, qualora purtroppo si possa verificare un’esondazione. A me interessa che quello che noi facciamo sia rispettoso delle norme. Se c’era una possibilità diversa da quella attuale, secondo voi noi non l’avremmo percorsa? Il tema è che tutte le verifiche che abbiamo fatto, per evitare questo progetto, sono andate a vuoto con anche una certa perplessità degli interlocutori. Ci si chiedeva: ma con 13 vittime, con milioni di euro di danni, voi ci chiedete deroghe? Noi non vogliamo assolutamente dire che questa soluzione va fatta: se l’amministrazione comunale di Senigallia, che è l’unica deputata a esprimere un parere dice “noi il ponte non lo vogliamo”, io devo prenderne atto. Ma se il ponte lo dobbiamo fare, come noi vorremmo, bisogna farlo nel rispetto delle leggi, non c’è un’alternativa. Non mi aspettavo sinceramente un atteggiamento di ostruzionismo a chi vuole mettere in sicurezza questo territorio. Non facciamo ostruzionismo a un’opportunità che non si era mai verificata su questa valle: perché 400 milioni di euro non erano mai stati destinati per tutto il territorio per la messa in sicurezza e a cui oggi se voi dite no, lascerete un buco profondissimo, destinando le generazioni future di amministratori, di cittadini, di giovani, di imprenditori di questo territorio in una situazione di precariato, continuo e perpetrato, perché se non si mettono in campo le opere per mettere in sicurezza la città, la città vivrà nell’incertezza e questo spero che non avvenga.
Il rifacimento di ponte Garibaldi è da considerarsi una scommessa persa per la comunità oppure un’opportunità da cogliere al volo per ripensare la città di domani? Siamo partiti da questa domanda per un’intervista all’architetto Mario Gentili di Senigallia che ha proposto un interessante contributo al dibattito pubblico che si sta tenendo da settimane. Alcuni ritengono che ormai tutto sia perduto date le dichiarazioni dell’assessore regionale Aguzzi; altri invece chiedono di accelerare i tempi pur riconoscendo che l’infrastruttura, così com’è pensata, sia brutta e impattante. Ma tra queste posizioni c’è anche chi propone una visione alternativa di città, dove le auto hanno meno centralità per far posto ai mezzi di trasporto pubblico e di mobilità sostenibile, come le biciclette. L’intervista, in onda lunedì 3 e martedì 4 febbraio alle ore 13:10 e alle ore 20, andrà in replica anche domenica 9 alle 16:50, sempre su Radio Duomo Senigallia (95.2 FM), ma è disponibile anche qui in questo articolo assieme a un estratto della chiacchierata.
Al di là dei gusti personali, qual è il suo giudizio su questo progetto? I criteri oggettivi sono legati all’impatto architettonico che questa struttura ha sulla città. Mi riferisco ovviamente alle rampe carrabili che devono avere una certa pendenza, lunghezza e larghezza, devono superare il franco di un metro e mezzo e questo comporta un ingombro, una massa volumetrica che in quella zona davanti ad un complesso monumentale come i portici diventa veramente dannoso per l’immagine della città. Il ponte in sé, che sia in ferro o legno, cambia poco, è evidente che una struttura di quel tipo che è alta 10 metri nella parte sommitale dell’arco rispetto alla quota stradale è di grande impatto. Il fatto è che non c’è stata una riflessione critica su questo, c’è stato in qualche modo presentato un progetto che poi ha avuto il suo corso senza un minimo di, come posso dire, di confronto, di critica, è stato accettato supinamente in qualche modo.
C’è un’ipotesi, progetto, soluzione alternativa? Hanno ragione i cittadini che chiedevano il ritiro del progetto oppure se c’è da sostenere la tesi delle istituzioni per cui questa era un po’ l’unica possibile? Si possono pensare anche altri oggetti, ma bisogna avere prima di tutto una visione sulla città, cioè capire che città vogliamo. Il trend europeo, ma non solo, è rendere la città più sana, più vivibile, più accogliente, senza macchine, senza smog, non in maniera ortodossa o assolutistica, però è questo l’obiettivo, è questo il futuro delle città e quindi il ponte non deve essere carrabile, almeno su quel lato lì non deve essere carrabile, perché strutture di questo tipo sono estremamente invasive.
In un recente intervento ha ribadito, cito testualmente, come “non sia giusto rassegnarsi alla logica dell’urgenza e della cieca conformità alle normative”. Che cosa intende? E’ un po’ il dramma di questo periodo, cioè la politica in generale cerca di risolvere le urgenze rinunciando ad avere una visione lungimirante. La norma ci ha distrutto il panorama architettonico italiano e non parlo solo di Senigallia: tante città si trovano in una condizione in cui la politica del fare, chiamiamola così, molto spesso cozza con quella che è invece una visione più generale. Cioè devi risolvere il problema contingente e perdi di vista quello che è l’obiettivo futuro, quello che tu vuoi in realtà.
Per esempio i martinetti non potrebbero essere utilizzati per ottenere quel franco idraulico, però se venissero realizzate delle vasche di espansione a monte si potrebbe abbassare la quota e questo che lei diceva? Esattamente. Proprio per non cadere nello stesso errore del ponte, cioè le vasche di espansione devono essere inserite in un programma di realizzazione di parchi fluviali. Allora le vasche di espansione, non so più un’opera di ingegneria e architettura del paesaggio, allora tu immaginati la vallata come susseguirsi di parchi, di boschi, di laghetti artificiali che poi si allagano e tu ne devi tener conto nella progettazione che si allagheranno. Però pensa che immagine bella può essere percorrere la vallata dove ci sono cinque vasche di espansione, cinque parchi continui, collegati, cioè è immaginare un paesaggio diverso e non risolvere soltanto il problema contingente, inserirlo in una visione, chiamiamola così, di paesaggio più ampia.
Quindi stiamo scegliendo praticamente la città del domani? Io spero di sì. Questo mio intervento vuole gettare proprio un seme in questo senso. Ovviamente non è la soluzione al problema, ma è dire “proviamo ad avere un approccio metodologico diverso. Pensiamo alla città del domani”.
Ma quali sono gli strumenti, i piccoli passi che possiamo fare per realizzare la città che vogliamo? L’elemento strategico importante è l’area delle caserme. Sappiamo che lo stabilimento della Polizia verrà dismesso. Penso che ci siano già dei nuovi proprietari e che abbiano già avuto dei contatti con l’amministrazione. La politica deve intervenire affinché quell’area lì diventi un’area di riqualificazione per liberare comunque tutta l’area fuori le mura come approdo del ponte, l’unico ponte carrabile che io prevedo, sullo stradone Misa. Quell’area ha una capienza enorme. Potrebbe essere un centro intermodale, lì partono i bus navetta, la gente a piedi, le biciclette, e siamo in centro. L’altra è quello dello stradone Misa: c’è la possibilità di fare due corsie, una che va verso Ancona, con pista ciclabile, e l’altra che occupa in parte quel terrapieno che c’è, una strada che sale leggermente, con una pendenza di appena il 2%, quindi elimini l’effetto rampa, e questa corsia verso Fano si riconnette poi sull’ospedale. Questo cosa permette? Permette di liberare i punti sul fiume, quelli che guardano verso i portici, e renderli tutti pedonali.
Molte persone però vogliono arrivare con l’auto sotto casa, sotto il posto di lavoro, vicino al negozio, insomma, dobbiamo cambiare mentalità? Ovviamente ci deve essere una buona integrazione con il trasporto pubblico. Non è assolutista la mia proposta. E’ evidente che le strade del centro, riducendo la sezione, potranno essere transitate da mezzi di soccorso, da residenti, da commercianti per il carico-scarico, dalle persone con difficoltà motoria. Sta prendendo campo una nuova teoria, quella delle città del quarto d’ora, cioè in un quarto d’ora tu devi raggiungere i punti sensibili della città a piedi e le città si stanno organizzando in modo tale che, a piedi o coi mezzi pubblici elettrici, venga raggiunto questo obiettivo.
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