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Tag: tutela minori

La piaga degli abusi e la perdita di credibilità della Chiesa: intervista a don Gottfried Ugolini

Un approccio radicalmente nuovo e coraggioso è quello inaugurato dalla Diocesi di Bolzano-Bressanone nell’affrontare la piaga degli abusi sessuali all’interno della Chiesa cattolica. Il vescovo Ivo Muser ha messo fine ai tentativi di insabbiamento e alla difesa a oltranza delle istituzioni, chiedendo di guardare in faccia il dolore delle vittime e di assumersi la responsabilità di quanto accaduto. Questo nuovo registro, per ora unico in Italia, ha preso forma con l’avvio di un’indagine indipendente sugli abusi sessuali su minori e adulti vulnerabili avvenuti nel periodo 1964-2023. Un’analisi cruciale, affidata a uno studio legale di Monaco di Baviera in collaborazione con un associato di Brunico, che rappresenta la prima fase di un progetto denominato “Il coraggio di guardare”.

A Senigallia, in un incontro tenutosi martedì 14 ottobre al Teatro Portone su invito del Servizio diocesano per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, è intervenuto don Gottfried Ugolini, sacerdote e psicologo, responsabile del Servizio diocesano e figura chiave nel lavoro preparatorio del progetto. L’intervista, in onda su Radio Duomo Senigallia alle ore 13:10 e alle ore 20 di mercoledì 15 e giovedì 16 ottobre, sarà in replica anche domenica 19 alle 17 circa. Il servizio audio, curato da Laura Mandolini nell’ambito della trasmissione “Venti minuti da Leone”, è disponibile anche qui grazie al lettore multimediale, assieme a una sintesi dell’intervista.

Il progetto: conoscere il passato per cambiare il presente

Intervistato a margine dell’incontro, don Ugolini ha spiegato la genesi di questa scelta inedita: «Una delle motivazioni è stata l’intuizione che non possiamo fare lavoro di prevenzione, di formazione, di sensibilizzazione senza andare alle radici del problema. Solo se conosciamo il passato possiamo cambiare il presente per un futuro migliore». Il progetto si articola in tre fasi: il coraggio di guardare al passato (l’indagine i cui risultati sono stati presentati a gennaio), il coraggio di guardare al presente (affrontare le sfide e le responsabilità verso le vittime e gli autori degli abusi) e il coraggio di guardare al futuro (implementare un cambiamento radicale di cultura e mentalità).

I risultati dell’inchiesta e l’ulteriore sfida degli istituti religiosi

Alla domanda sulla consistenza del fenomeno emerso dall’inchiesta, don Ugolini ha confermato di essersela aspettata, forte dell’esperienza del Centro di Ascolto attivo dal 2010, che ha visto oltre 100 persone riportare esperienze di abuso. Il sacerdote ha però sottolineato un punto dolente dell’indagine, che ha riguardato solo gli archivi diocesani, mancando all’appello quelli degli istituti religiosi, dove spesso sono attive scuole, asili e convitti. «È necessario fare chiarezza», ha ribadito, evidenziando che molte vittime di questi istituti si sono sentite escluse dai risultati.

Un esempio per la Chiesa italiana

L’approccio della Diocesi di Bolzano-Bressanone, favorita dalla vicinanza culturale con il mondo tedesco, è stato accolto con reazioni “molto positive” e ha suscitato interesse in tutto il mondo. Don Ugolini ha espresso l’augurio che possa diventare un incentivo per la Chiesa cattolica italiana, che «fa molta più fatica a fare i conti in modo indipendente con questo strazio degli abusi». Ha criticato l’atteggiamento di chi ancora oggi copre i colpevoli: «Questo è inaccettabile perché non è in sintonia con il Vangelo».

Clericalismo, potere e perdita di fiducia

Riflettendo sul suo ruolo di sacerdote interpellato profondamente da questo lavoro, don Ugolini ha individuato la necessità di una «radicale conversione», un ritorno alle origini del Vangelo. Ha individuato nel clericalismo e in un malinteso uso del potere le basi delle dinamiche degli abusi. La conseguenza più grave, ha concluso, è la distruzione della fiducia: «Abbiamo perso una grande credibilità e possiamo risolverlo soltanto se saremo sinceri, affidabili e lavoreremo con competenza». L’esperienza altoatesina ha di certo aperto una breccia in un muro – a volte fatto di omertà, paura e persino connivenza – che non può più essere tollerato.

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Volontariato: Le Rondini di Senigallia “volano” verso un’altra sede

L’associazione di promozione sociale Le Rondini di Senigallia, attiva sul territorio da oltre vent’anni nel sostegno e nell’aggregazione dei minori, si prepara a un nuovo e importante capitolo della sua storia. Ne abbiamo parlato con Manuela Marchionni, volontaria ed ex presidente della realtà associativa locale, intervenuta ai microfoni di Radio Duomo Senigallia. L’AUDIO integrale, andato in onda nei giorni scorsi sulla frequenza “solita” dei 95.2 FM, è disponibile anche in questo articolo grazie al lettore multimediale.

Volontariato senza barriere

L’associazione Le Rondini si occupa di promuovere la socializzazione e il benessere psicofisico di bambini e ragazzi dai 6 ai 17 anni, favorendo lo sviluppo delle loro potenzialità cognitive e relazionali attraverso interventi socioeducativi. «Accogliamo bambini e ragazzi italiani e stranieri, senza limiti – ha spiegato Marchionni, aggiungendo che – attualmente sono prevalentemente di origine straniera, in maggioranza provenienti da Bangladesh, Pakistan, Ucraina e Albania». Le attività, svolte dal lunedì al venerdì, spaziano dal fondamentale sostegno allo studio pomeridiano (dalle 15:00 alle 17:00) a un vasto repertorio di laboratori creativi e formativi dopo la merenda (offerta grazie alla generosità di produttori locali) e momento di socializzazione. Tra le proposte degli ultimi anni: teatro, fumetto, cortometraggi, danza, musica, rap, educazione ambientale e produzione di scritti contro le discriminazioni.

Contrastare il disagio, prevenire la devianza

Oltre all’aggregazione, Le Rondini svolge un ruolo cruciale nel contrastare il disagio e nel prevenire la devianza minorile partendo dal contesto familiare d’origine. «La nostra missione è combattere ogni forma di disagio e devianza – ha sottolineato Marchionni -. L’associazione si trova spesso a intervenire in situazioni legate a marginalità, degrado, e vulnerabilità socioeconomica, collaborando attivamente con i servizi sociali del Comune di Senigallia e figure esperte come psicologi ed educatori». In alcuni casi, l’associazione è coinvolta anche in percorsi di messa alla prova, offrendo a giovani che hanno commesso degli errori l’opportunità di svolgere servizio di volontariato come percorso rieducativo. «È un modo positivo, più che punitivo, per riportarli nei binari» ha spiegato l’ex presidente.

La nuova sede e i lavori

Sono note le difficoltà legate alla ricerca di una nuova sede dopo aver lasciato i locali dell’ex collegio Pio in piazza Garibaldi. Dopo un periodo in una sede provvisoria e a pagamento in via Porta Mazzini 3 dove si trova ancora oggi, recentemente l’associazione ha ricevuto una notizia che infonde rinnovato entusiasmo: l’assegnazione di nuovi spazi in via Capanna, in locali di proprietà ERAP (l’Ente Regionale per l’Abitazione Pubblica) Marche. La notizia è fresca di assegnazione e rappresenta una svolta. Il quartiere, popolare e privo di altri luoghi aggregativi, trarrà enorme beneficio dall’arrivo dell’associazione. Tuttavia, il trasferimento definitivo è subordinato a un appello urgente alla comunità: la nuova sede necessita di importanti lavori di adeguamento e attrezzature.

L’appello alla solidarietà

Nasce dunque da questa situazione il caloroso appello che l’associazione Le Rondini lancia alla cittadinanza per raccogliere fondi (a questo LINK) e attrezzature. «Cerchiamo persone di buona volontà che condividano i nostri ideali di solidarietà verso i più fragili» ha concluso Marchionni. Per chi volesse contribuire con donazioni o supportare i lavori, è possibile contattare l’associazione recandosi presso i locali di via Porta Mazzini n° 3 (nel pomeriggio) o cercando tutte le informazioni sulla pagina facebook “Associazione Le Rondini”. Così saranno pronte per il volo nella loro nuova casa il prima possibile.

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Caritas in prima linea per contrastare l’esclusione sociale dei minori fragili

Un importante progetto di sostegno a minori e famiglie vulnerabili ha segnato il territorio della Diocesi di Senigallia, grazie all’energia della Fondazione Caritas Senigallia e al cofinanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi. L’iniziativa, che rientra nell’ambito del bando “Volontariato, filantropia e beneficenza 2024”, ha permesso di avviare azioni concrete per contrastare la povertà educativa e l’esclusione sociale.

Attivo per un anno, da agosto 2024 ad agosto 2025, il progetto ha visto i Centri di Ascolto parrocchiani e diocesani identificare undici nuclei familiari particolarmente fragili e con un forte rischio di emarginazione sociale. Complessivamente sono stati seguiti quattordici minori, residenti in dodici comuni del territorio: Barbara, Belvedere Ostrense, Castelleone di Suasa, Chiaravalle, Corinaldo, Montemarciano, Monte San Vito, Morro d’Alba, Ostra, Ostra Vetere, Senigallia e Trecastelli. 

Caritas Senigallia ha potuto offrire ai minori e alle loro famiglie una serie di interventi mirati che vanno dalle attività educative e ricreative, come il sostegno alla partecipazione a centri estivi e aiuto compiti, all’arteterapia per il benessere psicologico dei minori. Pronti anche aiuti economici per le spese legate all’istruzione o mediche.

L’iniziativa ha avuto un impatto positivo non solo sui beneficiari, che hanno potuto beneficiare di un percorso di inclusione e di nuove relazioni, ma anche sui volontari di Caritas, che sono stati formati e coordinati per offrire un supporto continuativo. L’esperienza ha inoltre permesso di raccogliere dati utili per costruire una rete territoriale più forte e coinvolgere la comunità nel sostegno alle fragilità.

L’obiettivo è far crescere il benessere e migliorare la qualità della vita dei minori a rischio, contrastare l’esclusione sociale e costruire una comunità più accogliente, inclusiva e solidale. Il percorso non è semplice ma la speranza è che questo progetto sia il punto di partenza per una collaborazione duratura e per azioni sempre più incisive a favore delle persone più vulnerabili del territorio.

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Cure socio-assistenziali: Regione, enti gestori e sindacati siglano un accordo da 30 milioni

Dopo tante critiche, lamentele, incontri, tavoli e telefonate, il cerchio si è chiuso con la sigla di un accordo tra la Regione Marche, gli enti gestori delle strutture socio assistenziali e i sindacati. Sul piatto oltre 30 milioni di euro in tre anni che hanno lo scopo di aiutare le realtà marchigiane e le famiglie con un concreto supporto volto a diminuire il peso della retta mensile. Per il presidente della Regione Francesco Acquaroli si tratta di «una giornata importantissima» che ha portato a un «risultato storico».

È stato definito, siglato e presentato ufficialmente il progetto di Intervento Multileva per la residenzialità socio-sanitaria e sociale regionale. Il frutto di un tavolo unico tra tutti i soggetti coinvolti che hanno condiviso con soddisfazione l’importanza delle misure previste. L’Intervento Multileva per la Residenzialità Socio-Sanitaria e Sociale 2025–2027, prevede una dotazione complessiva di 30,6 milioni di euro per potenziare l’offerta e la qualità dei servizi delle strutture assistenziali e supportare le famiglie per abbattere i costi delle rette.

Con l’accordo la Regione Marche ha pianificato una serie di interventi a sostegno sia degli Enti gestori delle strutture residenziali sanitarie, sociosanitarie extraospedaliere e sociali, sia delle famiglie delle persone ospitate nelle medesime strutture, che compartecipano al pagamento delle rette.

Le risorse, nel triennio 2025-2027, ammontano a 30,6 milioni di cui: 20,9 milioni a supporto delle imprese (Enti gestori) e 9,7 milioni a supporto delle famiglie. Una strategia combinata, poiché si ritiene che solo con un’azione concertata si potranno ottenere risultati di maggior efficacia nell’ambito della residenzialità extraospedaliera sanitaria, sociosanitaria e sociale che in questi ultimi anni ha sofferto della perdita di capacità di acquisto dei redditi delle famiglie e dell’incremento costante dei costi legati all’assistenza e alla gestione delle strutture.

Tre le linee di intervento adottate, due destinate agli Enti gestori e una dedicata alle famiglie. Con il primo intervento, gli Enti gestori avranno a disposizione 5 milioni all’anno (a partire da luglio 2025, per un ammontare di 12,5 milioni) per incrementare la quota sanitaria della retta per le strutture convenzionate: Residenze Protette per anziani, Residenze Protette per anziani affetti da demenza e Strutture per i minori con disturbi psichiatrici. Si tratta di un aumento strutturale e definitivo.
Il secondo intervento permetterà di avere a disposizione 8 milioni per il triennio 2025-2027 attraverso bandi per il potenziamento dei servizi delle strutture residenziali extraospedaliere e sociali tramite il finanziamento di progetti volti all’implementazione e al miglioramento della qualità dell’assistenza, con precedenza alle progettualità presentate dalle strutture psichiatriche e dalle strutture ospitanti persone di minore età.
La linea di intervento dedicata alle famiglie, vedrà un budget complessivo di 9,7 milioni a disposizione nel biennio 2026-2027 per l’emissione di voucher a sostegno del costo della retta, erogati alla famiglia della persona ospitata nelle strutture residenziali autorizzate sanitarie, sociosanitarie e sociali in cui è presente il vincolo obbligatorio della compartecipazione alla spesa. Il voucher mensile, del valore minimo di 250 €, verrà assegnato in base al livello Isee della persona/del nucleo familiare.

Il presidente della Regione Marche e commissario delegato per l’alluvione 2022 Francesco Acquaroli
Il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli

«Oggi è una giornata importantissima per la nostra Regione – ha detto il presidente Acquaroli (in FOTO) -. Siamo riusciti a raggiungere un accordo con uno sforzo enorme destinando oltre 30 milioni di euro per il prossimo triennio per supportare gli enti gestori nello svolgimento di servizi essenziali per la nostra comunità e attivando un concreto aiuto per abbattere il costo delle rette nei confronti delle famiglie delle persone ospitate nelle strutture residenziali. Un risultato che vuole dare un contributo a sostegno delle strutture che operano nel settore sociosanitario e che va incontro alle difficoltà di tantissime famiglie. Siamo ben consapevoli dell’importanza fondamentale di questo ambito di intervento e siamo soddisfatti di poter annunciare il raggiungimento di questo traguardo condiviso e concertato con i rappresentanti degli enti gestori e il mondo sindacale».

Partecipano al tavolo:

Confederazioni Sindacali CGIL, CISL, UIL
Comitato Enti Gestori Strutture per Anziani Senza Scopo di Lucro
Azienda Pubblica Servizi alla Persona “IR CR Macerata”
Associazione Religiosa Istituti Socio – Sanitari – Aris
Associazione Nazionale Strutture Territoriali e per la Terza Età -ANASTE
Comitato Aziende Pubbliche Servizi alla Persona
Confcooperative – Federsolidarietà Marche
AssCoop
Uneba Marche
Legacoop Sociali
Comitato Regionale Enti Accreditati per le Dipendenze Patologiche – Crea
Associazione italiana per la Cura Dipendenze Patologiche – Acudipa
Coordinamento delle Comunità di Accoglienza per Minori della Regione Marche
Coordinamento Italiano Case Alloggio per Persone con Hiv/Aids -C.I.C.A.
Coordinamento Nazionale Comunità Accoglienti (dipendenze patologiche) Marche
Confcommercio Salute Sanità e Cura

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Prendersi cura degli adolescenti: quando il ruolo dei genitori viene a mancare – L’INTERVISTA

Prendersi cura degli adolescenti, dei minori, dei vulnerabili non è certo compito semplice oggi. Né per i genitori che a volte non hanno gli strumenti, le conoscenze, o persino tempo (sembra un paradosso ma è così), né per le altre agenzie educative. La cronaca ci racconta di giovani e giovanissimi alle prese con numerose difficoltà, anche espressive e relazionali, che spesso vengono mascherate dietro la violenza o dietro l’isolamento sociale. Comportamenti che dovrebbero far suonare qualche campanello di allarme. Questi temi sono stati al centro di un incontro che si è svolto lo scorso 17 gennaio al teatro Portone di Senigallia. “Educare è anche ferirsi. Prendersi cura degli adolescenti”: questo il titolo dell’iniziativa promossa dal servizio diocesano per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili a cui hanno partecipato come relatrici Luisa Roncari, psicologa, psicoterapeuta, e Stefania Crema, avvocata specialista in criminologia. Noi abbiamo realizzato l’intervista alla d.ssa Crema: l’audio è disponibile in questo articolo assieme a un estratto testuale con i passaggi salienti.

Gli adolescenti sono fragili o no? E gli adulti hanno gli strumenti adatti per accompagnarli?
Noi siamo partiti dal tema della fragilità dell’adolescenza in questo particolare momento storico. C’è un continuum tra reale e virtuale, soprattutto alla luce dei social media e delle applicazioni social. Il mondo degli adulti deve modificare il proprio ruolo genitoriale rispetto appunto a questo mutamento nel posizionamento dei nostri adolescenti.

I vecchi stilemi educativi sono ancora applicabili o no?
I nostri genitori avevano tracciato un percorso all’interno di un campo e poi noi a nostra volta o comunque nelle generazioni abbiamo modificato, migliorato questo tracciato che però era ben chiaro. Adesso con i nostri ragazzi non è più possibile seguire questo tracciato per cui le fondamenta dell’educazione e della pedagogia rimangono gli stessi ma quello che noi ci troviamo ad affrontare è non solo la realtà visibile ma è anche tutto il percorso che i nostri ragazzi fanno all’interno delle applicazioni, dei social, della messaggistica istantanea che modifica determinate modalità di relazione dei nostri ragazzi e quindi dovremmo trovare dei modi nuovi applicando però dei concetti e delle metodologie educative che sono quelli che ci sono sempre stati. All’inizio noi abbiamo un po’ faticato ad essere presenti, a dare delle regole e a stare accanto ai nostri ragazzi spiegando che il buono, il cattivo, il giusto e lo sbagliato così come c’è nel mondo reale c’è anche nel mondo virtuale. Queste nuove comunicazioni impoveriscono il dato emotivo perché sono dirette, veloci e che non permettono di riflettere su quale può essere la risposta dell’altro rispetto alla nostra comunicazione. Anche il gergo dei ragazzi è cambiato tantissimo rispetto alla comunicazione verbale. I ragazzi si sentono impoveriti e si sentono in assenza di un traghettatore da quella che è l’età dei ragazzi più piccoli a quelli più grandi. 

Quindi il primo passo è quello di rimettersi al pari…
Vale soprattutto per i genitori ma anche per scuole, educatori, in generale, nel senso che non bisogna pensare che il mondo virtuale non abbia ricaduto su quello reale e viceversa per loro è un continuo e un unicum, si chiama appunto “realtà aumentata” e quindi l’entrare, lo stare accanto, il vedere, l’interrogarsi, lo spiegare perché noi siamo abituati ad allenare i ragazzi a un’autosufficienza nel mondo reale, non siamo abituati ad allenarli alla stessa autosufficienza nel mondo virtuale. Un po’ perché forse siamo anche noi spaventati perché gli adulti, essendo un’altra generazione quindi non dei nativi digitali, vedono a volte con un po’ di insofferenza, con un po’ di timore e anche con un po’ di frustrazione le nuove tecnologie.

Nel momento in cui però ci sono ricadute più gravi dal punto di vista appunto dell’aspetto relazionale, come possono essere espressioni di violenza, lì purtroppo siamo già in ritardo…
Le segnalazioni alla procura presso il tribunale per i minorenni sui comportamenti devianti dei ragazzini sono aumentate sicuramente ma sono aumentate anche le possibilità di lavorare su percorsi di “restorative justice” e riparativi che quindi hanno tutto un significato a livello sociale ma anche a livello proprio da un punto di vista psicologico ed emotivo di lavorare su se stessi e riuscire a generare da un’esperienza negativa qualcosa di positivo. Certo che il mondo degli adulti li deve accompagnare.

Chi può aiutarli a riflettere nell’epoca in cui si fa tutto velocemente e non c’è tempo per pensare?
Un tema fondamentale è quello del supporto psicologico e delle valutazioni neuropsichiatriche infantili quindi prima si parte più la possibilità di recuperare una vita piena è garantita per i nostri ragazzi. Molto carente è il ruolo genitoriale: la legge italiana è molto chiara nel senso che i genitori sono responsabili per i minori; fino al 14° anno di età sono interdetti tra virgolette i minori da qualsiasi piattaforma ma sappiamo che la realtà è ben diversa e qui nasce il primo gap: l’adulto si prende una responsabilità tale per cui decide che il proprio figlio è in grado di gestire da solo delle piattaforme social e adesso mi perdoni su questo sono un po’ critica. Il genitore deve stare attento e deve vigilare fino ai 14° anni. Poi dai 14° anni i ragazzi possono avere piattaforme social ma il ruolo dell’adulto rimane, di accompagnamento, di monitoraggio di quelle che sono le esposizioni dei ragazzi. Deve essere fatto come nel mondo reale per cui tutto un lavoro sulla fiducia e sulla responsabilizzazione.

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Educare è anche ferirsi. Prendersi cura degli adolescenti, un incontro al teatro ‘Portone’

SENIGALLIA – Il Servizio diocesano per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili promuove per venerdì 17 gennaio p.v., ore 21.00, al teatro ‘Portone’ di Senigallia – Piazzale della Vittoria un incontro sul tema “Educare è anche ferirsi. Prendersi cura degli adolescenti”, con gli interventi di Luisa Roncari, psicologa psicoterapeuta e Stefania Crema, avvocata, specialista in criminologia.

L’iniziativa nasce dal desiderio, per quanto possibile, di accompagnare gli adulti nel loro compito educativo. Oggi il tema della tutela degli adolescenti e del sostegno alle loro famiglie è di grande attualità. Se fare i conti con questa età della vita non è mai stato facile, cronache e vita cittadina ci fanno aprire gli occhi su un forte e crescente disagio dei giovanissimi, spesso accompagnato da violenza, isolamento, incapacità di gestire al meglio le proprie emozioni. Si tratta anzitutto di conoscere, capire ed ascoltare chi professionalmente incrocia anche queste fatiche per creare rete, prevenire e coinvolgere ogni realtà educativa in un percorso di sostegno efficace.
L’appuntamento è aperto alla cittadinanza, in modo particolare a genitori, insegnanti, chi ha una responsabilità educativa nella società civile e nella comunità cristiana.

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Bambini e ragazzi ucraini in vacanza a Senigallia per superare il trauma della guerra

Bambini e ragazzi ucraini in vacanza a Senigallia per superare il trauma della guerra (estate 2023)
Bambini e ragazzi ucraini in vacanza a Senigallia per superare il trauma della guerra (estate 2023, fonte Caritas Senigallia)

Saranno 70 bambini e ragazzi, provenienti dall’Ucraina martoriata dalla guerra, gli ospiti della nuova edizione del progetto di accoglienza temporanea “È più bello insieme” promosso dalla Caritas italiana insieme alle Caritas ucraine. L’idea è quella di permettere ai giovanissimi, traumatizzati dal conflitto in atto e dai bombardamenti russi, di passare giornate di svago e serenità attraverso campi estivi in ambienti sicuri e ospitali.

Due gruppi da 35 minori ciascuno, tra i 6 e 17 anni, arriveranno nei periodi dal 19 luglio all’1 agosto e dal 12 al 31 agosto: vivranno insieme ai coetanei italiani giornate al mare con animazione da parte dei volontari e uscite sul territorio vallivo e fino all’appennino marchigiano. Soggiorneranno a Senigallia, la località costiera tra le più suggestive delle Marche.

Per la Caritas di Senigallia è il secondo anno di partecipazione al progetto: in collaborazione con la fondazione Mirco Giacomelli, ha infatti abbracciato l’idea di offrire un periodo di vacanza in Italia a bambini e ragazzi che subiscono quotidianamente le conseguenze della guerra. Da oltre due anni il conflitto e lo stato di emergenza conseguente ai bombardamenti, agli attacchi e alle sirene si ripercuotono gravemente sullo stato psicologico degli adulti e dei minori, costretti a rifugiarsi dentro scantinati e rifugi antiatomici per ripararsi da droni e bombe. Una situazione dove viene continuamente alimentata la paura.

In Italia almeno 500 giovani potranno rigenerarsi prima della ripresa delle lezioni scolastiche. Un modo per elaborare il trauma della guerra, in un contesto di ospitalità e fiducia nella pace futura.

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Diversità culturale e integrazione: doppio appuntamento a Senigallia con l’artista Takoua Ben Mohamed

Takoua Ben Mohamed
Takoua Ben Mohamed

L’associazione Le Rondini festeggia i 20 anni di attività del centro di aggregazione per minori e, per l’occasione, ha organizzato un doppio appuntamento con l’autrice, sceneggiatrice e graphic journalist Takoua Ben Mohamed. L’iniziativa si terrà lunedì 29 maggio a Senigallia, in due sedi: la mattina, alle ore 10:30, si svolgerà al cinema Gabbiano di via Maierini 2 dove parteciperanno gli studenti degli istituti superiori di Senigallia; il pomeriggio, alle ore 17:30, si sposterà allo spazio autogestito Arvultùra, in via Abbagnano 6, aperto all’intera cittadinanza. 

Al centro dell’evento dal titolo “Liberi di essere, liberi di diventare” ci sono i temi della diversità culturale e della sua accettazione. Takoua Ben Mohamed, nata in Tunisia nel 1991, si trasferisce a Roma nel 1999 con sua madre e i suoi fratelli per ricongiungersi con il padre, esule politico scappato dalla dittatura del regime tunisino di Ben Alì. Cresciuta in una periferia romana, fin da bambina si trova a vivere in un ambiente multietnico che influirà sulla sua espressione artistica. Graphic journalist e sceneggiatrice, disegna e scrive storie vere a fumetti su tematiche sociali di sfondo politico come razzismo, immigrazione, diritti umani, violenza contro le donne, per la promozione del dialogo interculturale ed interreligioso. 

L’autrice ha una produzione molto ampia, che l’ha portata a essere molto conosciuta non solo nell’ambito del fumetto giornalistico, ma anche nelle università, nelle scuole, conquistando un pubblico sia adulto che adolescente, per la sua capacità di usare un linguaggio visivo di impatto immediato. L’ultimo lavoro è: “Il mio migliore amico è fascista”.

L’iniziativa è organizzata dall’associazione di promozione sociale Le Rondini di Senigallia, dall’associazione LINC-Luoghi in Comune onlus di Senigallia e gode del Patrocinio del Comune di Senigallia. Entrambi gli appuntamenti sono a ingresso libero.

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Migranti: accoglienza e umanità nelle Marche e a Senigallia

L'attracco al porto di Ancona della nave "Ocean Viking" della Ong "Sos Méditerranée" con 37 naufraghi, di cui 18 minorenni. Fonte: Arvultùra
L’attracco al porto di Ancona della nave “Ocean Viking” della Ong “Sos Méditerranée” con 37 naufraghi, di cui 18 minorenni. Fonte: Arvultùra

Non più solo cronaca da leggere o da ascoltare, ma volti vicini da accogliere: anche Senigallia è pronta a fare la sua parte per accogliere i migranti minorenni sbarcati il 10 e il 12 gennaio scorso al porto di Ancona dopo un lungo viaggio dalle coste libiche.

Dalla nave “Ocean Viking” della Ong “Sos Méditerranée” sono scesi 37 naufraghi, di cui 18 minorenni (e non 12 come inizialmente annunciato) mentre dalla “Geo Barents” di Medici Senza Frontiere – il cui arrivo è stato ritardato dalle pessime condizioni meteo – sono scesi 73 persone, tra cui altri 22 minorenni.

I minori di sesso maschile sono stati trasferiti a Senigallia presso strutture a disposizione dalla Caritas cittadina, in collaborazione con i servizi sociali del Comune. Il tutto è coordinato dalla Prefettura dorica. Una sola ragazza, l’unica minore di sesso femminile, è stata trasferita presso un altro centro marchigiano.

Intanto il sindaco Massimo Olivetti…

Continua a leggere sull’edizione del 12 gennaio, cliccando QUI.
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Il paese dei bambini (e dei diritti) estinti

bambini, infanzia, famiglia, politiche sociali, genitorialità

Da molti anni si dice che l’Italia non è un “paese per bambini”, ma a questo punto, dopo qualche decennio di lento declino, sembra quasi diventato un paese in cui l’infanzia è “a rischio di estinzione”. Dai tempi del baby boom ad oggi la rotta sembra infatti essersi clamorosamente invertita: una marcia indietro che ha travolto la curva demografica e l’ascensore sociale, sempre più in caduta libera e che rischia di trascinare il futuro delle giovani generazioni e del Paese intero.

In quindici anni in Italia la popolazione di bambine, bambini e adolescenti è diminuita di circa 600 mila minori e oggi meno di un cittadino su 6 non ha compiuto i 18 anni. E nello stesso arco di tempo è dilagata la povertà assoluta, con un milione di bambine, bambini e adolescenti in più senza lo stretto necessario per vivere dignitosamente.

Un debito demografico, economico e soprattutto un debito di investimento nelle generazioni più giovani: tra il 2010 e il 2016 la spesa per l’istruzione è stata tagliata di mezzo punto di Pil, e si è risparmiato anche sui servizi alla prima infanzia, le mense e il tempo pieno, lasciando che, allo scoppio della pandemia, i divari e le disuguaglianze di opportunità spianassero la strada ad una crisi educativa senza precedenti. 

L’eredità è un paese in cui la percentuale di ‘Early school leavers’, cioè ragazzi tra i 18 e i 24 anni che non studiano e non hanno concluso il ciclo d’istruzione, raggiunge…

L’articolo completo è disponibile dell’edizione del 18 novembre: clicca QUI.
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A cura di Laura Mandolini

Una ‘Giornata’ per le vittime di abusi

bambini, vittime, abusi, violenze

In corrispondenza della Giornata europea per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale, istituita dal Consiglio d’Europa il 18 novembre, il Consiglio Permanente della Cei ha stabilito una ‘Giornata nazionale di preghiera e di sensibilizzazione per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili’.

Potrebbe sembrare un appuntamento formale, visto il moltiplicarsi delle “giornate” dedicate ai temi più diversi. Ma la decisione del Consiglio permanente Cei, che ha inserito l’emergenza abusi tra gli argomenti meritevoli di essere sottolineati con una ricorrenza annuale, non è né scontata né banale. Indica invece la volontà della Chiesa italiana di ribadire e proseguire nella svolta di trasparenza e di «parresia» in nome del Vangelo confermata dalle decisioni di questi ultimi anni.

La «Giornata» – che sarà celebrata ogni anno il 18 novembre – si inserisce in quella rete di impegni e di iniziative che hanno visto, all’indomani dell’approvazione delle linee guida per il contrasto agli abusi e il sostegno delle vittime (giugno 2019), il consolidarsi di una struttura che conta ormai in tutte le comunità su un referente specifico, su un pool di esperti (psicologi, psicoterapeuti, operatori di pastorale familiare, giuristi) e su uno sportello di ascolto (servizio ancora non presente ovunque), oltre che di un vescovo responsabile in ogni regione ecclesiastica…

Leggi l’articolo completo sull’edizione di giovedì 11 novembre, cliccando QUI
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Paolo Gasperini

Tutela dei minori: il messaggio del Papa per il simposio internazionale

La Chiesa cattolica per cancellare l’ombra degli abusi minori tra le sua fila ha bisogno di “affrontare la verità di questi comportamenti crudeli e ricercando umilmente il perdono delle vittime e dei sopravvissuti” così da “trovare la sua strada per essere di nuovo considerata con fiducia un luogo di accoglienza e sicurezza per coloro che sono bisognosi”. A dirlo è stato il Papa nel suo videomessaggio in occasione dell’incontro organizzato dalla Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori e dalle Conferenze dei Vescovi dell’Europa Centrale e Orientale, che si tiene a Varsavia fino al 22 settembre prossimo.

Nel videomessaggio papa Francesco va oltre e chiede che le parole si trasformino in atti. “Le nostre espressioni di contrizione devono essere convertite in un concreto cammino di riforma, sia per prevenire ulteriori abusi che per garantire agli altri la fiducia nel fatto che i nostri sforzi condurranno a un cambiamento reale e affidabile” ha aggiunto il Pontefice incoraggiando i vescovi “ad ascoltare la chiamata delle vittime e a impegnarvi in queste importanti discussioni poiché toccano veramente il futuro della Chiesa”.

Papa Francesco ha ricordato ai rappresentanti degli episcopati, ordini religiosi e professionisti laici che non sono “soli in questi tempi difficili. Riconoscere i nostri errori e i nostri fallimenti può farci sentire vulnerabili e fragili, è certo. Ma – ha continuato il Papa – può anche costituire un tempo di splendida grazia, un tempo di svuotamento, che apre nuovi orizzonti di amore e servizio reciproco”.

In questo link il testo completo del videomessaggio
https://www.vatican.va/content/francesco/it/messages/pont-messages/2021/documents/20210918-videomessaggio-incontro-tutela-minori.html