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Tag: marzocca

Marzocca – Montignano: ‘In cammino per gustare l’amore di Dio’, buonissima la prima!

In oltre 250 persone si sono messe “In cammino per gustare l’amore di Dio”, domenica 11 Giugno scorso nella prima edizione di un evento nuovissimo ideato dall’Unità Pastorale Emmaus di Marzocca e Montignano. Il manifesto che presentava l’iniziativa parlava di andare “dalla terra al cielo” e in questo titolo era raccolta tutta l’essenza del cammino che parafrasava non solo verbalmente ma anche e soprattutto concretamente ciò che ognuno è chiamato a fare nella sua vita.

Ma, andando per ordine e sperando di aver suscitato un po’ di curiosità nel lettore, cerchiamo di riassumere questo per molti versi eccezionale evento. L’idea deve essere venuta al parroco don Andrea Franceschini in una delle sue passeggiate al mare o sulle belle colline intorno a Marzocca e Montignano, qualche anno fa all’inizio di quel periodo sospeso che è stato la pandemia e che ha “congelato” le nostre vite. Si era già cominciato a parlare con le tante associazioni locali che animano la vita delle frazioni raccogliendo consensi, ma soprattutto ci si era confrontati con Moreno Cedroni, il cui incoraggiamento e disponibilità aveva allargato il cuore degli organizzatori e fatto ben sperare nella qualità di una manifestazione fin da subito definita “gastronomico-spirituale”.

Attesa la definitiva parola “fine” sulla pandemia, quest’anno si è pensato essere il momento giusto per mettere in atto l’evento e rimettere in cammino le comunità. Di cosa si è trattato concretamente?

Di una vera e propria “passeggiata” dall’edicola della Madonnina del Pescatore a Marzocca fino agli splendidi spazi con vista sulle colline del Centro sociale del Castellaro. In ogni “tappa” della passeggiata si è gustato un cibo della tradizione cristiana ed ascoltato una piccola riflessione fondata su un brano della Bibbia che avesse un richiamo al cibo offerto.

Alle 16.00 di domenica pomeriggio, partendo proprio dalla Madonnina, il primo elemento di cui si è parlato è stato il pesce: simbolo dei primi cristiani e don Andrea, che ha dato il benvenuto ai partecipanti, ci ha fatto riflettere proprio su questo elemento basandosi sul brano evangelico di Giovanni (GV 21, 9-14) della pesca miracolosa. A tuttil, dotati di tasca portabicchiere, è stato offerto un cartoccetto di sardoncini arrosto preparati dall’associazione Marzocca_Cavallo e una “scatolina di pesce” offerta proprio da Moreno Cedroni, patron della manifestazione.

La lunga fila di persone, ordinatamente e al seguito di auto della protezione civile, scortata da polizia locale e ambulanza per qualsiasi evenienza, si è diretta verso la Chiesa di Marzocca, dove attendeva, sotto gli alberi del vicino parco, la seconda tappa, curata dall’associazione Montimar e che richiamava alla tradizione della colazione Pasquale. Chiara Pongetti ha parlato delle motivazioni per le quali in ogni famiglia si facesse un tempo quella colazione a base di quello che la primavera porta con più abbondanza: latte, uova, erbe aromatiche ed infatti agli intervenuti è stata offerta una “colazione pasquale” montata su uno spiedino: uova sode, frittata al mentastro, pizza al formaggio e salame; un’idea anche questa particolarmente scenografica ed apprezzata. Il Vangelo che ha commentato Chiara è stato Giovanni 20 (19-23) nel quale il Cristo Risorto invia i discepoli nel mondo con la mansione riconciliatrice tra i popoli.

Dopo la seconda tappa a Marzocca era tempo di affrontare la salita verso Montignano: i pulmini al seguito hanno permesso alle persone più grandi di salire agevolmente mentre la grande maggioranza ha continuato a piedi, prendendo stradine laterali per non intralciare il traffico dei bagnanti dell’interno che cominciavano il loro ritorno verso casa.

Nel grande giardino della canonica di Montignano, sotto un tendone, era stato allestito un rinfresco con pane, formaggio e yogurth. L’evidente richiamo era all’eucarestia ed il vangelo era quello di Giovanni della “moltiplicazione dei pani e pesci” (Gv 6, 1-13); la riflessione di don Paolo Gasperini è stata sulla condivisione che diventa amore che accresce e moltiplica invece di spartire. Non sono mancate citazioni poetiche di grande effetto come l’”ode al pane” di Pablo Neruda. L’accostamento al formaggio e lo yogurthera basato sul brano della bibbia nel quale il Padre Abramo, presso la quercia di Mamre incontra tre “persone” misteriose alle quali offre pane e latte acido (Genesi 18, 1-8). Nella tappa di Montignano ad attendere i partecipanti c’era anche la Sciabica Folk che ha cantato insieme al coro di Marzocca canti popolari e mariani.

Rinfrancata dalla pausa, la carovana dei partecipanti, si è diretta verso il Castellaro iniziando un percorso nel giorno che volgeva al tramonto tra gli splendidi colori delle colline che riempivano gli occhi di verde intenso e di giallo acceso. Nella salita verso il Castellaro la quarta tappa è stata presso la cantina Giusti dove il tema non poteva essere altro che il vino e l’amore. Il commento di Barbara Sardella e Paolo Carletti si è basato su “Le nozze di Cana” (Gv 2, 1-10), ma citazioni dal Cantico dei Cantici e dalla seconda scena del primo atto della Traviata, hanno stupito gli ascoltatori; così pure li hanno estasiati i canti popolari del famosissimo gruppo La Macina che ha offerto gratuitamente la propria partecipazione. Non abbiamo ancora scritto infatti che tutto il ricavato dell’evento, coperte le spese, sarà devoluto alla missione di Padre Matteo Pettinari in Costa D’Avorio e Luca dell’oratorio Don Bosco di Montignano che si trova attualmente in Perù.

L’ultimo sforzo ha condotto tutti verso la sede del Centro Sociale del Castellaro dove li attendeva il “banchetto” finale. La citazione è da Isaia (25, 6-10a) “Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni” ed è stata commentata da Rodolfo e Lucia Piazzai mentre si prendeva posto in lunghi tavoli approntati dall’associazione Castellaro 2001 insieme ad una grigliata estiva.
Qui la musica è stata quella dei “Neri per scelta” in un clima di grande festa e soddisfazione, con i bimbi che godevano dello zucchero filato offerto dall’associazione “Enjoy Marzocca” correndo sui prati del Castellaro mentre il sole lentamente scendeva dietro le colline di Senigallia e decretava la fine di una giornata bellissima di unione di forze e di intenti, alla luce della Parola di Dio, nel rispetto del Suo creato e nella condivisione di fatica e nella gioia della carità, quello che nel nostro immaginario potremo rivivere in cielo. L’appuntamento è per il prossimo anno!

Sabrina Damen

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La Vigor Senigallia approda ai play off, il Marzocca calcio vede la salvezza

‘Senigalliesi’ di calcio, svanisce per la Vigor il sogno della serie C. La squadra di Aldo Clementi perde all’ultima giornata (2 a 1) sul campo del Montegiorgio e deve accontentarsi del secondo posto, dietro al Pineto. Resta l’emozione per uno splendido campionato di D nel quale la Vigor ha tenuto aperto il discorso-promozione fino all’ultimo. Col rammarico, dunque, c’è anche l’orgoglio di una seconda piazza che fa onore alla società e a una tifoseria generosissima, che anche a Montegiorgio ha dato gran prova di sé. Adesso, chiusa la regular season, la Vigor dovrà affrontare i playoff ospitando nel primo turno il Cynthialbalonga e nell’eventuale finale la squadra che emergerà dal playoff fra Fano e Trastevere. Può invece esultare, nel campionato di Promozione, l’Olimpia Marzocca che rilancia le proprie chances di salvezza battendo per 2 a 1 la Cagliese, ed è attesa dal derby in quel di Chiaravalle. Quanto alle “altre” del comprensorio, in Promozione il Mondolfo Marotta impatta sul campo del Valfoglia e si ferma la Biagio Nazzaro battuta dalla Vigor Castelfidardo, mentre riposava il Barbara. Soddisfazione, infine, per la Aesse Senigallia, società cittadina di seconda categoria, che ha vinto il proprio campionato e balza con merito in “prima”.

Raoul Mancinelli

Viabilità in sicurezza, lavori pubblici a Borgo Ribeca e Marzocca

La mappa dei lavori su via Corinaldese, a Borgo Ribeca di Senigallia
La mappa dei lavori su via Corinaldese, a Borgo Ribeca di Senigallia

Come annunciato, sono stati progettati i lavori in alcune zone di Senigallia, tra cui Borgo Ribeca e Marzocca. Per quanto riguarda la prima si tratta di rifare l’asfalto in via Corinaldese, dove verrà aggiunto anche un percorso pedonale per una maggiore sicurezza; a sud della città invece verrà realizzata la pista ciclabile che passerà sull’arenile. Entrambi gli interventi erano in fase di progettazione da tempo e sono stati approvati dalla giunta Olivetti nella seduta del 3 novembre scorso. Si tratta di piccole porzioni, appena un km in due cantieri.

Il primo intervento, zona Borgo Ribeca, parte dall’assunto che il manto stradale di via Corinaldese versa in cattive condizioni. Si procederà con la manutenzione straordinaria della pavimentazione dal cavalcavia dell’Autostrada A14 per circa 600 mt in direzione Borgo Catena. Allo stesso tempo verrà realizzato un camminamento pedonale che colleghi in sicurezza e in maniera continuativa tutto il centro abitato di Borgo Ribeca, partendo dall’intersezione con via Lago di Garda fino a via Lago di Bracciano per poi attraversare via Corinaldese e proseguire sul lato sud fino al condominio al civ. 51, ultimo stabile del centro abitato. Per il rifacimento completo del pacchetto stradale e la realizzazione del marciapiede si prevede una spesa di 450 mila euro. «Si tratta di lavori attesi da tempo – ha dichiarato l’assessore ai lavori pubblici, viabilità e mobilità Nicola Regine – che finalmente permetteranno di risanare il manto stradale in una via di grande scorrimento da e verso Senigallia, soprattutto permettendo una maggiore sicurezza dei pedoni in zona Borgo Ribeca».

Il progetto di prolungamento della Ciclovia Adriatica sul lungomare Italia a Marzocca di Senigallia
Il progetto di prolungamento della Ciclovia Adriatica sul lungomare Italia a Marzocca di Senigallia

L’altro intervento, quello a Marzocca, mira a dare continuità alla famosa ciclovia Adriatica. Nello specifico si tratta di prolungare la pista ciclabile esistente, allungandola anche nel primo tratto di lungomare Italia, dai bagni Clipper allo stabilimento Scooby.Doo Beach, per una lunghezza complessiva di 410 metri. Non passerà però come le altre sulla strada, ma come già fatto in zona Cesano, verrà realizzato un percorso protetto su marciapiede con allargamento sull’arenile. Saranno simili anche le caratteristiche dell’opera con tanto di resina azzurra a darne maggiore visibilità. Ciò consentirà non solo di mantenere il doppio senso di marcia (anche se verrà ristretta la carreggiata stradale da oltre 7 metri a 6.5 che d’estate non è certamente una garanzia di sicurezza data la compresenza di autobus, macchine, moto, scooter e biciclette), ma anche di non perdere alcun parcheggio rispetto a quelli attualmente presenti. L’opera costerà circa 615 mila euro ma usufruirà dei contributi (180 mila euro) della Regione Marche per la realizzazione di interventi volti alla sicurezza della circolazione ciclistica e dei fondi del PNRR destinati alla rigenerazione urbana (195 mila euro). «Abbiamo l’opportunità di implementare la mobilità sostenibile e aggiungere un tassello verso il collegamento in sicurezza per cittadini e turisti» conclude Regine.

Marzocca re-lab, un’idea di frazione adriatica

Uno dei punti della frazione di Marzocca, a Senigallia, sotto i riflettori della riqualificazione urbanistica
Uno dei punti della frazione di Marzocca, a Senigallia, sotto i riflettori della riqualificazione urbanistica. Foto da Mappelab.it/associazione-dmkm-278/marzocca-relab/

Si è conclusa la prima fase di Marzocca Re-lab, il progetto per la rigenerazione sociale e urbana di una frazione costiera adriatica promosso dall’associazione Demanio Marittimo.KM-278, in collaborazione con il Comune di Senigallia e l’Università degli studi di Camerino. L’iniziativa è risultata vincitrice assieme ad altri 42 progetti della terza edizione di Creative Living Lab – costruire spazi di prossimità per progetti di rigenerazione urbana, promosso dalla Direzione generale creatività contemporanea del Ministero della cultura. Di fatto, dopo mesi di incontri aperti alla cittadinanza e workshop con le università, è stata completata la parte “pubblica” del progetto, che ha visto ospiti e relatori figure del calibro degli architetti Luca Di Lorenzo Latini, Emanuele Marcotullio e Giulia Menzietti, del sound designer e film-maker Alessio Ballerini, dell’artista Oliviero Fiorenzi, del biologo marino e narratore Fabio Fiori. E ancora, il noto chef e imprenditore creativo Moreno Cedroni, il designer Riccardo Diotallevi, la fotografa Paola De Pietri, il geografo Franco Farinelli e lo studio di graphic design ma:design.

Ora è il momento del lavoro vero e proprio degli studenti dell’università camerte e della scuola di architettura e design di Ascoli Piceno. Ci sarà una suddivisione in due tavoli di lavoro: uno dei due focus si concentrerà su socialità, attività culturali e sportive, mentre l’altro punterà sulle realtà economiche più antiche, sulle tradizioni, sull’ospitalità e sull’accoglienza. «Questi dati socio economici – Cristiana Colli, curatrice e responsabile scientifica del progetto Marzocca Re Lab – andranno a completare le nostre riflessioni ….

Continua a leggere sull’edizione digitale di giovedì 16 giugno, cliccando QUI. Sostieni l’editoria locale, abbonati a La Voce Misena.

Il Sinodo, anche qui.

Interno della chiesa parrocchiale di Marzocca

Laici che si mettono in gioco per il Sinodo. Tra questi, Paolo Carletti, dell’Unità pastorale ‘Emmaus’ (Marzocca e Montignano) che abbiamo raggiunto per farci raccontare come questa grande mobilitazione ecclesiale raggiunge anche le nostre realtà.

Come si vive nella vostra unità pastorale il sinodo, come è stata accolta questa proposta che mobilita dal basso la chiesa?

Ad essere sinceri, nella nostra unità pastorale, sicuramente complice anche il periodo pandemico che stiamo vivendo, non c’è ancora un vero e proprio clima sinodale. Siamo appena al secondo incontro, è vero, ma non si respira ancora quel clima di attesa che ti aspetteresti. Le difficoltà ad incontrarsi sono state tante tra le aperture e chiusure che si sono succedute. Peccato perché l’accoglienza di questa proposta è stata buona. Al nostro primo incontro, avvenuto il 4 novembre scorso, c’erano oltre cinquanta partecipanti guidati da dieci facilitatori della parrocchia. Ricordo bene il clima che si è respirato, è stato un momento di grande amicizia ed apertura dove tutti si sono messi in gioco, senza temere di aprirsi e donare agli altri qualcosa di se. I piccoli gruppi evidentemente hanno funzionato ed il sistema della condivisione personale è stato accolto bene da tutti. Nel mio gruppo, in particolare, mi ha sorpreso uno dei partecipanti che, senza essere stato invitato a farlo, nel secondo incontro ha distribuito a tutti una sorta di riassunto degli interventi ascoltati, che a suo dire lo avevano colpito molto. Nel secondo incontro c’è stato un piccolo calo dei numeri, ma chi è intervenuto è sembrato davvero interessato e propenso a continuare il cammino intrapreso e questo mi lascia ben sperare.

Cosa chiedono maggiormente le persone alla parrocchia, cosa si aspettano maggiormente da una comunità cristiana?

Difficile rispondere a questa domanda. Io credo che fondamentalmente le persone chiedono occasioni, opportunità di incontrarsi, di stare insieme, aiuto nelle difficoltà. Dico questo perché poi, dopo una qualsiasi delle iniziative messe in campo nella nostra Unità pastorale, vedo sempre visi gioiosi, soddisfatti, desiderosi di ripetere l’esperienza. Siamo tanti, tutti diversi, ognuno con delle aspettative ed è per questo che la proposta deve essere il più possibile ampia. A forsa di sentirselo dire, credo che alla fine ci stiamo credendo un po’ tutti: la parrocchia è una famiglia di famiglie. Allora come in ogni famiglia, al suo interno ci sarà l’educatore, quello con il pallino per le escursioni, quello con il pollice verde e quello portato per i lavori manuali. Quello che adora i momenti conviviali della cucina e quello che è più propenso al momento spirituale. Certo è una gran fatica ma forse è proprio questo che la gente si aspetta dalla parrocchia, un angolo che lo corrisponda in cui ritrovarsi per stare bene.

Avete in programma alcune iniziative per le persone che vivono nel vostro territorio?

Sicuramente non è questo un buon momento per le iniziative che prevedono lo stare insieme, ma in vista del miglioramento della situazione sanitaria stiamo già cominciando a parlare del campo famiglie estivo. Un momento molto importante questo per la nostra Unità pastorale, che in questi ultimi anni ha certamente contribuito a consolidare amicizie e a farne fiorire di nuove. Non solo, conoscersi meglio, stare insieme, ha fatto si che persone nuove cominciassero a frequentare assiduamente la parrocchia. C’è poi l’ iniziativa “Un anziamo per amico”, un momento di vicinanza alle persone anziane che si è bloccato con l’inizio della pandemia e che non vede l’ora di riaprire le attività. Le iniziative che invece non hanno avuto flessioni, ma che al contrario si sono consolidate, sono sicuramente quelle benefiche, segno evidente di un’ attenzione ai meno fortunati. Alle varie raccolte cibo ed ai versamenti della social caritas le persone hanno risposto molto generosamente. Nel nostro territorio poi ci sono un paio di esercizi pubblici che si sono offerti di donare alla parrocchia l’invenduto alimentare del giorno. A turno, un gruppo di volontari raccoglie il cibo e lo consegna alle famiglie bisognose del luogo.

Cosa vi aspettate dal sinodo, quali cambiamenti più urgenti dovrebbe vivere la chiesa cattolica?

Ancora una volta papa Francesco mi ha stupito con la sua umiltà. Perché cos’è il sinodo se non un profondo atto di umiltà della chiesa? In un momento di evidente difficoltà viene chiesto aiuto dal basso. Proprio così, anche a me che sono “uno di questi piccoli”. Questo mi aspetto quindi, che tutti capiscano a fondo la grande opportunità che ci viene data e l’importanza di far sentire la propria voce. Non so dove il cammino sinodale ci porterà, non so cosa emergerà e dove il popolo di Dio chiederà di andare. Quello che sento forte in questo momento però è il desiderio mio e di tutti di una svolta, di un cambiamento. Basta con la nostalgia per il passato, per quando le chiese erano piene. E soprattutto basta con ‘abbiamo fatto sempre così’. Nessuno ha la ricetta in tasca e per questo credo che l’ unica soluzione sia sperimentare nuove vie. Ieri sera a messa, l’anziano sacerdote che sostituiva il nostro parroco e celebrava, ha detto: fra dieci anni in diocesi rimarrano trenta sacerdoti. Spero che una previsione così pessimistica non si realizzi ma è sotto gli occhi di tutti in ogni caso che il numero dei sacerdoti è in continua diminuzione. Una delle nuove vie da sperimentare secondo me quindi, è una maggiore apertura ai laici, ed in particolare sempre più alle donne. Credo che siano passati quindici anni o più da quando in un consiglio pastorale per la prima volta ho sentito parlare del tema proposto da Enzo Bianchi “comunione e corresponsabilità”. Credo che da allora di strada in quella direzione se ne sia fatta ben poca.

Riprendono gli incontri “10 comandamenti”, nella chiesa parrocchiale di Marzocca

Riprende il cammino dei “10 Comandamenti” che si era fermato ormai due anni fa prima della pandemia. Sono invitati anche quanti vogliono iniziarlo per la prima volta, perché durante i primi incontri si ripartirà da dove il percorso era stato costretto ad interrompersi. Per motivi di contenimento della Chiesa di Marzocca (200 persone) il corso verrà replicato il lunedì sera.

Il colore che assomiglia a Dio

La visita del Vescovo in una parrocchia è sempre un momento prezioso, dove ci si ritrova intorno al Pastore, con affetto, fede e gratitudine. In questo caso poi l’occasione era veramente propizia, perché si trattava di benedire un’opera di arte sacra che parla in modo forte del mistero stesso che ci fa Chiesa, quell’Eucarestia che è ripresentazione sacramentale ed attualizzazione dell’opera salvifica di Cristo. In termini più semplici potremmo dire che queste nuove immagini ci parlano di come tutto l’amore di Dio rivelato in Gesù ci raggiunge e ci ricolma quando come comunità ci ritroviamo a celebrare insieme la s. Messa. Don Franco, sempre attento e disponibile, ci teneva ad essere presente, e noi ancor più come comunità parrocchiale desideravamo che fosse lui a dare con la sua preghiera il sigillo ecclesiale a questa opera.

Un’immagine nuova, posta lì dove una persona per tanto tempo ha celebrato e vissuto la sua fede, genera sempre sentimenti contrastanti e forti. Chi, entusiasta, ne vede subito la bellezza e la capacità di illuminare in modo più pieno la vita e la fede di una parrocchia, e chi invece deve interiorizzare meglio come questa si armonizza con l’intero complesso iconografico dell’edificio sacro. Girando questo giorni per le benedizioni delle famiglie ho trovato tanta gente che mi ha ripetuto: “Nei primi giorni ero perplesso di fronte a questo grande dipinto che colorava il fondo della chiesa, adesso, di giorno in giorno, ne sono sempre più affascinagli to”. Una signora anziana mi ha lasciato un biglietto con scritto: “Grazie per aver illuminato la mia vita e la nostra chiesa”.

Scopo dell’arte sacra non è dare solletico agli occhi per far sentire qualche emozione superficiale; e non è neanche, come pensa qualcuno, un modo per spiegare a chi non sa leggere la bibbia le storie della fede. Questa sarebbe l’artea tema religioso, che a mo’ di scenografia di fondo presenta un po’ di episodi della vita di Gesù o dei santi. Ma l’arte sacra – diversa appunto dall’arte religiosa – ha come compito di fare entrare nel mistero della fede, di attirare lo sguardo per portarci oltre l’immagine – lì cioè dove l’immagine indica – al cuore del mistero di Cristo e della salvezza da lui operata. Il suo obiettivo, per capirci, non è quello del cinema, di affascinare e “schiacciare” quasi sulla poltrona in un turbinio visivo di emozioni, ma di muovere il sentimento, insieme all’intelletto e la volontà,così che l’uomo intero si rimetta in camminoverso l’amore di Dio che lì e rivelato. Dire di fronte ad un’immagine sacra “mi piace o non mi piace” ha poco senso, è come dire, dopo aver mangiato l’ostia consacrata, se oggi mi piaceva o no il suo sapore. Di fronte a queste opere le domande giuste sono: “Mi aiuta a pregare? Durante la celebrazione sono stimolato a capire cosa sta avvenendo sull’altare? I simboli che sono raffigurati muovono la mia intelligenza verso il mistero di Cristo? I colori utilizzati risvegliano i miei sensi e li purificano in attesa dei doni che il Signore vorrà farmi, mentre il linguaggio della bellezza spinge la mia volontà a superare le barriere dell’opacità e della mediocrità per credere all’amore del Padre?”. L’arte sacra è rivelazione, cioè èsvelare e poi ri-velare, dunque velare di nuovo perché non siano date “le cose sante” in pasto alla nostra superba voracità intellettuale che vorrebbe possedere ogni cosa, invece che aprirsi ad attendere i doni della grazia.

La tecnica con cui è stato fatto questa opera ha proprio questa logica. Prima viene realizzato il disegno di fondo, poi le mani di colore iniziali vanno quasi a cancellare l’immagine originaria, così come il peccato dell’uomo tende a cancellare sempre più la somiglianza divina impressa in lui. Così venti, trenta e più strati di colore si sovrappongono, fino a che però, inaspettatamente, la luce della grazia penetra l’immagine e le ridona la sua preziosità riformando lentamente l’immagine iniziale: questa è la logica di una grazia salvifica che trasforma anche il peccato e tutto dunque trasfigura a lode e gloria di Dio.

I colori caldi della luce – giallo, arancione e rosso – propri più dell’aurora che del giorno, vo- gliono parlare di questo stadio ancora nascente dell’opera della redenzione, e richiamano anche quella prima cromatura che, stupito ed emozionato, un bambino appena nato, con ancora il velo delle palpebre sugli occhi, comincia ad intravedere. Ecco l’immagine del credente, rigenerato alla vita nuova nel Battesimo, che nei santi misteri comincia ad intravedere in sé, e attorno a sé, tutta la realtà trasfigurata dalla grazia, così come un giorno nella santa Gerusalemme del cielo non ci sarà più la luce del sole, perché l’amore di Dio avrà ormai penetrato ogni cosa. Di questa santa città ci viene ogni volta aperto l’accesso quando superiamo la nostra individualità e ci ritroviamo ad essere persone ecclesiali – cioè uomini e donne di comunione – trasformati nell’intimo da quel mistero di Comunione che è l’essenza originaria della Chiesa stessa, celebrata e vivificata in ogni s. Messa. Così rinasce e si rafforza una comunità che sa andare oltre i gusti personali, oltre le simpatie ed antipatie, che supera peccati e incomprensioni e si ritrova come sinfonia di tante note diverse, come colori di un’unica opera, come luce del mondo posta sulla montagna per illuminare il cammino di ogni uomo.

Sono certo che un’opera così nuova ed originale, seppure realizzata secondo i canoni classici della tradizione iconografica sacra, continuerà a suscitare desiderio di approfondire, dibattito, ricerca ma credo che questo sia un’ulteriore prova della sua preziosità e del dono di grazia che è stato fatto alla nostra comunità intera.

don Andrea Franceschini