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Tag: politica

Senigallia, dopo la mappa delle idee nuovo incontro per “La città che vogliamo”

Dare voce ai cittadini, raccogliere esigenze, sogni e idee per trasformarle in proposte concrete. È questo l’ambizioso obiettivo de “La città che vogliamo“, il percorso laboratoriale di politica dal basso promosso dalla Pastorale sociale e del lavoro, dalla Diocesi di Senigallia e dalla Caritas in vista delle prossime elezioni amministrative che si dovrebbero tenere nella primavera 2026. Un’iniziativa che vuole rimettere al centro il bene comune attraverso un impegno diretto, come spiegato da Lucia Campolucci, componente della cabina di regia del progetto, ai microfoni di Radio Duomo Senigallia. L’intervista, in onda mercoledì 5 e giovedì 6 novembre alle ore 13:10 e alle 20, sarà in replica anche domenica 9 alle 17 circa ed è disponibile anche in questo articolo come podcast. Buon ascolto.

«L’obiettivo non è quello di sostituirci alle amministrazioni, ma di renderci disponibili per ragionare insieme su quelle che sono le reali esigenze dei cittadini, dando voce a chi la città la vive tutti i giorni», ha sottolineato Campolucci. Di fronte all’insinuazione che la Diocesi voglia candidare qualcuno mascherando quindi il percorso, la risposta è netta: «Il bene comune riguarda tutti. I cittadini hanno il diritto e anche il dovere di mettersi in gioco ed esprimere la propria idea, che non significa stilare un programma politico».

La partecipazione e la mappa delle idee

Il percorso “La città che vogliamo” è entrato nella sua fase operativa lo scorso 26 ottobre presso l’ex seminario vescovile con la “mappa delle idee”. In quella sede, i partecipanti hanno esposto una proposta, una riflessione o un’esigenza. Le idee sono state poi raggruppate in aree tematiche e sottoposte al voto. «Ogni cittadino aveva a disposizione dieci post-it, ognuno corrispondente a un voto, da distribuire liberamente», ha spiegato Campolucci. «Questo ci ha permesso di capire quali fossero le aree di maggiore interesse».

Le 5 aree tematiche emerse

Dal voto sono emerse cinque macro-aree che fotografano le priorità sentite dai cittadini di Senigallia:

  1. Città inclusiva: un tema molto sentito che include la valorizzazione dei borghi e delle frazioni, il delicato tema del diritto alla casa, la gestione degli spazi pubblici e, soprattutto, l’attenzione ai più fragili e alle categorie svantaggiate, con la richiesta di servizi essenziali gratuiti o convenzionati.
  2. Città sostenibile: riguarda la sostenibilità ambientale, il verde urbano e la mobilità sostenibile ed efficiente. Grande attenzione anche alla sicurezza del territorio, con un chiaro riferimento agli eventi alluvionali passati e alla necessità di «ripensare la città in modo organico» e non a compartimenti stagni.
  3. Partecipazione responsabile: il cuore stesso del progetto. I cittadini chiedono strumenti concreti per partecipare, come una sorta di «scuola di democrazia» e, in particolare, l’adozione da parte del Comune di un «regolamento per l’amministrazione condivisa attraverso i “patti di collaborazione”, già attivi in altre città italiane».
  4. Giovani: un capitolo definito «enorme». Le richieste principali riguardano la creazione di spazi di aggregazione (oltre a quelli già esistenti, per lo più diocesani), un forte investimento sull’istruzione, sia formale che informale, e il supporto alle famiglie.
  5. Festival culturali: sulle orme della “Scuola di Pace Buccelletti” di Senigallia, è emerso il desiderio di valorizzare il patrimonio e le relazioni sul tema, promuovendo il dialogo e la conoscenza di tutte le culture presenti in città.

I prossimi passi: dalle idee ai bisogni

Il percorso non si ferma alla mappatura. Ora iniziano i tavoli tematici, aperti a tutta la cittadinanza, anche a chi non ha partecipato al primo incontro. I prossimi appuntamenti sono fissati per giovedì 6 novembre e giovedì 20 novembre, sempre alle ore 20:30 presso l’ex seminario vescovile (via Cellini 13). Nel primo incontro (6 novembre), i cittadini, divisi in tavoli di lavoro, partiranno dalle idee emerse per identificare i bisogni che ne stanno alla base. «Faremo un passo indietro» ha spiegato Lucia Campolucci «per chiederci: ‘da dove nasce quest’idea? Cosa mi spinge a proporla?’». I più votati diventeranno la base di partenza per l’incontro del 20 novembre, dove i cittadini saranno chiamati a elaborare nuove idee e proposte concrete per rispondere a quelle specifiche esigenze. L’iscrizione avverrà direttamente sul luogo e l’invito è esteso a chiunque voglia «mettersi in gioco per la città».

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Marche, la giunta Acquaroli-bis: sei assessori per iniziare. Nuovo consiglio regionale. Le interviste

A quasi un mese dalle elezioni del 28-29 settembre, il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, ha dato il via al suo secondo mandato presentando nei giorni scorsi la nuova giunta regionale. La squadra parte con sei assessori, ma è già stato annunciato l’ampliamento a otto componenti, senza costi aggiuntivi per i cittadini. Nel frattempo, è iniziata la 12esima legislatura, con i nuovi 30 consiglieri eletti e l’annuncio del programma di governo. Nel servizio che abbiamo preparato, potrete ascoltare le voci dei protagonisti, a cominciare dal presidente e fino ai sei neo-assessori. L’AUDIO è disponibile cliccando il tasto “play” o “riproduci” del lettore multimediale.

«È una bella squadra, giovane, che dovrà dare continuità a un lavoro già impostato», ha dichiarato Acquaroli, sottolineando che i criteri di scelta hanno guardato all’esito delle votazioni ma anche puntato a recuperare «le capacità politiche che ognuno di questi elementi ha espresso sul territorio».

La nuova giunta regionale per le Marche
La nuova giunta regionale per le Marche

La composizione della nuova giunta

L’esecutivo vede diversi nuovi ingressi. Il presidente Acquaroli ha mantenuto per sé deleghe strategiche come turismo, cultura, commercio e ricostruzione, che verranno ridistribuite con l’ampliamento della squadra.

  • Francesco Baldelli (confermato): assessore a infrastrutture, lavori pubblici, edilizia sanitaria e ospedaliera.
  • Giacomo Bugaro (nuovo): assessore allo sviluppo economico, industria, artigianato, cooperazione, zona economica speciale (Zes), porti, aeroporto, interporto.
  • Paolo Calcinaro (nuovo): assessore alla sanità.
  • Tiziano Consoli (nuovo): assessore al lavoro, valorizzazione beni ambientali, tutela del paesaggio.
  • Francesca Pantaloni (nuova): assessora al bilancio, finanze, organizzazione, personale e pari opportunità. È l’unica donna in giunta.
  • Enrico Rossi (nuovo): nominato vicepresidente, è assessore all’agricoltura, pesca, urbanistica e istruzione.

La visione: “Più forza alle risposte”

Acquaroli ha spiegato che l’ampliamento a otto assessori risponde a una «necessità di dare più forza alle risposte» chiesta da molti corpi intermedi durante la campagna elettorale. «Quando un assessore ha tante deleghe alcune di esse purtroppo hanno meno spazio. È giusto recuperare un concetto che a parità di risorse si possa dare una squadra più numerosa». Il presidente ha ringraziato la giunta precedente per il lavoro svolto in condizioni difficili, tra pandemia e alluvioni, e ha sottolineato come l’ampio risultato elettorale rappresenti una responsabilità superiore.

Durante la seduta inaugurale della dodicesima legislatura, è stato illustrato il programma di governo “Più Marche”. I due pilastri indicati sono i giovani e la sanità. «Vogliamo puntare tanto sui marchigiani del futuro» ha affermato il presidente della giunta regionale. Sulla sanità, ha rivendicato i risultati positivi evidenziati da recenti classifiche nazionali, pur ammettendo che «non significa che non ci sono problemi». La priorità sarà la «ricostruzione della sanità territoriale» per alleggerire pronti soccorso e liste d’attesa.

Le sfide degli assessori

Il confermato Francesco Baldelli (infrastrutture) rivendica il risultato finora della «politica del fare» e annuncia che il 2 ottobre «è stato depositato il progetto che andrà a gara per la costruzione del nuovo ospedale di Pesaro».

Giacomo Bugaro allo sviluppo economico si concentrerà immediatamente sulla zes (zona economica speciale), in attesa dell’approvazione definitiva alla Camera. «Ho contattato il commissario Fitto per cercare di poter rendere la terza misura, la decontribuzione, disponibile per tutte le Marche» ha annunciato, dichiarando inoltre che convocherà subito le associazioni di categoria.

C’è grande attesa per il lavoro di Paolo Calcinaro alla sanità. L’ex sindaco di Fermo ha definito la sfida «veramente prestante» e ha individuato il primo obiettivo: «Si parte dalle liste di attesa, che è il tema dei temi secondo me»

Tiziano Consoli (lavoro e ambiente) si focalizzerà sul governo delle crisi aziendali, dall’area di Fabriano al Fermano, e sulla valorizzazione del paesaggio, tematiche giudicate «pesanti» e «importanti».

L’unica donna in giunta, Francesca Pantaloni (bilancio), ha sottolineato il «grande senso di responsabilità» e l’importanza della «collaborazione con tutti gli altri colleghi». Riguardo alla scarsa rappresentanza femminile, ha commentato: «Logicamente come donne dobbiamo conciliare più ambiti e quindi spesso non è semplice fare tutto».

Infine, Enrico Rossi, oltre al ruolo di vicepresidente (nomina arrivata «sul photo finish»), gestirà l’agricoltura con «sano pragmatismo» e massima disponibilità al «dialogo con gli interlocutori del settore primario».

Chiudendo il suo intervento nella prima seduta del consiglio regionale, Acquaroli ha tracciato un parallelo con l’inizio del suo primo mandato, contraddistinto da alluvioni e pandemia: «Cinque anni fa c’era il Covid, uno scenario surreale con plexiglass e mascherine. Oggi siamo tornati alla normalità e vogliamo continuare a costruire un futuro per la nostra regione».

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«Basta risse e teatrini, servono onestà e autocritica»: Stefania Pagani (Vola Senigallia) contro la politica del consenso a tutti i costi

«Se la politica locale vuole riconquistare la fiducia dei cittadini, deve uscire dalla logica del consenso a tutti i costi e della rissa permanente». È un’analisi netta quella di Stefania Pagani, capogruppo di Vola Senigallia, intervenuta ai microfoni di Radio Duomo Senigallia per discutere dello scollamento tra politica e cittadini, tema evidenziato dal crescente astensionismo. L’intervista AUDIO, andata in onda nei giorni scorsi sulla frequenza 95.2 FM, è disponibile in questo articolo grazie al lettore multimediale. Articolo in cui vi proponiamo una sintesi degli argomenti trattati.

Secondo Pagani, la politica cittadina è troppo spesso ridotta a «siparietti» e «giochi delle parti» che allontanano l’elettorato. La consigliera non risparmia critiche a entrambi gli schieramenti del consiglio comunale. «C’è una scarsa propensione da entrambe le parti a fare autocritica, prima ancora di rivendicare i meriti», ha affermato Pagani. L’esempio citato è quello di opere pubbliche recenti, come la rotatoria della Penna o la riqualificazione della scuola Marchetti: «Quando un’opera pubblica diventa pretesto di battibecchi propagandistici, si trasforma da occasione di progresso condiviso a un terreno di scontro sterile». La ricetta della capogruppo di VS si basa su tre pilastri: verità, sobrietà e spirito di servizio. «Ammettere che un progetto è stato ereditato non è un segnale di debolezza, ma di onestà», ha sottolineato, definendola «un valore rivoluzionario» fondamentale su cui costruire il progetto politico.

L’esperienza in consiglio: il muro contro muro

Tracciando un bilancio della sua esperienza in consiglio comunale a Senigallia, Stefania Pagani parla di un’esperienza che dovrebbero fare tutti per poter capire come funzionano alcuni meccanismi degli enti pubblici, ma nel complesso «non troppo positiva». «È capitato molto spesso che una proposta venisse rigettata subito solo perché proveniente dall’opposizione, anche quando c’era qualcosa di buono». Un raro esempio di collaborazione positiva, ricorda la consigliera, è stato il progetto della casa di comunità, dove una mozione bipartisan ha stimolato la Regione su una struttura necessaria alla città e alla vallata. Cita invece come occasione persa la sua proposta sulla mobilità sostenibile, con una sorta di incentivo economico per chi va al lavoro in bici, «bocciata con un pretesto».

Le critiche all’amministrazione: turismo, giovani e casa

L’intervista ha toccato diversi temi caldi per la città, sui quali Stefania Pagani ha espresso forti critiche all’attuale amministrazione a guida Olivetti. Sulla gestione del turismo: «L’amministrazione spende molto in eventi, ma non ha una vera progettualità né è riuscita a dare un’identità turistica a Senigallia». Secondo la consigliera, servirebbe più attenzione alla «vacanza a tutto tondo», che significa non solo una pluralità di turismi oltre quello balneare ma anche aspetti marginali che completano l’esperienza: pulizia e decoro urbano, cura del verde, piste ciclabili, trasporto pubblico e parcheggi scambiatori. Poi le politiche giovanili, definite «le grandi assenti» di questa giunta. «È stato fatto poco o pochissimo. Penso ai centri di aggregazione giovanile, chiusi in epoca covid e mai riaperti». Per il futuro auspica una regia comune che coinvolga associazionismo e imprese per «restituire ai giovani i propri spazi». 
Critiche anche per una mancata attenzione all’emergenza abitativa. Pagani denuncia «un’assenza di progettualità nell’edilizia popolare» e un indebolimento del rapporto con l’ERAP (Ente Regionale per l’Abitazione Pubblica delle Marche). Con la proliferazione di affitti brevi e B&B, la situazione per giovani coppie e categorie fragili è peggiorata. Gli interventi a Marzocca e San Silvestro «non sono sufficienti». Da qui nascono allora le sue proposte, semplici ma utili: ripristinare il tavolo con l’Erap Marche, regolamentare gli affitti turistici magari tramite incentivi per chi mette a disposizione appartamenti per il lungo periodo e sperimentare progetti di social housing guardando anche il lavoro fatto oltre i confini regionali.

Il futuro del centrosinistra e il nodo primarie

Partendo innanzitutto dal passato recente, Stefania Pagani ammette la necessità di un’autocritica anche da parte del centrosinistra: «Probabilmente anche noi abbiamo perso in questi ultimi anni un contatto diretto che avevamo con le persone e con alcune associazioni. Da lì dobbiamo ripartire». E poi guardando alle prossime elezioni amministrative, il suo nome è tra quelli compresi nel “toto-nomi” per le primarie assieme a Dario Romano e Domenico Liso. La capogruppo di Vola Senigallia frena bruscamente: «Di certo non c’è ancora nulla. Per come intendo io l’impegno politico, deve partire prima un progetto comune e un confronto sulla visione della città che comprenda almeno quattro o cinque punti su cui costruire un’alleanza. Ogni altro ragionamento è prematuro». L’obiettivo primario, conclude, è «rafforzare la coesione» della coalizione, per poi decidere se puntare su un candidato unico o passare per le primarie. L’importante è che sia un percorso condiviso e partecipato.

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Mabel Morri (ANPI Senigallia): «Tempi bui e politica distante. Ma la città è viva e partecipa»

«Tempi neri, nerissimi». Non usa mezzi termini Mabel Morri, presidente dell’ANPI sezione di Senigallia “Giulia Giuliani e Luigi Olivi”, per descrivere l’attuale momento politico. Intervenuta ai microfoni di Radio Duomo, Morri ha tracciato un’analisi lucida e preoccupata della crescente disaffezione dei cittadini verso la politica, partendo dal dato dell’astensionismo, ormai il più grande partito italiano. Potete riascoltare l’intervista, andata in onda nei giorni scorsi sulla frequenza 95.2 FM, anche in questo articolo grazie al lettore multimediale. Nel testo, invece, vi proponiamo una sintesi degli argomenti trattati.

«La politica è purtroppo lontana dalla gente, soprattutto a livello nazionale», ha dichiarato Morri, sottolineando un clima di indifferenza di fronte a problemi drammatici, come i femminicidi o le difficoltà di accesso all’aborto nella regione Marche. «Non c’è ancora la percezione che le cose stiano andando così male». Un distacco che l’ANPI ha tentato di colmare, almeno sul fronte elettorale, con un appello formale dei presidenti provinciali per incentivare al voto, ricordando come sia «un diritto e un dovere costituzionale».

Il «cortocircuito» del ponte Garibaldi

Se la politica nazionale appare distante, il dibattito locale mostra segni di grande vitalità. La presidente dell’ANPI ha portato come esempio la mobilitazione cittadina sul progetto del nuovo ponte Garibaldi, che ha visto un «bell’attivismo» capace di mettere in secondo piano le appartenenze partitiche. L’ANPI stessa ha preso posizione, partecipando al consiglio grande e sollevando dubbi sulla legittimità dell’operazione. «La nostra partecipazione ha fatto storcere il naso a qualcuno», ammette Morri, «ma crediamo che l’ANPI debba sottolineare la mancanza di partecipazione democratica, a prescindere dal colore di chi governa».
E sul ponte: il progetto è stato «calato dall’alto, senza discussione» e in potenziale violazione dell’articolo 9 della Costituzione, che tutela il paesaggio e il patrimonio storico. «Riteniamo che il nuovo ponte non tuteli il paesaggio e deturpi l’ambiente».
La presidente ha poi evidenziato un «cortocircuito» politico. A fronte della promessa del presidente Acquaroli di fermare l’iter in caso di netto rifiuto dalla città, Morri si chiede perché il segnale – una petizione firmata da un quarto della popolazione – non sia stato colto. «Ci sembra che Regione e Comune siano totalmente scollegate», ha aggiunto, citando anche l’esclusione di Senigallia dalla ZES (Zona Economica Speciale) come prova di «scollamento».

L’impegno per la pace e la memoria

L’intervento sul ponte rientra nella missione dell’ANPI di fare politica «a modo nostro», ovvero attraverso la cultura, la memoria e l’impegno per la pace. Un impegno che si è concentrato fortemente sulla questione palestinese. «Come ANPI abbiamo collaborato tantissimo con i movimenti e le associazioni per la pace», ha spiegato Morri, evocando lo spirito unitario della Resistenza, composta da «una moltitudine di anime diverse». Tra le iniziative, la mostra “HeArt of Gaza” con i disegni dei bambini della striscia, i presidi in piazza Saffi o la lettura dei nomi delle vittime palestinesi e la partecipazione record (oltre 500 senigalliesi) alla marcia Perugia-Assisi. «Ma non dimentichiamo tutte le altre guerre: Congo, Sudan, Yemen, Siria», ha precisato Morri. «Come ANPI non staremo in silenzio», citando un cartello visto allo sciopero di settembre: “I tuoi nipoti studieranno il tuo silenzio”.

I “leoni da tastiera” e la sfida della cultura

L’attività dell’ANPI prosegue instancabile, seguendo il «calendario civile» che tiene conto del 25 aprile, del 25 luglio con la “pastasciutta antifascista” e del 2 giugno) e aggiungendo nuove date, come la commemorazione del 3 luglio e la lapide al Ponterosso per il partigiano Federico Paolini. La cultura resta uno strumento chiave, con la rassegna letteraria “Autunno Resistente” e la proposta di linguaggi diversi, come il cinema d’animazione (la proiezione de “La tomba delle lucciole” al Gabbiano). Un servizio alla comunità che, tuttavia, non manca di attirare critiche. 
«Ogni anno, per la pastasciutta antifascista, a ogni comunicazione è un cecchinaggio», racconta Morri, parlando degli insulti sui social. «Credo siano leoni da tastiera, persone che vivono nella loro bolla e forse fomentate da quei personaggi politici che ancora fanno fatica a parlare di antifascismo». Per la presidente, però, questo odio social è la prova che «stiamo facendo bene».
Tra le prossime iniziative, gli ultimi appuntamenti per “Autunno Resistente”, una mostra su foto originali di Hiroshima per gli 80 anni del lancio della bomba atomica nella seconda guerra mondiale e l’avvio dei preparativi per l’80° anniversario della Repubblica italiana nel 2026.

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“La mappa delle idee”: assemblea aperta alla città per confrontarci su quanto ci sta a cuore

“La città che vogliamo”, il laboratorio di democrazia partecipativa promosso dalla diocesi di Senigallia (Pastorale sociale e del lavoro) ha inaugurato la nuova edizione due settimane fa. Ora si entra nel vivo: domenica 26 ottobre 2025 inizia il confronto con la “Mappa delle Idee”, alle ore 16.00, presso l’aula magna del Centro Pastorale (ex- Seminario Vescovile via Cellini 13, Senigallia). Un’assemblea in cui i partecipanti potranno esprimere le idee per la città, per poi decidere insieme – mediante confronto e successivo voto – i temi di maggior interesse tra quelli emerse durante l’incontro stesso.

L’invito è per cittadine e cittadini a partecipare e lasciarsi coinvolgere, invitando amici, vicini di casa, conoscenti, colleghi di lavoro, ecc. Più persone parteciperanno e maggiore sarà il contributo per la città. Dopo l’assemblea, si proseguirà con “Tavoli di Lavoro” (6 e 20 novembre ore 20.30), “Presentazione delle Conclusioni” (febbraio 2026), “Consegna delle Idee ai Candidati Sindaco” (marzo 2026).

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La rotatoria della Penna e il siparietto politico

I lavori alla rotatoria della Penna a Senigallia fonte di una nuova discussione politica
I lavori alla rotatori a della Penna a Senigallia fonte di una nuova discussione politica

In AppuntidiVista – la nostra striscia settimanale dedicata alla politica, alla cronaca, all’attualità, campi da cui cerchiamo di trarre degli spunti di riflessione, in onda su Radio Duomo Senigallia (95.2 FM) il mercoledì dopo il giornale radio delle 12:30 e il sabato alle 12:30, 18:30 e 20:30 – abbiamo affrontato una tematica locale ma che in realtà nasconde un atteggiamento decisamente comune a tutte le persone. Quello della “rivendicazione” dei propri meriti e risultati di fronte a una narrazione altrui che non ne fa menzione.

E’ nato così un siparietto – non c’è altro modo per definirlo – che riguarda la comunicazione relativa ai lavori della nuova rotatoria all’incrocio della Penna a Senigallia (quello per intenderci tra via Podesti, viale Bonopera, viale IV Novembre e viale Leopardi). Tutti sanno che quello è uno snodo fondamentale per il traffico cittadino e i benefici che porterà per i conducenti e per i residenti della zona. Il problema è come questo passo in avanti viene comunicato. Da una parte c’è l’amministrazione attuale che esulta per il risultato a cui si è giunti, dimenticandosi di dire che non è un progetto suo. Dall’altra parte c’è il centrosinistra, sconfitto alle ultime elezioni sia in comune che in regione, che rivendica la paternità dell’ideazione. 

Non vi riportiamo le affermazioni dei protagonisti, le potete leggere sui social, in particolare sulla pagina Facebook “Massimo Olivetti sindaco di Senigallia” (LINK al post dell’11 ottobre) e su quella del Partito Democratico di Senigallia (post del 14 ottobre, disponibile anche sul sito pdsenigallia.it).

Cerchiamo di fare un passo in avanti. Partendo dalle parole del sindaco con cui l’amministrazione comunale si prende dei meriti per una progettazione non sua, e dalle parole del PD senigalliese che ne rivendica la paternità, cosa possiamo pensare? A chi giova questo teatrino? Mettere i puntini sulle “i” serve ai cittadini oppure al Pd senigalliese per rinfrescare la memoria degli elettori in vista delle prossime consultazioni amministrative della primavera 2026? E per quanto riguarda il centrodestra, davvero serve ricorrere a queste mezze verità? E’ questo il modo dell’una e dell’altra parte politica per (ri)conquistare l’elettorato?

Di certo passa un messaggio: chi è stanco dei giochi politici, delle diatribe infinite, delle frustrazioni di alcuni personaggi politici (che siano locali o nazionali poco importa), delle rivendicazioni, probabilmente non si entusiasmerà per questo ennesimo siparietto. E se è un/a cittadino/a con poca propensione a recarsi alle urne, alla prossima consultazione potrebbe astenersi del tutto, stanco/a e sfiduciato/a dalla politica e dai politici. Questo episodio non lo/la porterà al voto in futuro.

E se invece chi legge queste dichiarazioni è una persona schierata (da una parte o dall’altra ora non è rilevante), non modificherà le proprie convinzioni solo perché Tizio ribadisce che e Caio replica che. E leggendo i commenti sotto i vari post, si capisce che è così. Una clamorosa zappa sui piedi. Certo, a volte mettersi in discussione e provare a comprendere il punto di vista dell’altro sarebbe opportuno e, parlando in maniera utopica, la base del vero dialogo. Ma tant’è, oggi non è un atteggiamento molto in voga. Quindi ripetiamo la domanda: a chi giova questo teatrino?

Non è così che il centrosinistra dovrebbe cercare di ri-acchiappare voti; non è così che si riporta la gente al voto contro l’astensionismo dilagante; delle due l’una, o ci si rende conto che questo ragionamento (quello della rivendicazione, quella del noi siamo bravi, gli altri no) non funziona e si cambia registro nel centrosinistra, nel campo largo, nell’alleanza come l’ha chiamata Ricci, oppure la sconfitta è nuovamente dietro l’angolo, un’altra volta. E poi non venite a parlare di giustificazioni dicendo che per il secondo mandato è semplice essere rieletti: alle elezioni del 25 maggio 2014 Olivetti a Ostra perse contro un giovanissimo candidato del centrosinistra di nome Andrea Storoni. Il quale poi nel 2019 non venne riconfermato per fare posto all’ex assessora della giunta Olivetti Federica Fanesi, che invece alle elezioni comunali 2024 vinse la sfida per il suo secondo mandato. La differenza sta nella qualità della proposta e soprattutto nella credibilità delle persone candidate, che è una caratteristica che si costruisce pian piano, che si acquisisce negli anni, rimboccandosi le maniche senza facili populismi.

Dall’altra parte invece non è così che l’amministrazione attuale di centrodestra dovrebbe comunicare, perché chi ha un minimo di sale in zucca perde fiducia nelle istituzioni troppo schierate. Alla fine, se vogliamo dirla tutta, spiegare che il progetto nasce da altri è per il bene della comunità e “amore” della verità. Darebbe un segnale di trasparenza di cui c’è assolutamente bisogno.

Ah, prima che ci dimentichiamo: AppuntidiVista va in onda su Radio Duomo Senigallia (95.2 FM) il mercoledì dopo il giornale radio delle 12:30 e il sabato alle 12:30, 18:30 e 20:30. Trattiamo di vari argomenti, prendendo spunto principalmente dall’attualità e dalla politica. Se volete intervenire, scrivete a redazione@vocemisena.it: potremo leggere i vostri messaggi o far sentire la vostra voce, fornendo così ulteriori spunti di riflessione. Solo interventi firmati: dell’anonimato non sappiamo che farci.

Carlo Leone

Al via a Senigallia “La città che vogliamo”, un percorso di partecipazione politica sul bene comune

Senigallia si prepara alle prossime consultazioni amministrative che dovrebbero tenersi nella primavera 2026 con un’iniziativa che mette al centro l’ascolto e la partecipazione dei cittadini. La Diocesi, attraverso la Pastorale Sociale, del Lavoro per la Salvaguardia del Creato, insieme a Caritas e Casa della Gioventù, rilancia il percorso “La città che vogliamo” già ‘testato’ nel 2020. «Non si tratta di un’alternativa alla politica», come ha sostenuto Enea Barazzoni durante l’intervista a Radio Duomo Senigallia, ma «di un processo per rafforzare la comunità e far emergere i veri bisogni dei senigalliesi». L’AUDIO integrale è in onda mercoledì 8 e giovedì 9 ottobre alle ore 13:10 e alle ore 20, con un’ulteriore replica domenica 12 alle 17 circa, ma è disponibile anche qui grazie al lettore multimediale.

Il progetto, «già sperimentato con successo in passato», riparte con l’obiettivo di «superare l’astensionismo e riscoprire il valore del coinvolgimento civico». La Pastorale Sociale e del Lavoro ha sottolineato che il cuore dell’iniziativa non è tanto il risultato tangibile (ben lungi dall’essere un programma elettorale o qualcosa di simile), quanto il processo in sé, fatto di ascolto e condivisione. “La città che vogliamo” è un percorso aperto a tutti, senza limiti di età, e si concentra sul bene comune, un concetto che supera l’interesse individuale.

L’ALTRA INTERVISTA – GIANMARIA SAGRATI

Le tappe del percorso: dalla presentazione ai tavoli di lavoro

L’iniziativa si articola in sei tappe principali. Il primo appuntamento è fissato per lunedì 13 ottobre alle 21 all’auditorium San Rocco di piazza Garibaldi. L’incontro sarà un momento di presentazione del progetto a tutta la cittadinanza e vedrà la partecipazione di Daniela Ciaffi, vicepresidente di Labsus (Laboratorio per la Sussidiarietà), che offrirà spunti sull’importanza e le difficoltà del coinvolgimento civico.

Si entrerà nel vivo domenica 26 ottobre alle 16 al seminario vescovile di via Cellini, luogo simbolo della resilienza locale dopo le devastazioni alluvionali. In un’assemblea, i cittadini saranno invitati a portare il proprio sguardo sulla città. Queste idee verranno mappate, votate e scremate per far emergere i macro-temi prioritari. Sarà un processo democratico, il che garantisce che i temi di discussione non sono predefiniti, ma scaturiscono direttamente dalla comunità.

I macro-temi identificati verranno analizzati in due sessioni di tavoli di lavoro, che si terranno giovedì 6 novembre e giovedì 20 novembre, sempre alle 20:30 e sempre al seminario vescovile. Questi gruppi ristretti saranno l’occasione per approfondire le tematiche e cercare di tradurre le idee iniziali in proposte concrete. Un aspetto cruciale di questa fase è l’attenzione posta sull’individuazione dei bisogni reali che si nascondono dietro le richieste materiali (es. cosa c’è dietro la richiesta di un parco, di una casa o di impianti sportivi). Per assicurare una guida efficace, l’organizzazione ha recentemente formato un gruppo di facilitatori, preparati a gestire i tavoli di lavoro e orientare la discussione verso l’ascolto e la gestione costruttiva di conflitti e diversità di vedute.

No a ‘liste della spesa’

Il calendario di appuntamenti promossi nell'ambito del percorso di partecipazione politica "La città che vogliamo"
Il calendario di appuntamenti promossi nell’ambito del percorso di partecipazione politica “La città che vogliamo”

“La città che vogliamo” non mira a produrre un programma elettorale, né a creare una candidatura ‘vicina’ alla Diocesi e nemmeno a ipotizzare un soggetto alternativo ai partiti politici. L’intento, come ribadito da Barazzoni, è duplice: rafforzare il dialogo comunitario e consegnare ai candidati sindaci un quadro chiaro dei bisogni emersi dalla stessa comunità.

«Non consegneremo ai candidati a sindaco di Senigallia delle proposte concrete in quanto tali, ma consegneremo un percorso che parte dai bisogni dei cittadini, dalle idee… Saranno loro, i candidati, ciascuno con la propria sensibilità, a farle convogliare, se lo vorranno nei propri programmi elettorali». Gli incontri conclusivi, le cui date saranno definite in base al calendario elettorale (presumibilmente a febbraio e marzo), si terranno al Cinema Gabbiano e serviranno a rendere conto ai partecipanti di quanto emerso e a confrontarsi coi candidati.

In conclusione l’iniziativa si pone come un atto di fiducia nella democrazia e nella partecipazione, un invito a non abituarsi all’astensionismo dilagante ma, anzi, a riscoprire la bellezza di un bene comune più grande dell’interesse personale. L’appello è rivolto a tutti i cittadini e le cittadine: la partecipazione è la chiave per dare voce alle diverse visioni e per far sentire ogni senigalliese parte attiva e valorizzata della stessa comunità.

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Elezioni regionali Marche: le riflessioni post voto

Le recenti elezioni regionali nelle Marche, tenutesi il 28 e 29 settembre, hanno sancito una netta vittoria per il centrodestra. Il risultato ha imposto una profonda riflessione all’opposizione, che vede nella riconferma del presidente Francesco Acquaroli anche il segnale di errori politici che dovranno essere analizzati in vista delle prossime sfide elettorali, sia a livello nazionale che locale. Qui vi riportiamo una sintesi degli interventi di Maurizio Mangialardi (Pd), Massimo Bello (FdI) e Paolo Battisti (M5S): l’AUDIO dell’intervista ai tre esponenti, in onda su Radio Duomo Senigallia (95.2 FM) mercoledì 1 ottobre alle ore 20 e in replica giovedì 2 alle ore 13:10 e alle 20, e domenica 5 alle 17:10, è però disponibile anche qui grazie al lettore multimediale.

Il centrodestra dei progetti concreti

Massimo Bello, presidente del consiglio comunale nonché esponente di Fratelli d’Italia, accoglie la vittoria come la conferma dell’impegno e del buon governo degli ultimi cinque anni. Il dato elettorale, afferma, è stato estremamente chiaro, una netta vittoria determinata dalla concretezza del lavoro svolto. Secondo Bello, i temi che hanno convinto l’elettorato sono stati principalmente gli investimenti infrastrutturali, la questione sanitaria e l’utilizzo dei fondi europei. Ma la differenza è stata nella proposta: il centrodestra ha presentato un «progetto per i prossimi 5 anni» su cui ha chiesto la fiducia degli elettori per continuarlo, mentre l’obiettivo del centrosinistra sarebbe stato quello di creare una «politica contro il governo Meloni» concentrandosi su temi nazionali e internazionali, fallendo nel proporre «programmi concreti».

Il centrosinistra analizza la sconfitta

Dall’altra parte, il centrosinistra prende atto dell’esito delle urne. Maurizio Mangialardi, esponente di spicco del Partito Democratico esprime una «marcata delusione» per la proposta di Matteo Ricci, che pur essendo «innovativa e di discontinuità» rispetto al governo Acquaroli, non è stata sufficiente a convincere la base elettorale. Mangialardi riconosce una «sconfitta netta» causata anche da errori di natura politica. Il dibattito, a suo avviso, si è troppo spesso spostato su temi nazionali e internazionali (come il tema della Palestina), inopportuni per una competizione regionale: «Se fossimo rimasti solo sui temi marchigiani oggettivamente si potevano trovare molte più fragilità e farle capire meglio ai marchigiani» afferma, ammettendo che concentrarsi su «infrastrutture, assetto del territorio, sanità o del problema di carattere economico» sarebbe stato più efficace. E poi c’è la questione delle liste civiche che potrebbero non aver allargato la platea di elettori ma solo eroso consensi all’interno del Pd.

Movimento 5 Stelle tra radicamento e campo largo

Paolo Battisti del Movimento 5 Stelle di Senigallia evidenzia la necessità di una «seria riflessione». Il M5S, pur facendo parte del «campo largo» con il centrosinistra, ha visto una contrazione dei voti (passando da oltre il 7% a meno del 6% rispetto alla precedente regionale). Battisti attribuisce il calo alla mancanza di un proprio candidato governatore in questa tornata elettorale. Il problema principale del M5S, secondo Battisti, risiede nella rappresentanza territoriale. Sebbene il partito sia forte a livello nazionale, è necessario «essere più a contatto con la gente» e costruire un radicamento capillare sul territorio. Caposaldo almeno per il momento è l’alleanza nel «campo dei progressisti», un percorso indicato da Giuseppe Conte. L’obiettivo, specialmente in città come Senigallia, è rendere la città un “simbolo” dove tutto il centrosinistra si allea su un «programma ambizioso ma realizzabile», basato su temi chiave come sanità, istruzione, casa, lavoro e ambiente, invitando a mettere da parte le divisioni.

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Elezioni regionali Marche 2025, intervista a Antonio Mastrovincenzo (Matteo Ricci Presidente)

Si chiude con l’intervento di Antonio Mastrovincenzo, candidato nella lista “Matteo Ricci Presidente”, il ciclo di interviste di “20 minuti da Leone” in vista delle elezioni regionali delle Marche 2025. Il consigliere uscente ha analizzato il clima della campagna elettorale, definita «abbastanza tesa» per il forte coinvolgimento dei leader nazionali, e ha illustrato le priorità del centrosinistra unito, «un’occasione unica» per la regione. L’audio dell’intervista è disponibile grazie al lettore multimediale: basterà cliccare “play” o “riproduci”. Qui vi proponiamo un estratto testuale con i temi principali.

Il campo largo” come laboratorio nazionale

Il candidato ha sottolineato la rilevanza politica e simbolica della compattezza del centrosinistra marchigiano, che, a eccezione di una parte di Azione, si presenta unito. «Ha una grande valenza, è evidente che fa anche un po’ di laboratorio», ha dichiarato Mastrovincenzo, evidenziando come l’unità raggiunta non sia di facciata ma fondata su punti fermi condivisi tra le liste che sostengono Matteo Ricci. L’auspicio è che questo progetto, definito “Alleanza per il cambiamento” possa proseguire oltre la competizione elettorale.

Sanità: peggioramento e rilancio territoriale

Il tema più caldo della campagna elettorale, la sanità, è stato affrontato con un’immediata assunzione di responsabilità sugli errori del centrosinistra in passato e con una dura critica all’attuale gestione di centrodestra. «La situazione negli ultimi 5 anni è assolutamente peggiorata» ha affermato Mastrovincenzo, puntando il dito contro le liste d’attesa bloccate e i pronto soccorso intasati. Le ricette proposte dal centrosinistra si concentrano sulla medicina territoriale, sulla prevenzione e sulla riorganizzazione dei servizi sanitari.

Difesa del suolo ed economia

Sul fronte della difesa del territorio, in particolare a Senigallia e nella vallata, Mastrovincenzo ha indicato le vasche di espansione come «opere prioritarie» la cui realizzazione è ancora in sospeso, criticando il centrodestra che, pur vantando l’attenzione al territorio, nega a livello internazionale il «cambiamento climatico con tutte le sciagure che porta dietro». Per quanto riguarda la Zona Economica Speciale (ZES), pur riconoscendone l’importanza come opportunità il candidato ha sottolineato che di fatto «certifica la condizione non felice dell’economia marchigiana». Inoltre si è ancora nella fase di annunci e promesse elettorali: si parla di un disegno di legge e non di un decreto legge, il che ne rallenta l’attuazione. Per di più, senza alcuno stanziamento di risorse e senza considerare tutti i comuni marchigiani.

Lavoro tra precariato e formazione

Infine, sul fronte economico e del lavoro, il candidato ha posto l’accento sul problema dell’occupazione precaria, che affligge soprattutto giovani e donne, sottolineando come le Marche detengano il primato italiano per numero di lavoratori intermittenti. La proposta del centrosinistra si basa su incentivi alle imprese finalizzati alle assunzioni stabili e a un lavoro sicuro, in considerazione dell’allarmante aumento del 30% delle morti sul posto di lavoro nel primo semestre 2025 rispetto all’anno precedente. La formazione assume dunque un ruolo centrale, valorizzando l’istruzione tecnica superiore e ampliando l’offerta formativa per offrire alle imprese personale adeguatamente formato.

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Elezioni regionali Marche 2025, intervista a Beatrice Marinelli (Evoluzione della rivoluzione)

Beatrice Marinelli è candidata alla presidenza della Regione Marche con una lista civica “Evoluzione della rivoluzione” che si presenta per la prima volta all’elettorato marchigiano. Per saperne di più abbiamo realizzato un’intervista, in onda su Radio Duomo Senigallia (95.2 FM), che è disponibile in questo articolo grazie al lettore multimediale. Di seguito una sintesi del suo intervento.

E’ la stessa candidata a presentarci la lista: «Evoluzione della rivoluzione è un movimento giovane che è stato concepito circa un anno e mezzo fa, ma che affonda le proprie radici in tanti anni di attivismo e impegno sui territori a difesa dei diritti e delle libertà. Noi veniamo da comitati spontanei, associazioni indipendenti, tutte autofinanziate, fatte da volontari che hanno abbracciato in varie zone delle Marche le battaglie per la tutela degli interessi diffusi, per i diritti fondamentali e per la tutela delle famiglie, dei lavoratori».

Tra i comitati fondatori, ad esempio sulla sanità, c’è il Comitato pro ospedali pubblici delle Marche, un comitato spontaneo storico della Regione, con oltre 20 comitati locali, «i cui primi nuclei risalgono ai primi anni 2000 e che si sono opposti alla chiusura drastica di ospedali, agli accorpamenti, allo smantellamento dei reparti». Ma altri nuclei vedono varie associazioni che si occupano di disabilità, associazioni che da anni lottano contro la privatizzazione dei servizi idrici dell’acqua, comitati di protesta e tutela dei lavoratori dalle imposizioni legate alla pandemia. «L’essere umano è il fulcro della nostra missione, della missione di Evoluzione della rivoluzione, in quanto soggetto dotato di doveri, ma soprattutto di diritti».

Forte il radicamento nella regione: «Il nostro luogo sono le Marche – afferma Marinelli – noi siamo tutti cittadini marchigiani, radicati sul territorio, i nostri candidati sono presenti capillarmente in ogni angolo della nostra regione e ne sono espressione, proprio perché la rivoluzione comincia da qui e deve essere dal basso. Non siamo frutto di compromessi politici o di accordi tra segreterie di partito» 

Una lista civica difficilmente collocabile negli schieramenti tradizionali: «Noi non siamo né con il centrodestra né con il centrosinistra. Non abbiamo nessun apparentamento e non vogliamo nessuna vicinanza con queste che riteniamo ormai delle scatole vuote, prive di qualsiasi ideologia e anche di qualsiasi progettualità. Centrodestra e centrosinistra hanno dimostrato di essere due facce della stessa medaglia, che rispondono alle stesse cerchie di potere che sono lontane e avulse dagli interessi e dai bisogni dei cittadini. Quindi la nostra collocazione è individuale, apartitica, asistemica. Post-ideologica si direbbe adesso, ma naturalmente rispettiamo il percorso individuale ideologico di tutti.  Il punto è che non c’è più una destra, una sinistra. C’è un sotto, un sopra, c’è un basso e un alto. E noi dal basso vogliamo riportare le cose all’ordine naturale. Rivoluzione viene dal latino. Revolvo significa proprio questo: ritornare all’ordine naturale». 

Evoluzione della Rivoluzione ha suscitato, negli incontri in giro per le Marche, grande interesse e curiosità.  Marinelli sottolinea ancora una volta la visione critica, perché è il motore del miglioramento. «Queste elezioni regionali devono essere un’occasione per i marchigiani da non perdere, perché se non si critica, se si accetta sempre quello che si riceve, ci si abitua alla logica del meno peggio. Dobbiamo uscire dalla logica del voto utile che ci hanno inculcato in questo bipolarismo spinto, che poi in definitiva è un oligopolio che assomiglia molto a una tirannia, perché le minoranze non vengono rappresentate, le istanze di poche, per quanto valide, non vengono più recepite ed ascoltate».

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Elezioni regionali Marche 2025, intervista a Sergio Taccheri (Democrazia Sovrana e Popolare)

Sergio Taccheri, candidato per Democrazia Sovrana e Popolare (DSP) a sostegno del candidato presidente Claudio Bolletta, ha delineato le priorità del partito in vista delle elezioni regionali 2025 ormai alle porte. Durante l’intervista andata in onda su Radio Duomo Senigallia (95.2 FM), Taccheri, con un passato nella Lega, ha presentato DSP come un movimento trasversale e alternativo ai due blocchi centrodestra e centrosinistra, focalizzato sulla centralità del popolo e sulla lotta ai cortocircuiti politici. L’intervista è disponibile in questo articolo grazie al lettore multimediale. Di seguito una sintesi del suo intervento.

Sanità: la proposta di sottrarre il bilancio alla politica regionale

Il nodo cruciale del bilancio regionale, dove la sanità assorbe oltre l’80% delle risorse, è al centro della sfida elettorale. Taccheri ha denunciato come la gestione regionale della sanità sia spesso preda di «cortocircuiti» politici, tra nomine facili e sperpero di denaro con l’uso dei medici a gettone. Da qui la proposta rivoluzionaria di DSP è di «sottrarre la gestione economico-sanitaria dalle mani della Regione e trasferirla a livello nazionale». L’obiettivo è eliminare l’influenza politica locale sulla sanità per indirizzare i fondi verso nuove attrezzature e l’assunzione di personale medico e ATA.

Sociale e famiglie

Per quanto riguarda un altro settore affine a quello sanitario come l’assistenza alle famiglie e alle fragilità, DSP propone un aumento significativo degli aiuti economici per sostenere le disabilità: 800 euro mensili per invalidità dal 34% al 99% e 1.200 euro mensili per invalidità al 100%. Cifre che secondo Sergio Taccheri potrebbero essere un segnale di dignità.

Difesa del territorio: le priorità

Riguardo alla tutela del territorio senigalliese e vallivo – ma l’esempio si può estendere anche ad altre zone delle Marche – reso fragile dalle recenti alluvioni, il candidato è intervenuto sul dibattito che c’è a Senigallia riguardo la ricostruzione di ponte Garibaldi. Si è detto assolutamente contrario all’attuale progetto del «ponte a brugola» per ragioni estetiche e funzionali. Meglio sarebbe invece utilizzare i martinetti idraulici per il sollevamento, in caso di piena, sia di ponte Garibaldi che di ponte degli Angeli, una soluzione che non stravolgerebbe le strutture e sarebbe più economica. Prioritaria è la prevenzione idraulica, attraverso la realizzazione celere delle casse di espansione necessarie. Da ultimo ha criticato le amministrazioni Ceriscioli e Acquaroli per i ritardi nell’esecuzione dei lavori e per non aver predisposto un piano efficace di salvaguardia del fiume Misa.

Economia e turismo

Sul fronte economico e turistico, in particolare a Senigallia, Democrazia Sovrana e Popolare si schiera contro le direttive europee calate dall’alto e percepite come dannose per il tessuto produttivo marchigiano, in particolare l’artigianato, le PMI e il turismo. La direttiva Bolkestein è stata definita una «maledizione per il turismo balneare di Senigallia», poiché favorirebbe le multinazionali a discapito delle famiglie locali che gestiscono gli stabilimenti da anni. Utile è un ruolo più forte della Regione per tutelare l’economia locale, contrastando le logiche europee almeno a livello nazionale.

La sfida dell’astensionismo

Sergio Taccheri ha concluso parlando dell’alto astensionismo, che il partito intende combattere proponendo «idee nuove» e un programma «semplice ma efficace». DSP mira ad attirare gli indecisi e i delusi della politica, vedendosi come l’unica vera alternativa al bipolarismo che definisce «le facce della stessa moneta».

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Elezioni regionali Marche 2025, intervista a Fabiola Caprari (Progetto Marche Vive)

In vista delle prossime elezioni regionali, Fabiola Caprari, candidata per la lista civica “Progetto Marche Vive – Matteo Ricci Presidente”, ha presentato la sua visione per la regione, criticando aspramente l’attuale amministrazione e proponendo un’alternativa basata su riforme e unità. L’intervista, andata in onda su Radio Duomo Senigallia (95.2 FM) dove ogni giorno potete trovare una voce diversa, è disponibile grazie al lettore multimediale: basterà cliccare “play” o “riproduci” per ascoltare l’audio con le sue parole. Di seguito vi proponiamo una sintesi dell’intervista.

Sanità in crisi: il dipartimento salute

Caprari ha puntato il dito contro lo stato della sanità marchigiana, definendo i cinque anni trascorsi un fallimento, in particolare per l’aggravarsi delle liste d’attesa e l’inaccessibilità alle cure. «Un marchigiano su dieci non può permettersi le cure e rinuncia», ha dichiarato. La proposta di “Marche Vive” è l’istituzione immediata di un Dipartimento “Salute e Sanità” per un approccio completo che includa prevenzione e cura. «Non basta costruire i muri dei nuovi ospedali, bisogna organizzarli» con l’impiego di più medici e infermieri.

Sociale dimenticato, giovani emarginati

La candidata ha denunciato la mancanza di attenzione per le fragilità, rivelando che l’amministrazione uscente non ha mai avuto un assessore regionale ai servizi sociali. Questo disinteresse si è tradotto in un peggioramento delle condizioni per famiglie, caregiver e persone con disabilità o anziane, con liste d’attesa enormi per le strutture residenziali e tagli ai fondi per l’assistenza. Per i giovani, Caprari e “Marche Vive” propongono misure concrete contro la precarietà: un salario equo per il primo ingresso, l’accesso facilitato al credito e la reintroduzione di un fondo regionale di 30.000 euro per le giovani coppie per l’acquisto della prima casa.

ZES: annuncio non finanziato, crisi riconosciuta

Riguardo alla Zona Economica Speciale (ZES) promossa dal governo, Caprari la definisce una «opportunità vuota» allo stato attuale delle cose. La critica si focalizza sulla natura della misura normativa, l’assenza di finanziamenti («ad invarianza di spesa») e l’esclusione di aree chiave come il porto di Ancona. Secondo Caprari, la necessità stessa della ZES è un’ammissione implicita che l’economia marchigiana è in crisi, in contrasto con le dichiarazioni ottimistiche del Presidente uscente.

L’alleanza unita per il cambiamento

“Progetto Marche Vive” si pone come il centro che guarda a sinistra all’interno di un’alleanza per il cambiamento guidata da Matteo Ricci. Caprari ha sottolineato che l’unità è la lezione appresa dalle sconfitte passate e l’unica via per proporre un’alternativa credibile. Le Marche, osservate speciali in questa tornata elettorale, sono chiamate a dare un segnale a livello nazionale, in vista della costruzione di un’alternativa all’attuale governo Meloni.

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