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Tag: Scuola di Pace

Marcia Perugia – Assisi, la più partecipata di sempre. Sei pullman da Senigallia.

Tanti, tantissimi. “In più di 200 mila” dicono gli organizzatori, come non si vedeva dal 2001, hanno marciato ieri, domenica 12 ottobre 2025, da Perugia ad Assisi. A mettersi in cammino sotto lo slogan “Imagine alla the people” è stato un fiume colorato, con le bandiere con l’iride simbolo della pace, della Palestina ma anche con un grande tricolore dell’Italia, di associazioni come le Acli, Greenpeace e sindacati, i gonfaloni degli enti locali e le fasce dei sindaci. Un popolo della pace unito non contro qualcuno ma per. Da Senigallia sono partiti sei pullmann, presenti anche studentesse e studenti del Liceo ‘Medi’.

E poi le bandiere di Israele e Palestina, di Russia e Ucraina, annodate e sventolate sulla piazza Inferiore di San Francesco, più volte evocato nel corso della giornata. Ai partecipanti e agli organizzatori sono giunti anche il messaggio e la benedizione del Papa, il quale ha auspicato che la manifestazione “sostenga l’impegno deli organismi internazionali in favore di soluzioni rispettose dei diritti di ciascuno e capaci di creare condizioni necessarie perché finalmente all’odio subentri l’amore, all’offesa il perdono”.

Protagonista è stata soprattutto la gente. Le scuole, i bambini e i nonni, i lavoratori e le bandiere. Un fiume in piena unito da quella “Fraternità” che ha campeggiato sullo striscione d’apertura.
“Il 14 ottobre del 2001 – ha ricordato Lotti – marciammo subito dopo l’invasione americana dell’Afghanistan e l’attacco alle Torri gemelle. Eravamo 200 mila. Non mi piace dare numeri a caso ma oggi siamo stati di più, più di 200 mila. Comunque la si pensi eravamo tantissimi”.

I partecipanti sono arrivati alle prime luci dell’alba da ogni parte d’Italia. Tutti insieme riuniti con uno slogan comune: la pace. Non un coro contro e non un gesto fuori luogo. “Quella di oggi – hanno detto in molti – ha voluto essere una marcia ricordata solo per il messaggio pacifista”. Espresso nei modi più diversi nel corteo. Con i cartelli “Siamo umanità” e “Fa silenzio quando i bambini dormono non quando muoiono”, o “Non c’è via per la pace, la pace è la via”. “Non esiste una guerra giusta” e “se vuoi la pace prepara la pace”.  Più di uno slogan, il desiderio profondo e condiviso di un mondo dove vivere all’altezza dell’umanità.

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Leggere i nomi, ricordare vite. A Senigallia la lettura delle migliaie di piccole vite spezzate.

Risuonano i nomi, tanti, migliaia. Quelli della disumana contabilità delle guerre, di ogni guerra. La Scuola di pace ‘V. Buccelletti’ di Senigallia, in collaborazione con la Rete Pace Subito, il Presidio Libera di Senigallia, l’Azione Cattolica diocesana, l’Anpi, l’Arci, la Cgil e il gruppo Scout Agesci ha chiamato a raccolta cittadine e cittadini per l’iniziativa “Leggere nomi, ricordare vite“. In tanti hanno risposto, anche in una domenica, la prima d’autunno, con un clima da spiaggia, anche quando la tentazione della rassegnazione e del disincanto avrebbe avuto la meglio, troppo forte la prepotenza di chi, potendo, non mette fine a questa sistematica strage.

Dalle 15.00 alle 22.00 di domenica 21 settembre 2025, alternando centinaia di voci, nei Giardini ‘Catalani’ di Senigallia hanno risuonato i nomi di bambine e bambini uccisi dal 7 ottobre 2023 al 31 luglio 2025 a Gaza e in Israele. Un’iniziativa forte e dolorosa per ridare dignità a oltre 18.000 vite innocenti uccise. 4.000 i nomi proposti a voce alta (di età compresa tra 0 e 3 anni), letti da oltre duecento persone, una dietro l’altra, per condividere almeno un po’ lo strazio di fronte a questa catastrofe umanitaria. Tra i primi lettori il vescovo di Senigallia, Franco Manenti ed il sindaco Massimo Olivetti.

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Il rumore della piazza senigalliese contro il silenzio dei potenti e degli indifferenti

Tanto rumore e suono di campane anche a Senigallia, come in centinaia di altre città italiane, contro il silenzio dei potenti e di tanti, troppi media sul disastro umanitario a Gaza. La parte finale del corso, quella vicina al fiume Misa, ha accolto centinia di persone accorse all’invito della Scuola di pace ‘Buccelletti’ di Senigallia e della Rete ‘Pace subito’, munite di pentole, fischietti, tamburelli per scuotere una serata estiva qualsiasi dal torpore che ci fa pensare la guerra quasi come normalità dei rapporti tra persone e popoli.

Diverse le testimonianze che si sono alternate, tra questa quella del vescovo Franco Manenti, anche lui presente con il suo accorato appello ad attingere alle energie più belle e sensate degli esseri umani. Toccante la lettura dell’appello congiunto del presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi e del rabbino di Bologna Daniele De Paz: “Fermi tutti. Tacciano le armi, le operazioni militari in Gaza e il lancio di missili verso Israele. Siano liberati gli ostaggi e restituiti i corpi. Si sfamino gli affamati e siano garantite cure ai feriti. Si permettano corridoi umanitari. Si cessi l’occupazione di terre destinate ad altri. Si torni alla via del dialogo, unica alternativa alla distruzione. Ci uniamo al grido dell’umanità ferita che non vuole e non può abituarsi all’orrore della violenza: basta guerra. È il grido dei palestinesi e degli israeliani e di quanti continuano a credere nella pace, coscienti che questa può arrivare solo nell’incontro e nella fiducia, che il diritto può garantire nonostante tutto”, aggiungono.

Zuppi e De Paz condannano “ogni atto terroristico che colpisce civili inermi” e ribadiscono che “nessuna causa può giustificare il massacro di innocenti. Troppi bambini sono morti. Nessuna sicurezza sarà mai costruita sull’odio. La giustizia per il popolo palestinese, come la sicurezza per il popolo israeliano, passano solo per il riconoscimento reciproco, il rispetto dei diritti fondamentali e la volontà di parlarsi”. Infine, il richiamo a rigettare “ogni forma di antisemitismo, islamofobia o cristianofobia” e a chiedere “alle istituzioni italiane e internazionali coraggio e lucidità perché aprano spazi di incontro e aiutino in tutti i modi vie coraggiose di pace. Il dolore unisca, non divida. Il dolore non provochi altro dolore. Dialogo non è debolezza, ma forza. La pace è sempre possibile. E comincia da qui, da noi. Fermi tutti!”.

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Senigallia, la festa della Repubblica è sempre più festa della pace

Si è celebrata a Senigallia, in un clima di serenità e di profonda riflessione, la “Festa della Repubblica = Festa della Pace”. Per la prima volta è stata organizzata nel piazzale della Libertà, di fronte alla rotonda a mare, dopo tante edizioni al parco della Pace. Una scelta coraggiosa quella della Scuola di Pace “Vincenzo Buccelletti” di Senigallia, che ha permesso di far sventolare bandiere arcobaleno e risuonare canti nel centralissimo tratto di lungomare.

Coraggiosa ma anche necessaria: mai come quest’anno c’era e c’è bisogno di riportare i temi e le riflessioni a contatto con le persone, con quanti e quante sembrano sempre più lontane e distanti da qualsiasi impegno politico. Il percorso per la pace è un impegno tortuoso, in salita, ma contraddistinto da quella Politica con la P maiuscola che permette di realizzare sogni, di incidere nella storia. A Senigallia non si è ovviamente riscritta la storia, ma ogni percorso comincia dal quotidiano.

Così – a fianco dei rumorosi aperitivi a suon di nulla, che hanno contrassegnato più stabilimenti balneari da nord a sud – il palco davanti la rotonda ha ospitato il dialogo con Asmae Dachan (giornalista e scrittrice italo – siriana) e Luciano Benini (vice presidente dell’Università per la Pace della Regione Marche) di un tema fondamentale per le vicende quotidiane, interne ed estere: quello di una ‘Informazione in tempo di guerra’, tra manipolazioni, propaganda, uso distorto dei social network e crisi editoriale del giornalismo classico.

Di fianco al palco, la cornice era composta da alcune immagini di persone uccise nell’occupazione di Gaza ma anche da gazebo con alcune realtà che fanno parte della Scuola di Pace di Senigallia: Libera, Anpi, Cgil, Banca del tempo e in collaborazione con la libreria ‘Mastai’. Nel mezzo, spazio anche alla presentazione del libro di Marco Severini, ‘Storia delle italiane’.

Nella “Festa della Repubblica = Festa della Pace” la musica ha fatto la sua parte: il pomeriggio è stato introdotto musicalmente dalla banda musicale ‘Città di Senigallia’, a cui hanno fatto seguito gli intermezzi del trio Cant’Anima, mentre la chiusura era dedicata alle danze del gruppo ‘Danzaintondo’. Nel passeggio di una giornata di festa, in tanti hanno dato un’occhiata, altri si sono fermati, altri ancora hanno semplicemente preso atto di un’iniziativa, coraggiosamente portata al mare e che ha permesso di incrociare persone che difficilmente sarebbero state presenti al parco della pace.

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Senigallia, la festa della Repubblica è sempre più festa della pace

Festa della Repubblica: il 2 giugno, a Senigallia, si festeggia anche la Pace

La Scuola di Pace del Comune di Senigallia Vincenzo Buccelletti in occasione del 2 giugno, invita la cittadinanza a partecipare alla Festa della Repubblica = Festa della Pace. Un’equazione che è nata per sottrarre questa ricorrenza alla connotazione bellicista che ha assunto con la tradizionale parata militare.

La festa quest’anno – dopo le precedenti edizioni al Parco della pace – si sposta in Piazza della Libertà, davanti alla Rotonda a mare e si aprirà alle ore 17.00 con il tradizionale saluto della Banda Città di Senigallia e avrà come ospite la giornalista Asmae Dachan, insignita dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica per i suoi coraggiosi reportage in Siria e per il suo costante impegno per la pace, l’integrazione tra i popoli e il dialogo interreligioso. Il tema affrontato riguarda un aspetto fondamentale per capire lo stato di salute della nostra democrazia, ovvero l’informazione. Nel dibattito, moderato dalla giornalista Laura Mandolini, interverrà anche Luciano Benini dell’Università per la Pace. Ospite della Scuola di Pace sarà anche lo storico Marco Severini che presenterà il suo ultimo libro “Storia delle italiane dalla fine del Settecento ai giorni nostri”. Il pomeriggio di festa sarà allietato dalla musica del Trio Cant’anima e animato dal gruppo Danzaintondo.
L’appuntamento è dunque per lunedì 2 giugno 2025, in Piazza della Libertà, alle ore 17.00.

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Manifestazione a Senigallia per la Palestina

Nuova manifestazione per la pace in Palestina e per la popolazione della striscia di Gaza. La promuove la Scuola di Pace Vincenzo Buccelletti di Senigallia, chiamando a raccolta le persone per il prossimo sabato 19 aprile, alle ore 17:30 nel piazzale della Libertà davanti alla Rotonda a mare. Lo scopo è quello di sensibilizzare le persone verso la causa palestinese e contro il conflitto che tante vittime sta mietendo a Gaza. Lo slogan è: “Non siamo numeri ma esseri umani – Stop al genocidio a Gaza”.

«Dal 13 marzo, data della ripresa degli attacchi, più di 390.000 persone sono state costrette a fuggire senza che ci siano luoghi sicuri; un mese dopo, al 13 aprile, 1.449 persone uccise e 3.647 ferite, molti corpi rimangono sotto le macerie» scrivono dalla Scuola di Pace senigalliese. «Da quel giorno il governo israeliano ha emesso 15 ordini di evacuazione e circa il 66% della striscia è off-limits per i suoi abitanti. La maggior parte delle richieste di ingresso di aiuti (compresi farmaci e vaccini) viene negata. Dal 7 ottobre 2023 sono stati uccisi almeno 412 lavoratori delle ONG umanitarie, compresi 291 dello staff ONU e 208 giornalisti».

ASCOLTA L’INTERVISTA DELL’OPERATRICE UMANITARIA MARTINA MARCHIO’ DALLA STRISCIA DI GAZA

Il problema, secondo gli attivisti della scuola di pace senigalliese è che mentre le agenzie di stampa insistono sui numeri, tutte le persone, tutti quanti «a poco a poco ci siamo assuefatti. Che differenza fanno 40 o 50.000 morti sul nostro livello di indignazione? Paradossalmente questo cala, come cala l’attenzione dei media su quanto succede in Palestina, le notizie monopolizzate dagli umori di Trump. Dietro quei numeri ci sono dei volti, persone, la maggior parte nel fiore della vita, che vengono uccise o pesantemente mutilate; nel migliore dei casi perdono la casa, la possibilità di andare a scuola, non hanno di che cibarsi, non sanno dove rifugiarsi. Persone a cui è giusto restituire un volto, una storia».

La manifestazione indetta per sabato 19 aprile, a sostegno della popolazione palestinese, «sarà un modo per dire loro che c’è qualcuno che non è indifferente alla loro sofferenza e che non li considera solo dei numeri ma esseri umani. Sfileremo in silenzio portando in mano e nel cuore l’immagine e il nome di alcune delle vittime civili di questo genocidio camminando fino ad arrivare in piazza Roma, il cuore di Senigallia, una città di pace che vuole gridare forte la sua indignazione».

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“La guerra spiegata ai poveri”: a Senigallia lo spettacolo, purtroppo, ancora attuale

Si terrà domenica 16 marzo, alle ore 17 all’auditorium San Rocco di Senigallia lo spettacolo “La guerra spiegata ai poveri“, un adattamento di un testo di Ennio Flaiano messo in scena dalla compagnia fanese Polvere di stelle per l’adattamento e regia di Mario Giannelli. Si tratta di un tema sempre attuale, ancora di più in questo momento storico in cui l’impegno per la pace sembra essere passato in secondo piano. Ce lo racconta Daniele Marzi, uno dei due presidenti della Scuola di Pace “Vincenzo Buccelletti” di Senigallia, in questo articolo “presente” sia con il lettore multimediale sia con un breve testo.

Flaiano, famoso sceneggiatore, aveva scritto questo testo proprio nell’immediatezza della fine della seconda guerra mondiale, quindi è un testo che ha una certa età. Visti i tempi, è assolutamente attuale per i suoi contenuti. È uno stile, quello di Flaiano, che utilizza l’ironia, sembra un po’ leggero, ma in realtà tocca temi molto profondi. Il titolo è molto significativo nell’individuare come le vittime, alla fine di ogni guerra, siano sempre i poveri, i più fragili, gli ultimi, quelli che non hanno alcuna colpa e nessun interesse nel fare le guerre.

La rappresentazione è all’auditorium San Rocco (in FOTO), alle 17 di domenica 16 marzo, l’ingresso è libero. La rappresentazione è fatta da una compagnia teatrale di Fano, che lo sta portando in giro da qualche mese, è stata in Ancona, a Fano e in altre località e quando ho saputo di questa rappresentazione teatrale, come Scuola di Pace ci siamo subito interessati e mossi per poterla vedere anche qui a Senigallia.

Da tanti anni la Scuola di Pace promuove iniziative di ogni genere, sia di tipo culturale, sia di tipo di manifestazione, di formazione, andiamo nelle scuole, facciamo tutto quello che si può per favorire una cultura di pace che, ahimè, in questo momento è alquanto messa in discussione anche con il recente piano di Riarmo.

C’è sicuramente, per ovvi motivi di attualità, più attenzione sul tema della pace, una maggiore sensibilizzazione nell’opinione pubblica. Bisogna vedere gli eventi degli ultimi tre anni – dall’invasione russa dell’Ucraina fino alla riesplosione del conflitto in Medio Oriente a Gaza, a che livello, in che modo e che cosa è passato nella gente, nelle persone, in termini di comprensione di ciò che avviene.

Adesso il nuovo mantra è quello antico, cioè “se vuoi la pace, prepara la guerra”. In tutti questi anni noi invece abbiamo cercato di dire “se vuoi la pace, prepara la pace“. La pace sembra che venga dal nulla, invece va costruita, ci vuole un impegno per la pace e questo oggi è in discussione. Sicuramente le persone sono mobilitate, hanno anche paura e in Italia in particolare c’è una grossa sensibilità dell’opinione pubblica che è contro la guerra, come anche recita la nostra Costituzione all’articolo 11 con il quale ripudiamo la guerra.

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Scuola di Pace: «Inconcepibile che ancora oggi si risolvano i conflitti con le armi» – L’INTERVISTA

La manifestazione promossa dalla Scuola di Pace V.Buccelletti di Senigallia per le celebrazioni del 2 Giugno (edizione 2023)
La manifestazione promossa dalla Scuola di Pace V.Buccelletti di Senigallia per le celebrazioni del 2 Giugno (edizione 2023)

Da anni esiste a Senigallia una realtà di persone e associazioni che si impegna per la pace, perché si possa affermare la strategia della non violenza come metodo risolutivo di conflitti e controversie. E’ la Scuola di Pace “Vincenzo Buccelletti”, e noi abbiamo ovviamente intervistato il presidente Daniele Marzi – anzi uno dei due, perché è copresidente insieme a Emanuela Sbriscia Fioretti – per capire quanta strada è stata fatta dagli anni ‘80 a oggi, se e come è cambiata la sensibilità delle persone verso la guerra e i conflitti in generale. L’intervista è in onda oggi, lunedì 24 giugno, alle ore 13:10 e alle ore 20; domani, martedì 25, agli stessi orari e domenica 30 giugno, alle 16:50, sempre su Radio Duomo Senigallia-In Blu (95.2 FM). Ma sarà possibile ascoltarla anche qui su La Voce Misena, cliccando il tasto play del lettore multimediale, o leggerla proseguendo con il testo dell’articolo.

Chi è Daniele Marzi?
Un pacifista, non violento, obiettore di coscienza, mi sono avvicinato alla Scuola di Pace perché tramite la Caritas sono venuto in contatto con tutto un movimento di pacifisti: allora c’era sensibilità, c’erano le antenne dritte su questi temi, con don Tonino Bello e altri che parlavano di questo bene che è anche in Costituzione: l’Italia ripudia la guerra, non è un semplice rifiuto ma molti fanno finta di non ricordarsene.

Cos’è la scuola di pace?
Nasce oltre trent’anni fa tramite il reimpiego dei beni confiscati a una serie di obiettori fiscali anche a Senigallia. La scuola perché bisogna educare alla pace alla non violenza: all’inizio era proprio una scuola con formazione e presenze, soprattutto degli insegnanti che poi avrebbe potuto riversare nelle scuole le conoscenze acquisite.

E oggi?
I tempi sono cambiati, facciamo più sensibilizzazione sulle esperienze e sulle iniziative che abbiamo intorno a noi. Organizziamo la festa della Repubblica = festa della pace per il 2 giugno, per contrastare quell’associazione della celebrazione della Repubblica che ripudia la guerra con le parate militari. Qui abbiamo voluto dare un piccolo segnale, le armi non devono avere a che fare con la festa della Repubblica. Poi cerchiamo di educare in tutti i modi e mettere in rete le varie associazioni e le persone, poi abbiamo in mente di tornare nelle scuole per parlare ai ragazzi e ai giovani di temi di attualità.

A Senigallia che aria tira? C’è sensibilità?
Sì c’è perché in 30 anni il movimento pacifista senigalliese ha comunque seminato ma rischiamo di rimanere sempre i soliti. Le nuove generazioni, ma non solo loro, sembrano poco interessate, pensano che l’unica opzione sia quella di opporsi sempre con le armi. E far morire le persone. 

Frutto della narrazione dei mass media e dei social?
Assolutamente sì, purtroppo è stato uno dei principali elementi. A servizio di questa recrudescenza militarista c’è stata una stampa molto schierata e quasi unilaterale nel difendere questa posizione interventista dove la guerra era l’unica opzione. Ogni pacifista veniva tacciato, nel caso del conflitto Russia-Ucraina, di essere un filo putiniano. Ma noi lo condannavamo già all’epoca della Cecenia. E allora i paladini anti Putin di oggi non si vedevano.

Ma ci sono alternative all’intervento militare?
Sì, abbiamo organizzato un incontro su un libro di una ricercatrice americana che ha reso pubblici studi scientifici su come sono stati risolti i conflitti degli ultimi cento anni. Dove si è usata la nonviolenza, i risultati sono stati migliori di quando si sono usate le armi. Sono dati statistici, ma nella testa delle persone rimane come unica opzione l’utilizzo delle armi, nonostante le evidenze dicano che non serve.

Quanti i conflitti mondiali che seguite?
Uno degli obiettivi della scuola di pace è quello di tenere accesi i riflettori su quella che papa Francesco ha chiamato la terza guerra mondiale a pezzi. Non ci dobbiamo dimenticare che ce ne sono tantissimi. Almeno 30 sono le guerre ufficiali, poi altri 20 sono conflitti civili o situazioni di violenza, più 12 o 13 missioni Onu. Il mondo è in conflitto.

Da dove nascono queste guerre?
Spesso non sono frutto di divergenze e controversie, ma la conseguenza del fatto che si producano armi. Non è che si producono armi perché c’è il conflitto, ma ci si riarma perché la guerra è un grosso business. Smuove 2.244 miliardi di dollari, mentre la Fao ci dice che con soli 31 miliardi si può debellare la malnutrizione nel mondo. Quindi è qualcosa che fa comodo ai produttori di armi.

E noi cosa possiamo fare oltre a informarci?
Manifestare in piazza è il primo passo per dire che “io non ci sto”. Abbiamo il dovere di non collaborare col male, quindi cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica. E poi cercare azioni concrete: si sta pensando di riproporre l’obiezione fiscale, di certo serve una rinnovata concretezza, ma serve anche un’opinione pubblica forte e convinta. Sappiamo che è difficile, non viviamo su Marte.

Com’è cambiata la percezione della guerra?
C’è un’assuefazione, ci si convive. L’unico modo è secondo me mostrare la verità sull’orrore della guerra, è il modo più efficace per capire che è il modo sbagliato di risolvere i conflitti. Anche perché se c’è un torto e una ragione, poi alla fine nessuno ha più ragione perché anche l’iniziale vittima si macchierà di crudeltà. La violenza è disumanizzante. E’ quindi inconcepibile che sia ancora oggi legittimata come strumento lecito e unico per risolvere le controversie.

Quale strada allora?
Finché ci saranno le armi, ci saranno le guerre. Serve una transizione, chiaro che non puoi di punto in bianco dismettere gli eserciti, ma almeno intraprendere quella strada. Poi si deve ricordare che niente viene dal nulla: in Ucraina, per esempio, si combatteva già dal 2014, quando nel Donbass le principali vittime erano le minoranze russe di cui nessuno parlava o quasi. E poi serve consapevolezza, sapendo che la risposta non violenta produce più risultati, è più efficace e si producono meno vittime.

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“Come risolvere i conflitti”: Angela Dogliotti, a Senigallia, per dare tracce di un’altra storia

“Come risolvere conflitti senza armi”, il tema trattato da Angela Dogliotti del Centro studi Sereno Regis di Torino, ospite della Scuola di Pace “Vincenzo Buccelletti”, venerdì 1 marzo a San Rocco.  La conversazione ha ruotato intorno alla ricerca sulla resistenza non violenta nella Storia, realizzata dalla politologa statunitense Erica Chenoweth.  Recita il testo: “La resistenza civile è un metodo di azione diretta in cui persone disarmate utilizzano diversi metodi coordinati, non istituzionali per promuovere il cambiamento senza fare fisicamente del male all’avversario… Attraverso la resistenza civile persone di ogni estrazione sociale si uniscono per prendere posizione con grande forza e passione, esigere giustizia e richiamare altri alle loro responsabilità.”

Obiettivo della preziosa ricerca è offrire una valida alternativa allo scontro armato dimostrando, con dati alla mano, come la resistenza non violenta ha avuto una efficacia molto più elevata rispetto alla lotta violenta, sia nell’immediato che nel lungo periodo. Il testo, ricco di grafici e di statistiche, di recente pubblicato in Italia dalla casa editrice Sonda, offre anche una dettagliata presentazione del metodo del teorico statunitense Gene Sharp, che definisce le condizioni indispensabili per rendere efficace l’azione non violenta; quattro i punti fondamentali. Innanzi tutto una partecipazione di massa ampia e diversificata; in secondo luogo tentare di convincere la realtà avversaria a passare dalla parte opposta per il proprio interesse; il terzo passaggio è l’azione del boicottaggio e disobbedienza civile, infine una rigida disciplina nell’organizzare e coordinare ogni azione di resistenza. E’ scientificamente dimostrato che quando la resistenza civile riesce a mobilitare il 3,5% della popolazione, adeguatamente educata e coordinata, l’azione non violenta funziona e raggiunge validi risultati.  Numerosi esempi nella Storia lo dimostrano a partire dai più noti, come le azioni gandhiane in India. E’ fondamentale recuperare dal passato le tracce di un’altra storia, di un’altra difesa, di una resistenza non militare, per promuovere una radicale trasformazione del pensiero e andare verso una alternativa risoluzione dello scontro armato.

Federica Spinozzi

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Proposte per guardare oltre: la salute nel mondo, mobilitazioni di pace e domenica di Carità

QUANTO VALE UNA VITA? – Prende il titolo da una domanda dura e provocatoria l’incontro organizzato dall’ambulatorio medico solidale Paolo Simone Maundodé previsto per venerdì 23 febbraio, alle ore 18.00, presso il Teatro Portone di Senigallia. Si parlerà di accesso alle cure nel mondo e in Italia grazie all’intervento di Roberto Maccaroni, infermiere e Clinical Operation Manager per Migration-Emergency, con la quale ha operato in numerose missioni in Paesi di guerra e Giovanni Putoto, medico trevigiano responsabile della programmazione e dell’area scientifica di Medici con l’Africa Cuamm di Padova. Sarà Gabriele Pagliariccio, noto chirurgo vascolare senigalliese e medico tra i soci fondatori dell’ambulatorio solidale Paolo Simone Maundodé a coordinare la discussione e a provare a fare luce sulle diverse condizioni socio-sanitarie in cui versano Paesi lontani tra loro come l’Africa, l’Afghanistan e l’Italia.

MANIFESTAZIONI PER LA PACE – Due anni dall’inizio della guerra in Ucraina (sappiamo, però, che nel Dombass si combatte dal 2014) e la Scuola di Pace di Senigallia aderisce alla mobilitazione promossa dalla Rete Italiana Pace e Disarmo per chiedere il cessate il fuoco in Ucraina e Palestina con due incontri: il primo nell’aula magna del Liceo ‘E. Medi’ sabato 24 febbraio, alle ore 17.00 con gli interventi di Pio Castagna coordinatore Pax Christi per il Centro Italia e Giuseppe Santarelli, segretario regionale CGIL Marche. A seguire la manifestazione in piazza Roma, alle ore 19.00 e ha per titolo Russia-Ucraina, Israele-Palestina: vie d’uscita. Il giorno seguente, domenica 25 febbraio, ad Ancona, dalle 17.0 alle 19.00, il presidio in Piazza Romna organizzato dall’Università per la Pace in collaborazione con enti, associazioni e sindacati per uno stop immediato alla guerra in Palestina e Ucraina.

GIORNATA DIOCESANA della CARITA’ – Domenica 25 febbraio 2024 si celebra la Giornata diocesana della Carità, una domenica dedicata alla sensibilizzazione e animazione della comunità parrocchiale. Ogni Caritas parrocchiale è invitata ad animare la comunità, informando della propria attività e/o proponendo raccolte speciali, a partire dalle indicazioni offerte dalla Caritas diocesana per la Quaresima 2024. Informazioni più precise nel sito della diocesi di Senigallia.

a cura di L.M.

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Pietro Bartolo a Senigallia. Da Lampedusa al Parlamento europeo per un mondo più giusto

Il medico di Lampedusa parla a tutti. Pietro Bartolo è un fiume in piena, ipnotizza con il suo racconto a cuore aperto, alterna le lacrime di chi nella sua isola ha visto troppi morti – con tanto di record di ispezioni cadaveriche – all’indignazione del non riuscire a riconciliarsi con la cinica indifferenza dei nostri giorni, quella che considera un dato normale la continua strage di vite migranti, nel Mediterraneo come in altri confini del nostro continente.

Accolto dalla Scuola di pace ‘V. Buccelletti’ di Senigallia è riuscito ancora una volta a richiamare tantissime persone, a dispetto di una progressiva stanchezza dell’ opinione pubblica ad interessarsi di così tanti drammi contemporanei. Ci riesce perché è credibile, perché parla chiaro e paga di persona la sua coerenza. Dal piccolo, ultimo lembo d’Italia dove è nato, fino al cuore dell’Europa comunitaria nel suo impegno di parlamentare europeo, il suo instancabile grido è ritornare ad essere umani. Solo così riesce a reggere le ‘cose terrificanti’ di cui è stato testimone a Lampedusa come nelle foreste tra Croazia e Bosnia Erzegovina. Solo impegnandosi ogni giorno ed in ogni modo per una convivenza più giusta e rispettosa di ogni vita si sente meno tormentato dal sogno ricorrente, quasi ogni notte, che gli ripropone l’immagine di un bambino morto tra le sue braccia. Uno dei tanti, uno dei dimenticati, uno della contabilità degli scartati, delle morti da migrazione.

Smonta una per una le bugie create ad arte per raccattare consensi e nutrire l’efficace tesoretto della paura: nessuna malattia infettiva è sbarcata sulle nostre coste, nessun ladrocinio di posti di lavoro, altrimenti come spiegare l’accorato appello degli imprenditori del Nord Italia per chiedere a gran voce la manodopera indispensabile per mandare avanti le loro aziende. 550mila lavoratori e lavoratrici potranno entrare in Italia, è scritto nell’ultimo ‘decreto flussi’ previsto dal governo nazionale e nessuno, stavolta, grida all’invasione. Quelle migliaia di disperati che approdano a Lampedusa, invece, mettono paura! “Eppure quanto abbiamo bisogno di vite nuove – dice Bartolo – per far funzionare meglio i nostri Paesi, visto che a queste latitudini di figli se ne fanno davvero pochi”. I demografi parlano chiaro e questi non sono di destra né di sinistra: i Paesi membri dell’Unione Europea avrebbero bisogno di 55 milioni di persone. Cinquantacinque milioni, una popolazione quasi come l’Italia intera, tanto servirebbe nel medio – lungo periodo per far funzionare i servizi, garantire le pensioni, tenere aperte le scuole, far girare l’economia.

Strano paese, il nostro. Non riusciamo a regolarizzare un fenomeno che ci interpella da oltre trent’anni, ma non scommettiamo sulla vita ‘autoctona’, culle sempre più vuote e invecchiamento galoppante. Vogliamo rimanere ai vertici dell’economia mondiale, ma siamo terrorizzati dall’idea di far entrare braccia utili per mandare avanti la baracca. Vogliamo deportare – sì, il verbo giusto è questo – in Albania chi vorrebbe vivere qui, in cambio di un ingresso molto più consistente in suolo patrio di centinaia di migliaia di albanesi. Loro sì – e ci mancherebbe – gli altri no.

Bartolo sovrappone continuamente i piani, dal ‘semplicemente umano’ al politico e viceversa. Perché sì la politica, sempre secondo l’onorevole medico, ‘è qualcosa di meraviglioso, è la possibilità che abbiamo di realizzare un mondo più bello, più ad altezza di donne e di uomini’. Trova il tempo anche per studiare ed approfondire i dossier, è il primo in quanto a presenze nell’emiciclo di Strasburgo, percorre tanti angoli d’Europa per incontrare e raccontare popoli molto più solidali ed aperti dei loro governanti, frequenta con disinvoltura i luoghi delle decisioni per proporre progetti, atti e visioni più degni della nostra storia migliore.

Rimangono pochi mesi dalla fine della legislatura parlamentare comunitaria e il dottor Bartolo ha un obiettivo: modificare i trattati interni che regolano le migrazioni, così che i flussi possano essere maggiormente distribuiti tra i Paesi membri: “Se riuscissimo a redistribuire almeno il 50% degli arrivi sarebbe un buon risultato”. Lui avrebbe puntato al 100%, ma sa che il realismo è una prerogativa preziosa di ogni politica sensata.

Scorrono le immagini del naufragio del 3 ottobre 2013. Morirono 368 persone, negli anni seguenti ne sarebbero morte ancora tante altre. “Perché abbiamo così paura di pronunciare la parola ‘amore’?”. Non si dà pace, Bartolo, ma non rinuncia alla speranza e sa rendere il desiderio di un’Europa diversa una nostalgia alla nostra portata.

Laura Mandolini

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Spese militari: incontro a Senigallia con Francesco Vignarca, tra i massimi esperti italiani sul tema

Incontro quanto mai attuale e necessario quello organizzato per giovedì 28 settembre 2023, alle ore 21.00, presso l’Auditorium San Rocco, in piazza Garibaldi a Senigallia, insieme a Francesco Vignarca, coordinatore delle campagne della Rete italiana Pace e Disarmo. La Scuola di pace ‘Vincenzo Buccelletti’, in collaborazione con la Rete per la pace subito, l’Università per la pace e il patrocinio del Comune di Senigallia, ospiterà uno dei massimi esperti in materia di spese militari, che nell’occasione dell’incontro con la cittadinanza presenterà anche il suo ultimo libro, “Disarmo nucleare”, edito da Altreconomia. Nel libro, fresco di stampa, Vignarca sostiene la profonda necessità per l’umanità di mettere al bando le armi nucleari prima che sia troppo tardi, raccontando la storia e le prospettive della campagna “Italia, ripensaci” e ricostruendo l’evoluzione degli arsenali nucleari, con i numeri aggiornati delle testate, i loro depositi in Europa e il potenziale effetto devastante di una guerra nucleare.

“In un tempo di profonda crisi economica e sociale a livello globale – dice il presidente della Scuola di pace Daniele Marzi – con il pretesto della guerra in Ucraina è ripartita una sfrenata corsa al riarmo in tutti gli Stati, Italia compresa, che ha aumentato pesantemente i fondi destinati alla spesa militare. Risorse che vengono tolte al sistema sanitario, a quello scolastico e a quello del welfare”. Ed ecco quindi l’esigenza di un colloquio con Francesco Vignarca, il quale nel pomeriggio sarà anche ad Ancona invitato dall’Università per la pace, in cui si parlerà di minaccia nucleare, di costo degli armamenti, di guerra, disarmo, difesa civile non armata, ma anche di istruzione, sanità e lavoro.

La serata sarà trasmessa anche in diretta streaming sulla pagina FB dell’Università per la pace.

Chiara Michelon