Testimonianze sull’alluvione, Giulia: “A volte basta davvero poco…”

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Il centro di accoglienza allestito da Caritas e Croce Rossa nei locali del seminario vescovile di Senigallia colpita dall'alluvione del 15 settembre 2022
Il centro di accoglienza allestito da Caritas e Croce Rossa nei locali del seminario vescovile di Senigallia colpita dall’alluvione del 15 settembre 2022

2.100: questo il numero dei moduli compilati dai volontari che attraverso Caritas hanno portato aiuto in questa tragica emergenza. Più di duemila volontari, alcuni dei quali hanno preso ferie o permessi, che si sono impegnati in prima persona per essere vicini a chi era in difficoltà. Dal seminario di via Cellini sono partiti, attrezzati di pale, secchi, guanti e stivali e carichi di umanità e sorrisi, alla volta delle zone dove giorno per giorno c’erano nuovi bisogni, intercettati grazie al numero di telefono che mette in contatto esigenze e volontari. Giulia, 29 anni, una giovane volontaria di Caritas, dalla prima notte si è messa a disposizione per l’accoglienza al seminario, anche grazie alla sua sensibilità personale di assistente sociale.

Giulia, di quali compiti ti sei fatta carico in questi giorni di alluvione?

Principalmente dell’accoglienza, quindi fin dalla notte dell’alluvione ho accolto le persone soccorse al seminario. La prima vicinanza, il supporto morale, l’ascolto del racconto del proprio vissuto e delle paure di chi è arrivato quella notte o quella successiva sono fondamentali dal primo momento. Nei giorni dopo mi sono occupata della consegna dei materiali raccolti, dai primi di beni necessità a quelli più individuali e specifici, come per esempio il servizio di babysitteraggio per le tante donne coinvolte nell’alluvione che non sapevano come prendersi cura dei propri bambini e allo stesso tempo salvare la propria casa. Essere presenti fisicamente, consegnando i materiali, entrare nelle case, nei garage, ha fatto molto bene alle persone, ferite e demoralizzate. Esserci e mettersi in ascolto, senza dare risposte: a quelle non spetta a noi riflettere.

Hai avuto momenti di sconforto?

Vedere alcune situazioni già fragili, anziani, nuclei privi di una rete familiare, che hanno dovuto subire questa nuova fatica, ti smuove molto e allo stesso tempo ti fa anche reagire. Nel senso che pensi quanto sei fortunato tu, che la sera torni a casa tua, che hai amici e famiglia: la tua rabbia diventa solidarietà, una solidarietà che si fa ancora più forte. Stanchezza, delusione, fatica ci sono, certo, ma vedere quanta solidarietà si è attivata, a livello cittadino e territoriale, ti fa toccare con mano la vera umanità.

C’è qualche gesto, atteggiamento o persona che non dimenticherai?

La prima notte mi ha commosso una coppia di anziani, insieme da 70 anni, salvati dai soccorsi. Hanno chiesto solo, per favore, di non essere separati perché l’uno senza l’altro non avrebbe potuto vivere. Un amore infinito. In generale non dimenticherò la gentilezza degli anziani che abbiamo ospitato, la loro riconoscenza per la cura che abbiamo rivolto loro. Due parole, un pranzo, una coperta, un gesto gentile: a volte basta davvero poco.

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