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Tag: Immigrati

Penny Wirton. A scuola di umanità camminando insieme verso un domani migliore

L’aria gioiosa che si respira è quella di una grande e coloratissima famiglia: studenti immigrati e insegnanti da Bari, Bologna, Brescia, Castel Volturno, Faenza, Fara Sabina, Fidenza, Forlì, Frascati, Lanciano, Latina, Manziana, Milano, Monterotondo, Napoli, Padova, Parma, Pinerolo, Sassari, Settimo Torinese, Siena, Torino, Trento, Viterbo, Trieste. Circa 200 i partecipanti alla settima assemblea annuale della Penny Wirton, scuola di italiano gratuita per migranti, che si è svolta lo scorso 15 giugno nella sede romana di Casal Bertone: 130 in presenza e oltre una cinquantina collegati da remoto, anche da Senigallia. Una grande famiglia che si riunisce festosa nell’ampio locale adibito a scuola dove ogni particolare – dai libri ai materiali didattici, dai giochi linguistici ai pelouche per i bambini che accompagnano le mamme a lezione – parla di cura e attenzione per l’altro. “Sentiamoci parte di una famiglia”, esordiscono Eraldo Affinati e Anna Luce Lenzi, marito e moglie che 16 anni fa hanno fondato la prima Penny Wirton in un locale della parrocchia di San Saba, partendo con tre insegnanti. Da allora le scuole si sono moltiplicate in tutta Italia; ad oggi sono oltre 60 “ed ogni volontario che viene ci arricchisce. Noi puntiamo tutto sulla qualità della relazione umana”, sottolinea Eraldo, prima di dare la parola ad alcuni alunni che si presentano mostrando la velocità con la quale apprendono la nostra lingua.

Quindi prendono il via quattro tavoli tematici. “Stile didattico alla Penny Wirton” – perché qui non si parla di metodo, ma di stile – il primo. Senza nascondersi le difficoltà di insegnare anche a chi non è scolarizzato nella propria lingua madre, i docenti – tutti volontari – parlano di insegnamento destrutturato e assenza di voti e si soffermano su quattro parole d’ordine: persona, empatia, accoglienza, inclusione.

Testimonianze migranti” il secondo tavolo, molto partecipato e che ha dato voce agli studenti: tra loro Baili, 35 anni, della Guinea; la nigeriana Vivian che ha lasciato i suoi bambini nel villaggio ma sogna di portarli un giorno in Italia; Jessica, brasiliana; altri in fuga da guerre o situazioni difficili. “Che cosa sto imparando dalla Penny Wirton”, il terzo tavolo. Parola ancora agli insegnanti che ricordano come “momenti più belli” il sorriso degli alunni al momento della merenda, il ballo con gli allievi, l’emozione di spiegare capolavori della letteratura italiana come il Cantico delle creature a giovani pakistani o egiziani che devono affrontare l’esame di terza media, la “solita allegra confusione”, il saluto affettuoso tra ragazzi che si riconoscono. Unanime la “riconoscenza nei confronti di Anna Luce ed Eraldo che hanno messo in piedi questo miracolo: una scuola che accoglie tutti e permette ad ognuno di noi di resettarci come davanti ad uno specchio”. C’è chi dice di avere scoperto il vero senso dell’insegnamento, chi ha imparato ad entrare in contatto con l’alunno che ti sta di fronte. “Vedere i ragazzi dei licei che si rapportano ai ragazzi africani, e viceversa, è bello e dà speranza”, aggiunge un altro. Suor Loredana Corazza, salesiana di Milano, afferma che la Penny Wirton l’ha fortificata nella sua vocazione e le ha insegnato ad accogliere e valorizzare le persone: “Don Bosco voleva che le Figlie di Maria Ausiliatrice si prendessero cura dei ragazzi più poveri”. La gioia più grande? “Il sorriso, il grazie, l’abbraccio dell’alunno”. Padre Filippo, missionario comboniano dell’associazione Black & White di Castel Volturno e amico della Penny Wirton di Roma, spiega che l’incontro personale abbatte la paura e il pregiudizio: “Di fronte non ho un immigrato, ma un fratello o una sorella con un nome e una storia”. “Se vogliamo abbattere ancora di più le barriere la strategia è invitarci a casa a mangiare.

Se per te una persona è importante vai a trovarla a casa e ci mangi insieme”. Eraldo sottolinea che è strategico “passare il testimone per proseguire la corsa”. E il riferimento è ad Emily, quindicenne liceale di Latina che, insieme ad altri, ha di recente fondato nella sua città la Penny Wirton, dopo aver visto il film “Io Capitano di Matteo Garrone. “Lì – spiega dopo avere partecipato al quarto tavolo, “Ho fatto un sogno che vorrei trasformare in progetto” – è nato il sogno di creare un progetto capace di rendere i miei coetanei più consapevoli riguardo alla migrazione, molti sono indottrinati dagli stereotipi. Credo che l’educazione nelle scuole, a partire dalle elementari, sia fondamentale per creare una società più inclusiva”. Ma c’è anche chi sogna di insegnare nelle carceri “creando collegamenti con educatori che già operano al loro interno”, oppure di “creare una mappa dei bisogni collegata con un centro di volontariato territoriale di riferimento per rispondere alle domande di logistica o di tipo burocratico poste dagli studenti”. “Siamo una potenza – dice Eraldo -; in tutta Italia coinvolgiamo migliaia di persone. Dipende da noi realizzare i sogni”. “Ciao! Come ti chiami? Come stai? Bene grazie”. Anna Luce suggerisce di “imparare dai nostri allievi queste semplici frasi di saluto” e di avviarne la trascrizione fonetica in più lingue del mondo per facilitare l’avvicinamento tra insegnanti e studenti. Numerosi i contributi dalle scuole di Modena, Milano, Torino, Ghilarza, Parma, Siena, Udine, Messina, Faenza, Bari e di molte altre. Tra le sfide “vinte”, essere riusciti ad insegnare a leggere e a scrivere in italiano ad un trentenne ucraino sordo, ma non muto, con l’aiuto di alcuni tirocinanti in Lis. “Siamo qui perché l’umanità non è morta”, conclude una volontaria a corollario della giornata.

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A Montemarciano accolti sei giovani migranti salvati dalla Ocean Viking nel Mediterraneo

Migrazioni, profughi, rifugiati

Tra i 32 minori non accompagnati sbarcati al porto di Ancona lo scorso 18 marzo, sei sono stati affidati alla fondazione Caritas Senigallia, come disposto dalla Prefettura di Ancona. Ora sono accolti in una struttura, il centro di accoglienza straordinario a Montemarciano (Ancona) dove la fondazione senigalliese ha già accolto altri ospiti minorenni.

«Siamo stati contattati dalla Prefettura – ha spiegato il presidente della fondazione Caritas Senigallia Giovanni Bomprezzi – per dare una mano nell’accoglienza dei giovani migranti. I nostri operatori si sono resi subito disponibili per essere presenti e collaborare durante lo sbarco ad Ancona».

Sono sei ragazzi provenienti dalla Siria, hanno un’età compresa tra i 14 e i 17 anni, e sono stati salvati dalla nave umanitaria Ocean Viking della ong europea Sos Mediterranée in due distinte operazioni tra il 13 e il 14 marzo scorsi. Oltre al gruppo di 32 minori non accompagnati, sulla nave erano presenti anche altri 21 minori assieme alle loro famiglie. Gli adulti in totale erano 283 (31 donne e 252 uomini) provenienti anche da Pakistan, Egitto e Mali.

Ai sei ospiti di Montemarciano sono stati consegnati i kit di accoglienza. «Ancora non si sono aperti con i nostri operatori – spiega ancora Bomprezzi – ma è presto, sono appena arrivati e quindi abbiamo poche informazioni, ma sono contenti di essere rimasti insieme tutti e sei della stessa nazionalità». Non è stata ancora specificata la durata dell’accoglienza a Montemarciano, che può variare da pochi giorni ad alcuni mesi in base alle indicazioni della Prefettura dorica.

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Diversità culturale e integrazione: doppio appuntamento a Senigallia con l’artista Takoua Ben Mohamed

Takoua Ben Mohamed
Takoua Ben Mohamed

L’associazione Le Rondini festeggia i 20 anni di attività del centro di aggregazione per minori e, per l’occasione, ha organizzato un doppio appuntamento con l’autrice, sceneggiatrice e graphic journalist Takoua Ben Mohamed. L’iniziativa si terrà lunedì 29 maggio a Senigallia, in due sedi: la mattina, alle ore 10:30, si svolgerà al cinema Gabbiano di via Maierini 2 dove parteciperanno gli studenti degli istituti superiori di Senigallia; il pomeriggio, alle ore 17:30, si sposterà allo spazio autogestito Arvultùra, in via Abbagnano 6, aperto all’intera cittadinanza. 

Al centro dell’evento dal titolo “Liberi di essere, liberi di diventare” ci sono i temi della diversità culturale e della sua accettazione. Takoua Ben Mohamed, nata in Tunisia nel 1991, si trasferisce a Roma nel 1999 con sua madre e i suoi fratelli per ricongiungersi con il padre, esule politico scappato dalla dittatura del regime tunisino di Ben Alì. Cresciuta in una periferia romana, fin da bambina si trova a vivere in un ambiente multietnico che influirà sulla sua espressione artistica. Graphic journalist e sceneggiatrice, disegna e scrive storie vere a fumetti su tematiche sociali di sfondo politico come razzismo, immigrazione, diritti umani, violenza contro le donne, per la promozione del dialogo interculturale ed interreligioso. 

L’autrice ha una produzione molto ampia, che l’ha portata a essere molto conosciuta non solo nell’ambito del fumetto giornalistico, ma anche nelle università, nelle scuole, conquistando un pubblico sia adulto che adolescente, per la sua capacità di usare un linguaggio visivo di impatto immediato. L’ultimo lavoro è: “Il mio migliore amico è fascista”.

L’iniziativa è organizzata dall’associazione di promozione sociale Le Rondini di Senigallia, dall’associazione LINC-Luoghi in Comune onlus di Senigallia e gode del Patrocinio del Comune di Senigallia. Entrambi gli appuntamenti sono a ingresso libero.

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Migranti, «no all’accoglienza industriale». La protesta da Serra de’ Conti si sposta in Prefettura

Due striscioni a Serra de' Conti per ribadire la volontà di accoglienza dei migranti ma in logica compatibile con la sicurezza del territorio
Due striscioni a Serra de’ Conti per ribadire la volontà di accoglienza dei migranti ma in logica compatibile con la sicurezza del territorio

Serra de’ Conti e accoglienza: da anni costituiscono un binomio segno della volontà di un intero territorio di offrire il proprio contributo sulla tematica delle migrazioni. Un contributo che però non deve divenire possibilità di lucro da parte di enti di qualsiasi genere, né “sfogo” per le istituzioni che non sanno dove posizionare le persone che approdano sulle coste italiane. Questo il senso della protesta che va avanti nel borgo di 3600 persone dove si sta concretizzando il progetto di realizzazione di un centro di accoglienza straordinario all’ex hotel De’ Conti, struttura a ridosso del centro storico che potrebbe ospitare dalle 50 alle 100 persone.

La mobilitazione dei cittadini che hanno costituito il comitato “13 marzo” continua tanto che, oltre alla raccolta firme arrivata a superare quota 560 sigle, la questione è stata trattata in Prefettura ad Ancona. Sono proprio le prefetture a dover reperire, tramite bandi, le strutture dove far trasferire migranti e richiedenti asilo.

Il prefetto di Ancona Darco Pellos ha incontrato mercoledì 19 aprile i rappresentanti del comitato 13 marzo per chiarire al meglio la questione, partendo dalle ragioni che hanno spinto i cittadini alla mobilitazione. Tra le preoccupazioni c’è il rischio che l’accoglienza si trasformi in un ennesimo episodio – come tanti in tutta Italia, ma anche nelle stesse Marche – di abbandono dei migranti in strutture fatiscenti o prive di alcuni servizi che spetterebbero loro. Inoltre c’è la possibilità che un numero alto di persone sia poco incline a integrarsi con ripercussioni sugli aspetti sociali del vivere quotidiano.

Dal canto suo il prefetto dorico ha rassicurato sul tenere in alta considerazione le ragioni del comitato che propone da giorni un modello di accoglienza rispettoso di ospiti e ospitanti con un’integrazione diffusa di piccoli gruppi sul territorio, al pari di quanto sta avvenendo in Toscana. «Nessun atteggiamento razzista – ha detto il prefetto riconoscendo la legittimità della posizione del comitato – ma la seria volontà di un territorio di privilegiare la qualità di un gesto nobile, come l’accoglienza, rispetto alla quantità. Vigiliamo settimanalmente sulla corretta gestione dei centri della nostra provincia e, se si riscontrano inadempienze, sono previste sanzioni e commissariamento. Nei cittadini di Serra de’ Conti abbiamo trovato degli interlocutori validi e sensibili e valuteremo tutte le richieste avanzate per conciliare la sicurezza con l’accoglienza».
Tra le possibili misure per limitare i disagi legati all’accoglienza di famiglie per massimo circa 50 persone, potrebbero arrivare anche due carabinieri e un agente di polizia locale in più.

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Lavoro straniero: migranti mal pagati in provincia di Ancona, quattro su dieci a rischio povertà

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Foto: Pixabay

Allarme della Cgil di Ancona sulla situazione dei migranti nella provincia dorica che svolgono lavori poveri e mal pagati. Troppe disparità con gli italiani: il 41,2% degli stranieri è sotto la soglia di povertà. Da qui l’appello ai governanti perché possano dar vita a politiche attive mirate per il lavoro e a iniziative per riequilibrare le differenze retributive.

I dati Inps sui lavoratori migranti nella provincia di Ancona, aggiornati al 2021, sono stati rielaborati dall’Ires Cgil Marche e presentati recentemente in un convegno ad Ancona. Secondo la ricerca, i lavoratori migranti sono stati 29.461 nel 2021, con un aumento del 3,9% rispetto al 2020: rappresentano il 14,5% del totale dei lavoratori. Sono per lo più operai, l’87,2%, mentre solo il 7,2% è impiegato. Da sottolineare che il settore domestico, che fino a qualche anno fa segnava il boom, registra ora il maggior crollo di lavoratori migranti: dal 2012, sono ben 1242 in meno. Il tutto pur restando tra gli ambiti con la più elevata presenza di migranti. 

La retribuzione media lorda annua è di 13.675 euro e cioè ben 6280 euro circa in meno (-29%) rispetto a quella degli italiani. Il 41,2% percepisce uno stipendio medio lordo annuo inferiore a 10mila euro e quindi sotto la soglia di povertà. 

«Questo contesto non esaltante va affrontato costruendo sinergie tra istituzioni, parti sociali e associazioni così da creare una rete – dichiara Tiziana Mosca, segretaria provinciale Cgil Ancona – e favorire interventi che consentano di definire una maggiore integrazione per migliorare le condizioni di vita generali. Il tutto partendo da esperienze e buone pratiche già esistenti». Infine, secondo la Cgil, «è anche necessario aumentare il numero dei centri di accoglienza ad oggi insufficienti».

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Serra de’ Conti, cittadini mobilitati contro il mega centro per migranti. Ecco le ipotesi alternative

L'incontro promosso dal Comitato 13 Marzo sull'hotel De' Conti e sul possibile arrivo di quasi 100 migranti
L’incontro promosso dal Comitato 13 Marzo sull’hotel De’ Conti e sul possibile arrivo di quasi 100 migranti

Si è svolto il 5 aprile scorso a Osteria di Serra de’ Conti l’incontro promosso dal “Comitato 13 marzo” sul centro di accoglienza straordinario che si dovrebbe aprire nei prossimi mesi in paese. L’Hotel de’ Conti, la futura sede del CAS, potrebbe potenzialmente ospitare fino a cento migranti e richiedenti asilo, il che ha fatto sorgere più d’un dubbio nei cittadini per le possibili ripercussioni sociali.

«Un CAS di tali proporzioni è del tutto incoerente con la storia e la tradizione solidale di Serra de’ Conti, che ha sempre accolto famiglie e piccoli gruppi di migranti in una prospettiva di aiuto e integrazione» spiegano dal comitato costituitosi recentemente. Il motivo è l’alta concentrazione di persone straniere in un piccolo paese di appena 3650 abitanti. 

«Costituisce un cambiamento radicale, collocandosi nella logica di una “accoglienza industriale” orientata al solo profitto di pochi – continuano i cittadini serrani. Sembra ormai impossibile evitare questo epilogo, dato che la proprietà dell’immobile Hotel de’ Conti sta per perfezionare la vendita con la Eurolex Servizi S.r.l., incurante delle ricadute sociali ed economiche».

Durante il focus, è stato sottolineato anche il possibile rischio di incuria verso gli ospiti che fuggono da miserie, guerre e difficoltà, come accaduto altre volte anche nelle stesse Marche o nella vicina Fratte Rosa. La stessa realtà gestisce diverse altre strutture cas nelle province di Ancona e Pesaro Urbino.

In poco tempo, alla mobilitazione hanno aderito oltre 500 firmatari, nel timore di possibili tensioni sociali «sia all’interno del CAS, tra immigrati costretti a condividere per lungo tempo gli stessi spazi vitali e appartenenti ad etnie spesso in contrasto tra loro, sia all’esterno del CAS verso i residenti». 

Durante l’incontro pubblico, i membri del Comitato hanno poi spostato l’attenzione sulle possibili destinazioni d’uso alternative dell’immobile Hotel de’ Conti: un centro residenziale diurno; una struttura socio-sanitaria per cittadini e famiglie con qualche difficoltà non grave; un Caffè Alzheimer.

Di tutto ciò il “Comitato 13 marzo” vorrebbe parlare con tutte le autorità preposte (Comune, Prefettura, Ministero) per suggerire anche di suddividere gli arrivi in piccoli gruppi diffusi in un territorio più ampio in modo da scongiurare tensioni e pericoli.

 All’orizzonte anche una “raccolta fondi” finalizzata ad una destinazione “sociale” coerente con la storia “sociale” dell’Hotel de’ Conti.

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Accoglienza migranti, situazione delicata a Serra de’ Conti: a rischio la tenuta sociale

L'ex hotel de' Conti in via Santa Lucia a Serra de' Conti potrebbe trasformarsi in un centro di accoglienza straordinario per migranti
L’ex hotel de’ Conti in via Santa Lucia a Serra de’ Conti potrebbe trasformarsi in un centro di accoglienza straordinario per migranti

Situazione difficile e complessa a Serra de’ Conti dove, oltre alla questione migranti che da qualche settimana sta tenendo banco, si aggiunge anche l’aspetto sanitario e amministrativo legato alla “partenza” del dottor Vinicio Costarelli. Proprio quest’ultimo, con un pubblico avviso affisso nei locali del poliambulatorio, ha voluto informare che «dopo 7 mesi di regolare presenza e attività svolta a fronte di appena 350 pazienti diventa ovvio ragionare sulla reale necessità della mia presenza a Serra de’ Conti. Il resto è storia recente e comunque ho provveduto, affinché nessuno rimanesse ‘a piedi’, a chiamare la collega Dr.ssa Sarah Galassi al subentro sempre nella sede del distretto».

«Una decisione sofferta quanto necessaria» continua Costarelli che precisa come «l’interruzione della mia attività professionale a Serra de’ Conti [sia] dettata dallo scarso interesse della popolazione che migrata ad Arcevia, Barbara, Ostra Vetere ha preferito questa soluzione itinerante rispetto alla presenza di un medico in loco. Della questione ho portato a conoscenza il sindaco Letizia Perticaroli che è rimasta alquanto meravigliata, in quanto mia sostenitrice, delle numerose richieste di assistenza ricevute che poi si sono dimostrate fittizie». Un vero e proprio sfogo quello del dr Costarelli. Senza di lui, rimangono dunque in servizio a Serra de’ Conti solo la dr.ssa Jamila Panza, a tempo pieno, e la dr.ssa Sarah Galassi, quest’ultima solo il lunedì dalle ore 16:30 alle ore 19 e il venerdì dalle ore 10 a alle ore 12:30. Per quanto riguarda i pediatri, si registra invece l’arrivo della dr.ssa Riccarda Tesse che sarà presente nel poliambulatorio tutti i mercoledì, dalle ore 9:30 alle ore 12:30.

Per ciò che concerne invece la questione migranti è il “Comitato 13 Marzo” a raccogliere le preoccupazioni della comunità e a farsi promotore di un dialogo, in primis, con l’amministrazione comunale e, in secundis, con tutte le autorità che intervengono nello stabilire la destinazione di chi arriva in Italia fuggendo da altri paesi. «La notizia della futura destinazione dell’Hotel de’ Conti quale Centro di Accoglienza Straordinaria per migranti (CAS) sta destando non poca sorpresa e preoccupazione nell’intera comunità» si legge in una nota stampa. L’avvio di una trattativa già da febbraio 2022 per la compravendita della struttura in via Santa Lucia, proseguita con un preliminare di vendita a dicembre scorso ma senza che ancora sia conclusa, ha fatto il paio con la notizia della partecipazione della società acquirente al bando prefettizio per l’accoglienza, in scadenza il 15 dicembre 2022, di stranieri per una capienza fino a 50 persone e un secondo bando da 51 a 100 ospiti. 

«Pur ritenendo doverosa ogni azione solidale verso popolazioni in estrema difficoltà che cercano di fuggire da guerre e carestie, e ricordando che Serra de’ Conti ha già offerto prova, in molte occasioni, di generosità e accoglienza (popolazioni balcaniche, rifugiati ucraini, migranti attualmente ospiti in frazione Osteria con il progetto SAI)», dal Comitato 13 Marzo si ritiene giusto che i residenti e le attività economiche nelle immediate vicinanze dovessero essere avvertiti. Famiglie ed esercizi commerciali «subiranno un inevitabile deprezzamento del valore economico delle loro proprietà e attività e questi “effetti collaterali” non possono essere sacrificati a vantaggio del solo “business”». 

La comunità è preoccupata per i rischi che l’inevitabile senso di diffidenza e timore produrrà: condizionamenti nelle abitudini anche per via del numero così concentrato di persone provenienti da altri paesi con altri stili di vita e altri valori, ma anche limitazioni per possibili e spiacevoli fatti di cronaca. Episodi che inducono i cittadini a pensare che «la dislocazione di questo CAS nel centro abitato» sia «del tutto inidonea per tale struttura e per la sicurezza della collettività». Da qui l’appello a ridistribuire le presenze per non gravare troppo sulla comunità serrana che si ribadisce solidale ma che non vuole rinunciare alla sicurezza.

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Serra de’ Conti: immigrati nell’ex hotel de’ Conti, le preoccupazioni di cittadini e amministrazione

Serra de’ Conti è sempre stato un paese vivace ed accogliente, in cui – soprattutto nei periodi più floridi da un punto di vista lavorativo – tante persone immigrate si sono integrate bene. E proprio le esigenze di una accoglienza intelligente e rispettosa di tutti hanno spinto un gruppo di cittadini a richiedere l’assemblea pubblica per avere informazioni circa le sorti future dell’ex Hotel de’ Conti.

Scrive una nota del comune serrano: «Hanno partecipato all’assemblea, convocata nei termini previsti dallo Statuto comunale, ai sensi dell’art.35 (da 1 a 3), coloro che avrebbero potuto fornire informazioni in merito a quanto richiesto. La preoccupazione della cittadinanza, espressa in un documento, è quella di avere – nel cuore del centro abitato – una grande concentrazione di immigrati che, se non ben accolti e gestiti, potrebbero originare un grave problema per la vita sociale del paese».

In sintesi, le preoccupazioni sono legate al numero di immigrati che si andranno ad ospitare (circa 50), data la già cospicua presenza di immigrati nel territorio comunale. L’altra obiezione è riferita alla posizione: dentro il centro abitato e nei pressi di attività commerciali che potrebbero subire un grave danno economico. Infine, un’altra preoccupazione è legata a chi gestirà la struttura, che in passato non ha operato al meglio, in un immobile molto più piccolo, sempre a Serra de’ Conti.

L’amministrazione comunale condivide queste preoccupazioni e ribadisce la volontà di lavorare insieme al comitato «per ovviare alla scelta fatta dalle autorità competenti in materia e per limitare i possibili disagi ai cittadini e agli immigrati che saranno ospitati nella struttura».

a cura di Laura Mandolini

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Coldiretti sul decreto flussi: “Un terzo dei lavoratori è ​extracomunitario”

Un terzo della forza lavoro dell’agricoltura marchigiana è extracomunitaria, con circa 5mila persone all’opera per le raccolte dell’uva, degli ortaggi e della frutta ma anche impiegati nelle campagne cerealicole o nella zootecnia.

È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti su dati Inps rispetto al click day del 27 marzo 2023 per l’arrivo in Italia dei lavoratori extracomunitari previsti dal decreto flussi con il nuovo Dpcm (Decreto del presidente del Consiglio dei ministri).

“Nelle Marche – spiegano da Coldiretti – la maggior parte degli stranieri occupati in agricoltura arriva dal Pakistan, dall’India, dal Marocco e dalla Tunisia e non mancano iniziative imprenditoriali visto che oltre 500 aziende agricole, il 2,3% del totale, sono gestite da stranieri secondo i dati della Camera di Commercio delle Marche”.

Per quanto riguarda i lavoratori dipendenti, oltre il 90% dei contratti è a tempo determinato. Il nuovo Dpcm di programmazione transitoria dei flussi stabilisce 82.705 ingressi, in aumento rispetto ai 69.700 dell’anno precedente ma le quote per lavoro stagionale, attese principalmente nelle campagne, ammontano a 44.000 unità (contro le 42.000 dello scorso anno) delle quali 1.500 riservate alle nuove richieste di nulla osta stagionale pluriennale, ingressi che di fatto consentono all’impresa negli anni successivi di non essere vincolata ai termini di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Dpcm per avere accesso all’autorizzazione. Persone che arrivano dall’estero ogni anno per la stagione e che poi tornano nel proprio Paese.

La vera ed importante novità di questo decreto è la riconferma del rilascio di quote stagionali di ingresso riservate alle Associazioni di categoria per i propri associati nella misura di 22.000 unità (erano 14.000 l’anno prima), a dimostrazione del fatto che i tempi sono maturi per rendere strutturale la norma sperimentale introdotta dal decreto semplificazione (Dl 73/2022), sostenuta dalla Coldiretti. Le richieste presentate dalle organizzazioni professionali dei datori di lavoro, che avranno priorità sulla generalità delle istanze, saranno preventivamente verificate dalle organizzazioni professionali stesse che – evidenzia Coldiretti – assumono anche l’impegno a sovrintendere alla conclusione del procedimento di assunzione dei lavoratori, di fatto accelerando l’intero iter della procedura d’ingresso.

a cura di L.M.

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Fermare la strage subito: manifestazione nazionale e mobilitazione in tutta Italia

La strage di Cutro non è stato un incidente imprevedibile. È solo l’ultima di una lunghissima serie di
tragedie che si dovevano e si potevano evitare. Le persone che partono dalla Turchia, dalla Libia o dalla Tunisia sono obbligate a farlo rischiando la vita a causa dell’assenza di canali sicuri e legali di accesso al territorio europeo. I governi hanno concentrato i loro sforzi solo sull’obiettivo di impedire le partenze, obbligando chi fugge da guerre, persecuzioni e povertà a rivolgersi ai trafficanti.

Se le persone morte nel mare davanti a Cutro avessero potuto chiedere e ottenere un visto umanitario non avrebbero rischiato la vita. Se ci fosse stato un programma di ricerca e salvataggio europeo o italiano, quel terribile naufragio si sarebbe potuto evitare. Sulle responsabilità delle autorità competenti indagherà la magistratura. Ma chi ha responsabilità politiche, in primo luogo il governo, non può ribaltare la realtà e scaricare sulle vittime il peso di una strage che ha visto la perdita di 70 esseri umani che si potevano e si dovevano salvare.

È arrivato il momento di dire basta e di fermare le stragi.
• Chiediamo un’indagine seria che faccia chiarezza su quanto è successo.
• Chiediamo di istituire una Commissione parlamentare di inchiesta sulle stragi di frontiera.
• Chiediamo di realizzare immediatamente un programma europeo di ricerca e salvataggio in tutto il Mediterraneo e sollecitiamo il governo italiano a chiedere agli altri Stati membri di implementare questo programma.
• Chiediamo di attivare i visti umanitari previsti dal Regolamento Europeo dei Visti, consentendo così alle persone in fuga da guerre e violenze l’attraversamento delle frontiere europee in sicurezza e legalità.
• Chiediamo di attivare ogni via d’accesso complementare, a partire dai reinsediamenti, dai corridoi e da altre forme di sponsorship e di ampliare i canali regolari di ingresso, senza usare questi strumenti per giustificare politiche di chiusura e respingimenti delegati a governi non UE.
• Chiediamo di fermare ogni iniziativa e programma di esternalizzazione delle frontiere e d promuovere accordi bilaterali condizionati dal rispetto dei diritti umani e non dal controllo dei flussi migratori.

È il momento di dire basta ad ogni forma di strumentalizzazione politica e di fermare le stragi.
Lo faremo andando sulla spiaggia di Cutro il prossimo 11 marzo alle 14.30 per esprimere la nostra
indignazione e la solidarietà con le vittime e le loro famiglie con una marcia silenziosa. La manifestazione di Cutro è il primo importante appuntamento nazionale di un percorso di iniziative e mobilitazioni che le reti che la promuovono intendono organizzare affinché queste politiche “invertano rotta”. A chi non potrà essere a Steccato di Cutro chiediamo di mobilitarsi online scattandosi una foto con la fascia bianca al braccio e pubblicarla sui social con l’hashtag #fermarelastrage.

Informazioni per appuntamenti locali e pullman su https://www.facebook.com/events/739000454604249/

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Migranti accolti, emergenze ed azioni

Migrazioni, profughi, rifugiati

Secondo i dati (aggiornati al 3 novembre 2021) forniti dal Dipartimento di Pubblica sicurezza e diffusi dal Ministero dell’Interno, dal 1 gennaio al 3 novembre 2021 sono finora sbarcati in Italia oltre 53 mila migranti, poco meno del doppio dei circa 30 mila sbarcati nello stesso periodo del 2020 e oltre 5 volte in più il numero registrato fino a novembre 2019. Nel solo mese di ottobre sono arrivate in Italia circa 200 persone al giorno, trend confermato in praticamente tutto il 2021.

Nelle Marche sono circa 2.500 le persone accolte tra centri di accoglienza e centri Sai, il Sistema di accoglienza e integrazione che sostituisce dal 2020 lo Sprar. A Senigallia sono una settantina i migranti accolti nella gran parte dei casi nelle strutture della Fondazione Caritas diocesana; alcuni nuclei familiari sono stati distribuiti tra Trecastelli, Serra de’ Conti, Corinaldo, Castelleone di Suasa, Ostra, Ostra Vetere, Mondolfo e Monte Porzio, mentre oltre un centinaio di persone adulte sono al Centro di Accoglienza Le Terrazze di Arcevia. I minori sono tutti accompagnati: sono 28, con un’età che va da pochi mesi di vita ai 13 anni.

«Provengono – spiega Federica Ortaggi, referente immigrazione per la Caritas senigalliese – da Nigeria, Siria, Afghanistan, Pakistan, Marocco, Tunisia, Costa d’Avorio, Somalia, Eritrea, Iraq, Egitto, Mali». Sono molti coloro che entrano in Italia attraverso sbarchi clandestini; «qui sono giunte diverse persone salvate grazie a voli protetti…

Leggi l’articolo completo nell’edizione digitale del 5 novembre, a questo link. Abbonati e sostieni l’editoria locale.

“Stracomunitari” per aiutare

Mohamed Malih insieme a un altro volontario dell’associazione Stracomunitari

Abbiamo raggiunto Mohamed Malih, uno dei fondatori dell’associazione cittadina Stracomunitari, che dai microfoni di Radio Duomo – Inblu ha descritto la genesi di questa realtà e le attività di cui si occupa, in particolare in questo tempo di emergenza sanitaria.

L’associazione Stracomunitari nasce nel 2016 da un gruppo di italiani e stranieri che già operavano in maniera informale e poi hanno sentito la necessità di strutturarsi. Il nome “Stracomunitari” può trarre in inganno, si è portati a collegarlo subito a “extracomunitari”, invece è un gioco di parole che sta per “Stra- comunitari” cioè “più che comunitari”. Dopo la nascita dell’associazione abbiamo cominciato anche la distribuzione di generi alimentari. Questo aspetto purtroppo con la pandemia è diventato la parte preponderante dell’associazione perché è aumentato notevolmente il numero dei bisognosi. Siamo arrivati a più di 100 famiglie che si rivolgono a noi, sia immigrati che italiani. Molti vengono perché siamo tra le poche associazioni che distribuiscono anche frutta e verdura. Siamo diventati un punto di riferimento nella città per questo settore, purtroppo, perché non è un vanto che molte famiglie abbiano di queste necessità. Un altro aspetto che caratterizza Stracomunitari è quello di spingere gli immigrati verso il mondo del volontariato. Molti dei nostri assistiti non solo fruiscono di questo servizio ma cercando in qualche modo di rendersi utili, magari portando a loro volta la roba ad alcune famiglie senza macchine o in altri modi. Fino ad ora siamo andati avanti sempre con le nostre sole forze, che sono poche. Oltre alla volontà e alla passione di essere in qualche modo utili al prossimo non possiamo contare su altre risorse. Più passa il tempo e più vediamo che per continuare servirebbero anche altri contributi, a partire dalla sede, per esempio. Per adesso abbiamo un piccolo spazio in via Testaferrata, 33. Chi volesse saperne di più può passare da noi oppure visitare la nostra pagina Facebook “Stracomunitari”, che cerchiamo di aggiornare abbastanza frequentemente e dove è possibile trovare anche tutta la storia dell’associazione. Oltre a questa attività di distribuzione dei generi alimentari siamo attivi anche sul fronte del dialogo interreligioso, come punto, anche se informale, di informazione per le varie necessità che possono avere gli immigrati che vivono a Senigallia. Purtroppo con la pandemia la cosa che ci sta assorbendo molto ultimamente è rispondere a questa esigenza per così dire “vitale” attraverso la distribuzione di generi alimentari. Per qualsiasi informazione si può contattare anche il numero 3405756983. Grazie!

a cura di Barbara Fioravanti