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Tag: Maurizio Mangialardi

Astensionismo ed elezioni: un segnale verso qualcuno o un dispetto verso se stessi?

Ad “Appunti di vista“, la trasmissione di Radio Duomo Senigallia in cui si prova a riflettere sull’attualità (in onda il mercoledì dopo il GR delle 12:30 e poi in replica il sabato alle 12:30, alle 18:30 e alle 20:30, sempre su 95.2FM), abbiamo affrontato il tema dell’astensionismo, che è risultato lampante in queste ultime elezioni regionali svoltesi nelle Marche il 28 e 29 settembre 2025. Una tornata elettorale in cui si è visto che a votare c’è andato soltanto il 50% degli aventi diritto, cioè 660 mila marchigiani su circa 1,3 milioni di aventi diritto al voto. Una cifra impressionante, se non fosse per il fatto che siamo un po’ abituati a vedere dei significativi cali di partecipazione. Nel 2015 c’era stata una partecipazione leggermente inferiore, 49%, poi nel 2020 si era raggiunto il 60% del corpo elettorale e adesso si registra un nuovo calo di ben 10 punti percentuali. Cosa sta a significare? Ne abbiamo parlato con tre esponenti politici locali di cui vi forniamo anche l’AUDIO nel player integrato. 

Paolo Battisti (Movimento 5 Stelle): «Questo secondo me è il dato più triste, non è né chi ha vinto né chi ha perso, è il calo della partecipazione alle urne. C’è chi pensa di fare un dispetto a qualcuno non votando, in realtà il dispetto è solo verso se stessi, verso il futuro del Paese e soprattutto verso i nostri ragazzi, i nostri figli, i nostri nipoti. Forse è arrivato il tempo di smettere di tifare per una bandiera e iniziare a guardare le persone, quello che dico sempre io, chi sono, cosa propongono e se hanno davvero la capacità di realizzare quello che dicono, quello che promettono». «La rabbia c’è, è fortissima, ma se non si vota la rabbia resta impotente, perché non ci si informa, non ci si muove, non si pretende di più. Si crede che bastino andare a votare per mandare un segnale, ma loro, i politici, meno voti hanno e meno responsabilità hanno nei confronti del popolo, ci godono se noi non andiamo alle urne». 

Maurizio Mangialardi (Partito Democratico): «È un dato ormai che non ci deve sorprendere, la politica non riesce più a coinvolgere, dobbiamo fare uno sforzo bipartisan per farlo e dare esempio sui comportamenti, condannare reciprocamente soggetti che sono odiatori di professione, i leoni da tastiera. Dobbiamo cercare insieme e dare argomenti reali e non strumentalizzare quelli degli altri. Su questo dobbiamo fare un grande lavoro perché vedere dati così impressionanti vuol dire che Acquaroli governa con meno del 25% dei consensi su scala regionale ed è, al di là della proposta, veramente triste, non imbarazzante, proprio triste. Non va bene. Io ero il candidato presidente nel 2020, si sfiorò il 60% e in 5 anni perdiamo il 10%, è un dato che ci deve assolutamente ma tutti interrogare e riflettere». «Tra la gente si raccoglie uno scoramento, poi si ritrova un po’ di entusiasmo intorno alle persone, è capitato a me, è capitato ad altri, si ritrova un entusiasmo puntuale e anche questo non fa bene alla politica. Noi dobbiamo avere delle proposte e molti non sapevano neanche che ci fosse il voto, se non ci fosse stata una mobilitazione da parte dei candidati. L’entusiasmo, tutto, da una parte e dall’altra, era limitato ai soggetti che sono direttamente coinvolti e questo non può andare bene, non può andare bene e fa male alla politica ma fa male ai cittadini, vuol dire che perdiamo il senso della democrazia, perdiamo il senso della scelta della politica perché la politica è quella che determina il nostro fare quotidiano, che ci piaccia o meno, così è perché sennò poi lo determinano altre cose».

Massimo Bello (Fratelli d’Italia): «Diciamo che negli ultimi dieci anni se guardiamo le competizioni elettorali, amministrative, politiche, regionali ed europee ci accorgiamo che il dato dell’astensione è un dato importante, è un dato che raggiunge dei numeri importanti. Quindi ci dobbiamo interrogare un po’ tutti su questo dato dell’astensionismo che è un dato che preoccupa e credo che la soluzione vada individuata in tante ragioni che non provengono dalle ultime competizioni elettorali. C’è un percorso che questo astensionismo ha fatto nel corso del tempo, probabilmente c’è poca fiducia nella politica, c’è poco interesse nella politica. Noi dobbiamo tornare a creare la politica con la P maiuscola. Per fare questo ci dobbiamo lasciare da una parte la cosiddetta propaganda e parlare di politica di qualità. Quando non c’è un progetto politico di qualità è ovvio che i cittadini si astengono». 

Fateci sapere cosa ne pensate voi sul tema dell’astensionismo, su come tornare a coinvolgere centinaia di migliaia di persone che non vanno a votare. Scrivete a redazione@vocemisena.it.

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Elezioni regionali Marche: le riflessioni post voto

Le recenti elezioni regionali nelle Marche, tenutesi il 28 e 29 settembre, hanno sancito una netta vittoria per il centrodestra. Il risultato ha imposto una profonda riflessione all’opposizione, che vede nella riconferma del presidente Francesco Acquaroli anche il segnale di errori politici che dovranno essere analizzati in vista delle prossime sfide elettorali, sia a livello nazionale che locale. Qui vi riportiamo una sintesi degli interventi di Maurizio Mangialardi (Pd), Massimo Bello (FdI) e Paolo Battisti (M5S): l’AUDIO dell’intervista ai tre esponenti, in onda su Radio Duomo Senigallia (95.2 FM) mercoledì 1 ottobre alle ore 20 e in replica giovedì 2 alle ore 13:10 e alle 20, e domenica 5 alle 17:10, è però disponibile anche qui grazie al lettore multimediale.

Il centrodestra dei progetti concreti

Massimo Bello, presidente del consiglio comunale nonché esponente di Fratelli d’Italia, accoglie la vittoria come la conferma dell’impegno e del buon governo degli ultimi cinque anni. Il dato elettorale, afferma, è stato estremamente chiaro, una netta vittoria determinata dalla concretezza del lavoro svolto. Secondo Bello, i temi che hanno convinto l’elettorato sono stati principalmente gli investimenti infrastrutturali, la questione sanitaria e l’utilizzo dei fondi europei. Ma la differenza è stata nella proposta: il centrodestra ha presentato un «progetto per i prossimi 5 anni» su cui ha chiesto la fiducia degli elettori per continuarlo, mentre l’obiettivo del centrosinistra sarebbe stato quello di creare una «politica contro il governo Meloni» concentrandosi su temi nazionali e internazionali, fallendo nel proporre «programmi concreti».

Il centrosinistra analizza la sconfitta

Dall’altra parte, il centrosinistra prende atto dell’esito delle urne. Maurizio Mangialardi, esponente di spicco del Partito Democratico esprime una «marcata delusione» per la proposta di Matteo Ricci, che pur essendo «innovativa e di discontinuità» rispetto al governo Acquaroli, non è stata sufficiente a convincere la base elettorale. Mangialardi riconosce una «sconfitta netta» causata anche da errori di natura politica. Il dibattito, a suo avviso, si è troppo spesso spostato su temi nazionali e internazionali (come il tema della Palestina), inopportuni per una competizione regionale: «Se fossimo rimasti solo sui temi marchigiani oggettivamente si potevano trovare molte più fragilità e farle capire meglio ai marchigiani» afferma, ammettendo che concentrarsi su «infrastrutture, assetto del territorio, sanità o del problema di carattere economico» sarebbe stato più efficace. E poi c’è la questione delle liste civiche che potrebbero non aver allargato la platea di elettori ma solo eroso consensi all’interno del Pd.

Movimento 5 Stelle tra radicamento e campo largo

Paolo Battisti del Movimento 5 Stelle di Senigallia evidenzia la necessità di una «seria riflessione». Il M5S, pur facendo parte del «campo largo» con il centrosinistra, ha visto una contrazione dei voti (passando da oltre il 7% a meno del 6% rispetto alla precedente regionale). Battisti attribuisce il calo alla mancanza di un proprio candidato governatore in questa tornata elettorale. Il problema principale del M5S, secondo Battisti, risiede nella rappresentanza territoriale. Sebbene il partito sia forte a livello nazionale, è necessario «essere più a contatto con la gente» e costruire un radicamento capillare sul territorio. Caposaldo almeno per il momento è l’alleanza nel «campo dei progressisti», un percorso indicato da Giuseppe Conte. L’obiettivo, specialmente in città come Senigallia, è rendere la città un “simbolo” dove tutto il centrosinistra si allea su un «programma ambizioso ma realizzabile», basato su temi chiave come sanità, istruzione, casa, lavoro e ambiente, invitando a mettere da parte le divisioni.

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Ponte Garibaldi, progetto «indifendibile e senza dialogo: non vi meravigliate ora del ricorso»

Da giorni, dopo l’annuncio del ricorso al Tar contro questo progetto di ponte Garibaldi, si parla di possibile restituzione dei soldi che gli alluvionati hanno ricevuto come primo e parziale indennizzo per i danni subiti. Non sembrano essere bastate le rassicurazioni di quanti hanno fatto ricorso: l’accusa lanciata inizialmente dal vicecommissario Babini, a cui hanno replicato le associazioni di Senigallia, e poi ripresa da altri esponenti politici continua a fare il giro della città. Anche l’ex sindaco Maurizio Mangialardi è voluto intervenire, definendo «vergognosa la strumentalizzazione delle paure», un «terrorismo ingiustificabile e ingiustificato».

«Olivetti e Acquaroli dovrebbero al contrario rassicurare i cittadini dicendo la verità, ovvero che nessuno dovrà restituire nulla – spiega ancora Mangialardi – e che se gli alluvionati non hanno ancora ricevuto quanto spetta loro è per i ritardi della “filiera”, non certo per un ricorso al Tar su ponte Garibaldi. Ancora ad oggi molti alluvionati sono costretti a vivere in albergo senza poter tornare nelle proprie case. Cittadini e imprese (diversamente da quanto accade in Emilia Romagna) non avranno il 100% dei ristori, ma solo una parte, per una scelta consapevole e precisa del governo nazionale e giunta regionale. Le infrastrutture su tutta la vallata da Arcevia fino a Senigallia non sono ancora state ripristinate, con interventi a macchia di leopardo, senza alcuna coerenza, e in forte ritardo. Tutta colpa del ricorso al TAR?».

Maurizio Mangialardi
Maurizio Mangialardi

Ma l’ex primo cittadino di Senigallia, attuale vicepresidente dell’assemblea legislativa regionale delle Marche va anche oltre. In particolare, oltre a sottolineare di non aver mai presentato ricorsi o esposti, ritiene «ingiusto e ingeneroso incolpare le associazioni ambientaliste. Al contrario, è proprio il fatto che ci siano ricorsi a rappresentare in modo plastico (purtroppo) il fallimento della politica, dovuto all’incapacità di ascoltare e intessere qualsiasi tipo di dialogo da parte del sindaco Olivetti e del presidente e commissario Acquaroli».

In sintesi: tutta colpa della mancata capacità o volontà della politica di ascoltare la città – quasi diecimila firme raccolte significano un quarto di città mica bruscolini – se siamo arrivati al ricorso contro un «indifendibile progetto di obbrobrioso ponte autostradale». «Escludendo ogni possibilità di modifica, andando avanti per la loro strada senza interloquire con nessuno, avendo liquidato in modo brutale le associazioni e i cittadini, non ci si può stupire adesso se qualcuno ha deciso di ricorrere al TAR» conclude Mangialardi che accusa Olivetti e Acquaroli di aver sbattuto «la porta in faccia» a cittadini e associazioni.

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«Un ponte autostradale ai portici Ercolani? Meglio non farlo o farlo solo ciclopedonale»

Soltanto pochi giorni fa avevamo intervistato il sindaco Massimo Olivetti sul tema della ricostruzione del ponte Garibaldi e sul consiglio grande. Ora è arrivata la doccia fredda per quanti, e sono tanti, chiedevano la modifica al progetto del cosiddetto ponte a “brugola”. Lo stesso primo cittadino sembrava che non fosse informato del fatto che fosse già pronto il progetto esecutivo. Adesso il progetto non solo esiste, ma si avvia ad essere quello definitivo, quello che verrà messo a bando, e quindi i margini di manovra per alcune modifiche, si fanno sempre più sottili. E non mancano i commenti. Come quello dell’ex sindaco Maurizio Mangialardi, oggi vicepresidente del Consiglio regionale, ed esponente di spicco del Partito Democratico marchigiano. L’intervista, andata in onda mercoledì 15 e giovedì 16 gennaio alle ore 13:10 e alle ore 20, ma con un’ulteriore replica domenica 19 a partire dalle 16:50, è disponibile anche in questo articolo grazie al lettore multimediale. Di seguito un testo con i punti principali dell’intervista.

Che cosa ha detto in aula l’assessore Aguzzi? 
Ho presentato l’ennesima interrogazione rispetto alla questione del ponte. L’assessore è stato lapidario, il progetto è pronto, ma non solo, è stato già consegnato ad Anas che lo ha girato alla ditta che dovrà procedere con i lavori, quindi la partita è assolutamente chiusa, non ci sono margini di discussione. 

Questa situazione quando è che si è creata? 
Non è che si inventa un progetto esecutivo pronto per essere assaltato in tre giorni, quindi tutti sapevano tutto, sarebbe molto grave che il sindaco non sapesse lo stato di avanzamento della progettazione. Il fatto è abbastanza grave, bastava dire che il progetto non si tocca. Ora c’è poco da discutere, cosa gravissima invece perché il ponte è un mostro, è un ponte autostradale. Rispetto alla passerella provvisoria, quello che viene fuori è 5 volte più largo, almeno 2 volte più alto, con 100 metri di rampe, quindi un ponte dell’autostrada progettato da chi fa ponte autostradali e messo di fronte ai portici Ercolani, forse nessuno ancora si rende conto che cosa sia! 

L’assessore Aguzzi ha affermato (LEGGI LE SUE DICHIARAZIONI) che sarà un ponte molto poco impattante e addirittura ha parlato di strumentalizzazioni politiche per quanto riguarda le 9 mila firme raccolte, cosa ne pensa?
Dico che è un atto di protervia, ha anche di disprezzo. Lo chiedo ai cittadini che sono in ascolto, chi ha visto il progetto davvero? Nessuno! Chi ne ha discusso? Nessuno! Chi ha avuto da un render l’idea di quello che possa venire fuori e che l’ha approfondito si è preoccupato, compreso il sottoscritto, penso ai gruppi consiliari che sono tutti, penso che siano compresi anche quelli di maggioranza che hanno delle grandi perplessità. All’interno del cuore della città storica non può esserci un ponte autostradale. Questo è il tema. Allora io dico: se non si può fare diversamente, meglio non farlo. Oppure facciamo un ponte pedociclabile che non ha quel tipo di impatto e attendiamo le vasche di espansione perché sono il vero elemento che mette in sicurezza la città di Senigallia, non certo quel mostro messo lì. 

C’era anche chi chiedeva di uniformare i progetti di ponte Garibaldi e ponte degli Angeli, che cosa ne pensa di questo?
Sul ponte degli Angeli, intitolato così dal sindaco Olivetti, non c’è nessun provvedimento: c’è un approfondimento giuridico, anche processuale. Ma uniformare cosa vuol dire? Dobbiamo parlare anche del ponte Portone, del ponte della Statale, del ponte della Ferrovia. Certo che sono oggetto indispensabile di ragionamento, perché ancora hanno le pile in atto soprattutto gli ultimi due, però oggi c’è una contingenza che è la realizzazione del ponte Garibaldi. Così non si può fare per renderlo compatibile con la città, allor abisogna non farlo. 

Quale il ruolo dell’amministrazione comunale della giunta Olivetti: si è comportata da portatrice di interessi della collettività della città nei confronti della regione e della struttura commissariale, oppure ha perso l’occasione di in qualche modo tutelarli? 
Chi governa ha l’obbligo di assumersi le responsabilità, tutte, che incidono nella propria città, non si può dire che siccome ci sono i soldi, lo progetta la regione, meglio di così non si può fare e allora va bene tutto, perché le cose non stanno in questi termini. Se fosse stato condiviso, se ci fosse stato ascolto, se fosse stata chiesta la progettazione a tecnici che non fanno solo ponti autostradali, ma che pensano a interventi cittadini, forse qualcuno ci avrebbe detto che quella cosa lì è un’aberrazione. Invece con il metodo “io non posso fare nulla, così è”, stiamo devastando la città, quella cosa rimane lì per i prossimi 100 anni. Di fronte ai portici Ercolani quella cosa non ci può stare, almeno che i cittadini siano consapevoli di questo. Sicuramente non per far passare i tir davanti ai portici. Sono convinto che ancora i cittadini non abbiano capito bene che cosa verrà realizzato in quel punto.

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Aumentano d’estate gli accessi in ospedale a Senigallia: preoccupata la politica, tranquilla l’Ast

L'ospedale di Senigallia
L’ospedale di Senigallia

La sanità in affanno, la politica che fa proclami, la gente che denuncia disservizi e disagi. Sono questi gli ingredienti dell’ultimo “botta e risposta” sul tema che più di tutti è caro ai cittadini di qualunque colore politico: la sanità con i suoi servizi ospedalieri e territoriali. Ed è una sanità che deve fare i conti con numerose problematiche, normalmente più accentuate d’estate tra poco personale, ferie da godere e popolazione in aumento nelle città turistiche come Senigallia. Pochi giorni c’è stata l’ennesima segnalazione di cosa non va riguardo l’ospedale e i suoi servizi, in particolare con i lunghi tempi per le prestazioni al pronto soccorso di Senigallia, così come in altre città della regione Marche. Situazione resa più difficile dagli accessi legati al gran caldo di queste settimane, destinato a durare ancora per alcuni giorni.

Tema su cui è intervenuto anche l’ex sindaco della spiaggia di velluto Maurizio Mangialardi, oggi consigliere regionale e vicepresidente dell’assemblea legislativa marchigiana: «Purtroppo non stupisce che l’ondata di calore che sta investendo in questi giorni le nostre città stia facendo collassare i pronto soccorso della provincia di Ancona. I mancati investimenti e le carenze di organico rappresentano una costante degli ultimi quattro anni. Se poi ci aggiungiamo che i problemi di Torrette vengono scaricati sugli altri ospedali del territorio, aumentando le loro criticità, abbiamo la cifra esatta del fallimento sanitario targato Acquaroli-Saltamartini-Salvi. Tanto il personale sanitario quanto l’utenza, specie gli anziani e le persone fragili, continuano a vivere l’incubo che ha preso forma nel 2020, senza che vi siano segnali di controtendenza. Anzi,  ciò che registriamo è un continuo peggioramento delle condizioni di lavoro del personale sanitario, con medici e infermieri costretti a sobbarcarsi ore e ore di straordinario per permettere ai colleghi di fruire delle ferie previste dal contratto. Un fenomeno che, inevitabilmente, porta a una ricaduta sulla qualità dei servizi, peraltro sempre più frequentemente esternalizzati a ditte private per svolgere attività assolutamente ordinarie».

Altro tema è quello del laboratorio analisi, su cui il comitato cittadino a difesa dell’ospedale di Senigallia interviene più volte. L’ultima dichiarazione è quella relativa alla nuova organizzazione del punto prelievi, con l’assunzione di operatori per un totale di quattro unità tra sportelli aperti al pubblico e attività amministrative “dietro le quinte”. «Il protocollo organizzativo in partenza a fine luglio prevede un accesso dalle 07:30 alle 09:45 del mattino di pazienti prenotati, fragili e urgenti pari a circa 150 persone a cui si aggiungono i paganti il ticket per un totale di oltre 200 operazioni giornaliere. Questo con 3 operatori, uno per sportello. Un altro operatore deve provvedere  alla sistemazione cartacea delle impegnative e dei ticket, a chi spetta. E’ svolto in uno sportello a parte e comporta la spedizione dei referti ai punti prelievi esterni. Si evince quindi che la presenza fissa di quattro operatori è quella necessaria per far fronte ai carichi di lavoro del laboratorio e che l’assenza di uno di loro, anche per una semplice influenza, mette in affanno e provoca criticità al servizio. Ecco perché abbiamo avanzato la richiesta della quinta unità lavorativa».

Intanto dall’AST di Ancona, l’azienda sanitaria territoriale in cui è compresa Senigallia, sottolineano che «si è evidenziato oggettivamente un incremento di accessi presso i pronti soccorso di Senigallia e Jesi ma la situazione è sotto controllo e si stanno gestendo i flussi in maniera coordinata con i reparti anche attraverso i fast track ospedalieri. Le unità operative sono infatti a pieno regime in quanto a organico e stanno riuscendo a gestire gli accessi e le varie casistiche di accesso, alcune dovute anche al periodo estivo». Al pronto soccorso dell’ospedale di Senigallia, città a vocazione turistica, i dati sugli accessi sono in media con le precedenti stagioni estive, secondo l’Ast che snocciola alcuni dati. Lunedì 15 luglio, martedì 16 e mercoledì 17 gli accessi sono stati rispettivamente 102, 94 e 97, perlopiù codici azzurri e verdi, quindi a bassissimo rischio per la salute delle persone. L’azienda ha inoltre replicato a Mangialardi specificando di aver «da tempo provveduto al potenziamento degli organici e bandito avvisi e concorsi specifici per implementare il personale dell’emergenza urgenza», senza contare la riorganizzazione dei servizi programmata «per far fronte all’afflusso crescente fisiologico di accessi in PS nel periodo estivo legato sia al maggior afflusso di turisti sia alle casistiche legate alla stagionalità (traumi, infortuni, incidenti, ondate di calore, patologie croniche, pazienti fragili…)».

Alluvione, entro il 2024 sarà terminata la vasca di espansione a Senigallia

A Bettolelle i lavori per la realizzazione di una delle vasche di espansione per difendere Senigallia dal rischio alluvione
A Bettolelle i lavori per la realizzazione di una delle vasche di espansione per difendere Senigallia dal rischio alluvione

L’alluvione non smette di far parlare di sé, se non altro per la lenta, lentissimaprogettazione e realizzazione di alcuni degli interventi che più serviranno a mitigare nuovi rischi idrogeologici nell’area senigalliese e valliva. Così, tra le lentezze ormai note, l’assessore regionale alla protezione civile Stefano Aguzzi ha citato in consiglio regionale il caso della vasca di espansione a Bettolelle di Senigallia.

Rispondendo a un’interrogazione del Partito Democratico, primo firmatario l’ex sindaco di Senigallia e capogruppo Maurizio Mangialardi, Aguzzi ha ricordato come il progetto risalga addirittura ai primi anni ‘80 e che in decenni non sia stato fatto granché. Eppure si tratta di una delle più importanti opere per la mitigazione del rischio di esondazione del fiume Misa.

Oltre ad aver sottolineato i vari periodi di stallo che si sono susseguiti soprattutto negli ultimi 8 anni, l’assessore Aguzzi ha assicurato che entro il 2024 saranno ultimati i lavori di realizzazione della vasca di espansione tra Brugnetto e Bettolelle.

Scettico il capogruppo dem Mangialardi che ha ipotizzato la fine dei lavori, se tutto va bene, tra almeno 15 anni.

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Senigallia ha o non ha le carte in regola per divenire capitale della cultura?

Nessun dossier è stato presentato per proseguire nel sogno di far divenire Senigallia Capitale italiana della cultura 2026. Dopo l’annuncio dei consiglieri di minoranza Dario Romano e Stefania Pagani, arriva anche la risposta del vicesindaco e assessore alla cultura Riccardo Pizzi oltre all’affondo dell’ex sindaco Maurizio Mangialardi.

Senigallia non è tra le città che hanno perfezionato la documentazione per la candidatura, eppure l’iter era iniziato (in sordina) proprio per volontà dell’amministrazione comunale, senza alcuno stimolo dall’esterno. Perché allora non proseguire nel percorso di candidatura? Come unica città delle Marche, avrebbe avuto anche un certo peso, nonostante proprio nel 2024 sia Pesaro a guidare il belpaese per quanto riguarda la cultura.

E mentre dal centrosinistra piovono critiche per questo passo prima in avanti e poi indietro che sembra dare l’idea di una giunta quantomeno in confusione, dalla giunta replica alle accuse il vicesindaco Pizzi. All’origine di questa mossa del gambero ci sarebbero la motivazione che difficilmente due città limitrofe seguono come capitale della cultura a poco tempo di distanza l’una dall’altra e poi la questione di un pacchetto di eventi e iniziative che faccia da sfondo a un progetto ad hoc. Secondo l’assessore questo pacchetto è ancora da costruire, motivo per cui difficilmente Senigallia avrebbe potuto per il momento sognare in grande.

Di certo c’è che quando Senigallia si è proposta come capitale 2026, si sapeva già che Pesaro era la città della cultura nominata per il 2024. Inoltre gli eventi non mancano, i personaggi celebri nemmeno, il background culturale è dinamico, la città può fregiarsi di palazzi e piazze di pregio. Insomma c’erano gli ingredienti per un piatto da chef.

Proprio su questi aspetti insiste il capogruppo Pd in regione Mangialardi, ex sindaco di Senigallia: «Si capisce chiaramente che siamo di fronte all’ennesimo pasticcio amministrativo, inevitabile frutto di quel mix di incompetenza e mancanza di visione che caratterizza l’attuale Amministrazione comunale, capace solo di fare annunci senza mai concretizzare proposte utili alla città e lasciandola così sprofondare nella mediocrità. La verità è che dopo aver presentato la candidatura, nessuno della giunta comunale ha lavorato alla costruzione del dossier che sarebbe dovuto essere trasmesso al Ministero. E’ mancata la capacità di progettazione, ma soprattutto non c’è stato il fondamentale coinvolgimento del tessuto vivo della città e delle comunità vicine, dalle organizzazioni culturali alle associazioni di categoria fino ai Comuni delle vallate. Purtroppo il risultato non poteva essere che questo. Probabilmente, visto che di meglio non sono riusciti a fare, la giunta comunale, anziché rammaricarsi della nomina di Pesaro, avrebbe fatto bene a cogliere l’invito a fare rete avanzato dal sindaco Ricci, così da arricchire il valore di quella designazione e beneficiare a sua volta degli effetti».

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Fondazione Città di Senigallia, la giunta regionale lascia Canafoglia commissario per un altro anno

La fondazione Città di Senigallia
La fondazione Città di Senigallia

La notizia del rinnovo dell’incarico, da parte della Regione Marche, all’avvocato Corrado Canafoglia quale commissario straordinario della fondazione Città di Senigallia ha fatto subito il giro del paese. C’era tempo fino a metà aprile perché la giunta Acquaroli prendesse una decisione dopo la “mini” proroga (l’incarico era scaduto il 28 febbraio) ma non è servito attendere fino alla fine perché dalle relazioni e dal documento istruttorio, la situazione è sembrata molto chiara al presidente regionale. 

Le difficoltà non sono del tutto state superate, c’è bisogno di operare ancora in gestione straordinaria e i tempi di insediamento di un nuovo cda (per il ritorno alla gestione ordinaria) non sono compatibili con le urgenze in cui vive l’ente socio assistenziale senigalliese. Ma non tutti la vedono così. 

Dal centrosinistra cittadino e regionale, infatti, continuano a piovere attacchi che ovviamente oggi si concentrano sulla scelta presa all’unanimità dalla giunta regionale di rinnovare l’incarico a Canafoglia fino al 30 aprile 2024 “e comunque fino all’approvazione del bilancio consuntivo 2023”. Tra chi ha sempre criticato il commissariamento (e anche il commissario) c’è Maurizio Mangialardi, capogruppo Pd in Regione: «Resto sbalordito di fronte alla totale assenza di valide motivazioni che hanno portato la giunta Acquaroli a prorogare l’incarico del commissario straordinario della Fondazione Città di Senigallia. Basti dire che è stato lo stesso commissario, fin dalla premessa della sua relazione di fine mandato, a parlare di gestione difficoltosa. Un eufemismo, considerati gli irrisori risultati ottenuti, per di più ottenuti quasi esclusivamente sulla pelle dei dipendenti, vittime di demansionamenti e licenziamenti, e tagliando i servizi erogati dall’ente».

Corrado Canafoglia, commissario straordinario della fondazione Città di Senigallia
Corrado Canafoglia, commissario straordinario della fondazione Città di Senigallia

L’ex sindaco ricorda anche che «sulla nomina del commissario straordinario pende ancora un ricorso davanti al presidente della Repubblica riguardante la sua legittimità». Se «le difficoltà della fondazione risiedono principalmente nella mancata erogazione dei contributi richiesti alla Regione Marche», la causa va secondo Mangialardi ricercata proprio in quel mancato appoggio da parte del governo regionale che oggi, vorrebbe «ricompensare lautamente, ovviamente a spese dei cittadini di Senigallia, il commissario straordinario per il sostegno dato al centrodestra in occasione delle elezioni regionali del 2020».

Anche il consigliere comunale Gennaro Campanile critica il rinnovo dell’incarico. «Se l’anno scorso il commissariamento aveva una logica, quest’anno la sua riconferma segna una sconfitta clamorosa della destra senigalliese che governa la città. […] Il sindaco Olivetti e la sua maggioranza non sarebbero in grado di nominare un consiglio di amministrazione autorevole e, soprattutto, capace di gestire la fondazione senza “logiche politiche”».

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Fondazione Città di Senigallia, polemica infinita

La fondazione Città di Senigallia
La fondazione Città di Senigallia

Sembra infinita la polemica che si sta protraendo da giorni sulla situazione della fondazione Città di Senigallia. Da un lato ci sono il commissario Corrado Canafoglia e il gruppo di Fratelli d’Italia che si è schierato apertamente in sua difesa; dall’altro c’è il capogruppo di Amo Senigallia Gennaro Campanile che continua a sollevare dubbi sull’operato del commissario e il resto della minoranza che evidenzia il necessario ritorno a una gestione ordinaria dell’ente socio assistenziale.

Dopo il clamore per le prime dichiarazioni di Campanile e la replica di Canafoglia che ha smentito qualsiasi ipotesi di chiusura della residenza protetta rassicurando la cittadinanza anche sugli utili in bilancio, il gruppo consiliare che fa capo a Bello e Liverani ha auspicato il rinnovo da parte della Regione Marche del mandato di commissario straordinario della fondazione all’avv. Canafoglia «a fronte dei risultati della gestione commissariale della struttura in questa fase critica vissuta dalla fondazione». Incarico che per ora è stato prorogato dalla giunta regionale fino a metà aprile, poi si valuterà.

Amo Senigallia torna a rivendicare che quanto affermato nasce semplicemente dalla relazione inviata da Canafoglia al consiglio comunale, dove si cita la proposta di accordo con l’Opera Pia. Una bozza di progetto con cui si «prevede una nuova società mista che gestisca i 40 posti “di cure intermedie”, che la fondazione Mastai Ferretti gestisca il “controllo di gestione e servizio amministrativo”, che alla nuova struttura è assegnato “il personale sanitario rispondente ai requisiti richiesti” (quindi non necessariamente tutto il personale) della Fondazione Città di Senigallia. La residenza protetta non è più prevista». Secondo il capogruppo di Amo Senigallia a tale ipotesi dovrebbe essere il consiglio comunale a dare il via libera o meno. Da Fratelli d’Italia è stato invece risposto innanzitutto che «il consiglio comunale, in questa fase di gestione commissariale, non ha alcun ruolo», e che tanto clamore non vi era stato «quando il centrosinistra e quindi l’allora assessore Campanile, ora consigliere di minoranza, gestivano l’ente fondazione con risultati devastanti e con criticità gestionali di cui solo adesso ne siamo venuti a conoscenza».

Contrario alla prosecuzione della gestione commissariale è il capogruppo Pd in consiglio regionale Maurizio Mangialardi: «Il mandato del commissario straordinario della fondazione Città di Senigallia è scaduto lo scorso 28 febbraio. E’ tempo che la giunta regionale ci dica in che forma dovrà proseguire la gestione di questo ente così strategico per la nostra città. A oggi, ci sembra che questa esperienza abbia dato risultati assolutamente deludenti, soprattutto se si considera che i risibili risparmi di cassa sono stati fatti quasi esclusivamente sulla pelle dei dipendenti con demansionamenti e licenziamenti». Anche in questo caso non si è fatta attendere la replica di Fratelli d’Italia, vero e proprio avvocato difensore del commissario Canafoglia. «Se per il consigliere regionale di minoranza del PD Mangialardi, passare da 900 mila euro di passività a quasi 4 mila euro di utili, significa aver ottenuto “risultati assolutamente deludenti e risibili”, allora vuol dire che la matematica non è il suo forte e, quindi, forse è meglio che si metta a studiare anche lui, magari insieme a Campanile. E quando scrive, sempre Mangialardi, che questi deludenti risultati “sono stati fatti quasi esclusivamente sulla pelle dei dipendenti”, deve andarci a parlare con i dipendenti della fondazione che, in più riprese, hanno lodato, e continuano a farlo, l’operato del commissario Canafoglia».

Lontani dalla bagarre politica gli altri gruppi consiliari di opposizione di PD, Vola Senigallia, Vivi Senigallia e Diritti al Futuro che però chiedono il ritorno alla gestione ordinaria. «In tutti questi mesi, con coerenza, abbiamo sempre contestato la scelta, scellerata, di nominare un commissario straordinario per la gestione della fondazione. A nostro avviso non esistevano i presupposti amministrativi, ma non abbiamo neppure individuato i presupposti legali. Inoltre, nel primo anno di commissariamento non si evidenzia alcun atto “straordinario” che non avrebbe potuto fare un legittimo consiglio di amministrazione. Proponiamo al sindaco Olivetti ed al presidente (del consiglio comunale, Ndr) Bello di non nascondersi dietro ad alibi inconsistenti, ma di ritornare ad una gestione ordinaria, normale e legale della fondazione città di Senigallia, realtà importantissima nel nostro contesto cittadino che necessita di una amministrazione trasparente che possa rispondere legittimamente al consiglio comunale».

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Piscina delle Saline: Bucari, Mangialardi e Memè, non luogo a procedere per prescrizione

Hanno tirato un sospiro di sollievo, dopo ben sei anni di incertezza: procedimenti penali conclusi per l’ex sindaco Maurizio Mangialardi, l’ex vice sindaco Maurizio Memè e l’ex assessore alla cultura Simonetta Bucari, imputati nel procedimento legato alla gestione della piscina delle Saline.

Il collegio penale del Tribunale di Ancona, presieduto dalla giudice Francesca Grassi, si è pronunciato con il non luogo a procedere per sopraggiunta prescrizione. Bucari, Mangialardi e Memè erano accusati di abuso di ufficio, a seguito di una delibera con cui nel luglio 2015 la Giunta comunale aveva prorogato la gestione degli impianti delle Saline alla Uisp “anzichè indire una procedura con evidenza pubblica”.

Nel novembre 2021, per la stessa vicenda, erano stati assolti ‘poiché il reato non sussiste’ altri tre ex assessori della Giunta Mangialardi (Chantal Bomprezzi, Gennaro Campanile e Enzo Monachesi). Massimo Tesei, già responsabile organizzativo del comitato di Senigallia della Uisp e Giorgio Gregorini, ex presidente territoriale della stessa organizzazione, dovranno invece affrontare altri processi: l’accusa è di truffa aggravata per aver inviato “un rendiconto mendace dell’attività della piscina, difforme dal bilancio effettivo, inducendo in errore i funzionari comunali sui reali utili ottenuti”.

a cura di L.M.

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Alluvione, ecco l’ufficio tecnico speciale per il bacino dei fiumi Misa e Nevola

Barbara, lo stato del fosso che arriva al ponte di Bombo dopo l'alluvione del 15 settembre 2022
Barbara, lo stato del fosso che arriva al ponte di Bombo dopo l’alluvione del 15 settembre 2022

Inserita nel programma della Regione Marche l’istituzione di un ufficio tecnico speciale per il bacino idrografico dei fiumi Misa e Nevola. Era questa una delle proposte avanzate dal “Comitato 15 Settembre – Alluvione Valli Misa e Nevola”, che si è recentemente costituito tra i cittadini di Ostra e dell’hinterland senigalliese a seguito dell’alluvione di quattro mesi fa.

Proprio dal comitato è stata espressa soddisfazione per l’accoglimento del suggerimento che risponde ad alcune necessità del territorio. Con una lettera indirizzata al presidente regionale e commissario all’emergenza alluvione Francesco Acquaroli, il comitato aveva sollecitato la creazione dell’organismo USM (Ufficio Speciale Misa e Nevola) perché si potesse occupare della sorveglianza costante e della manutenzione ordinaria e straordinaria dei fiumi Misa e Nevola, oltre che dell’intera rete idrografica del bacino, inclusi fossi primari e secondari.

La creazione dell’Usm potrebbe anche essere un passo propedeutico alla nomina di un commissario ad hoc: sulla stessa linea di quanto fatto da Legnini per la ricostruzione del centro Italia post sisma 2016, potrebbe dunque agire con carattere di urgenza e bypassare le difficoltà legate alla burocrazia. Chi però è meno soddisfatto dell’azione regionale è il capogruppo Pd all’assemblea legislativa marchigiana Maurizio Mangialardi: «Il generico impegno…

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Fondazione Città di Senigallia, il caso dei lavoratori licenziati

La fondazione Città di Senigallia
La fondazione Città di Senigallia

Nuovo “caso” alla fondazione Città di Senigallia: sono tre i lavoratori cacciati dall’ente socio assistenziale che ha promesso anche di attivarsi per un loro reimpiego ma la notizia è esplosa in città, facendo discutere i sindacati e la politica.

Mentre le sigle sindacali annunciano iniziative di protesta, il capogruppo Pd in consiglio regionale Maurizio Mangialardi ha detto di lavorare «affinché tale epilogo sia scongiurato, ma la preoccupazione è forte anche per il futuro, perché Regione Marche e Comune di Senigallia hanno di fatto lasciato al commissario, sul quale peraltro pende ancora un ricorso al Presidente della Repubblica circa la legittimità della sua nomina, la piena facoltà di decidere letteralmente sul futuro professionale dei dipendenti della Fondazione, in totale autonomia e senza il minimo controllo».

A Mangialardi, che ha attaccato anche l’assessore Brandoni e l’amministrazione comunale di Senigallia, è arrivata la replica dell’avv. Corrado Canafoglia, commissario della fondazione Città di Senigallia: l’esternalizzazione della cucina e delle pulizie rientrano in una «complessa attività di ristrutturazione aziendale…

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