A Passo Ripe di Trecastelli, al comando di Polizia Locale dell’Unione dei Comuni “Le terre della marca senone”, si è svolta la cerimonia di consegna degli attestati di merito che la Regione ha voluto conferire agli agenti che si sono contraddistinti durante il periodo pandemico e quello dell’alluvione, un ringraziamento e riconoscimento per l’operato durante i tragici eventi.
Gli agenti sono stati premiati dai sindaci dei quattro comuni che hanno conferito all’Unione il servizio di Polizia Locale: Riccardo Pasqualini, sindaco di Barbara; Federica Fanesi, sindaca di Ostra; Massimo Corinaldesi, primo cittadino di Ostra Vetere, Marco Sebastianelli sindaco di Trecastelli.
Le motivazioni delle onorificenze parlano dell’«impegno e non comune senso del dovere dimostrati durante l’emergenza epidemiologica da covid-19, anteponendo con onore la salute dell’intera comunità alla propria» e «per il sostegno e il grande supporto alla popolazione colpita in occasione degli eventi atmosferici avversi, che nel mese di settembre 2022 hanno colpito le province di Ancona e di Pesaro Urbino». Un impegno che non è mancato nell’emergenza e che continua nell’attività quotidiana sul territorio.
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Da sinistra il maggiore dei carabinieri Francesca Ruberto, il sindaco di Senigallia Massimo Olivetti e il capitano Felicia Basilicata
Cambio al vertice della Compagnia dei carabinieri di Senigallia. Dopo quattro anni di servizio, la comandante Francesca Romana Ruberto, fresca di promozione al grado di maggiore, lascia la spiaggia di velluto per andare a prestare servizio da domani 1° settembre in Campania, e precisamente a Torre del Greco, nel napoletano.
«È stata un’ottima esperienza e vado via con un bel ricordo anche per l’accoglienza ricevuta dalla comunità senigalliese – ha detto Ruberto -. Spero di aver lasciato una testimonianza positiva come impegno, presenza e risultati». A lei il sindaco Massimo Olivetti ha rivolto un «sentito ringraziamento a nome di tutta l’amministrazione comunale e di tutta la città di Senigallia, per la grande professionalità e sensibilità dimostrata in questi anni nei confronti dell’intera collettività» provata prima dalla pandemia da covid e in seguito dal dramma dell’alluvione del 15 settembre 2022.
Dal 4 settembre subentrerà ufficialmente alla guida dei circa 90 militari di Senigallia e dintorni la nuova comandante, capitano Felicia Basilicata, la quale lo scorso 28 agosto ha avuto un incontro con il primo cittadino: quest’ultimo ha fatto i «migliori auguri per questa nuova esperienza, confermandole la piena disponibilità della struttura municipale ad una proficua e costante collaborazione per la sicurezza della popolazione e del territorio».
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Nonostante la fase di emergenza legata alla pandemia da covid sia dai più ritenuta superata, continuano ancora gli interventi per contrastare la diffusione del virus che tanti problemi ha causato alla popolazione mondiale. In particolare la Regione Marche ha approvato e finanziato un contributo straordinario per l’acquisto di dispositivi di purificazione e sanificazione dell’aria, a salvaguardia della salute degli studenti dall’infezione da Covid19, da agenti batteriologici e virali e dall’inquinamento indoor.
Sono 72 gli istituti scolastici marchigiani a beneficiare per l’anno scolastico 2022-2023 di un finanziamento dai 20 ai 40 mila euro (in base alla popolazione scolastica) per un totale di 1.803.000 euro grazie ai fondi POR Marche FSE 2014/2020. Finanziamento rivolto alle scuole dall’infanzia alla secondaria di secondo grado (statali e paritarie).
Nel territorio della diocesi senigalliese sono stati finanziati gli acquisti di impianti di ventilazione meccanica e purificatori nelle scuole dell’istituto comprensivo di Ostra, Corinaldo, “Montalcini” e “Montessori” a Chiaravalle, Monte San Vito, “Perticari” e “Fagnani” a Senigallia. Ammesse al finanziamento ma concretamente non sovvenzionate le domande presentate dall’istituto comprensivo “Nori de’ Nobili” a Trecastelli, “Giacomelli” e “Marchetti” a Senigallia.
Sono in arrivo anche nelle Marche le dosi vaccinali anti SARS CoV2 aggiornate alla variante Omicron. Dal 15 settembre prossimo un primo quantitativo potrà essere somministrato nelle diverse postazioni vaccinali della regione. Lo scorso 5 settembre, infatti, la Commissione Tecnico Scientifica di AIFA ha approvato l’indicazione di utilizzo della formulazione bivalente dei vaccini a m-RNA aggiornati ad Omicron 1(Pfizer e Moderna) come dose di richiamo, nei soggetti di età superiore a 12 anni, che abbiano almeno completato un ciclo primario di vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19.
Attraverso la Circolare del ministero della Salute del 7 settembre si specifica che i vaccini aggiornati sono raccomandati a chi deve ancora ricevere la seconda dose di richiamo (quarta dose) , in base alle raccomandazioni già previste (persone con età superiore ai 60 anni e soggetti fragili di qualunque età) ed inoltre anche operatori sanitari, operatori e ospiti delle strutture residenziali per anziani e donne in gravidanza. La seconda dose booster può essere effettuata almeno quattro mesi (120 giorni) dalla somministrazione della precedente dose o in caso di infezione, dalla guarigione. Inoltre la cosiddetta “ quarta dose” è raccomandata per tutti i soggetti di età uguale o superiore a 12 anni ancora in attesa di ricevere la prima dose di richiamo (terza dose), indipendentemente dal vaccino utilizzato per il completamento del ciclo primario. Anche in questo caso la somministrazione potrà essere effettuata almeno quattro mesi (120 giorni) dal completamento del ciclo primario stesso o in caso di infezione, dalla guarigione.
I cittadini marchigiani possono accedere alla somministrazione della terza o della quarta dose booster di vaccino anti-Covid-19 prenotandosi presso il sito https://www.regione.marche.it/Entra-in-Regione/Vaccini-Covid/Prenotazioni e dal portale di Poste Italiane dove potranno scegliere sede e giorno e fascia oraria della vaccinazione con le solite modalità.
Il centro vaccinale a Senigallia si trova presso l’Ambulatorio Vaccinazione, via Po 13.
La ripresa inaspettata e forte della diffusione dei contagi da betacoronavirus Sars-Cov-2 dovuta alla sua variante Omicron 5 ci coglie impreparati. La stagione estiva è quella in cui le persone e le famiglie cercano una maggiore libertà di aggregazione, movimento e contatti interpersonali ma anche in cui il sistema sanitario nazionale vede ridotto il numero di medici, infermieri e altri operatori sanitari. Il rischio maggiore lo corrono i soggetti esposti al contagio, a causa dell’età, di condizioni fisiche debilitanti o di malattie pregresse o in corso.
Con l’attuale prevalenza delle varianti Omicron, sono quasi sempre queste persone quelle che richiedono una ospedalizzazione in reparti di isolamento o ad alta e media intensità di cura. La società deve proteggere anzitutto loro, i “più deboli” di fronte alla ripresa dei contagi covid, e questo richiede un sacrificio per tutti, una solidarietà concreta e puntuale, una carità per il perdurante tempo di pandemia che sollecita i “più forti”, in particolare i giovani e i sani, a qualche rinuncia piccola per sé ma di grande valore per i “più deboli”.
Perdon Roberto Colombo, esperto genetista delle malattie ereditarie rare e già professore ordinario della Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, serve da subito l’assunzione di comportamenti profilattici più responsabili verso il bene della salute e della vita delle persone anziane, fisicamente compromesse e più vulnerabili al covid…
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Torniamo a parlare di pandemia e contagi. Sono numeri alti in termini assoluti quelli che l’estate 2022 sta portando con sé, cogliendo un po’ tutti di sorpresa. Ma se si guardano i malati impegnativi, i soggetti fragili che si positivizzano o coloro che richiedono l’assistenza medica avanzata o il ricovero ospedaliero in terapia intensiva, beh allora quest’ondata incute forse meno timore.
Per fare il punto sulla situazione abbiamo chiesto il parere del dottor Claudio Balicchia, medico che non solo ha contribuito a creare le linee guida delle Usca a marzo 2020 ma che poi da allora, ininterrottamente, ha lavorato in prima linea a casa dei malati del territorio. Ed è proprio lui a cercare di contestualizzare l’ondata estiva di contagi che stiamo vivendo, senza creare ulteriori allarmismi.
«Fondamentalmente, se oggi ci fosse il virus dell’autunno scorso, stando ai numeri che si registrano, avremmo reparti e terapie intensive piene fino a scoppiare. Le caratteristiche cliniche di questo virus Omicron 5 sono molto diverse dalle varianti Delta o dal virus originario: ecco perché oggi c’è molta meno pressione sul sistema ospedaliero. Dovremmo essere, presumibilmente, al picco di questa ondata e iniziare la decrescita entro fine luglio». E se così stanno le cose, forse allora è il caso di iniziare a prestare meno attenzione ai numeri assoluti e concentrarsi di più sui…
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“Il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell’epidemia da Covid-19, in conseguenza della cessazione dello stato di emergenza (cfr DL 24 marzo 2022, n.24), offre la possibilità di una prudente ripresa. In seguito allo scambio di comunicazioni tra Conferenza episcopale italiana e Governo italiano, con decorrenza 1° aprile 2022 è stabilita l’abrogazione del Protocollo del 7 maggio 2020 per le celebrazioni con il popolo”. Lo precisa una lettera della Presidenza della Cei. Tuttavia, la situazione sollecita tutti a “un senso di responsabilità e rispetto di attenzioni e comportamenti per limitare la diffusione del virus”.
La Cei offre alcuni consigli e suggerimenti. Obbligo di mascherine: il DL 24/2022 proroga fino al 30 aprile l’obbligo di indossare le mascherine negli ambienti al chiuso, “pertanto nei luoghi di culto al chiuso si acceda sempre indossando la mascherina”; distanziamento, non è obbligatorio rispettare la distanza interpersonale di un metro, “pertanto si predisponga quanto necessario e opportuno per evitare assembramenti specialmente all’ingresso, all’uscita e tra le persone che, eventualmente, seguono le celebrazioni in piedi”; igienizzazione: “si continui a osservare l’indicazione di igienizzare le mani all’ingresso dei luoghi di culto”; acquasantiere: “si continui a tenerle vuote”; scambio di pace: “è opportuno continuare a volgere i propri occhi per intercettare quelli del vicino e accennare un inchino, evitando la stretta di mano o l’abbraccio”; distribuzione dell’Eucaristia: “i Ministri continueranno a indossare la mascherina e a igienizzare le mani prima di distribuire l’Eucaristia preferibilmente nella mano”; sintomi influenzali: “non partecipi alle celebrazioni chi ha sintomi influenzali e chi è sottoposto a isolamento perché positivo al Covid-19”; igiene ambienti: “si abbia cura di favorire il ricambio dell’aria sempre, specie prima e dopo le celebrazioni. Durante le stesse è necessario lasciare aperta o almeno socchiusa qualche porta e/o finestra. I luoghi sacri, comprese le sagrestie, siano igienizzati periodicamente mediante pulizia delle superfici con idonei detergenti”; processioni: è possibile riprendere la pratica delle processioni”. Nella considerazione delle varie situazioni e consuetudini locali “si potranno adottare indicazioni particolari. Il discernimento degli Ordinari potrà favorire una valutazione attenta della realtà e orientare le scelte”.
Quanto agli orientamenti per la Settimana Santa, “si esortino i fedeli alla partecipazione in presenza alle celebrazioni liturgiche limitando la ripresa in streaming delle celebrazioni e l’uso dei social media per la partecipazione alle stesse”. A tal riguardo si segnala che i media della Cei – Tv2000 e Circuito radiofonico InBlu – trasmetteranno tutte le celebrazioni presiedute dal Santo Padre. Nello specifico, si offrono i seguenti orientamenti: “la Domenica delle Palme, la Commemorazione dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme sia celebrata come previsto dal Messale Romano. Si presti però attenzione che i ministri e i fedeli tengano nelle mani il ramo d’ulivo o di palma portato con sé, evitando consegne o scambi di rami”; “il Giovedì Santo, nella Messa vespertina della “Cena del Signore”, per il rito della lavanda dei piedi ci si attenga a quanto prescritto ai nn. 10-11 del Messale Romano (p.138). Qualora si scelga di svolgere il rito della lavanda dei piedi si consiglia di sanificare le mani ogni volta e indossare la mascherina”; “il Venerdì Santo, tenuto conto dell’indicazione del Messale Romano (‘In caso di grave necessità pubblica, l’Ordinario del luogo può permettere o stabilire che si aggiunga una speciale intenzione’, n. 12), il Vescovo introduca nella preghiera universale un’intenzione ‘per quanti soffrono a causa della guerra’. L’atto di adorazione della Croce, evitando il bacio, avverrà secondo quanto prescritto ai nn. 18-19, del Messale Romano (p. 157)”; “la Veglia pasquale potrà essere celebrata in tutte le sue parti come previsto dal rito”. Gli orientamenti sono estesi a seminari, collegi sacerdotali, monasteri e comunità religiose.
Il Covid ha colpito ancor più duramente chi si trova in una condizione di fragilità. Con Anna Gobbetti, vicepresidente della cooperativa Polo9, vogliamo approfondire questo delicato tema.
Pregi e difetti del sistema dei servizi alle persone più fragili durante la pandemia? Di primo acchito verrebbe da dire che di buono è rimasto ben poco. Si è trattata di una vera tragedia: i morti sono stati tanti, la paura di più, la solitudine dei più fragili è stata davvero grande, dovendo essere protetti sono stati i più isolati, la fatica degli operatori ha preso il sopravvento sulla disponibilità iniziale. Non eravamo assolutamente pronti ad una situazione simile. Ma la vita insegna che, anche quando sembra che tutto vada a rotoli c’è sempre una fessura da cui può entrare una luce nuova. La fessura è la nuova consapevolezza che da soli non si arriva da nessuna parte. Di fronte ad una pandemia c’è bisogno che ciascuno faccia la sua parte. Tanti lavoratori hanno dovuto fare un grande sforzo in più. Forse di buono c’è l’aver toccato con mano la nostra fragilità e se saremo bravi a non dimenticare, questa può rappresentare la base di partenza per una solidarietà nuova, fatta più di sostanza che di forma.
Quali soggetti hanno avuto ed hanno maggiormente bisogno di tutela, cura e presa in carico? Questa è una domanda alla quale non so più rispondere. Un anno fa avrei detto gli anziani, i bambini, insomma le persone fisicamente più fragili. Ma ora, a due anni dalla pandemia penso che sia l’adulto medio ad avere più bisogno di tutti: tanto rancore, tanta diffidenza e tanta insoddisfazione stanno caratterizzando questo tempo. La fatica ci ha logorato e ha fatto emergere il peggio di noi. Quindi ora credo sia necessaria una vera e propria opera di ricostruzione a partire da ciascuno di noi. Una presa di coscienza sul fatto che è necessario sforzarsi per essere persone migliori, perché di fronte alle grandi difficoltà non si può rimanere mediocri e sperare di superarle brillantemente.
Da qui in poi, sperando di esserne fuori, cosa deve propriocambiare? La pandemia ha stressato il sistema delle strutture per anziani come nessun altro evento…
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Stefania Sbriscia, senigalliese, è direttrice didattica in un comune alle porte di Padova. Gli anni del Covid visti da lì.E questa è l’intervista per trovare luci e ombre di un sistema, quello scolastico, che ha faticato non poco, oltre la paura, oltre le resistenze alle chiusure.
Scuola e pandemia: cosa ha svelato di ‘buono’, quali invece le fatiche strutturali più evidenti? Nessuno poteva immaginare che da quel sabato 22 febbraio 2020 di pre-carnevale ci saremmo rivisti in presenza ben sette mesi dopo! E che ad attenderci in quei giorni non ci sarebbero state le maschere ed i coriandoli, ma le mascherine chirurgiche e soprattutto lunghe settimane di chiusura in casa. È chiaro che le fatiche si sono da subito manifestate in tutta la loro intensità: potersi trovare e comunicare solo tramite uno schermo con connessioni traballanti, per un mondo come quello della scuola fatto di spazi, strumenti e incontri ravvicinati è stato – e lo è tuttora – una dimensione troppo riduttiva e alienante. La formazione, in particolare quella dei bambini e dei ragazzi, ha bisogno di sorrisi incoraggianti, di abbracci rassicuranti e di sguardi benevoli o severi. Ricordo di aver trascorso il primo mese di lockdown a cercare gli alunni “spariti”, una quarantina circa, completamente silenti nei vari canali comunicativi attivati. Ma ecco il lato “buono” svelato dalla pandemia: la scuola si è dimostrata comunità, attenta ai singoli componenti e impegnata ad affrontare insieme le fatiche e le chiusure obbligate. Segreteria e insegnanti si sono trasformati all’istante in “smartworkers” nel duplice significato di persone che lavorano non più in un ufficio o in un’aula scolastica ma nel proprio appartamento e riescono a condurre il lavoro in maniera intelligente, cioè essenziale ed efficace. Grazie alle sinergie create con ente locale e famiglie, siamo riusciti a rintracciare tutti gli alunni dispersi, ad assegnare alle famiglie disagiate o con più figli a casa notebook in comodato d’uso gratuito. Encomiabili i docenti che da subito si sono iscritti ad infiniti webinar per imparare ad utilizzare piattaforme, software e realizzare così quella didattica digitale da anni ipotizzata. La “scuola al tempo della Dad” si è fatta dunque trovare come comunità umana e professionale da chi avrebbe rischiato il completo isolamento e disorientamento proprio in quella fase della vita in cui servono relazioni significative e punti fermi.
Studenti, docenti, personale e famiglie: è cambiato qualcosa in loro e tra loro? Certamente con la pandemia siamo tutti un po’ cambiati, nel senso che abbiamo dovuto “fare i conti” con una realtà improvvisa e inedita, drammatica per molti, difficile per tutti. Ciascuno ha dovuto rintracciare dentro di sé le risorse più profonde per dare un senso a ciò che capitava e per “aggiornare” le proprie certezze e consuetudini, ma anche digerire limiti e paure. La scuola, proprio perché abitata da moltitudini variegate, ha evitato il black out quando ha saputo farsi comunità…
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Margherita Cimarelli è una giovane studentessa universitaria di economia. Ecco la sua testimonianza dopo due anni di “convivenza forzata” con la pandemia, con il covid-19, con le restrizioni e con una società che si è ritrovata sola di fronte ai propri limiti e paure.
Come hai vissuto questi due anni così strani, che emozioni hai provato? Questi due anni di pandemia sono stati psicologicamente faticosi. Ho combattuto un conflitto interiore tra la demotivazione da affaticamento psico-fisico e quell’innata voglia di fare che caratterizza noi giovani. La vita sociale che improvvisamente è venuta a mancare è stato un cambiamento improvviso e difficile. Tuttavia la fitta rete di comunicazione, che è sempre attiva ed è ormai quotidianità nella vita di ognuno di noi, mi ha permesso di tenermi in contatto con gli amici e di restare aggiornata sull’attualità. Sapere di non essere l’unica a sperimentare quella nuova sensazione di sfasamento, unita alla paura dell’ignoto e al turbamento emotivo, mi ha aiutata a non sentirmi sola. E allo stesso tempo è stata la cura: mi ha permesso di accogliere queste nuove emozioni, di prenderne consapevolezza e di accettarle, in quanto normali.
Cosa della tua esperienza universitaria è stata fortemente penalizzata, cosa invece è stato potenziato? La mia esperienza universitaria ha subito alti e bassi. Allo scoppio dell’evento pandemico avevo appena iniziato il secondo anno di triennale e ciò mi ha permesso di avere una visione nitida della differenza pre e post pandemia. Il primo anno l’università era un luogo di aggregazione. L’ateneo era vivo in qualsiasi angolo, respiravi l’odore di libri ovunque. I ragazzi si incontravano per studiare insieme e i ricevimenti davano luogo ad un confronto diretto con i professori. Tutto ciò mi motivava, perché sentivo di far parte di qualcosa. A un certo punto, però, mi sono ritrovata a non poter più entrare in ateneo, a seguire le lezioni con il filtro del computer. Semplicemente, a dover dare degli esami. Tanto di ciò che caratterizza la vita universitaria era sparito. Mi sentivo improvvisamente scoraggiata, demotivata. A quel punto mi sono resa conto che mi sarei dovuta rimboccare le maniche…
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La rottura c’è e sarà lunga la strada per la riconciliazione. La pandemia ha inasprito i contrasti fra due ali della società: chi approva i vaccini e chi no. Secondo Mario Pollo, antropologo dell’educazione, già docente di sociologia e pedagogia all’Università Lumsa di Roma, “È evidente il mancato riconoscimento delle competenze, delle differenze e delle gerarchie sociali”. E per trarre una eredità positiva dalla pandemia non serve la rimozione ma l’innesco di un processo emotivo che coinvolga tutti.
Professore, la pandemia che abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo cambierà i nostri comportamenti anche quando mascherine e contagi saranno un ricordo?
Impossibile prevedere il futuro ma non bisogna essere troppo ottimisti. Temo che il nostro comportamento a livello collettivo non cambierà. Perché ciò che viviamo diventi esperienza è necessario venga interpretato simbolicamente e acquisisca un significato cognitivo ed emotivo. Ma non mi sembra che a livello collettivo sia avvenuto questo processo.
Per innescarlo cosa servirebbe?
Finora le misure di restrizione, la richiesta per esempio di indossare la mascherina, erano basate sulla motivazione “la scienza dice”. Ma la scienza non riesce a toccare le ragioni profonde che orientano i comportamenti della persona nutrita da sentimenti ed emozioni. Quando manca la capacità di capire che i miei comportamenti hanno conseguenze su di me e sugli altri, la prescrizione o l’obbligo cadono nel vuoto. Sarebbe necessaria una educazione di tipo civico, che aiuti le persone a sentirsi responsabili, non solo della propria salute ma anche quella degli altri, in particolare dei più fragili. Questo permetterebbe di trarre un insegnamento, un modo per migliorare la vita della comunità. È una delle conseguenze secondarie del pensiero diffuso nella nostra società secondo il quale ‘uno vale uno’….
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Avviata dal 7 febbraio la riorganizzazione delle attività alla sede distrettuale Asur di Corinaldo, dove (in un altro piano) è stata allestita la rsa covid-19. Una decisione che, seppur supportata dal Comune, ha lasciato una scia di critiche. L’Asur stessa, dopo aver avviato dal 10 gennaio scorso la riconversione di uno dei due moduli della struttura al fine di ospitare i pazienti positivi, aveva rassicurato che erano state «definite tutte le azioni organizzative, procedurali, logistiche e assistenziali, con il personale operante nella struttura» per assicurare la separazione degli ingressi, delle attività e dei percorsi sporco-pulito. Dunque non si sarebbe fermata l’attività ambulatoriale, né del centro prelievi né quella del cup. Invece ora, a un mese dall’avvio, arriva la nuova riorganizzazione pensata in relazione alla «necessità di migliorare ed ottimizzare gli ingressi». Le attività presenti presso la sede distrettuale di Corinaldo (piano terra) sono temporaneamente convogliate presso la sede distrettuale di Ostra Vetere, in via Leopardi. Almeno fino a fine marzo 2022, termine per ora previsto dello stato di emergenza legato alla pandemia.
Nella sede montenovese saranno garantiti l’apertura del cup, front office e anagrafe, dal martedì al sabato dalle ore 7.30 alle ore 13.00; il centro prelievi nei giorni di martedì – mercoledì – giovedì – venerdì – sabato; l’ambulatorio infermieristico di lunedì – martedì – mercoledì – giovedì – venerdì – sabato; le visite cardiologiche (quelle del 1-3-5 lunedì del mese verranno effettuate nella sede di Ostra Vetere al primo piano); le visite dermatologiche (del 2-4-5 mercoledì del mese saranno effettuate al primo piano della sede di Ostra Vetere); mentre il ritiro delle miscele nutrizionali dovranno essere accordate presso la segreteria delle cure domiciliari telefonando al numero 071/79093209.
Rimarranno nella sede di Corinaldo…
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