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Tag: Ospedale

La «musica che fa bene» risuona nei reparti di oncologia di Senigallia e Ancona

Ci sono spettacoli che vengono ricordati per anni, e ci sono musiche che lasciano il segno. A questo secondo tipo appartiene l’iniziativa di Andrea Celidoni. Il noto musicista di Senigallia ha da tempo avviato un progetto all’ospedale regionale a Torrette di Ancona e, da qualche mese, esteso l’idea anche al nosocomio della propria città. Un esempio di come la musica possa diventare un vero e proprio strumento di cura e conforto. Le sue note non viaggiano su un palco, ma nei corridoi e nelle stanze dei reparti di oncologia dei due poli ospedalieri. E li trasformano. L’intervista è in onda venerdì 5 e sabato 6 settembre, alle ore 13:10 e alle ore 20 ma sarà in replica anche domenica 7 alle ore 17:15 circa, sempre su Radio Duomo Senigallia (95.2FM). L’audio integrale è disponibile anche qui grazie al lettore multimediale: basterà cliccare sul tasto play per riascoltarla.

Celidoni porta avanti da circa sette anni l’iniziativa nel reparto di oncologia di Ancona, dove organizza concerti acustici mensili per i pazienti. Circa un anno fa, grazie all’amicizia con il dott. Massimo Marcellini, il progetto si è esteso anche al reparto di oncologia di Senigallia. L’approccio è sempre delicato e rispettoso. Dei pazienti, degli operatori, delle persone che accompagnano i familiari. Mentre ad Ancona i concerti si tengono in una sala d’attesa più ampia, a Senigallia la struttura del reparto è diversa. «Io suono in una piccola rientranza, con un volume bassissimo per non disturbare».

La musica è un sottofondo leggero, una presenza discreta che accompagna i pazienti durante terapie che possono durare diverse ore. Il repertorio spazia da cantautori italiani come Lucio Dalla e Gino Paoli a grandi nomi internazionali come Frank Sinatra ed Elton John. L’obiettivo è creare un’atmosfera confortevole e per evita generi troppo aggressivi o rumorosi. «No rap, no trap» scherza Andrea, sottolineando la sua preferenza per testi che offrano un messaggio positivo e melodie più dolci, dato il contesto in cui vengono eseguite.

Il progetto, avviato a dicembre 2024, ha avuto un successo inaspettato. «Dopo il primo giorno, Marcellini mi ha chiamato per dirmi che tutti, dai pazienti al personale, erano contentissimi», racconta il musicista. Le reazioni sono state immediate e toccanti. C’è chi applaude, chi ringrazia con parole sincere, e c’è persino chi si alza per ballare. Celidoni ricorda il sorriso di una signora che, al suono di un brano, si è alzata per volteggiare per diversi minuti, o la coppia di anziani che ha ballato sulle note di “My Way”.

L’impegno emotivo è notevole, la voce di Andrea è rotta più volte durante l’intervista in cui ricorda che ogni esibizione comporta donare un po’ di sé. Ma l’impatto sociale di questa iniziativa è profondo: la musica non solo distende gli animi dei pazienti, ma offre un momento di leggerezza e normalità anche a chi li accompagna.

L’iniziativa non si ferma, almeno per il momento, e il calendario è già fissato per i prossimi mesi in quello che molti sperano sia un percorso senza fine. A Senigallia, gli appuntamenti si tengono due volte al mese e in giorni diversi per permettere a più persone di ascoltare. Qui suona e canta da solo, ad Ancona spesso suonano altri e lui ne cura solo gli aspetti organizzativi. Ma l’impegno di Andrea Celidoni, che va oltre la semplice passione per la chitarra che l’ha visto musicista e insegnante per decenni, dimostra come l’arte possa uscire dagli schemi e diventare un veicolo di umanità, bellezza e serenità in luoghi in cui sono più che mai necessarie.

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L’arte nella cura: avviato all’ospedale di Senigallia lo “studio aperto” di arte-terapia

Un nuovo progetto di arteterapia, lo “Studio Aperto – Io albero della stessa foresta“, è stato avviato all’ospedale di Senigallia. Ideato dall’artista e arteterapeuta Isabella Giampieretti, l’iniziativa mira ad aiutare i pazienti a esplorare le proprie emozioni e a favorire un senso di comunità attraverso l’espressione artistica. Per saperne di più abbiamo intervistato la promotrice dell’iniziativa: la nostra chiacchierata è in onda mercoledì 11 e giovedì 12 giugno alle ore 13:10 e alle ore 20, oltre a una replica domenica 15 alle ore 17 circa, sempre su Radio Duomo Senigallia (95.2 FM). L’audio integrale è disponibile anche a fianco di questo testo, grazie al lettore multimediale.

Lo “Studio Aperto” si trova nel blocco D1, al sesto piano dell’ospedale, e sarà attivo per sei mesi, ogni martedì, mercoledì e venerdì, dalle 14:30 alle 18:00. I partecipanti potranno utilizzare diversi materiali artistici – tempere, acquarelli, pastelli, matite e creare collage – in un ambiente silenzioso e rispettoso della privacy. Un aspetto fondamentale del progetto è che non sono richieste abilità artistiche. «Più si è liberi dai propri schemi, più si riesce a esprimersi in modo autentico», spiega Giampieretti.

L’iniziativa è rivolta principalmente ai pazienti, ma con possibilità per l’eventuale presenza di familiari o accompagnatori se necessario. La caratteristica distintiva dello “Studio Aperto” è la sua flessibilità: i pazienti possono entrare e uscire quando desiderano, rimanere per il tempo che preferiscono e partecipare una o più volte. Ogni opera creata sarà esposta su un grande cartellone raffigurante una foresta, simboleggiando il senso di appartenenza e condivisione delle esperienze.

Isabella Giampieretti
Isabella Giampieretti

L’arteterapia, sebbene poco diffusa localmente, ha radici consolidate negli ambienti ospedalieri internazionali. A Senigallia, è la prima volta che un progetto di questa portata viene avviato, coinvolgendo vari reparti come medicina, cardiologia, oncologia e psichiatria. «Aiuta a dare una voce a ciò che a volte non riusciamo a dire», afferma Giampieretti, sottolineando il ruolo dell’arte nel superare le barriere comunicative e riscoprire parti assopite di sé stessi, un bisogno emerso con forza anche dopo la pandemia.

Isabella Giampieretti, con un background nella grafica pubblicitaria e una specializzazione in arteterapia, ha unito la sua passione per l’arte con un profondo interesse per il sociale. Le sue esperienze spaziano dai bambini agli adulti, dimostrando come l’arteterapia sia uno strumento efficace per l’umanità intera, capace di facilitare la consapevolezza e la crescita personale.

Il progetto è stato realizzato grazie al sostegno della Fondazione Gabbiano, in collaborazione con l’AST di Ancona. L’obiettivo è continuare a promuovere l’arteterapia nella regione, offrendo un percorso di cura e benessere attraverso l’espressione creativa.

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La missione dei clown di corsia e la giornata del naso rosso: intervista ai Vip Claun Ciofega

Sabato 17 maggio si terrà il consueto, divertente e colorato appuntamento della giornata del naso rosso, un momento per celebrare i volontari che si dedicano agli altri attraverso la clownterapia. Decine di volontari saranno al foro annonario di Senigallia per un appuntamento che la federazione Vip Italia festeggia dal 2005. E noi come nostro solito ne abbiamo approfittato per intervistare Andrea Diottalevi, presidente di VIP Claun Ciofega di Senigallia. L’audio sarà in onda lunedì 12 e martedì 13 alle ore 13:10 e alle ore 20, più una quinta replica domenica 18 alle 16:50, sempre su Radio Duomo Senigallia (95.2 FM). L’intervista èascoltabile anche in questo articolo, grazie al lettore multimediale.

L’associazione di clownterapia è nata nel 2004 da un gruppo di giovani volontari. Parte della federazione nazionale VIP Italia, si dedica principalmente al volontariato negli ospedali, portando sollievo ai pazienti attraverso l’improvvisazione, il mimo, la micromagia, le bolle di sapone, le filastrocche, gli indovinelli e i palloncini.

Andrea Diottalevi, alias clown Micciu
Andrea Diottalevi, alias clown Micciu

Essere clown di corsia non significa però che tutto sia semplice, anzi, l’importanza della formazione è ancora più evidente quando si opera in contesti delicati, come gli ospedali. Nonostante il camice con colori sgargianti, parrucche, occhialoni e nasi rossi, il rispetto, la delicatezza, l’empatia sono doti fondamentali.

Su circa sessanta iscritti, circa trenta sono attivi negli ospedali di Senigallia (pediatria, ortopedia, lungodegenza e medicina) e Pesaro (ematologia e oncologia), collaborando anche con altre associazioni VIP delle Marche all’ospedale Salesi di Ancona. Luoghi dove si cerca di portare, anche se per pochi minuti, una ventata di allegria e spensieratezza.

Le attività vengono svolte però anche nelle scuole e nelle piazze, soprattutto quelle di sensibilizzazione sul mondo della clownterapia, come appunto la giornata del naso rosso 2025, che a Senigallia si festeggerà sabato 17 maggio, dalla mattina al tardo pomeriggio. L’evento offrirà giochi, laboratori, truccabimbi, bolle di sapone e un piccolo spettacolo, oltre a un punto informativo per conoscere meglio l’associazione. L’invito del presidente Diottalevi è rivolto a tutti, perché chiunque possa partecipare e vivere una giornata all’insegna dell’allegria, del divertimento, e di quel sorriso donato agli altri che impreziosisce le relazioni umane.

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Giochi e tv ai piccoli pazienti dell’ospedale di Senigallia: il gesto dei carabinieri

Tanti giocattoli e una televisione per far trascorrere anche ai piccoli pazienti dell’ospedale di Senigallia un natale con il sorriso. E’ l’iniziativa messa in campo dai carabinieri che hanno avviato una raccolta fondi spontanea realizzata tra tutti i militari della compagnia cittadina.

Questa mattina, 18 dicembre, la consegna dei doni al reparto di pediatria, alla presenza dei carabinieri, del personale medico e dei piccoli pazienti.

«Volevamo fare qualcosa di concreto per portare un po’ di serenità, un sorriso e un po’ di spensieratezza a questi bambini e alle loro famiglie» ha dichiarato la comandante della compagnia, capitana Felicia Basilicata.

Il televisore è stato installato nella sala comune del reparto pediatrico: offrirà ai piccoli pazienti l’opportunità di distrarsi con cartoni animati e film natalizi, creando un’atmosfera più calda e accogliente, mentre i giocattoli contribuiranno a regalare spensieratezza.

Il direttore sanitario dell’ospedale senigalliese, Mario Capasso, ha voluto ringraziare per il gesto di solidarietà: «In un periodo così importante come il Natale, questo dono rappresenta un grande segno di vicinanza alla nostra comunità. Siamo profondamente grati».

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Sanità, l’allarme dei sindacati: criticità nei servizi ospedalieri ma anche sul territorio vallivo

La sanità nel senigalliese soffre di criticità annose e ancora non si vedono attuate le importanti risposte promesse a suo tempo dalla politica. E’ l’allarme dei sindacati Cgil, Cisl e Uil, insieme alle rispettive categorie dei pensionati, che tornano a incalzare Regione e direzione della Ast.

Prima del periodo feriale le sigle sindacali, insieme a tutti i sindaci del territorio senigalliese, all’ATS n. 8 e al direttore del Distretto Sanitario, si erano riunite per discutere delle sempre crescenti criticità sanitarie e socio sanitarie emergenti nel territorio. «L’incontro, che aveva registrato un’unanime condivisione delle problematiche rappresentate dal sindacato e delle soluzioni da porre in atto, si era concluso con l’elaborazione di una lettera ed una richiesta di incontro urgente inviata alla Regione Marche. Le criticità emerse destano particolare preoccupazione, anche sul piano della tenuta sociale delle comunità, ed in tal senso si evidenziano alcune delle problematiche  che gravano in modo particolare sui soggetti anziani e fragili».

Tra le criticità ci sono le lunghe liste d’attesa, la carenza di personale, le difficoltà al CUP, le mancanze alla continuità assistenziale (Guardia Medica) dovuta purtroppo alla ormai cronica mancanza di personale medico strutturato, e il potenziamento delle attività di Assistenza Domiciliare Integrata (ADI).

L’appello dei sindacati per la sopravvivenza dell’ospedale di Senigallia è volto quindi a procedere con «la costituzione di un Ospedale di Comunità a Senigallia, ovvero quella struttura intermedia post ospedaliera, che risolverebbe molti problemi relativi ai ricoveri impropri, tempi ricovero, costi eccessivi, ecc. È innegabile che questo territorio risulti maggiormente penalizzato a livello regionale con soli 8 posti letto di Ospedale di Comunità a fronte di una media regionale per ogni distretto di 39,8 posti letto per 1000 abitanti. A tale riguardo esiste un un progetto condiviso che sfrutterebbe la presenza di una struttura già pronta (ex IRAB) che attende ormai da due anni la risposta dell’assessore regionale alla Sanità. Questo progetto presentato dalla direzione del distretto, ATS n. 8 e appoggiato da tutti i soggetti che hanno scritto la lettera, serve a dotare la città di Senigallia di 40 posti letto collocati presso la Fondazione Città di Senigallia, ridistribuire 59 posti letto di Residenza Protetta alle strutture residenziali e convenzionare 41 posti letto di residenza protetta aggiuntivi, così da poter sfruttare, complessivamente, 100 posti letto».

Nel territorio vallivo Misa e Nevola, poi, ci sono altre difficoltà, come la mancata realizzazione delle case di comunità previste ad Arcevia, Serra de’ Conti, Ostra, Ostra Vetere e Trecastelli; la saturazione delle strutture di ricovero a lungo termine per pazienti cronici (RP, RPD, con 300 persone in lista d’attesa su 567 posti letto totali); il sottodimensionamento dei servizi territoriali specialistici UMEE e UMEA (unità multidisciplinari per la tutela della disabilità dei minori e adulti) ed il Consultorio familiare. «Necessita – continuano Cgil, Cisl e Uil – riqualificare con i fondi già stanziati gli spazi della RSA di Corinaldo e potenziare il presidio di Arcevia, oltre che i servizi specialistici territoriali, con particolare riferimento al Servizio Salute Mentale e SERT».

Di fronte a tutto ciò, dopo l’incontro e la lettera rimasta per ora carta straccia, i sindacati annunciano iniziative perché il territorio riceva le risposte di cui ha bisogno.

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Quali nodi e soluzioni per la sanità pubblica a Senigallia? L’INTERVISTA al comitato cittadino per l’ospedale

L'ospedale civile di Senigallia "Principe di Piemonte"
L’ospedale civile di Senigallia “Principe di Piemonte”

Quali le problematiche attuali dell’ospedale di Senigallia e quali i passi in avanti che si potrebbero compiere di qui a poco? Dove si sta intervenendo e quando la comunità senigalliese e valliva potrà godere delle migliorie, strutturali e relative al personale, che sono state messe in campo dall’amministrazione sanitaria e regionale? Sono alcune delle domande che abbiamo posto a Silvano Cingolani Frulla, presidente del comitato cittadino a difesa dell’ospedale di Senigallia con cui abbiamo parlato di sanità e del futuro del nosocomio locale. L’intervista è in onda venerdì 16 e sabato 17 agosto, nei soliti orari delle 13:10 e delle 20, con un’ulteriore replica poi domenica 18 alle 17:25 circa (subito dopo l’intervista in due puntate al commissario della fondazione Città di Senigallia Canafoglia). L’audio è disponibile anche in questo articolo grazie al lettore multimediale ma si potrà leggere anche un estratto dell’intervista in forma testuale.

Parliamo delle liste di attesa, il sintomo che forse tutti notano di una sanità in difficoltà…
Vanno avanti da anni e si acuiscono sempre di più, con problemi sia per i cittadini sia per la Regione perché aumenta la mobilità passiva, ovvero il ricorso a cure di altre regioni, oppure si va privatamente. Il problema è che non tutti possono curarsi adeguatamente: il 10% dei marchigiani non ha le risorse per farlo. Eppure l’articolo 32 della costituzione sancisce che è un diritto di tutti potersi curare.

Molti devono fare una scelta tra le varie spese da affrontare e le cure mediche.
Ci impegniamo su questo fronte affinché le cose cambino e proprio l’interlocuzione ottima a livello locale con l’amministrazione comunale che ci ascolta e recepisce le nostre istanze va in questa direzione. Lo stesso vale col direttore dell’Ast 2 dottor Stroppa, spero che la collaborazione dia qualche frutto a breve. Criticavamo prima e critichiamo anche adesso, la differenza è che ora a livello locale siamo ascoltati. Non lo siamo a livello regionale. 

Sulla palazzina per le emergenze-urgenze avete novità? I lavori dovevano partire in primavera
L’aspettiamo con ansia perché il pronto soccorso deve essere a norma. Conterrà il pronto soccorso, l’osservazione breve, la medicina d’urgenza, la terapia intensiva e semi-intensiva, sale operatorie di ultima generazione con diagnostica dedicata. Il problema è che sotto, nel terreno, vi sono tutte le linee elettriche, idriche e per il riscaldamento dell’ospedale. Non so cosa riusciranno a fare in quella zona, andranno dirottate tutte le condotte. Inoltre andrà fatta una bonifica perché vi era un inceneritore una volta: che materiali di risulta vi sono? Questo ritardo è dovuto ai sondaggi del terreno? 

Sicuramente è il più importante investimento sull’ospedale pubblico degli ultimi anni…
Sì ma deve essere finito entro primavera 2026, perché è finanziato con i fondi del pnrr, speriamo di vedere almeno l’inizio dei lavori. A breve dovremmo avere un incontro col direttore Stroppa per capire anche il cronoprogramma dei lavori sulla nuova palazzina.

Che novità sul personale sanitario e amministrativo dopo le assunzioni annunciate dall’Ast?
Ne sono state fatte molte ma avrebbero bisogno di più risorse, ma dal fondo nazionale: ora è tutto passato a livello regionale ma il 10% delle risorse regionali non è uguale al 10% nazionale. Bisognerebbe che dal governo allarghino le risorse adeguandole al costo storico sanitario nazionale.

Silvano Cingolani Frulla
Silvano Cingolani Frulla

Quali i vostri dubbi sulle centrali operative territoriali (COT)?
Secondo la Regione, dovrebbero coordinare la presa in carico della persona. C’è a Senigallia, Jesi, Ancona e Fabriano. Ma la domanda è: quali utenti prende in carico una cot se le liste regionali di prenotazione sono chiuse e qualsiasi esame o visita non è prenotabile? Se vado al cup e non posso prenotare, il cot chi prende in carico? Queste sono alcune delle domande, ma molte ce le fanno anche i cittadini che sono arrabbiati perché dicono che il diritto alla salute sia negato quasi a tutti. Per questo ci impegniamo.

Quali soluzioni?
Per esempio, nel laboratorio analisi di Senigallia c’è ora una nuova organizzazione che dovrà regolare meglio l’attività rispetto agli altri laboratori di Jesi e Fabriano;

Perché non riapre il parcheggio lungo lo stradone Misa?
C’è una proposta vecchia che vede quel parcheggio nelle mani di una società che però lo tiene chiuso per non si sa quali motivi. E’ avvenuto dopo l’alluvione 2022, probabilmente dovevano esservi fatti dei lavori ma che sono bloccati.

Anche il Misa Soccorso ha dei problemi?
I loro locali sono angusti e non a norma e soprattutto le ambulanze non hanno alcun riparo, sia d’estate che d’inverno, nonostante le delibere che regolamentano il trasporto sanitario. I mezzi raggiungono sotto il sole delle temperature altissime, come come infuocate ma al loro interno contengono medicinali e apparecchi elettromedicali che potrebbero rovinarsi, per non parlare poi degli ammalati.

Che notizie dai reparti?
L’otorino una volta era un’unità operativa complessa, poi è stato declassato a unità semplice dipartimentale: ora c’è l’interpello ai medici, attendiamo la nomina del responsabile per ridurre le liste di attesa. Si pensi che a settembre c’è solo una seduta di sala operatoria per l’otorino di Senigallia: quattro interventi al mese di quindici minuti l’uno, con cinque medici a disposizione. E’ inaccettabile.

E poi? Qualche passo in avanti?
Stanno venendo fuori le nomine dei facenti funzione a nefrologia, a cardiologia. La cardiologia è importantissima: c’era una delibera che eliminava sulla carta l’utic, la terapia intensiva cardiologica tramutandola in riabilitativa; poi non è stata mai di fatto tolta. Adesso dovrebbe ritornare come prima grazie al concorso per primario, quindi torneremo ad avere un’utic come nel 2017, anche se attendiamo l’uscita del concorso.

Tante problematiche, tante segnalazioni dei cittadini…
Sono 6-700 segnalazioni. Cerchiamo di dare una mano con la nostra esperienza, senza guardare a posti e poltrone, ci occupiamo di salute senza guardare la politica, siamo un comitato civico che vuole cercare delle soluzioni.

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Sanità, a Senigallia la nuova palazzina per l’emergenza fatica persino a nascere

L'area all'ospedale di Senigallia dove dovrà sorgere la nuova palazzina per l'emergenza-urgenza
L’area all’ospedale di Senigallia dove dovrà sorgere la nuova palazzina per l’emergenza-urgenza

Dopo l’annuncio di ulteriori investimenti sulla sanità, che per Senigallia si traduce con la nuova palazzina per l’emergenza-urgenza, sono in corso le progettazioni esecutive. Parliamo al plurale perché in ballo c’è una pianificazione che riguarda non solo l’ospedale Principe di Piemonte a Senigallia, ma anche Fano, Urbino, Civitanova Marche, Pergola e Cagli. Nei primi tre casi si tratta dello stesso intervento di Senigallia, ovvero di una nuova costruzione per l’emergenza urgenza; a Pergola si assisterà alla ristrutturazione dell’ospedale cittadino, con il cantiere già avviato, mentre a Cagli, infine, sono cominciati i lavori per il nuovo presidio sanitario.

Un pacchetto di investimenti regionali possibili grazie al Pnrr – sempre lui – dal valore complessivo di 136 milioni di euro. Ammonta a circa 23 milioni di euro l’intervento per Senigallia; 24 per Fano; 22 per Civitanova Marche; 15 per Cagli; 22 per Urbino, mentre il conto sale a 30 milioni per Pergola dove la ristrutturazione dovrà restituire una struttura antisismica e a emissioni zero, con alte prestazioni energetiche. 

Discorso simile per Senigallia, dove si otterrà una palazzina con alte prestazioni energetiche con emissioni quasi zero e performante anche a livello antisismico. Nella struttura confluiranno il pronto soccorso, l’osservazione breve, la medicina d’urgenza, la terapia intensiva e semi-intensiva, sale operatorie di ultima generazione con diagnostica dedicata. Un sogno praticamente.

Il grosso dei cantieri dovrebbe avviarsi tra settembre e ottobre di quest’anno, è bene specificarlo perché le date spesso vengono rinviate sperando che nessuno ricordi quando in realtà l’intervento sarebbe dovuto partire o concludersi. Come nel caso di Senigallia: la nuova palazzina sostituirà il vecchio pronto soccorso con tutti i problemi legati al rispetto delle norme su agibilità, incendi e terremoti; ma forse non tutti ricordano che l’appalto era stato consegnato in via d’urgenza lo scorso aprile e che comprendeva sia la realizzazione della palazzina sia la progettazione esecutiva. I lavori da parte di un consorzio umbro sarebbero dovuti partire entro maggio 2024 per poi poter pensare di rendere operativa la struttura entro la fine del 2025, un anno e mezzo di lavori.

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Aumentano d’estate gli accessi in ospedale a Senigallia: preoccupata la politica, tranquilla l’Ast

L'ospedale di Senigallia
L’ospedale di Senigallia

La sanità in affanno, la politica che fa proclami, la gente che denuncia disservizi e disagi. Sono questi gli ingredienti dell’ultimo “botta e risposta” sul tema che più di tutti è caro ai cittadini di qualunque colore politico: la sanità con i suoi servizi ospedalieri e territoriali. Ed è una sanità che deve fare i conti con numerose problematiche, normalmente più accentuate d’estate tra poco personale, ferie da godere e popolazione in aumento nelle città turistiche come Senigallia. Pochi giorni c’è stata l’ennesima segnalazione di cosa non va riguardo l’ospedale e i suoi servizi, in particolare con i lunghi tempi per le prestazioni al pronto soccorso di Senigallia, così come in altre città della regione Marche. Situazione resa più difficile dagli accessi legati al gran caldo di queste settimane, destinato a durare ancora per alcuni giorni.

Tema su cui è intervenuto anche l’ex sindaco della spiaggia di velluto Maurizio Mangialardi, oggi consigliere regionale e vicepresidente dell’assemblea legislativa marchigiana: «Purtroppo non stupisce che l’ondata di calore che sta investendo in questi giorni le nostre città stia facendo collassare i pronto soccorso della provincia di Ancona. I mancati investimenti e le carenze di organico rappresentano una costante degli ultimi quattro anni. Se poi ci aggiungiamo che i problemi di Torrette vengono scaricati sugli altri ospedali del territorio, aumentando le loro criticità, abbiamo la cifra esatta del fallimento sanitario targato Acquaroli-Saltamartini-Salvi. Tanto il personale sanitario quanto l’utenza, specie gli anziani e le persone fragili, continuano a vivere l’incubo che ha preso forma nel 2020, senza che vi siano segnali di controtendenza. Anzi,  ciò che registriamo è un continuo peggioramento delle condizioni di lavoro del personale sanitario, con medici e infermieri costretti a sobbarcarsi ore e ore di straordinario per permettere ai colleghi di fruire delle ferie previste dal contratto. Un fenomeno che, inevitabilmente, porta a una ricaduta sulla qualità dei servizi, peraltro sempre più frequentemente esternalizzati a ditte private per svolgere attività assolutamente ordinarie».

Altro tema è quello del laboratorio analisi, su cui il comitato cittadino a difesa dell’ospedale di Senigallia interviene più volte. L’ultima dichiarazione è quella relativa alla nuova organizzazione del punto prelievi, con l’assunzione di operatori per un totale di quattro unità tra sportelli aperti al pubblico e attività amministrative “dietro le quinte”. «Il protocollo organizzativo in partenza a fine luglio prevede un accesso dalle 07:30 alle 09:45 del mattino di pazienti prenotati, fragili e urgenti pari a circa 150 persone a cui si aggiungono i paganti il ticket per un totale di oltre 200 operazioni giornaliere. Questo con 3 operatori, uno per sportello. Un altro operatore deve provvedere  alla sistemazione cartacea delle impegnative e dei ticket, a chi spetta. E’ svolto in uno sportello a parte e comporta la spedizione dei referti ai punti prelievi esterni. Si evince quindi che la presenza fissa di quattro operatori è quella necessaria per far fronte ai carichi di lavoro del laboratorio e che l’assenza di uno di loro, anche per una semplice influenza, mette in affanno e provoca criticità al servizio. Ecco perché abbiamo avanzato la richiesta della quinta unità lavorativa».

Intanto dall’AST di Ancona, l’azienda sanitaria territoriale in cui è compresa Senigallia, sottolineano che «si è evidenziato oggettivamente un incremento di accessi presso i pronti soccorso di Senigallia e Jesi ma la situazione è sotto controllo e si stanno gestendo i flussi in maniera coordinata con i reparti anche attraverso i fast track ospedalieri. Le unità operative sono infatti a pieno regime in quanto a organico e stanno riuscendo a gestire gli accessi e le varie casistiche di accesso, alcune dovute anche al periodo estivo». Al pronto soccorso dell’ospedale di Senigallia, città a vocazione turistica, i dati sugli accessi sono in media con le precedenti stagioni estive, secondo l’Ast che snocciola alcuni dati. Lunedì 15 luglio, martedì 16 e mercoledì 17 gli accessi sono stati rispettivamente 102, 94 e 97, perlopiù codici azzurri e verdi, quindi a bassissimo rischio per la salute delle persone. L’azienda ha inoltre replicato a Mangialardi specificando di aver «da tempo provveduto al potenziamento degli organici e bandito avvisi e concorsi specifici per implementare il personale dell’emergenza urgenza», senza contare la riorganizzazione dei servizi programmata «per far fronte all’afflusso crescente fisiologico di accessi in PS nel periodo estivo legato sia al maggior afflusso di turisti sia alle casistiche legate alla stagionalità (traumi, infortuni, incidenti, ondate di calore, patologie croniche, pazienti fragili…)».

Liste di attesa, «la Regione Marche copi dall’Abruzzo il sistema per ridurle»

Torna sulle liste di attesa il comitato cittadino a difesa dell’ospedale di Senigallia. Lo fa con un appello alla politica regionale perché percorra la stessa strada tracciata in Abruzzo. Nella vicina regione, infatti, è stato votato e approvato un emendamento con cui si dà priorità allo smaltimento delle liste di attesa e poi spazio alle prestazioni di libera professione, a pagamento, dentro gli ospedali pubblici.

«Nella vicina Regione Abruzzo è stata trovata una soluzione – sostiene il comitato senigalliese sulle liste di attesa – Un emendamento, votato a maggioranza, dice che qualora i tempi di esecuzione siano troppo lunghi e troppo distanti da quelli indicati dal codice di priorità della ricetta del medico di base della Asl (nelle Marche le Ast provinciali) si possono bloccare le attività libero professionali degli specialisti. E allora basta copiare! Vale a dire che vengono prima le prestazioni nell’ospedale in cui i sanitari lavorano e una volta azzerate le liste da’attesa si può ripristinare la libera professione intramoenia. E con l’aiuto delle strutture sanitarie private convenzionate».

Comitato che insiste: «Se le liste d’attesa sono troppo lunghe non deve essere possibile fare l’attività a pagamento dentro l’ospedale. Oltretutto sarebbe un vantaggio perché, dando spazio a prestazioni all’interno del servizio pubblico, la Regione vedrebbe ridotta, quasi azzerata, la mobilità passiva».

Dunque una soluzione che potrebbe risolvere sia il problema delle liste di attesa – l’obiettivo è quello – sia ridurre un conto economico molto pesante: sono infatti oltre 400 i milioni di euro sborsati da palazzo Raffaello in 10 anni. E sono finiti nelle casse di altre regioni che hanno accolto i pazienti marchigiani bisognosi di cure e che nelle Marche non trovavano spazio nel sistema sanitario regionale.

La soluzione sarebbe in grado di «soddisfare finalmente le esigenze dei pazienti – spiega ancora il comitato che conclude – una solidarietà nei confronti dei cittadini, a fatti e non a parole, che non rinuncerebbero più alle cure (il 10% dei marchigiani lo fa) e che potrebbero curarsi nella  propria provincia. I marchigiani si aspettano un emendamento simile dalla Regione Marche».

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Sanità pubblica: difficoltà e contraddizioni. INTERVISTA a Luca Santarelli (Rinasci Marche)

L'ospedale di Senigallia
L’ospedale di Senigallia

Di solito di sanità si parla esprimendo giudizi negativi o comunque con gradi di soddisfazione non particolarmente alti. Nonostante infatti l’abnegazione del poco personale ancora rimasto nel settore pubblico della sanità, le criticità di un sistema da aggiornare rimangono tali e i tagli nel corso degli anni alle risorse economiche non hanno fatto altro che aggravare il quadro. Così abbiamo pensato di parlarne con uno del settore: abbiamo scelto un infermiere e un esponente politico, due figure che si fondono in Luca Santarelli, professionista della clinica neurologica dell’azienda ospedaliera delle Marche ma anche consigliere regionale e presidente del gruppo Rinasci Marche – Civici e solidali.

Per ascoltare le sue parole basterà cliccare sul tasto play del lettore multimediale, mentre chi preferisce leggere potrà proseguire con il testo qui sotto. Ricordiamo che l’intervista va in onda lunedì 13 e martedì 14 maggio alle ore 13:10 e alle ore 20 su Radio Duomo Senigallia-InBlu (95.2 FM), e in replica anche domenica 19 alle ore 16:50.

Hai più volte affrontato i temi sanitari in consiglio regionale…
Sì, la situazione della sanità nel suo complesso non è ottimale, non solo per quanto riguarda la mia professione: posso affermare per la mia lunga esperienza che riguarda tutte le professionalità che operano in campo sanitario ma anche gli ausiliari, i tecnici. Siamo molto critici sulla dinamica di definanziamento del sistema pubblico. Servono nuove assunzioni, stabili, con contratti e adeguati alla dignità e al valore della professione. Borse lavoro, tirocini e flessibilità che poi si traduce in precarietà rendono le professioni sanitarie poco attrattive. 

La carenza di personale è da anni al centro del dibattito ma le soluzioni adottate non sembrano aver prodotto i risultati sperati.
La chiave può essere limitare il ricorso ai professionisti presi all’estero o ai gettonisti o alle cooperative. Venti anni di tagli alla sanità e un tetto di spesa sempre più rigido, mentre si indirizzano risorse verso la sanità privata hanno prodotto certi effetti. Spesso c’è la necessità di strutture e professionisti sanitari dal mondo privato, ma dopo decenni di malagestione ora ci sono problemi radicati nel sistema.

E come ne usciamo ora? 
Ormai siamo di fronte a un vero e proprio allarme: mancano centinaia di migliaia di figure professionali nel sistema sanitario nazionale e regionale. Spesso è anche difficile quantificare il fenomeno proprio per la precarietà delle persone assunte. Il definanziamento avviene a livello ministeriale, poi le regioni devono gestire quel poco che hanno. Ma ciò va ad impattare sull’assistenza agli utenti.

Luca Santarelli
Luca Santarelli

Che proposte avete avanzato?
Il rifinanziamento della sanità pubblica. Durante la pandemia sono state introdotte misure straordinarie, ma il personale è stato costretto a turni massacranti. Negli anni successivi i precari sono rimasti tali e ciò porta difficoltà su difficoltà. Gli operatori rischiano di non essere motivati nel lavoro di cura e assistenza al paziente. Anche sulle liste di attesa, la corte dei conti ha dichiarato che nelle Marche c’è un quadro insoddisfacente, con percentuali di recupero delle prestazioni sotto la media nazionale. Noi abbiamo fatto proposte che avrebbero portato benefici da questo punto di vista.

Perché ci sono tanti spazi per le prestazioni intramoenia (la libera professione intramuraria da parte degli operatori della sanità pubblica) se le liste di attesa sono lunghissime?
Il loro contratto lo prevede, dando possibilità di aumentare il proprio reddito in maniera lecita. Il tema è che il privato garantisce in questo momento certezza economica e condizioni migliori. Adesso la sanità pubblica è di serie B per il definanziamento prolungato negli anni. Un sistema da rivedere. I cittadini hanno il diritto a essere curati, a essere curati bene, non dico sotto casa ma almeno nel raggio di venti chilometri. Anche perché la popolazione è sempre più anziana.

E’ vero che le cooperative di medici risucchiano risorse pubbliche? Cioè la formazione è pubblica, la gavetta è pubblica ma poi il sistema pubblico si deve andare a comprare la prestazione sanitaria dal professionista che nel frattempo è passato al privato: cosa ne pensi?
Se n’è parlato tantissimo, è una vera emergenza perché le tariffe dei cosiddetti gettonisti sono quattro volte superiori ai medici del sistema sanitario nazionale. Nasce tutto dalle difficoltà dei pronto soccorsi, ma è chiaro che c’è un forte interesse economico. C’è chi prende l’aereo, viene qui, fa tre o quattro turni consecutivi e poi se ne ritorna a casa con un’indennità molto alta, lavorando al fianco di chi percepisce un quarto del loro stipendio. Non siamo d’accordo ma alla base c’è una mancata programmazione.

Com’è messa la sanità locale, mi riferisco a tutto il territorio diocesano?
E’ molto allarmante. Noi abbiamo presentato mozioni e interrogazioni, tra cui quelle per ripristinare a Senigallia alcune funzioni organizzative, perché altrimenti l’ospedale non è in grado di operare in piena efficienza e sicurezza, nella tutela sia dei pazienti che degli operatori o di chiunque riceva prestazioni. Ora sono squilibrate verso Jesi e Fabriano, ma le funzioni organizzative devono tornare in una città che triplica la popolazione d’estate: non avere la centralità dei servizi è penalizzante per il territorio. Per le aree interne, invece, notiamo un divario rispetto alla costa: per esempio ad Arcevia il prelievo lo puoi fare tre volte a settimana. Negli altri giorni ti devi recare a Senigallia, oltre 45 km di distanza, e in mezzo non c’è nemmeno una farmacia dei servizi che potrebbe risolvere qualche problema. E’ inaccettabile, da terzo mondo.

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Riduzione delle liste di attesa: meno risorse alla provincia più popolosa

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Foto di Annie Spratt da Unsplash.com

Ammonta a 13,2 milioni di euro la cifra che la giunta regionale ha stanziato per il 2024 con lo scopo di realizzare oltre 160 mila prestazioni sanitarie in più e abbattere quindi le liste di attesa infinite di cui si parla da anni. Ma lo stanziamento, seppure di rilievo in termini assoluti, potrebbe non essere sufficiente. Critiche in tal senso arrivano dal comitato cittadino a difesa dell’ospedale di Senigallia.

L’annuncio

Il vicepresidente della giunta e assessore alla sanità della Regione Marche, Filippo Saltamartini, ha affermato – presentando il piano operativo regionale 2024 – che gli obiettivi sono quelli di rispettare i tempi di erogazione in base alla priorità prescritta di tutte le prestazioni previste dal piano nazionale per il governo delle liste di attesa (il 90% nei tempi previsti) e di recuperare le prestazioni non erogate per via dell’emergenza pandemica. Di fatto circa 8,6 milioni di euro serviranno a effettuare prestazioni di specialistica ambulatoriale e diagnostica, mentre i restanti 4,6 milioni sono destinati agli interventi chirurgici.

«Nel 2023 le risorse ammontavano a 9 milioni di euro – ha ricordato l’assessore – e sono state completamente spese: siamo riusciti a recuperare per l’ambulatoriale 128.374 prestazioni rispetto alle 58.991 previste nella Dgr del precedente Piano di Recupero; i ricoveri recuperati sono stati 2.768 e gli screening 12.016. Quest’anno con maggiori risorse a disposizione gli Enti, con il supporto del privato quando necessario, avranno l’opportunità di fare di più».

La critica

C’è però chi storce il naso. In questo caso è il comitato senigalliese che da tempo segue le questioni sanitarie a sollevare delle perplessità in merito allo stanziamento. In particolare viene evidenziato come nella ripartizione provinciale, la Regione abbia assegnato all’Ast di Ancona circa 1,5 mln; a Pesaro Urbino circa 3 mln; nel maceratese andranno 1,8 mln di euro, altri 1,7 nell’ascolano e 1,6 a Fermo. 

«Ad Ancona sono andate meno risorse di tutte le province, pur essendo la più popolosa. Addirittura meno di Fermo e questo è un chiaro segnale di disaffezione del territorio. Se poi vogliono farci intendere che questo è il modo giusto per recuperare prestazioni diagnostiche e ambulatoriali e gli interventi chirurgici persi a causa della pandemia abbiamo serie difficoltà a crederci. Senza risorse né personale non si recupera un bel niente».

L’affondo

«Tutti sappiamo che le risorse sanitarie vengono assegnate in base alle teste (numero di abitanti) – continuano dal comitato senigalliese che lamenta scarsa attenzione dai vertici regionali mentre sta ottenendo un confronto costante e nel merito con i nuovi direttori della Ast – e allora ci chiediamo se quelle dei cittadini di Ancona e provincia valgono meno, visto il minor gettito. Certo, non vorremmo dirlo, ma salta all’occhio la non appartenenza dei politici regionali al nostro territorio. Quando li abbiamo avuti non è che sia andata meglio, anzi. E non vorremmo nemmeno pensarlo, ma la sanità sembra diventata un bacino elettorale».

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Sanità pubblica, prorogati all’ultimo minuto i contratti di 43 medici dell’Ast dorica

L'ospedale civile di Senigallia "Principe di Piemonte"

«La sanità pubblica non è efficiente». «Si deve aspettare troppo per fare una visita nel pubblico». «Non funziona». Questi sono solo alcuni dei commenti che capita di sentire dalla voce di pazienti, sempre più stanchi dei problemi che sta vivendo il settore sanitario pubblico. Pazienti spesso costretti a emigrare nella sanità privata, più efficiente e in cui si trovano posti disponibili nel giro di pochissimo tempo grazie al fatto che la prestazione viene pagata direttamente dal fruitore. Una delle cause delle difficoltà del settore pubblico è proprio la carenza di risorse e personale, senza contare la strumentazione spesso obsoleta. Tutti aspetti collegati, è evidente, ma il risultato è uno solo: il paziente ha perso la pazienza. 

A contribuire a questo esito scontato ci pensa però anche l’amministrazione sanitaria stessa. L’ultima prova in tal senso è che l’Ast di Ancona – l’azienda sanitaria territoriale a cui fa riferimento anche Senigallia – ha «prorogato con determina n. 1893 del 29 dicembre scorso fino al 31 dicembre 2024 i contratti di collaborazione coordinata e continuativa di 43 medici assicurando la continuità assistenziale in diversi reparti tra cui i pronto soccorso degli ospedali di Senigallia, Jesi e Fabriano cui sono stati assegnati 19 medici». Lo si legge in una nota stampa dell’ente.

Sembrerebbe una buona notizia, ma il fatto che la proroga – di un solo anno, senza una vera stabilizzazione – sia arrivata proprio alla fine del periodo e non qualche settimana/mese prima, getta ovviamente nel timore gli stessi operatori. Quanti saranno disposti a sopportare un trattamento così stressante? Quanti saranno disposti ad attendere l’ultimo giorno per sapere se il proprio posto di lavoro è salvo o meno? E quanti reparti sono in crisi non potendo strutturare i propri turni finché non c’è la conferma della proroga dell’incarico di certi professionisti?

Sempre nel comunicato stampa ufficiale dell’Ast Ancona, viene riportato che “nella serata del 30 dicembre, subito dopo la pubblicazione sulla G.U. del decreto legge, tutti i reparti sono stati informati dell’effettività della proroga confermando che i medici potevano essere messi in turno fin dal 1 gennaio 2024”. Che organizzazione: appena 24/30 ore prima dell’inizio del nuovo anno!

E poi giù con i toni trionfalistici: «Pur tra le difficoltà riscontrate, l’AST Ancona è riuscita a non interrompere i rapporti di collaborazione in essere assicurando la continuità assistenziale per l’intero anno 2024 in una situazione di evidente criticità» ha sottolineato l’assessore alla sanità Filippo Saltamartini. Non c’è nulla da festeggiare, si sappia. E’ solo un salvataggio in extremis, come capita fin troppo spesso e che non permette di programmare, di accorciare le liste di attesa, di stabilizzare i precari, di dare risposte all’utenza, di colmare il divario con il settore privato.

La chiosa finale è poi un elenco dei reparti a cui gli altri medici – oltre a quelli dei pronto soccorso – prorogati sono suddivisi: 3 alle cardiologie di Jesi e Fabriano; 14 al dipartimento di prevenzione; 1 al medico competente; 1 alla nefrologia di Fabriano; 1 all’oncologia di Fabriano; 1 alla pediatria di Fabriano; 2 alla medicina penitenziaria; 1 alla medicina riabilitativa di Fabriano. Salta evidente all’occhio che Senigallia non è presente con alcun reparto, eppure non è che nei mesi scorsi (forse sarebbe corretto dire nei giorni scorsi) siano arrivati chissà quali rinforzi. Che la spiaggia di velluto sia già a posto con medici e personale vario senza che ce ne siamo accorti?

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