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Tag: sanità

Elezioni regionali Marche 2025, intervista a Elena Campagnolo (Lega)

In vista delle elezioni regionali del 28 e 29 settembre, Radio Duomo Senigallia ha ospitato Elena Campagnolo, assessora all’ambiente del Comune di Senigallia nonché candidata nelle file della Lega. Nell’intervista, in onda alle ore 13:10 e alle ore 20 sui 95.2 FM e ascoltabile anche qui grazie al lettore multimediale, si è potuto chiarire il motivo della sua candidatura e soprattutto parlare dei temi centrali per il territorio. La sua scelta di impegnarsi in Regione è vista come una naturale evoluzione del suo lavoro a livello locale, un servizio alla comunità che può estendersi per un respiro più ampio.

Alluvione e ricostruzione

Uno dei punti focali dell’intervista è il tema della ricostruzione post-alluvione. Campagnolo ha ricordato il suo impegno immediato dopo l’evento del 2022, che l’ha portata a Roma per sollecitare aiuti concreti. «Grazie al lavoro del Presidente Acquaroli e una concertazione durata alcune settimane, siamo riusciti a stanziare 400 milioni di euro per il territorio, che sono serviti in parte a mettere in sicurezza la zona, e per il resto a risarcire la popolazione duramente colpita», ha affermato. Campagnolo ha sottolineato come il territorio delle valli Misa e Nevola sia «più sicuro di tre anni fa», pur riconoscendo che c’è ancora molto da fare. In particolare, ha menzionato la questione delle vasche di espansione, precisando che la prima è entrata in funzione dopo 40 anni dalla sua progettazione e che la giunta Acquaroli ha velocizzato le procedure per le successive. 

Turismo e aree interne: Senigallia modello per le Marche?

Il turismo è un altro argomento di grande importanza. Nonostante si sia in attesa dei dati ufficiali sulla stagione estiva, la candidata leghista si dice convinta che il successo di Senigallia possa essere un modello per l’intera regione. «Esiste un sistema Senigallia da cui la Regione Marche deve partire», ha detto, ricordando come in tre anni la città sia diventata la «regina del turismo marchigiano», superando il milione di presenze dopo oltre un decennio. A questo si lega il tema delle aree interne: Campagnolo ha espresso la necessità di valorizzare i borghi, spesso colpiti da spopolamento e carenza di servizi, attraverso bandi come ha fatto la giunta Acquaroli e iniziative come ‘Marche Storie’.

Economia e sanità: gli impegni per la Regione

L’intervista ha toccato anche i temi dell’occupazione, dell’agricoltura e della sanità. Campagnolo ha lodato l’attuale situazione occupazionale a livello nazionale, che a suo dire offre maggiori opportunità di lavoro a tempo indeterminato rispetto al passato. Per quanto riguarda l’agricoltura, ha espresso l’impegno per sburocratizzare l’accesso ai bandi e per il sostegno alle famiglie e imprese di agricoltori che promuovono prodotti di eccellenza nazionale. Sulla sanità, la candidata ha difeso la riforma avviata dalla Giunta Acquaroli, definendola un «cambiamento necessario» che potenzierà i servizi sui territori, nonostante non sia ancora pienamente percepibile dai cittadini. Campagnolo si è detta ottimista sulla costruzione delle case di comunità, sottolineando che i lavori sono partiti in diversi territori. Infine, parlando di ambiente, ha menzionato i controlli elevati sulla raffineria di Falconara, pur riconoscendo il disagio degli abitanti vicini, e ha rimarcato l’impegno delle aziende locali del settore del trattamento rifiuti verso la sostenibilità.

L’astensionismo: un appello al voto

Concludendo l’intervista, Campagnolo ha espresso fiducia nella vittoria del presidente Acquaroli, ma ha voluto sottolineare una preoccupazione: l’astensionismo. «Mi dispiace che tante persone non vedano come una questione importante quella di andare al voto», ha affermato, auspicando che i cittadini si rechino alle urne il 28 e 29 settembre per il bene del loro futuro e di quello dei loro figli, indipendentemente dalla loro preferenza politica. Ha concluso ribadendo la sua visione della politica non come un lavoro, ma come un modo per servire la comunità, forte del suo impegno personale a Senigallia e della sua professione.

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Elezioni regionali Marche 2025, intervista a Roberto Paradisi (Forza Italia)

C’è chi in politica porta la propria dote di impegno, esperienza e competenza e chi invece cerca in politica una dote, spesso un ruolo, con compenso ovviamente. E’ questa la netta distinzione con cui Roberto Paradisi, coordinatore locale di Forza Italia, si presenta agli elettori in vista delle prossime consultazioni regionali del 28 e 29 settembre. Un concetto chiaro, semplice, che restituisce dignità alla politica e al voto, in un momento in cui tanti diffidano e non votano. L’intervista integrale è in onda martedì 16 settembre, alle ore 13:10 e alle ore 20 su Radio Duomo Senigallia (95.2 FM), ma è disponibile anche in quest’articolo grazie al lettore multimediale.

Forte di una carriera come avvocato, docente universitario e con un lungo impegno nel mondo sportivo, Paradisi ha esposto le sue ragioni, le sue proposte e la sua visione per il futuro della regione, ponendo l’accento sulla concretezza di un impegno civico libero, a detta sua, da condizionamenti di partito.

Sanità, sport e cultura: il programma per le Marche

Paradisi si concentra su diverse aree chiave, a partire dalla sanità, un settore che assorbe oltre l’80% del bilancio regionale. Pur riconoscendo i meriti dell’attuale giunta Acquaroli nell’aver invertito la rotta rispetto al passato in cui si accentravano risorse e competenze, l’esponente di FI insiste sullo stop ai medici gettonisti, proponendo un’alternativa: «Richiamiamo i medici di famiglia in pensione, come è successo durante il Covid, e cominciamo a rimpinguare tutti i borghi e i presidi sanitari». L’obiettivo è quello di «un borgo, un presidio sanitario», garantendo a ogni comunità, anche la più piccola, l’accesso a guardie mediche e a un soccorso di base efficiente. Critiche invece per il mancato avvio delle case di comunità promesse ma anche a chi si impegna per vedere «la medaglietta», dimenticando la sostanza della questione.

Il candidato ha poi collegato indissolubilmente lo sport alla cultura, definendoli «la più potente medicina contro lo sballo e il disagio giovanile». Per quanto riguarda lo sport, ha criticato la gestione di alcune strutture pubbliche, come nel caso della palestra di via D’Aquino a Senigallia, chiusa per lavori improvvisati nel mese di avvio delle attività sportive da parte delle varie società, e il «regime dei presidi» che nega l’uso delle palestre scolastiche alle società sportive, in violazione di una legge del 1996. Per la cultura, Paradisi ha proposto un festival dei classici, itinerante nei teatri e anfiteatri romani della regione. Un progetto che non solo valorizzerebbe il patrimonio culturale delle Marche, ma creerebbe anche un indotto turistico, trasformando la cultura in un motore di crescita.

Turismo e protezione civile: proposte per il territorio

In materia di turismo, Paradisi ha difeso strenuamente il settore plein air, smentendo il pregiudizio che i turisti in camper non generino un’economia virtuosa. «Chi si muove con un mezzo da 80 mila euro ha un’importante capacità economica, e spende», ha affermato. «Va al ristorante, nei mercati, nei negozi. Dobbiamo creare aree attrezzate per intercettare questi flussi».

Sull’annoso tema del rischio idrogeologico, Paradisi ha ribadito la necessità di accelerare la costruzione delle vasche di espansione e ha proposto la soluzione di un coordinamento unico di protezione civile per ogni vallata: «Davvero pensiamo che si possa lasciare tutto alla singola volontà dei sindaci che si scambiano sms?». L’obiettivo finale sarebbe quello di creare una sorta di «commissario di fiume» per una gestione rapida ed efficace delle emergenze.

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Elezioni Marche 2025: i sei punti cruciali per la sanità pubblica a Senigallia

A un anno dalla nostra ultima intervista, torniamo a sentire il parere di chi sulla sanità sta battendo da tempo i pugni sul tavolo: il comitato cittadino per la difesa dell’ospedale di Senigallia. Al microfono di Radio Duomo Senigallia (95.2 FM), in onda lunedì 1 e martedì 2 settembre alle ore 13:10 e alle ore 20, ma in replica anche domenica 7 alle 16:50, c’è Silvano Cingolani Frulla, il quale ha stilato un documento di sei punti prioritari da sottoporre ai principali candidati alla presidenza della Regione, Francesco Acquaroli e Matteo Ricci, per sollecitare risposte concrete alle problematiche del settore. L’audio è disponibile anche qui grazie al lettore multimediale, basterà cliccare sul tasto play.

Un anno di progressi, ma le sfide rimangono

Cingolani Frulla ha riconosciuto i progressi ottenuti nell’ultimo anno grazie alla collaborazione con la direzione strategica dell’AST 2. Tra questi, il ripristino dell’unità di terapia intensiva coronarica (utic) in cardiologia, con l’assunzione di cinque nuovi medici e l’arrivo di attrezzature moderne come il poligrafo per lo studio delle aritmie. un altro traguardo significativo è stato il ritorno, dopo 15 anni, del reparto di otorinolaringoiatria, che ora richiede un’adeguata assunzione di personale medico e infermieristico. Da sottolineare anche l’attivazione di nuove unità operative dipartimentali in dermatologia e neurologia, il potenziamento del pronto soccorso di urologia e l’aumento del personale nel laboratorio analisi.

Le sei richieste del comitato

Nonostante i passi avanti, diverse questioni cruciali restano irrisolte. Per questo motivo, il comitato ha formulato sei richieste precise che intende presentare ai candidati Acquaroli e Ricci.
1 – Maggiore autonomia per l’ospedale: si chiede una maggiore autonomia funzionale per il presidio di Senigallia, in particolare per l’ufficio tecnico, al fine di snellire le procedure e accelerare gli interventi.
2 – Reparto di otorinolaringoiatria: pur soddisfatti del suo ritorno, il comitato chiede il ripristino dei posti letto di degenza e un incremento del personale medico e infermieristico per ridurre le lunghe liste d’attesa.
3 – Liste d’attesa: viene ribadita la necessità di un piano efficace per abbattere le liste d’attesa, a partire dalla verifica dei carichi di lavoro e dalla convenzione con strutture private accreditate per garantire risposte tempestive.
4 – Nuova palazzina dell’emergenza-urgenza: i lavori per la nuova struttura devono essere accelerati per evitare di perdere i fondi del pnrr. Si chiede inoltre di dare una sede idonea alla centrale operativa del 118.
5 – Presenza medica notturna: per garantire la funzionalità dell’ospedale, si richiede la presenza notturna fissa di un medico di guardia chirurgica, medica e radiologica.
6 – Casa della comunità: l’apertura di una struttura del genere è considerata una priorità per decongestionare il pronto soccorso, gestendo al meglio i casi a bassa gravità.

La guardia rimane alta

Il Comitato, pur riconoscendo il lavoro svolto dall’attuale dirigenza, ritiene che sia fondamentale mantenere alta l’attenzione sui problemi strutturali della sanità. La richiesta di un incontro con i due principali candidati alla presidenza della Regione Marche è stata inoltrata nella speranza di ottenere un confronto diretto e un impegno concreto per il futuro dell’ospedale e della sanità nel territorio senigalliese.

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Marche: un manifesto sulla sanità per tutti, a firma di tante associazioni

Un manifesto creato da una rete di associazioni impegnate nel mondo sanitario delle Marche da offrire ai candidati per le prossime elezioni regionali: ecco cos’è “Marche: una sanità per tutti”. Si tratta di un prezioso contributo che vuole essere utile a chiunque verrà eletto nella prossima tornata elettorale della Regione Marche prevista in autunno, firmato da ACLI (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani) Marche, Ambulatorio Paolo Simone Maundodè Senigallia, ANFASS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) Macerata, Apito (Comitato Marchigiano Associazione don Paolo Tonucci) Marche, Comitati di partecipazione per la salute dei cittadini Regione Marche, Nucleo Provinciale di Coordinamento Ancona della Rete Civica GIMBE, Gruppo Solidarietà, SIMG (Società Italiana di Medicina Generale e delle cure primarie) Marche. Una serie di proposte per un miglioramento delle politiche della salute nella nostra Regione in un’ottica assolutamente bipartisan perché la salute non ha colore politico e dovrebbe essere un diritto di tutti i cittadini.

Il documento nasce dall’esigenza di mandare un segnale alla politica marchigiana per stimolare un salto di qualità nella gestione delle politiche per la salute, mettendo a frutto il capitale morale e di risorse umane e professionali di cui dispone il nostro servizio sanitario regionale. Si tratta di dieci proposte che nascono nella convinzione che possano incrociare speranze, aspettative e volontà di tutti. Lo scopo è offrire uno spunto di riflessione ai futuri programmatori della sanità marchigiana, affinché non perdano di vista il concetto che il servizio sanitario è al servizio dei cittadini e non l’inverso.

Si tratta di un documento di valori e di proposte concrete, cioè di quelle caratteristiche fondanti che i firmatati ritengono debbano essere proprie delle politiche per la salute di ogni Regione.

Tra le dieci proposte del manifesto spiccano alcune tematiche prioritarie come la centralità della prevenzione, la tutela delle categorie più fragili e della povertà emergente in sanità, la necessità di individuare i distretti come sede prioritaria nell’erogazione dei servizi, la riaffermazione del primato della sanità pubblica rispetto a tutti gli altri soggetti – privati accreditati e convenzionati – in un ruolo di piena integrazione e la scelta dei professionisti nei ruoli dirigenziali che deve essere effettuata sulla base di comprovate competenze. Temi fondamentali per il benessere di tutti i cittadini della Regione Marche, sui quali i firmatari auspicano l’endorsment dei candidati alle future cariche dirigenziali della nostra Regione.

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Marina di Montemarciano “stretta” tra il ripascimento della spiaggia e gli ambulatori medici – L’intervista

L’intervista con il sindaco di Montemarciano, Maurizio Grilli, ha toccato due temi principali: l’erosione costiera e la situazione degli ambulatori medici a Marina di Montemarciano. E’ in onda mercoledì 9 e giovedì 10 aprile alle ore 13:10 e alle ore 20, mentre domenica 13 verrà replicata a partire dalle 16:50, secondo contributo audio su tre consecutivi. Il servizio è disponibile anche qui in questo articolo, assieme a un brete testo: basterà cliccare sul tasto play del lettore multimediale.

Per quanto riguarda l’erosione costiera, il sindaco ha fatto il punto sui lavori di ripascimento della spiaggia. Il primo stralcio è stato interrotto a fine marzo, come previsto, e dopo alcuni interventi di sistemazione, il lungomare sarà liberato dai mezzi. I lavori riprenderanno dopo l’estate, tra fine settembre e inizio ottobre, motivo per cui non si asfalterà il lungomare ora rovinato. Finora è stato riversato circa un quarto del materiale previsto, ghiaia prelevata dal fiume Esino, e la qualità sembra ottima. Le spiagge interessate sono tornate fruibili. Il sindaco è fiducioso che questo intervento, unito a una manutenzione annuale, possa garantire una certa stabilità alla spiaggia per diversi anni. Il sindaco si è detto preoccupato di possibili ricorsi al TAR, auspicando che non ostacolino i lavori, cruciali per rilanciare la vocazione turistica di Montemarciano. Ha ricordato i ritardi nella fase iniziale dei lavori e teme che possano ripetersi. Ha annunciato l’intenzione di organizzare un incontro con la cittadinanza per fornire informazioni più precise sull’andamento dei lavori, probabilmente dopo la ripresa dell’intervento in autunno. Infine, ha chiarito che il piano di difesa costiera non prevede scogliere rigide nel tratto più a nord.

Riguardo agli ambulatori medici a Marina di Montemarciano, il sindaco ha ribadito che si tratta di una struttura privata. Attualmente lo spazio è libero perché i medici operano a Montemarciano per loro scelta. Sono in corso interlocuzioni con l’Ast per trovare un nuovo medico per la frazione di Marina. Grilli si è detto cautamente ottimista. Ha definito “strumentalizzazione politica” la raccolta firme promossa – anche – da un esponente della precedente giunta, sottolineando che il problema della carenza di medici a Marina esisteva già prima a causa di scelte professionali, e che l’iniziativa ha coinvolto ingiustamente altre professioniste. Pur comprendendo il disagio dei cittadini, ha ricordato che gli ambulatori attuali sono raggiungibili anche con i mezzi pubblici. L’inserimento dell’Ast della località di Marina tra le “zone carenti” è un passaggio necessario: ora si spera che porti all’arrivo di un nuovo medico a Marina, evidenziando come la situazione attuale sia stata innescata dal trasferimento di un medico fuori comune.

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«La sanità nelle Marche? Roba da ricchi»

Lunghe liste di attesa, strutture socio-sanitarie il cui costo è in aumento e pesa sulle spalle delle famiglie, soprattutto quelle meno abbienti. E’ un quadro a tinte fosche quello che hanno tratteggiato Uil e Uil Pensionati Marche, nel descrivere la situazione della sanità pubblica marchigiana. Una difficoltà, secondo l’associazione di categoria, dovuta alle scelte politiche della Regione che hanno contraddistinto gli ultimi anni. E che di fatto porta le persone a far ricorso alla sanità privata. 

Liste di attesa

«Le lunghe liste di attesa sono la principale causa del ricorso alle prestazioni private – commenta Marina Marozzi, segretaria generale della Uil Pensionati Marche – ovviamente da parte di chi se lo può permettere. Se, come dice la Fondazione Gimbe rielaborando i dati dell’Istat, ogni marchigiano spende 638 euro (anno 2023) per curarsi, si deduce come sempre più marchigiani siano costretti a rinunciare a curarsi: sono stati il 9,7% contro la media nazionale del 7,6% – terza regione dopo Sardegna e Lazio – e, analizzando la media regionale, emerge che il 7,8% sono uomini e l’11,6% sono donne. Quest’ultimo dato non è un dettaglio da poco, ma il risultato di una condizione della donna che prima per via del gap salariale e poi quello pensionistico la pone in una situazione reddituale svantaggiata che la accompagna durante tutto il corso della vita».

Le strutture socio sanitarie

Costi che aumentano anche per i pazienti delle strutture sociosanitarie. «Il fondo di solidarietà con il quale i Comuni sostenevano il pagamento delle rette dei cittadini meno abbienti è stato azzerato – attacca Claudia Mazzucchelli, segretaria generale della Uil Marche – Con le scelte di bilancio che la Regione ha adottato vengono meno i sostegni economici destinati a un’utenza sempre più fragile, sempre più bisognosa di solidarietà e sempre più povera. La Uil aveva, invece, chiesto all’assessore regionale Saltamartini di incrementare le risorse e di allargare la platea del fondo, rappresentata inizialmente da disabili e psichiatrici, anche agli anziani non autosufficienti. L’assessore aveva assunto nel tempo precisi intendimenti – prosegue Mazzucchelli sulla sanità – ma quel che rimane è soltanto un’utenza che fa sempre più difficoltà a sopravvivere e a cui era necessario rivolgere una maggiore attenzione da parte del potere politico regionale».

Il nodo dei costi nella sanità.

Nel frattempo con apposita delibera, la giunta ha autorizzato l’aumento delle rette nelle strutture per disabili, ponendo a carico della regione 465.000 euro a copertura del maggior costo per gli utenti, ma limitatamente al 2024 e con risorse del bilancio 2025. «Ciò significa che dall’anno in corso gli ospiti di queste strutture devono farsi carico di quest’ultimo aumento – sottolinea Carlo Santini delegato sanità per la Uil confederale Marche  – oltre che dell’importo previsto in compartecipazione dai Comuni e finanziato con il fondo di solidarietà che però, appunto, è stato depennato dal bilancio regionale». 

Le critiche

«Si introduce invece una misura a favore degli anziani non autosufficienti indigenti di 4 milioni di euro per il triennio 24/27 – concludono dalla Uil Marche  – che riusciranno quindi a garantire una elemosina riservata a pochissimi, mentre in questi anni la Regione non ha mancato di soddisfare le richieste economiche provenienti dagli enti gestori delle residenze per anziani, che perennemente stentano a far quadrare il proprio bilancio nonostante gli interventi regionali che si susseguono periodicamente nel tempo».

Strutture socioassistenziali in difficoltà, Mario Vichi: «Regione ci venga incontro o sarà crisi»

La questione dei contributi regionali agli enti gestori delle strutture socio assistenziali delle Marche torna al centro del dibattito locale. Per poterne sapere di più abbiamo scelto di intervistare Mario Vichi, presidente della fondazione Opera Pia Mastai Ferretti di Senigallia, ma anche referente regionale delle residenze protette per anziani: è lui a porre delle riflessioni, anche amare, sullo stato di difficoltà di queste realtà in cui ci si prende cura di circa 12 mila persone, tra anziani (la maggior parte) ma anche individui con disabilità o dipendenze e minori. L’intervista audio, che si trova integrale anche in questo articolo, andrà in onda lunedì 11 e martedì 12 novembre alle ore 13:10 e alle ore 20, mentre domenica 17 alle ore 16:50. Sempre su Radio Duomo Senigallia, naturalmente, sui 95.2 FM.

Partiamo da una panoramica della realtà locale
La fondazione Mastai Ferretti di Senigallia è la struttura più grande delle Marche, ospita ben 240 anziani, oltre al centro diurno di altri 20, più gli appartamenti con altre 20 persone. Quindi è una realtà che copre diciamo abbastanza le esigenze. Poi ci sono altre due strutture a Senigallia. Nella vallata, ogni centro ha la sua residenza, i servizi sono nati tutti più o meno nella prima metà del 900 e fino a qualche anno fa era sostanzialmente sufficiente. La situazione è cambiata nel nostro territorio e nelle marche in particolare. L’invecchiamento della popolazione: si vive di più, l’età media cresce per uomini e donne, ma non si può dire nello stesso tempo che si viva in buona salute. A Senigallia e nelle marche, oggi il 25% della popolazione è over 65 anni; nel giro di 8-10 anni arriverà al 35%. Poche nascite e si vive di più, poi le famiglie non sono più quelle di un tempo; per gli anziani arriva il momento che da soli a casa non riescono a starci.

C’è un problema di natura sociale, è cambiata la famiglia, è cambiata la società, sono cambiati i ritmi: sapevo che alla domanda di assistenza alle persone anziane c’era un’offerta di posti limitata, è ancora così?
La situazione sta addirittura peggiorando. Negli ultimi due anni, soprattutto dopo il Covid, noi ad esempio abbiamo ricevuto nel 2023 oltre 200 domande di ingresso e ne riusciamo a soddisfare 50, 60, che vuol dire su tre domande ne accontentiamo una e questo non riguarda solo noi, riguarda tutte le strutture del territorio. Si parla tanto di domiciliarietà. l’anziano deve stare a casa, ma in realtà gli anziani finché possono ci stanno a casa già di loro volontà. Arriva però un momento in cui, per i problemi della famiglia di cui abbiamo parlato prima e per mancanza di servizi da parte del sistema sanitario, si chiede l’ingresso nelle strutture. In genere non arrivano mai autonomi, ma sono tutti non autosufficienti: ciò comporta un impegno di assistenza molto molto alto oggi, rispetto a qualche anno fa.

Non siamo più di fronte alla casa di riposo che appunto ospitava persone anziane che potevano avere una prospettiva di vita ancora autonoma, ma di persone che hanno necessità di assistenza impegnativa, continua, qualificata.
Infatti oggi parliamo di residenza protetta, non più di casa di riposo. Nella nostra struttura su 240 ospiti che abbiamo, dire 20 autonomi dico tanto, tutti gli altri sono semi e non autosufficienti. Serve un servizio sia di infermieri che di operatori sociosanitari intensivo. Le risposte che arrivano dal sistema sanitario? Purtroppo non ci sono. Tempo fa quando c’era un problema di tariffe per quel che riguarda il sostegno, perché il costo reale di un ospite sta intorno ai 2.500-3.000 euro al mese, se non c’è il contributo dello Stato noi come tante altre strutture siamo fortemente in difficoltà. C’è stato un intervento della sanità nelle Marche nel 2023: di fronte ai 7 euro/giorno che avevamo chiesto in più, ce ne hanno dati 4. In questi due anni la situazione è peggiorata per un aumento di costi legati all’aumento generale, ma soprattutto al tempo in più che va dato per gli anziani molto impegnativi, più oss, più infermieri, più materiale e questo chiaramente ha aumentato pesantemente i costi, un impegno molto più gravoso rispetto a cinque anni fa. Oggi stiamo di nuovo bussando alla regione dicendo che se non si viene incontro si rischia di chiedere alle famiglie a dir poco 7 euro al giorno in più.

Quella che lei ha descritto è una situazione che vale per tutta la regione Marche, forse magari anche per tutta Italia.
Le Marche sostanzialmente sono tutte uguali perché la sanità delle Marche, per un fatto gravoso che parte dal 2005, non ha dato importanza all’assistenza anziani. La regione Marche dà un contributo di 37 euro al giorno; l’Emilia, il Veneto, la Lombardia, le altre danno dai 45 ai 60 euro al giorno. La differenza è tutta qua e oggi ci viene detto, sono stati fatti dei tagli, i soldi non ci sono: noi potremmo pareggiare un po’ i conti con almeno di 7 euro al giorno di incremento.

Se la situazione non si dovesse sbloccare a livello regionale e magari non tutte le famiglie fossero disposte o nelle capacità di poter far fronte a un aumento della retta mensile, che scenario ci si prospetta davanti?
La regione insiste nel voler lasciare a casa gli anziani con le cure domiciliari, ma è una strada sbagliata che è stata lanciata nel 2021. Noi diciamo che le domande sono aumentate perché gli anziani vivono di più ma vivono non in buona salute e quindi chiedono di entrare. Ci sono delle trattative in corso, confidiamo che la regione Marche faccia un salto di qualità come hanno fatto le altre regioni. Altrimenti l’argomento va portato alla pubblica opinione. Nello stesso tempo poi c’è anche un altro problema con tutta una serie di nuovi parametri per l’accreditamento, che significa ore in più, specialisti in più e di conseguenza costi in più, ma il servizio di qualità costa: ci auguriamo che la politica e la regione Marche rimuovano gli ostacoli, comunque arriverà il momento che con le famiglie dovremmo metterci a tavolino e ragionare insieme. Non si vuole lo scontro, ma se le altre regioni danno mediamente 50 euro al giorno contro i 37 delle Marche un motivo ci sarà.

Dando uno sguardo a livello regionale, quante sono le strutture per anziani?
L’organizzazione che rappresento io raccoglie circa 65 strutture di tutte le 5 province, ma nel totale sono circa 160 strutture. Gli anziani nelle marche che stanno nelle strutture sono circa 10 mila, poi ci sono circa 2 mila tra disabili, minori, dipendenze, quindi parliamo di circa 12 mila persone. E’ stato fatto qualcosa per i disabili e per i minori, niente per il resto.

E’ vero che la Bolkestein interessa anche le vostre strutture?
Sui giornali s’è parlato in questi mesi dei bagnini, ma nessuno ha parlato dell’applicazione della legge sulla concorrenza nella sanità: dal 2025 le strutture nostre rischiano di essere oggetto dell’applicazione della legge sulla concorrenza. Le altre regioni non stanno ponendo come prioritario questo problema, la regione Marche sì. Sarà un problema in più, perché potrebbe significare che arriva il grande gruppo del nord che accaparra le strutture nostre, piccole o medie o grandi e quindi sradicando una storia, una tradizione. Vogliamo essere fiduciosi ma questo sarà un problema in più. Si rischia diciamo una privatizzazione anche di questo settore.

Che potenziali conseguenze al di là dello sradicamento e della tradizione?
Sono gruppi privati, già qualcosa c’è nelle Marche. Le nostre strutture sono tutte senza scopo di lucro, le grandi strutture del nord sono strutture che pensano al risultato economico. Quindi sì, privatizzazione anche di questo settore, altro grosso rischio.

La regione avrebbe un vantaggio nell’arrivo dei grandi gruppi che potenzialmente potrebbero essere un pochino più autonomi a livello finanziario?
Si preoccupa delle risorse scarse, sicuramente le pensa tutte pur di non spendere. Una cosa amara che sottolineo: c’è stato il G7 salute nelle Marche, nessuno ha parlato di anziani, questo è un messaggio negativo che è passato dal G7 di Ancuna di qualche settimana fa.

Completamente dimenticati insomma?
Gli anziani non ci sono.

Una domanda riguarda a livello locale il progetto di accorpamento, collaborazione, fusione con la Fondazione Città di Senigallia per implementare i servizi con l’ospedale di comunità e la casa di comunità. Qual è lo stato dell’arte?
Il progetto è stata fatta dalla dirigenza dell’Asur di Senigallia, che ha coinvolto noi e Città di Senigallia circa due anni fa. Un progetto ottimo perché prevedeva nelle strutture della Fondazione Città di Senigallia di costituire due nuclei, l’ospedale di comunità e la casa della salute.

Qual è la differenza tra le due?
L’ospedale di comunità significa che l’ospedale cura le acuzie, il momento cruciale dopo di che manda a casa la persona o trova altre soluzioni, nel caso degli anziani magari dall’ospedale vanno a finire nelle case di riposo. L’ospedale di comunità è la struttura in cui la persona può essere inserita fino a che non si stabilizza, tant’è vero che l’aspetto sanitario è curato da medici dell’Asur, non da medici privati come invece nelle residenze protette dai medici di base. Invece la casa della salute è il servizio specialistico dei medici, quindi diciamo quello che è per capirci l’attuale poliambulatorio reso più specialistico con tutte le competenze. Tutto questo serve per alleggerire gli ospedali. E’ stata chiesta la disponibilità alla fondazione Città di Senigallia di mettere a disposizione i locali, visto che sono anche vicino all’ospedale, quindi ottima soluzione e in più i fabbricati già ci sono. All’Opera Pia è stato chiesto di portare avanti la gestione del sistema, si dovrebbe creare un soggetto nuovo, una società tra le due strutture che porterebbe avanti il servizio con una convenzione attraverso il servizio sanitario della Regione. Il progetto c’è, tutti l’hanno condiviso, sono passati due anni, la Regione ancora non ha dato luce verde, quindi siamo in attesa. So che qualche movimento c’è, ma al momento ancora non ci sono novità.

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Salute, se ne parla al G7 di Ancona ma anche fuori: le contestazioni. Intervista a Nicola Mancini (Arvultùra)

Si parla di salute, del vertice G7 sulla salute ad Ancona e di contestazioni nel programma “20 minuti da Leone”. L’ultima puntata, in onda venerdì 11 ottobre e sabato 12 alle 13:10 e alle 20, con un’ulteriore replica domenica 13 a partire dalle 16:50 (la terza di tre interviste) su Radio Duomo Senigallia (95.2 FM) ha come protagonista e ospite Nicola Mancini dello spazio comune autogestito Arvultùra di Senigallia. In questo articolo, oltre all’audio integrale dell’intervista, è presente anche un estratto testuale.

Partiamo dagli striscioni appesi a Senigallia…
L’iniziativa che abbiamo messo in campo sabato 5 ottobre aveva uno scopo comunicativo, si trattava di esporre degli striscioni nei luoghi che riteniamo simbolici rispetto al diritto alla salute, il nostro ospedale e il nostro consultorio. La critica che portiamo al G7 è la questione della privatizzazione della sanità pubblica, della sua decostruzione e dell’accumulo delle liste d’attesa per poter ottenere visite, operazioni o comunque accertamenti vari. Questo elemento l’abbiamo voluto rendere evidente con la questione dell’intramoenia, perché ci sembra assurdo e grave che una persona per avere una visita o per farsi un’operazione debba attendere mesi, un anno a volte di più e se invece paghi fior fior di soldi lo stesso medico ti fa la stessa operazione nello stesso ospedale il giorno dopo. Questa cosa noi la riteniamo inaccettabile e vorrei dire incompatibile con un sistema di diritto.

E il secondo?
Riguarda più una battaglia che stiamo portando avanti, insieme al collettivo transfemminista Ortica e insieme alla rete Oltre 194, sul consultorio. I consultori sono strumenti essenziali per la sanità pubblica, che riguardano la libertà delle donne di poter abortire e quindi proprio in quanto tali sono strumenti che vengono costantemente o depotenziati o chiusi oppure infiltrati dai vari pro-vita che fondamentalmente occupano posti che non gli spettano. L’aborto è una libertà e dovrebbe essere anche indiritto, mentre invece i pro-vita ritengono che l’aborto sia un omicidio e che la salute delle donne sia un elemento secondario, sacrificabile rispetto a una presunta vita.

Per quanto riguarda il diritto alla salute e l’intramoenia incontrate il favore un po’ di tutti i cittadini, un’opinione abbastanza diffusa e condivisa. Il tema dell’aborto invece incontra una serie di critiche che riguardano questioni etiche e che quindi interessano ampie fasce della città in maniera anche trasversale.
Queste iniziative hanno come scopo quello di pubblicizzare la contestazione al G7, quindi uno le deve leggere in questo quadro qua, altrimenti avremmo messo in campo altre situazioni. La questione delle liste d’attesa è qualcosa di trasversale, ma nonostante sia condiviso da persone anche di opinioni politiche opposte, non produce nessun tipo di conseguenza da un punto di vista politico. Tutti pensano quello che abbiamo appena detto, ma i politici non fanno assolutamente nulla, anzi remano al contrario. La seconda questione riguarda invece i consultori, io innanzitutto non sono così d’accordo che il tema dell’aborto sia un tema così divisivo. Attiene al piano etico, estremamente soggettivo, individuale: ognuno di noi ha la libertà di scegliere cosa fare e cosa non fare con il proprio corpo, ma questa libertà di scelta non può obbligare gli altri a piegarsi alla nostra stessa idea di libertà, questo è il concetto fondamentale e in più noi uomini, noi maschi dovremmo un po’ tacere su questa questione, perché sul corpo delle donne decidono le donne.

Il nodo non è tanto la scelta dell’aborto, ma che ci possa essere il diritto di effettuarlo, giusto? 
Esatto, è una pratica diffusa, quindi a mio avviso scientifica e ragionata, della destra al governo e la possiamo riportare dal livello comunale a quello regionale e nazionale. Con questa compagine politica è difficile poter affrontare frontalmente certi temi e certe questioni: non potranno mai vietare l’aborto, mai abolire la 194. Il loro atteggiamento non è di scontro frontale, dialettico, ma è aggirare le cose. Questo sistema è un po’ viscido, per cui formalmente resta tutto, ma poi nella sostanza se togli finanziamenti, riduci i medici, riduci gli orari d’apertura, le strutture le lasci nel loro degrado e rendi ancora più difficile per una donna arrivare all’aborto o anche a prendere la pillola del giorno dopo e tutti gli altri strumenti contraccettivi. Di fatto stai combattendo una libertà e un diritto senza però andare a toccare il piano legislativo. 

Avete registrato un progressivo deterioramento di questo diritto, avete visto questo fenomeno accentuarsi oppure era già una scia, una tendenza che era in essere da tempo?
Se parliamo della demolizione del servizio sanitario pubblico, questo è un qualcosa che è in corso da 20 anni e, ahinoi, il centrosinistra, il Partito Democratico ne è pienamente responsabile, soprattutto la giunta Ceriscioli che a mio avviso è quella che ha distrutto la sanità marchigiana. Il centrodestra si è semplicemente accomodato nel solco. Per quanto riguarda invece i diritti civili, sicuramente da quando il centrodestra è al governo in questo ambito qua c’è stata una grossa accelerazione.

Torniamo al G7 di Ancona. Quali sono le iniziative che sono state messe in campo?
La contestazione al G7 è già cominciata tra il 28 e il 29 settembre. I movimenti femministi e transfemministi, era la giornata mondiale sull’aborto, sono scesi in piazza. E noi siamo scesi in piazza in svariate centinaia in Ancona. Questa prima mobilitazione per noi è stato l’inizio della campagna che ci ha portato verso il G7. Il secondo step fondamentale è stato il 5 ottobre, sabato scorso, dove ci siamo divisi tra due iniziative. La prima è ovvia, la presenza a Roma per il corteo pro palestina e quindi per disobbedire al divieto alla manifestazione imposto dal governo e per criticare questo assurdo liberticida e criminogeno decreto sicurezza. La seconda invece era la presenza a un presidio a Falconara davanti all’API. Uno dei temi del G7 è quello del rapporto tra salute e territorio ambiente. L’ecomostro API che da decenni inquina la nostra area, il nostro mare e la nostra terra, è esattamente il contrario di quello che il G7 dice. Parlano di salute, territorio e ambiente esattamente in un territorio martoriato verso i quali non propongono nessun tipo di soluzione alternativa. Quel problema va risolto chiudendo la raffineria API senza girarci tanto intorno. 

E nel vivo delle giornate del G7?
Mercoledì un presidio al Salesi proprio per rivendicare la libertà di abortire, soprattutto rispetto a alcune pratiche terribili che stanno proponendo, per fortuna ancora non eseguendo, di portare dall’Ungheria, dalla Polonia come l’ascolto del battito del feto e altre cose. Giovedì delle iniziative diffuse, sit-in, presidi: uno la mattina in Ancona sul tema delle liste d’attesa; uno il pomeriggio davanti alla sede della provincia di Ancona sul tema sempre salute, ambiente e territorio. Non per l’API, ma la costruzione dell’Edison, anche questa ennesima follia che stanno facendo a a Jesi, e poi la sera in Ancona un confronto, un dibattito e una spiegazione proprio del DDL Sicurezza per organizzare sabato 19 ottobre una manifestazione nazionale a Roma. Venerdì poi la mattina presso il Cinema Azzurro l’assemblea plenaria di tutti i vari soggetti che hanno partecipato all’organizzazione del contro G7 con l’obiettivo ambizioso di costruire una piattaforma di lotta comune che possa essere condivisa, con anche interventi internazionali per esempio dei medici palestinesi, sulla sanità di Gaza. Il tutto si conclude venerdì pomeriggio con una manifestazione pacifica e di massa da Piazza Cavour, centro della città di Ancona, proprio mettendo insieme tutti questi argomenti che in maniera singola sono stati sviluppati nei giorni precedenti, nei presidi, nelle manifestazioni, nelle assemblee, con la partecipazione di tutti i comitati sulla sanità pubblica e di tanti altri movimenti da molte città d’Italia.

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Sanità, cresce la mobilità passiva: Marche in difficoltà

Quasi 100 giorni per una mammografia, neurologia ed endocrinologia e quasi la metà delle visite urgenti erogate oltre i 10 giorni di attesa. Anche per questo nelle Marche i costi di mobilità passiva superano i 90 milioni di euro, con un saldo negativo di 27,7 milioni di euro. Sono alcuni numeri emersi nel corso dell‘assemblea regionale della Uil Marche che si è tenuta recentemente ad Ancona, nell’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche alla presenza, tra gli altri di Santo Biondo, segretario nazionale UIL, e di Anna Rea, presidente nazionale dell’Adoc, l’associazione dei consumatori legata alla Uil. Al centro dell’assemblea idee e proposte per una sanità che sappia prendersi cura delle persone e della comunità in un’ottica di prevenzione e non di sola cura. “Prevenire è meglio che curare” non a caso è il titolo scelto per l’incontro.

«Contro le tendenze istituzionali, regionali e nazionali che vedono nella sanità un costo – ha detto la segretaria generale della Uil Marche, Claudia Mazzucchelli – è necessaria una rivoluzione nell’approccio per far tornare il ssn un servizio alla collettività. Un cambio di approccio urgente in un momento in cui un numero sempre maggiore di famiglie si vede costretta a rinunciare alle prestazioni mediche per motivi economici. Una sanità che invece che al malato guardi soprattutto alla persona in termini di prevenzione, ha come diretta conseguenza una società di cittadini più sani, con costi anche minori su tutta la collettività in termini economici ma anche sociali».

Servirebbe più personale per programmare servizi migliori e abbattere le liste d’attesa. «Ad Ancona inizia il G7 salute e la Uil si propone con un documento programmatico dove si chiede – ha detto Biondo – un piano straordinario di assunzioni in linea con il fabbisogno indicato dai Ssr in ambito ospedaliero e di medicina territoriale. Per fare ciò è necessario eliminare il tetto alla spesa per le assunzioni degli operatori sanitari, bloccato al 2004. Siamo convinti che l’abbattimento delle liste di attesa rappresenti, per tutta l’utenza, la priorità assoluta in materia di salute».

All’incontro hanno partecipato anche Fabio Piacenti (presidente Eures), Rossana Berardi, primario della clinica oncologica dell’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche, Adriana Celestini (presidente Iom e Amici dello Iom) e Roberto Amici (presidente comitato partecipazione Inrca).

Secondo il sindacato occorre urgentemente «velocizzare il processo della medicina territoriale perché a tre anni dal Covid siamo ancora in alto mare. Bisogna arrivare in tutti i luoghi, nelle periferie e nei territori più lontani, bisogna raggiungere chi non può permettersi di spostarsi o emigrare per le cure. I medici da soli non possono affrontare le nuove sfide della medicina moderna. Servono ospedali e case di comunità, non solo targhe sulle porte ma luoghi fisici ai quali i cittadini possano accedere per bisogni di assistenza sanitaria e socio-sanitaria e non intasare pronto soccorso e ospedali, progetti questi previsti e in molti casi rimasti sulla carta. Per raggiungere questi obiettivi serve uno sforzo collettivo e per questo la Uil Marche apre l’assemblea regionale alla partecipazione di tante voci diverse nella società».

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Sanità, l’allarme dei sindacati: criticità nei servizi ospedalieri ma anche sul territorio vallivo

La sanità nel senigalliese soffre di criticità annose e ancora non si vedono attuate le importanti risposte promesse a suo tempo dalla politica. E’ l’allarme dei sindacati Cgil, Cisl e Uil, insieme alle rispettive categorie dei pensionati, che tornano a incalzare Regione e direzione della Ast.

Prima del periodo feriale le sigle sindacali, insieme a tutti i sindaci del territorio senigalliese, all’ATS n. 8 e al direttore del Distretto Sanitario, si erano riunite per discutere delle sempre crescenti criticità sanitarie e socio sanitarie emergenti nel territorio. «L’incontro, che aveva registrato un’unanime condivisione delle problematiche rappresentate dal sindacato e delle soluzioni da porre in atto, si era concluso con l’elaborazione di una lettera ed una richiesta di incontro urgente inviata alla Regione Marche. Le criticità emerse destano particolare preoccupazione, anche sul piano della tenuta sociale delle comunità, ed in tal senso si evidenziano alcune delle problematiche  che gravano in modo particolare sui soggetti anziani e fragili».

Tra le criticità ci sono le lunghe liste d’attesa, la carenza di personale, le difficoltà al CUP, le mancanze alla continuità assistenziale (Guardia Medica) dovuta purtroppo alla ormai cronica mancanza di personale medico strutturato, e il potenziamento delle attività di Assistenza Domiciliare Integrata (ADI).

L’appello dei sindacati per la sopravvivenza dell’ospedale di Senigallia è volto quindi a procedere con «la costituzione di un Ospedale di Comunità a Senigallia, ovvero quella struttura intermedia post ospedaliera, che risolverebbe molti problemi relativi ai ricoveri impropri, tempi ricovero, costi eccessivi, ecc. È innegabile che questo territorio risulti maggiormente penalizzato a livello regionale con soli 8 posti letto di Ospedale di Comunità a fronte di una media regionale per ogni distretto di 39,8 posti letto per 1000 abitanti. A tale riguardo esiste un un progetto condiviso che sfrutterebbe la presenza di una struttura già pronta (ex IRAB) che attende ormai da due anni la risposta dell’assessore regionale alla Sanità. Questo progetto presentato dalla direzione del distretto, ATS n. 8 e appoggiato da tutti i soggetti che hanno scritto la lettera, serve a dotare la città di Senigallia di 40 posti letto collocati presso la Fondazione Città di Senigallia, ridistribuire 59 posti letto di Residenza Protetta alle strutture residenziali e convenzionare 41 posti letto di residenza protetta aggiuntivi, così da poter sfruttare, complessivamente, 100 posti letto».

Nel territorio vallivo Misa e Nevola, poi, ci sono altre difficoltà, come la mancata realizzazione delle case di comunità previste ad Arcevia, Serra de’ Conti, Ostra, Ostra Vetere e Trecastelli; la saturazione delle strutture di ricovero a lungo termine per pazienti cronici (RP, RPD, con 300 persone in lista d’attesa su 567 posti letto totali); il sottodimensionamento dei servizi territoriali specialistici UMEE e UMEA (unità multidisciplinari per la tutela della disabilità dei minori e adulti) ed il Consultorio familiare. «Necessita – continuano Cgil, Cisl e Uil – riqualificare con i fondi già stanziati gli spazi della RSA di Corinaldo e potenziare il presidio di Arcevia, oltre che i servizi specialistici territoriali, con particolare riferimento al Servizio Salute Mentale e SERT».

Di fronte a tutto ciò, dopo l’incontro e la lettera rimasta per ora carta straccia, i sindacati annunciano iniziative perché il territorio riceva le risposte di cui ha bisogno.

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Quali nodi e soluzioni per la sanità pubblica a Senigallia? L’INTERVISTA al comitato cittadino per l’ospedale

L'ospedale civile di Senigallia "Principe di Piemonte"
L’ospedale civile di Senigallia “Principe di Piemonte”

Quali le problematiche attuali dell’ospedale di Senigallia e quali i passi in avanti che si potrebbero compiere di qui a poco? Dove si sta intervenendo e quando la comunità senigalliese e valliva potrà godere delle migliorie, strutturali e relative al personale, che sono state messe in campo dall’amministrazione sanitaria e regionale? Sono alcune delle domande che abbiamo posto a Silvano Cingolani Frulla, presidente del comitato cittadino a difesa dell’ospedale di Senigallia con cui abbiamo parlato di sanità e del futuro del nosocomio locale. L’intervista è in onda venerdì 16 e sabato 17 agosto, nei soliti orari delle 13:10 e delle 20, con un’ulteriore replica poi domenica 18 alle 17:25 circa (subito dopo l’intervista in due puntate al commissario della fondazione Città di Senigallia Canafoglia). L’audio è disponibile anche in questo articolo grazie al lettore multimediale ma si potrà leggere anche un estratto dell’intervista in forma testuale.

Parliamo delle liste di attesa, il sintomo che forse tutti notano di una sanità in difficoltà…
Vanno avanti da anni e si acuiscono sempre di più, con problemi sia per i cittadini sia per la Regione perché aumenta la mobilità passiva, ovvero il ricorso a cure di altre regioni, oppure si va privatamente. Il problema è che non tutti possono curarsi adeguatamente: il 10% dei marchigiani non ha le risorse per farlo. Eppure l’articolo 32 della costituzione sancisce che è un diritto di tutti potersi curare.

Molti devono fare una scelta tra le varie spese da affrontare e le cure mediche.
Ci impegniamo su questo fronte affinché le cose cambino e proprio l’interlocuzione ottima a livello locale con l’amministrazione comunale che ci ascolta e recepisce le nostre istanze va in questa direzione. Lo stesso vale col direttore dell’Ast 2 dottor Stroppa, spero che la collaborazione dia qualche frutto a breve. Criticavamo prima e critichiamo anche adesso, la differenza è che ora a livello locale siamo ascoltati. Non lo siamo a livello regionale. 

Sulla palazzina per le emergenze-urgenze avete novità? I lavori dovevano partire in primavera
L’aspettiamo con ansia perché il pronto soccorso deve essere a norma. Conterrà il pronto soccorso, l’osservazione breve, la medicina d’urgenza, la terapia intensiva e semi-intensiva, sale operatorie di ultima generazione con diagnostica dedicata. Il problema è che sotto, nel terreno, vi sono tutte le linee elettriche, idriche e per il riscaldamento dell’ospedale. Non so cosa riusciranno a fare in quella zona, andranno dirottate tutte le condotte. Inoltre andrà fatta una bonifica perché vi era un inceneritore una volta: che materiali di risulta vi sono? Questo ritardo è dovuto ai sondaggi del terreno? 

Sicuramente è il più importante investimento sull’ospedale pubblico degli ultimi anni…
Sì ma deve essere finito entro primavera 2026, perché è finanziato con i fondi del pnrr, speriamo di vedere almeno l’inizio dei lavori. A breve dovremmo avere un incontro col direttore Stroppa per capire anche il cronoprogramma dei lavori sulla nuova palazzina.

Che novità sul personale sanitario e amministrativo dopo le assunzioni annunciate dall’Ast?
Ne sono state fatte molte ma avrebbero bisogno di più risorse, ma dal fondo nazionale: ora è tutto passato a livello regionale ma il 10% delle risorse regionali non è uguale al 10% nazionale. Bisognerebbe che dal governo allarghino le risorse adeguandole al costo storico sanitario nazionale.

Silvano Cingolani Frulla
Silvano Cingolani Frulla

Quali i vostri dubbi sulle centrali operative territoriali (COT)?
Secondo la Regione, dovrebbero coordinare la presa in carico della persona. C’è a Senigallia, Jesi, Ancona e Fabriano. Ma la domanda è: quali utenti prende in carico una cot se le liste regionali di prenotazione sono chiuse e qualsiasi esame o visita non è prenotabile? Se vado al cup e non posso prenotare, il cot chi prende in carico? Queste sono alcune delle domande, ma molte ce le fanno anche i cittadini che sono arrabbiati perché dicono che il diritto alla salute sia negato quasi a tutti. Per questo ci impegniamo.

Quali soluzioni?
Per esempio, nel laboratorio analisi di Senigallia c’è ora una nuova organizzazione che dovrà regolare meglio l’attività rispetto agli altri laboratori di Jesi e Fabriano;

Perché non riapre il parcheggio lungo lo stradone Misa?
C’è una proposta vecchia che vede quel parcheggio nelle mani di una società che però lo tiene chiuso per non si sa quali motivi. E’ avvenuto dopo l’alluvione 2022, probabilmente dovevano esservi fatti dei lavori ma che sono bloccati.

Anche il Misa Soccorso ha dei problemi?
I loro locali sono angusti e non a norma e soprattutto le ambulanze non hanno alcun riparo, sia d’estate che d’inverno, nonostante le delibere che regolamentano il trasporto sanitario. I mezzi raggiungono sotto il sole delle temperature altissime, come come infuocate ma al loro interno contengono medicinali e apparecchi elettromedicali che potrebbero rovinarsi, per non parlare poi degli ammalati.

Che notizie dai reparti?
L’otorino una volta era un’unità operativa complessa, poi è stato declassato a unità semplice dipartimentale: ora c’è l’interpello ai medici, attendiamo la nomina del responsabile per ridurre le liste di attesa. Si pensi che a settembre c’è solo una seduta di sala operatoria per l’otorino di Senigallia: quattro interventi al mese di quindici minuti l’uno, con cinque medici a disposizione. E’ inaccettabile.

E poi? Qualche passo in avanti?
Stanno venendo fuori le nomine dei facenti funzione a nefrologia, a cardiologia. La cardiologia è importantissima: c’era una delibera che eliminava sulla carta l’utic, la terapia intensiva cardiologica tramutandola in riabilitativa; poi non è stata mai di fatto tolta. Adesso dovrebbe ritornare come prima grazie al concorso per primario, quindi torneremo ad avere un’utic come nel 2017, anche se attendiamo l’uscita del concorso.

Tante problematiche, tante segnalazioni dei cittadini…
Sono 6-700 segnalazioni. Cerchiamo di dare una mano con la nostra esperienza, senza guardare a posti e poltrone, ci occupiamo di salute senza guardare la politica, siamo un comitato civico che vuole cercare delle soluzioni.

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Sanità, a Senigallia la nuova palazzina per l’emergenza fatica persino a nascere

L'area all'ospedale di Senigallia dove dovrà sorgere la nuova palazzina per l'emergenza-urgenza
L’area all’ospedale di Senigallia dove dovrà sorgere la nuova palazzina per l’emergenza-urgenza

Dopo l’annuncio di ulteriori investimenti sulla sanità, che per Senigallia si traduce con la nuova palazzina per l’emergenza-urgenza, sono in corso le progettazioni esecutive. Parliamo al plurale perché in ballo c’è una pianificazione che riguarda non solo l’ospedale Principe di Piemonte a Senigallia, ma anche Fano, Urbino, Civitanova Marche, Pergola e Cagli. Nei primi tre casi si tratta dello stesso intervento di Senigallia, ovvero di una nuova costruzione per l’emergenza urgenza; a Pergola si assisterà alla ristrutturazione dell’ospedale cittadino, con il cantiere già avviato, mentre a Cagli, infine, sono cominciati i lavori per il nuovo presidio sanitario.

Un pacchetto di investimenti regionali possibili grazie al Pnrr – sempre lui – dal valore complessivo di 136 milioni di euro. Ammonta a circa 23 milioni di euro l’intervento per Senigallia; 24 per Fano; 22 per Civitanova Marche; 15 per Cagli; 22 per Urbino, mentre il conto sale a 30 milioni per Pergola dove la ristrutturazione dovrà restituire una struttura antisismica e a emissioni zero, con alte prestazioni energetiche. 

Discorso simile per Senigallia, dove si otterrà una palazzina con alte prestazioni energetiche con emissioni quasi zero e performante anche a livello antisismico. Nella struttura confluiranno il pronto soccorso, l’osservazione breve, la medicina d’urgenza, la terapia intensiva e semi-intensiva, sale operatorie di ultima generazione con diagnostica dedicata. Un sogno praticamente.

Il grosso dei cantieri dovrebbe avviarsi tra settembre e ottobre di quest’anno, è bene specificarlo perché le date spesso vengono rinviate sperando che nessuno ricordi quando in realtà l’intervento sarebbe dovuto partire o concludersi. Come nel caso di Senigallia: la nuova palazzina sostituirà il vecchio pronto soccorso con tutti i problemi legati al rispetto delle norme su agibilità, incendi e terremoti; ma forse non tutti ricordano che l’appalto era stato consegnato in via d’urgenza lo scorso aprile e che comprendeva sia la realizzazione della palazzina sia la progettazione esecutiva. I lavori da parte di un consorzio umbro sarebbero dovuti partire entro maggio 2024 per poi poter pensare di rendere operativa la struttura entro la fine del 2025, un anno e mezzo di lavori.

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