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Tag: pandemia

Pandemia e fragilità: lezioni di vita da accogliere

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Il Covid ha colpito ancor più duramente chi si trova in una condizione di fragilità. Con Anna Gobbetti, vicepresidente della cooperativa Polo9, vogliamo approfondire questo delicato tema.

Pregi e difetti del sistema dei servizi alle persone più fragili durante la pandemia?
Di primo acchito verrebbe da dire che di buono è rimasto ben poco. Si è trattata di una vera tragedia: i morti sono stati tanti, la paura di più, la solitudine dei più fragili è stata davvero grande, dovendo essere protetti sono stati i più isolati, la fatica degli operatori ha preso il sopravvento sulla disponibilità iniziale. Non eravamo assolutamente pronti ad una situazione simile. Ma la vita insegna che, anche quando sembra che tutto vada a rotoli c’è sempre una fessura da cui può entrare una luce nuova. La fessura è la nuova consapevolezza che da soli non si arriva da nessuna parte. Di fronte ad una pandemia c’è bisogno che ciascuno faccia la sua parte. Tanti lavoratori hanno dovuto fare un grande sforzo in più. Forse di buono c’è l’aver toccato con mano la nostra fragilità e se saremo bravi a non dimenticare, questa può rappresentare la base di partenza per una solidarietà nuova, fatta più di sostanza che di forma.

Quali soggetti hanno avuto ed hanno maggiormente bisogno di tutela, cura e presa in carico?
Questa è una domanda alla quale non so più rispondere. Un anno fa avrei detto gli anziani, i bambini, insomma le persone fisicamente più fragili. Ma ora, a due anni dalla pandemia penso che sia l’adulto medio ad avere più bisogno di tutti: tanto rancore, tanta diffidenza e tanta insoddisfazione stanno caratterizzando questo tempo. La fatica ci ha logorato e ha fatto emergere il peggio di noi. Quindi ora credo sia necessaria una vera e propria opera di ricostruzione a partire da ciascuno di noi. Una presa di coscienza sul fatto che è necessario sforzarsi per essere persone migliori, perché di fronte alle grandi difficoltà non si può rimanere mediocri e sperare di superarle brillantemente.

Da qui in poi, sperando di esserne fuori, cosa deve proprio cambiare?
La pandemia ha stressato il sistema delle strutture per anziani come nessun altro evento…

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La scuola dopo due anni di covid, tra incertezze e risorse da scovare

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Stefania Sbriscia, senigalliese, è direttrice didattica in un comune alle porte di Padova. Gli anni del Covid visti da lì. E questa è l’intervista per trovare luci e ombre di un sistema, quello scolastico, che ha faticato non poco, oltre la paura, oltre le resistenze alle chiusure.

Scuola e pandemia: cosa ha svelato di ‘buono’, quali invece le fatiche strutturali più evidenti? 
Nessuno poteva immaginare che da quel sabato 22 febbraio 2020 di pre-carnevale ci saremmo rivisti in presenza ben sette mesi dopo! E che ad attenderci in quei giorni non ci sarebbero state le maschere ed i coriandoli, ma le mascherine chirurgiche e soprattutto lunghe settimane di chiusura in casa. È chiaro che le fatiche si sono da subito manifestate in tutta la loro intensità: potersi trovare e comunicare solo tramite uno schermo con connessioni traballanti, per un mondo come quello della scuola fatto di spazi, strumenti e incontri ravvicinati è stato – e lo è tuttora – una dimensione troppo riduttiva e alienante. La formazione, in particolare quella dei bambini e dei ragazzi, ha bisogno di sorrisi incoraggianti, di abbracci rassicuranti e di sguardi benevoli o severi. Ricordo di aver trascorso il primo mese di lockdown a cercare gli alunni “spariti”, una quarantina circa, completamente silenti nei vari canali comunicativi attivati.
Ma ecco il lato “buono” svelato dalla pandemia: la scuola si è dimostrata comunità, attenta ai singoli componenti e impegnata ad affrontare insieme le fatiche e le chiusure obbligate. Segreteria e insegnanti si sono trasformati all’istante in “smartworkers” nel duplice significato di persone che lavorano non più in un ufficio o in un’aula scolastica ma nel proprio appartamento e riescono a condurre il lavoro in maniera intelligente, cioè essenziale ed efficace. Grazie alle sinergie create con ente locale e famiglie, siamo riusciti a rintracciare tutti gli alunni dispersi, ad assegnare alle famiglie disagiate o con più figli a casa notebook in comodato d’uso gratuito. Encomiabili i docenti che da subito si sono iscritti ad infiniti webinar per imparare ad utilizzare piattaforme, software e realizzare così quella didattica digitale da anni ipotizzata. La “scuola al tempo della Dad” si è fatta dunque trovare come comunità umana e professionale da chi avrebbe rischiato il completo isolamento e disorientamento proprio in quella fase della vita in cui servono relazioni significative e punti fermi. 

Studenti, docenti, personale e famiglie: è cambiato qualcosa in loro e tra loro? Certamente con la pandemia siamo tutti un po’ cambiati, nel senso che abbiamo dovuto “fare i conti” con una realtà improvvisa e inedita, drammatica per molti, difficile per tutti. Ciascuno ha dovuto rintracciare dentro di sé le risorse più profonde per dare un senso a ciò che capitava e per “aggiornare” le proprie certezze e consuetudini, ma anche digerire limiti e paure. La scuola, proprio perché abitata da moltitudini variegate, ha evitato il black out quando ha saputo farsi comunità…

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Covid, università e futuro

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Margherita Cimarelli è una giovane studentessa universitaria di economia. Ecco la sua testimonianza dopo due anni di “convivenza forzata” con la pandemia, con il covid-19, con le restrizioni e con una società che si è ritrovata sola di fronte ai propri limiti e paure.

Come hai vissuto questi due anni così strani, che emozioni hai provato?
Questi due anni di pandemia sono stati psicologicamente faticosi. Ho combattuto un conflitto interiore tra la demotivazione da affaticamento psico-fisico e quell’innata voglia di fare che caratterizza noi giovani. La vita sociale che improvvisamente è venuta a mancare è stato un cambiamento improvviso e difficile. Tuttavia la fitta rete di comunicazione, che è sempre attiva ed è ormai quotidianità nella vita di ognuno di noi, mi ha permesso di tenermi in contatto con gli amici e di restare aggiornata sull’attualità. Sapere di non essere l’unica a sperimentare quella nuova sensazione di sfasamento, unita alla paura dell’ignoto e al turbamento emotivo, mi ha aiutata a non sentirmi sola. E allo stesso tempo è stata la cura: mi ha permesso di accogliere queste nuove emozioni, di prenderne consapevolezza e di accettarle, in quanto normali.

Cosa della tua esperienza universitaria è stata fortemente penalizzata, cosa invece è stato potenziato?
La mia esperienza universitaria ha subito alti e bassi. Allo scoppio dell’evento pandemico avevo appena iniziato il secondo anno di triennale e ciò mi ha permesso di avere una visione nitida della differenza pre e post pandemia. Il primo anno l’università era un luogo di aggregazione. L’ateneo era vivo in qualsiasi angolo, respiravi l’odore di libri ovunque. I ragazzi si incontravano per studiare insieme e i ricevimenti davano luogo ad un confronto diretto con i professori. Tutto ciò mi motivava, perché sentivo di far parte di qualcosa. A un certo punto, però, mi sono ritrovata a non poter più entrare in ateneo, a seguire le lezioni con il filtro del computer. Semplicemente, a dover dare degli esami. Tanto di ciò che caratterizza la vita universitaria era sparito. Mi sentivo improvvisamente scoraggiata, demotivata. A quel punto mi sono resa conto che mi sarei dovuta rimboccare le maniche…

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Due anni di Covid, sfida per tutti

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La rottura c’è e sarà lunga la strada per la riconciliazione. La pandemia ha inasprito i contrasti fra due ali della società: chi approva i vaccini e chi no. Secondo Mario Pollo, antropologo dell’educazione, già docente di sociologia e pedagogia all’Università Lumsa di Roma, “È evidente il mancato riconoscimento delle competenze, delle differenze e delle gerarchie sociali”. E per trarre una eredità positiva dalla pandemia non serve la rimozione ma l’innesco di un processo emotivo che coinvolga tutti.

Professore, la pandemia che abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo cambierà i nostri comportamenti anche quando mascherine e contagi saranno un ricordo?

Impossibile prevedere il futuro ma non bisogna essere troppo ottimisti. Temo che il nostro comportamento a livello collettivo non cambierà. Perché ciò che viviamo diventi esperienza è necessario venga interpretato simbolicamente e acquisisca un significato cognitivo ed emotivo. Ma non mi sembra che a livello collettivo sia avvenuto questo processo.

Per innescarlo cosa servirebbe?

Finora le misure di restrizione, la richiesta per esempio di indossare la mascherina, erano basate sulla motivazione “la scienza dice”. Ma la scienza non riesce a toccare le ragioni profonde che orientano i comportamenti della persona nutrita da sentimenti ed emozioni. Quando manca la capacità di capire che i miei comportamenti hanno conseguenze su di me e sugli altri, la prescrizione o l’obbligo cadono nel vuoto. Sarebbe necessaria una educazione di tipo civico, che aiuti le persone a sentirsi responsabili, non solo della propria salute ma anche quella degli altri, in particolare dei più fragili. Questo permetterebbe di trarre un insegnamento, un modo per migliorare la vita della comunità. È una delle conseguenze secondarie del pensiero diffuso nella nostra società secondo il quale ‘uno vale uno’….

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Rsa, Covid, servizi: realtà e richieste

La rsa a Corinaldo
La rsa a Corinaldo

Avviata dal 7 febbraio la riorganizzazione delle attività alla sede distrettuale Asur di Corinaldo, dove (in un altro piano) è stata allestita la rsa covid-19. Una decisione che, seppur supportata dal Comune, ha lasciato una scia di critiche. L’Asur stessa, dopo aver avviato dal 10 gennaio scorso la riconversione di uno dei due moduli della struttura al fine di ospitare i pazienti positivi, aveva rassicurato che erano state «definite tutte le azioni organizzative, procedurali, logistiche e assistenziali, con il personale operante nella struttura» per assicurare la separazione degli ingressi, delle attività e dei percorsi sporco-pulito. Dunque non si sarebbe fermata l’attività ambulatoriale, né del centro prelievi né quella del cup. Invece ora, a un mese dall’avvio, arriva la nuova riorganizzazione pensata in relazione alla «necessità di migliorare ed ottimizzare gli ingressi». Le attività presenti presso la sede distrettuale di Corinaldo (piano terra) sono temporaneamente convogliate presso la sede distrettuale di Ostra Vetere, in via Leopardi. Almeno fino a fine marzo 2022, termine per ora previsto dello stato di emergenza legato alla pandemia.

Nella sede montenovese saranno garantiti l’apertura del cup, front office e anagrafe, dal martedì al sabato dalle ore 7.30 alle ore 13.00; il centro prelievi nei giorni di martedì – mercoledì – giovedì – venerdì – sabato; l’ambulatorio infermieristico di lunedì – martedì – mercoledì – giovedì – venerdì – sabato; le visite cardiologiche (quelle del 1-3-5 lunedì del mese verranno effettuate nella sede di Ostra Vetere al primo piano); le visite dermatologiche (del 2-4-5 mercoledì del mese saranno effettuate al primo piano della sede di Ostra Vetere); mentre il ritiro delle miscele nutrizionali dovranno essere accordate presso la segreteria delle cure domiciliari telefonando al numero 071/79093209.

Rimarranno nella sede di Corinaldo

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Cambiamenti climatici, rincari e pandemia: la crisi delle imprese agricole

Inflazione, difficoltà determinate dalla pandemia, storture storiche dell’agro alimentare che, adesso, fanno sentire tutti i loro effetti negativi. A fare il punto sulla situazione, tra gli altri, ci hanno pensato i coltivatori diretti e, prima ancora, l’Istat. Secondo l’istituto di statistica, il prezzo al dettaglio della pasta è cresciuto del 10,8%: è il segnale più chiaro delle difficoltà di un mercato che interessa tutti. Dall’altro capo della filiera, quello della produzione, già da qualche settimana si sono registrati aumenti da capogiro dei prezzi dell’energia, del gasolio, di altre materie prime come i concimi.

Costi in salita che gli agricoltori ben difficilmente possono riversare sul resto della catena alimentare e che, invece, industria e distribuzione almeno in parte possono “girare” sui consumatori finali. Coldiretti parla di una “classifica che è il risultato dal mix esplosivo del rincaro dei costi energetici e dei cambiamenti climatici che impattano sull’offerta di un bene essenziale come il cibo sul quale con la pandemia da Covid si è aperto uno scenario di accaparramenti, speculazioni e incertezza che deve spingere il Paese a difendere la propria sovranità alimentare”.

Proprio sull’agricoltura e sull’agroalimentare, infatti, la crescita dei costi pare colpire con forza. E non basta ancora, perché accanto a tutto questo continuano ad esserci gli effetti delle condizioni strutturali della produzione agricola fatta, nella gran parte dei casi, in “fabbriche a cielo aperto” quali sono le imprese agricole. È un tema noto, che, tuttavia, non passa mai di attualità. I tecnici parlano di “vulnerabilità” del comparto. E hanno ragione. Gli andamenti climatici anomali hanno tagliato i raccolti con crolli che vanno dal 25% per il riso al 10 % per il grano, dal 15% per la frutta al 9% per il vino provocando danni per oltre 2 miliardi di euro nel 2021…

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Nella pandemia l’accoglienza di chi è più fragile

Oggi vi sono accolte due famiglie afghane, giunte a Senigallia per motivi umanitari, dopo il drammatico ritorno al potere dei talebani. Ma nell’inverno 2020/2021, la struttura della Caritas diocesana senigalliese ad Alberici di Montemarciano è stata trasformata in una sede di prima accoglienza per le persone che cercavano un riparo dal freddo o in difficoltà con le norme sul lockdown. Un progetto sociale realizzato ad hoc nel pieno della pandemia legata al covid-19.

«Com’è noto, spiega il direttore della Caritas senigalliese Giovanni Bomprezzi, si era drasticamente ridotta la capacità delle strutture d’accoglienza: dove prima ospitavamo anche tre persone, nella stessa camera ora vi può entrare solo un soggetto. La disponibilità dei posti letto era più che dimezzata mentre, negli anni precedenti con le allerte meteo o il piano freddo si andava nella direzione opposta pur di dare un tetto e un luogo riscaldato a tutti». La struttura di Montemarciano ha quindi attutito questa carenza accogliendo alcune selezionate persone ospiti del centro di solidarietà, liberando così posti per senza tetto e altri soggetti in difficoltà. 

A Montemarciano sono state ospitate…

Continua a leggere sull’edizione digitale del 20 gennaio 2022, disponibile cliccando qui.
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Attivata la rsa covid a Corinaldo, garantiti i i servizi ambulatoriali e cup

La rsa a Corinaldo
La rsa a Corinaldo

Operativo il modulo rsa covid nella struttura cittadina dopo le operazioni di trasferimento dei pazienti negativi in altre rsa dell’area vasta 2. Lo ha annunciato l’Asur che aggiunge come siano state «definite tutte le azioni organizzative, procedurali, logistiche e assistenziali, con il personale operante nella struttura» per assicurare la separazione degli ingressi, delle attività e dei percorsi sporco-pulito. 

Dunque non si fermerà l’attività ambulatoriale, né il centro prelievi né il cup di Corinaldo, presenti al piano terra della stessa struttura rsa corinaldese, in cui è stato attivato il modulo da 20 posti letto dedicati ai pazienti post acuti e positivi, dimessi dalle strutture ospedaliere di Senigallia e limitrofe. L’esigenza nasce proprio dalla forte pressione che c’è sugli ospedali pubblici, in cui sono ancora in aumento i ricoveri. L’ospedale di Senigallia aveva visto nei giorni scorsi attivare il reparto covid, subito riempito, mentre altri pazienti positivi – due in media, ma con un picco di sette – erano ospitati temporaneamente al pronto soccorso cittadino.

Con questa soluzione…

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La rsa di Corinaldo ospiterà pazienti covid positivi

La rsa a Corinaldo

Confermata la notizia, fino a pochi giorni fa ancora un’ipotesi, della trasformazione temporanea della Rsa di Corinaldo in struttura covid. Lo conferma il direttore dell’Area Vasta 2 Giovanni Guidi, che spiega anche come dalla residenza sanitaria corinaldese verranno trasferiti in altre realtà dell’av2 come Chiaravalle, Filottrano o Castelfidardo gli ospiti negativi che lo necessiteranno, mentre quelli che potranno torneranno a casa. La scelta è legata all’aumento di contagi dovuto alla quarta ondata, in cui la variante Omicron ha mostrato tutto il suo potere diffusivo con un record di casi arrivato a oltre 9 milioni di casi, come registrato dall’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità. 

Lo scopo è di alleggerire la pressione sull’ospedale di Senigallia, il cui reparto covid è già saturo (da giorni con 15 pazienti) con altri due casi al pronto soccorso (arrivati fino a 7), ma anche per non gravare ulteriormente sulla rsa di Chiaravalle che per troppo tempo, quasi due anni, ha ospitato i pazienti positivi dei vari distretti sanitari limitrofi. «Il meccanismo scelto è quello della rotazione delle strutture adibite a coviderie – afferma Guidi – ma è difficile dire per quanto quella di Corinaldo dovrà rimanere una rsa covid: dipende tutto dall’andamento della pandemia». 

Sono 20 i posti letto disponibili nel modulo B dell’edificio da cui sono state spostate le persone negative al covid-19 dopo alcuni casi di positività che hanno coinvolto anche…

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Il contagio dentro e fuori

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Che il covid-19 fosse una sfida più complicata di quanto pensavamo lo abbiamo capito da tempo: alla iniziale euforia dell’uscire presto dal tunnel si è gradualmente sostituito un bagno di realtà che, in questi mesi, sfocia in stanchezza, nervosismo e tanto spesso anche in chiusura e depressione, specialmente per le persone più giovani e fragili. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Ketty Chiappa, psicologa e psicoterapeuta a contatto con le giovani generazioni.

Quali sono le trappole più frequenti delle festività?

Molto spesso sono investite di troppe aspettative. Le persone si illudono che le relazioni familiari saranno più piacevoli e che almeno per quei giorni troveranno la felicità. Queste aspettative spesso portano con sé delusione, acuiscono la solitudine e le tensioni. Una soluzione potrebbe essere di abbassare le aspettative nei confronti dell’Altro e focalizzarsi su quanto ognuno può modificare del proprio comportamento. Spesso diamo la responsabilità alle persone a noi vicine della nostra infelicità e cerchiamo di cambiare l’altro creando ulteriori conflitti.

La pandemia contagia anche le menti: dal suo punto di osservazione, cosa ha notato in questi due anni di emergenza?

Certo la pandemia ha contagiato anche le nostre menti, siamo nel bel mezzo di un trauma che coinvolge tutti. Abbiamo perso le certezze, le abitudini, la libertà. E’ aumentato il disagio psicologico, in tutte le sue manifestazioni sintomatiche, compresi i problemi relazionali di coppia e familiari. Siamo incastrati in un conflitto interiore logorante, abbiamo bisogno dell’Altro, dell’intimità, del contatto affettivo e fisico ma allo stesso tempo abbiamo paura di essere contagiati o di contagiare.

Quali sono i soggetti più a rischio?

La situazione più preoccupante riguarda bambini e adolescenti, si sono visti privati della scuola, delle attività sportive e ricreative e del contatto con gli amici. I loro corpi sono stati costretti in degli spazi delimitati e ad un semi- immobilismo che li ha portati a manifestare disturbi del sonno, alimentari, ansia, depressione, dipendenze dalle tecnologie. Hanno imparato ad accontentarsi degli incontri virtuali con gli amici, chiusi nelle loro camere, giocando con loro attraverso uno schermo, si sono adattati…

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Pandemia e capodanno, l’aumento dei contagi fa saltare alcuni eventi

L’andamento dei contagi nelle vallate di Misa, Nevola e Cesano sta mettendo in difficoltà amministrazioni comunali, pro loco e altri enti organizzatori degli eventi per le festività tra natale e capodanno. Saltano varie manifestazioni, tra cui gli appuntamenti musicali in tre piazze di Senigallia e il presepe vivente a Barbara.

Nel frattempo la campagna vaccinale prosegue a pieno ritmo ma ciò non basta ancora a mettere al riparo le principali festività, per cui qualche passo indietro lo si sta osservando un po’ ovunque. Nel distaccamento dei vigili del fuoco in via Arceviese le vaccinazioni vanno avanti a grandi passi, registrando ottimi numeri: le lunghe code vengono smaltite velocemente. Solo mercoledì 22 dicembre sono state somministrate oltre 1600 dosi: un numero record.

Secondo i dati diffusi dalla Regione Marche (dati del 27 dicembre), i casi di positività al covid-19 continuano a correre. Gli aumenti maggiori sono stati registrati soprattutto a Corinaldo (104 quarantene di cui 66 positivi), Montemarciano (126 quarantene di cui 82 positivi), Ostra (152 quarantene di cui 82 positivi) e Trecastelli (110 quarantene di cui 64 positivi). Sotto osservazione anche…

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Commercio, Senigallia divisa tra paura della pandemia e fiducia nel futuro

I mercatini di natale in piazza Garibaldi a Senigallia
I mercatini di natale in piazza Garibaldi a Senigallia

Nonostante siano passati quasi due anni dall’inizio della pandemia legata al covid-19, parlare di serenità durante le festività natalizie e fiducia nel futuro sembra essere ancora un obiettivo molto lontano. Ce lo dicono i numeri dei contagi, che solo grazie alle vaccinazioni non sono gli stessi di dodici mesi fa; ce lo dicono gli stessi commercianti e imprenditori, alle prese con nuove restrizioni che rischiano ogni giorno di far saltare le aspettative di ripresa.

«Lo shopping natalizio è andato abbastanza bene nel trend di questo periodo terribile contrassegnato dalla pandemia, quindi ancora distanti da una situazione pre covid – spiega Simone Tognetti, titolare dei negozi di abbigliamento Mbc in centro storico a Senigallia – Vedo malissimo però il prossimo futuro tra nuove contrazioni dei consumi, aumento delle vendite on line e dei costi delle materie prime. Per noi negozianti sarà dura».

«È difficile parlare di serenità per questo natale 2021» afferma Giacomo Cicconi Massi, responsabile di zona della Confartigianato…

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